Per
Aspera ad Astra
Poteva il suo profumo
essere ancora più intenso di quello che ricordava?
Poteva il suo sguardo
essere ancora più magnetico di quanto pensasse?
Poteva la sua voce
essere ancora più seducente di quanto credesse?
Se un fulmine
l’avesse colpita non si sarebbe sentita così
elettrizzata come quando le sue mani accarezzarono le sue spalle, i
suoi fianchi, le sue gambe con tocco avvolgente.
Se uno tsunami
l’avesse travolta non avrebbe provato lo stesso
sconvolgimento che le sue labbra creavano ogni volta che sfioravano le
sue, in un bacio caldo, travolgente e morbido.
Se un tornado
l’avesse trascinata a sé con tutta la sua forza,
non avrebbe provato lo stessa attrazione che provava per Neji.
Era lì.
Davanti a lei. A pochi metri di distanza.
I suoi capelli erano
ancora corti nonostante fossero già passati due anni da
quando Hinata li aveva tagliati. La sua pelle non era più
bianca come il latte, ma il sole di Suna l’aveva resa
più rosea e i suoi occhi sembravano due diamanti
cristallini, impossibili da ignorare, più di prima.
Tenten non
l’aveva raggiunto. Non era andata da lui come gli aveva
promesso. L’aveva lasciato solo. Era stato Neji a tornare,
insieme a Gaara, il kazekage, indossando gli abiti del deserto e
parlando una lingua diversa, incomprensibile.
Anche lui era diverso,
più calmo e più taciturno. La sua sicurezza
incuteva più timore di quando era solito aggredire con
parole di rabbia chiunque si mettesse sulla sua strada.
Si erano rivisti in
un’aula di tribunale. Hiashi Hyuga e Fugaku Uchiha erano
accusati di associazione criminale, estorsione, rapimento ed omicidio.
Se non fosse stato per Hinata e Naruto, Tenten si sarebbe trovata
ancora dietro a delle sbarre di ferro, le stesse che le avevano rubato
la libertà il giorno in cui Neji era partito. Aveva passato
un anno e mezzo in prigione con un’accusa inesistente. Per un
anno e mezzo aveva cercato di sopravvivere anche quando non le davano
da mangiare, quando la picchiavano, quando la sua forza arrivava allo
stremo. Se non fosse stato per Hinata sarebbe già stata
uccisa. Se non fosse stato per Naruto non sarebbe mai stata liberata.
Se non fosse stato per Neji si sarebbe già arresa.
-La corte vi dichiara
colpevoli-
Era stata quella frase
a far sì che finalmente le lacrime cadessero dai suoi occhi.
Poteva smettere di
lottare e di soffrire, poteva essere finalmente libera di vivere la sua
vita con le persone che amava. Non doveva più avere paura.
Rock Lee la sorresse
quando le sue gambe l’abbandonarono. Era uno scheletro.
Sakura le aveva detto che doveva essere ricoverata, ma lei non aveva
voluto perdersi il giorno in cui la tirannia di Hyuga e Uchiha
finalmente veniva abbattuta. Voleva essere lì a mostrare a
tutti quello che le avevano fatto. Il suo stesso corpo era una prova
della loro crudeltà.
Hinata era un idolo a
Konoha. Si era ribellata al suo stesso clan per raccogliere a
sé un’altra famiglia, quella degli innocenti
ingiustamente perseguitati da suo padre. Naruto, invece, era diventato
il braccio destro dell’Hokage. Era stato lui, con il suo
entusiasmo e la sua tenacia, a far smuovere le autorità che
da troppi anni facevano finta di non vedere. Mancava un passo per
ricevere la nomina più alta di Konoha ed era più
che meritata.
-Possiamo andare in
ospedale ora, Ten- le disse Rock Lee stringendola a sé
–è finita-
Rock Lee aveva perso
in un solo giorno entrambi i suoi migliori amici e il suo mondo era
cambiato tanto da ricordare a mala pena i giorni in cui la sua unica
preoccupazione erano stati gli allenamenti di karate. Per due anni
l’aveva spronata a non arrendersi, per due anni aveva
contattato segretamente Neji dicendogli di non abbandonare le speranze.
Per due anni era stato il loro punto di riferimento.
-Portami da lui-
Gli urli di esultanza
coprirono la sua voce, ma non c’era bisogno che capisse le
sue parole. Sapeva qual era il desiderio più grande di
Tenten e fu felice di essere lì con lei quando la
lasciò andare tra le braccia di Neji.
Aveva sognato
così tante volte di essere stretta a lui che non riusciva a
credere che fosse vero. Chiuse gli occhi e si appoggiò al
suo petto, lasciando che il suo cuore ritornasse a vivere.
-Sei qui-
sussurrò.
-Sì, e non
ho più intenzione di prendere un aereo in vita mia- rispose
Neji, strappandole un sorriso –non senza di te-
-Sei a casa ora-
-Per la prima volta
nella mia vita, posso chiamarla così-
La baciò.
Davanti a tutti, senza alcun pensiero se non quello di averla solo per
sé. Le sue braccia le cinsero la vita e
l’attirò ancora più a sé. Le
loro labbra si desiderarono con carezze più intense,
ardenti, nostalgiche. Tenten provò un’emozione
così forte che sentì il petto sul punto di
esplodere.
-Non sono quasi
impazzito solo per vederti svenire tra le mie braccia- le disse dopo
che ripresero fiato -ora andiamo in ospedale-
Tenten rimase per una
settimana con una flebo infilata nel braccio. Era sottopeso e mostrava
evidenti segni di maltrattamenti, ma il sorriso non
abbandonò più le sue labbra. Neji passava ogni
momento libero con lei, parlando dei due anni che avevano trascorso
lontani, lì dove tutto era cominciato. Poteva essere la
stessa stanza in cui si erano conosciuti, dove avevano litigato come
cane e gatto per mesi, dove avevano iniziato a desiderare di essere
speciali l’uno per l’altra. In mezzo a quei ricordi
sembrava esserci un oceano.
Per Neji era stata
dura ambientarsi a Suna e Gaara inizialmente non si era mostrato
interessato a quello che stava capitando a Konoha. Impiegò
quasi sei mesi a convincerlo che era necessario un intervento esterno e
quando seppe da Rock Lee che era stata imprigionata la sua disperazione
crebbe tanto dall’essere sul punto di tornare a Konoha. Solo
a quel punto Gaara si interessò a lui. E da quel momento in
poi lavorarono insieme per risolvere la situazione.
-I tuoi esami vanno
molto meglio, Ten- le comunicò Sakura con un gran sorriso.
-Potrò
partecipare al matrimonio, non è vero?- chiese al medico
speranzosa.
-Senza dubbio. Ti
dimetto oggi stesso, così avrai tutto il tempo per pensare
ai preparativi-
-Quale
matrimonio?- domandò Neji, cadendo dalle nuvole.
-Non te
l’hanno detto?- gli chiese Tenten –Naruto e Hinata
si sposano!-
Era una tiepida e
soleggiata giornata di maggio. I fiori cominciavano a sbocciare e gli
alberi riprendevano energia sfoggiando il verde brillante delle loro
foglie. Non poteva essere una giornata più bella per
festeggiare l’unione di due persone.
Neji andò a
prendere Tenten alle nove come concordato. Aveva un vestito classico,
nero da cerimonia e una camicia bianca, ma la sua semplicità
incantò la sua accompagnatrice. Tenten non era ancora
pronta. Temari aveva suonato al suo campanello alle sette di mattina
per assicurarsi che si truccasse e pettinasse in modo decente e non se
n’era ancora andata.
-E’
un’indecisa cronica- commentò sedendosi accanto a
Neji sul divano –quanto ci vuole a scegliere un vestito?
E’ ovvio che si sceglie il più sexy, dannazione-
Gli occhi di Neji si
soffermarono sullo sgambato abito leopardato di Temari e
alzò le sopracciglia perplesso. Non aveva mai partecipato a
un matrimonio, ma immaginava fosse un altro lo stile richiesto.
-Come sto?-
Il vestito di Tenten
gli piacque molto di più. Senza spalline e con una
scollatura a cuore, metteva in risalto le sue forme senza evidenziare
troppo l’eccessiva magrezza del suo corpo. La gonna si apriva
come i petali di un tulipano a livello della vita e ai piedi due scarpe
rosse la slanciavano con eleganza.
-Se fossi un uomo ci
proverei con te prima ancora che il prete dica
“amen”- commentò Temari, alzandosi per
dare gli ultimo ritocchi alla sua modella preferita. I lunghi capelli
di Tenten cadevano in morbide onde sulla schiena e Neji
desiderò averli tra le sue dita.
-Sono pronta!- gli
disse con piccolo saltello e un sorriso reso ancora più
splendente dal rossetto.
-Allora possiamo
andare- Neji le aprì la porta e fece scivolare il suo
sguardo su di lei come se la stesse accarezzando. Una volta saliti sul
taxi scese il silenzio. Entrambi ricordavano il loro ultimo incontro,
due anni prima.
-Se l’avessi
saputo non sarei mai partito- disse alla fine Neji.
-Non essere sciocco-
rispose Tenten –se tu non fossi partito ora non saremmo qui.
E non staremmo andando al matrimonio di tua cugina-
-Ho pensato di morire,
Tenten-
-Anche io-
Il braccio di Neji
circondò le spalle della ragazza e
l’attirò a sé. Tenten
appoggiò la testa alla sua spalla e lasciò uscire
un profondo sospiro. Era lo stesso abbraccio che suo padre dava a sua
madre ogni volta che erano vicini. Era lo stesso tipo di amore. Ed
entrambi lo sapevano.
Ultimo
capitolo.
Ho
amato “Per Aspera ad Astra” moltissimo. Scriverla
è stato veramente emozionante e coinvolgente, e forse mi
dispiace così tanto che sia finita perché al
99,9% è l’ultima long fic che pubblico. Inoltre
credo che Neji e Tenten siano dei personaggi fantastici, trascurati nel
manga (no comment!), ma che nel loro mistero sanno essere affascinanti.
Infine
ringrazio voi, che mi avete seguito fino a qui. Sicuramente qualcuno di
voi si sarà perso tra i lunghi tempi di attesa tra un
capitolo e l’altro (sorry), e questo è uno dei
motivo che mi spinge a smettere: dedicarmi totalmente a questo hobby
è diventato impossibile.
Spero
di avervi trasmesso delle emozioni, di avervi fatto appassionare, di
avervi coinvolti. Se ci sono riuscita me ne andrò pienamente
soddisfatta e senza rimpianti!
Con
affetto,
Dryas
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