43.
I nodi si sciolgono
Le porte si
aprirono poco prima del suo passaggio, lasciando che un'ondata di aria
fresca lo investisse con la sua grazia benefica.
“Promemoria:
inventare un sistema che climatizzi l'aria nel passaggio dalle vetture
agli edifici.
Non è possibile sudare in questo modo per due
metri...” sbuffò rimettendo in tasca il suo
registratore vocale. “E ora cosa
c'è?” si domandò percependo l'eco dei
bassi dello stereo a tutto volume provenire dal fondo del corridoio.
Era stata una giornata abbastanza stressante senza che ci si mettessero
anche loro.
Quando
varcò la soglia, trovò davanti a sé
quella che una persona qualunque avrebbe definito una situazione folle
e fuori da ogni controllo. Ma per lui era la normalità. Solo
la musica era un po' troppo alta: erano ragazzi... che poteva farci?
Sul tavolo da
biliardo, stecca impugnata a mo' di microfono, Kade Kilgore, erede
dell'omonima industria bellica e principale finanziatore del loro club
esclusivo, cantava a squarcia gola un brano rap di cui non capiva
un'acca.
In un angolo
della stessa sala, circondata da un numero spropositato di peluche,
animali impagliati, animali esotici e pericolosi ancora vivi e altri
più comuni ma orrendamente maciullati, Wilhelmina
Kensington, proprietaria del posto in cui ora risiedevano tutti e
quattro, giocava a prendere il tè delle cinque con la sua
corte a Versailles. Anche se erano le dieci e mezzo del mattino.
L'unica altra
persona seria, là dentro, era Manuel Enduque, intento a
consultare registri e cataloghi, per controllare le loro entrate e
l'ammontare dei loro alleati, che lui chiamava schiavi per una piccola
distorsione linguistica, passata di generazione in generazione nella
sua famiglia di schiavisti: una famiglia di neri che controllava la
tratta dei loro simili. Ora, voleva spostare quello stesso commercio a
livello siderale: al posto dei neri, l'umanità intera.
Deplorevole e
perverso. Come tutti loro.
“Legalize!!!!”
Max
alzò gli occhi al cielo e si avviò al tavolo di
Manuel. Sbatté la sua ventiquattro ore sul tavolo e si
buttò nella poltrona accanto. “Si può
sapere che diavolo ha Kade?”
“Ha
scoperto questo tizio italiano... E' convinto che nei suoi brani parli
di noi...sai quelle teorie di messaggi nascosti nelle canzoni... E lo
vuole per il suo compleanno...” rispose l'altro senza levare
gli occhi dai suoi incartamenti.
“E chi
capisce che cazzo canta? Già è rap... in lingua
straniera...” replicò Max sbuffando per l'ennesima
trovata del moretto che continuava a sculettare come un indemoniato.
“Non
farti sentire o ti chiederà un traduttore
istantaneo...”
“La
lingua Badoon è più facile di ogni lingua
terrestre..” sbuffò ancora Max risistemandosi la
ciocca di capelli castani che gli era scivolata davanti agli occhi.
Manuel ripose la
penna e, finalmente, si interessò all'amico. “Come
è andata?”
“E me
lo chiedi? Sono adulti! Cosa puoi aspettarti da...?”
“Max
Max Max!” strepitò Kade, accortosi del nuovo
arrivato, saltando giù dal tavolo verde e mettendo in pausa
la musica “Hai sentito? Lo voglio!”
“Ti
aiuto io!” replicò la biondina avvicinandosi. In
braccio teneva quello che -a occhio e croce- doveva essere stato un
gatto investito più volte e ridotto a una sottiletta pelosa
sul manto stradale.
Manuel e Max si
lanciarono vicendevolmente di sottecchi un'occhiata esausta. Non fecero
in tempo a rispondere che Kade aveva fatto ripartire la musica da zero.
Quand'ero
bambino vestivo come un manichino dell'atelier,
avevo
le Burago, vetri scuri e schoffer,
otto
babysitter con auricolari e tailleur
ed
alla scuola elementare, furbetto e lesto,
trafficavo
sotto banco quello e questo,
una
volta condannato ricorrevo in appello,
poi
venivo protetto dal mio gran maestro.
Divenuto
adolescente la prima intuizione,
ogni
capo deve avere un capo di imputazione.
…
Legalize!
“Da
quant'è che va avanti?” domandò
Maximilian Von Katzenelnbogen, dopo un po'.
“Da
quando l'ha scoperto stamattina su YouTube...”
alitò l'altro esasperato
Max non
esitò ed estrasse il telefono “Faccio oscurare
tutti i siti che ne facciano menzione...”
“No, ti
prego...sennò comincia subito con qualcos'altro. Dagli tempo
di stancarsi... Piuttosto, pensa a un sistema perché il
suono rimanga limitato a dove sta lui. E lontano da me anche se mi si
avvicina.”
“Consideralo
già fatto” ghignò Max estraendo il suo
tablet e cominciando subito a trafficare.
“Anche
perché non si può proprio sentire come distorce,
taglia e mixa le canzoni a suo piacimento...”
borbottò ancora il trafficante di schiavi. “Senti,
parliamo un po' noi due, di cose serie... Kade dice che la merce
è già arrivata a tutti i compratori ma che
dobbiamo accorciare il guinzaglio al sovrano della Latveria. Pare sia
convinto di poter fare meglio di te...” ghignò
“Ah,
vecchio presuntuoso. Se integrare la Stark-Tech ai suoi obsoleti
Doombot è innovazione, faccia pure. Ne riparleremo quando si
troverà con le spalle al muro.” ghignò
sadico anche Max
“Adulti...
credono che siamo degli stupidi solo perché non abbiamo
nemmeno l'età per prendere l'aereo dei comuni mortali da
soli. Ma noi abbiamo jet privati, chissene frega! Possono forse valere
le solite regole, allora? No! Se la mettano via!”
“Kade
ha già dimostrato tutto al posto nostro!” lo
tranquillizzò Max “Ma dimmi, come siamo
messi?”
“La
Cabala sta facendo esattamente quello che avevamo invitato loro a fare: Osborne si
è mosso per evocare l'alieno e impadronirsi del mondo con
l'aiuto di Von Doom. Hanno rastrellato un bel gruppetto di specialisti.
E se le cose andranno come pensiamo, prova solo a immaginare i soldi
che faremo con la tratta di esseri o prodotti umani verso le
località più esotiche del cosmo.”
Manuel aveva gli occhi lucidi per la commozione, ma continuò
“Dall'altro lato, stanno tenendo buono anche Essex coi suoi
esperimenti. Se vogliamo liberarci della rogna dei mutanti, Essex
è il solo che può scoprire come fare”
“Non
voleva creare il super mutante, lui?” domandò
Maximilian poco convinto
“Studiarlo,
in realtà. Ma per farlo sta sterminando la sua stessa
specie, li mette gli uni contro gli altri, in nome di un'insana visione
che ha del futuro. Poverino, è pazzo: è convinto
di parlare con un mutante alieno, tale En Sabah Nur, che è
stato condotto sulla Terra già ai tempi dei faraoni da un
certo Rama Tut”
“Contorto...
Saranno i suoi alterego...”
“Quello
che pensavo anch'io” Ghignò il moro.
“Comunque, non riuscirà mai nel suo intento. E se
anche ci riuscisse, tutti i suoi studi sono in mano nostra e a te
basterebbe pochissimo per sbarazzarti di lui e dei suoi esperimenti.
Sul fronte politico, sono tutti d'accordo, ormai, che i super, siano
essi mutanti o mutati, sono una minaccia per la salute pubblica, siano
essi liberi o al soldo dei governi...”
“Immagino
che gli esempi che vengono riportati più di frequente siano
i risultati fallimentari del Progetto:
Arma Plus”
“Esattamente!”
annuì Enduque “Dopo aver facilmente convinto una
manciata di senatori in America, un paio di capi di governo in giro per
il resto del mondo, nei paesi chiave -Cina, India, Corea del Sud,
Giapone, Iran, Germania... gli inglesi non contano perché
sono una nostra costola-... è stato facile instradare la
politica mondiale sulla scia del terrore per il diverso. Gli unici che
si tengono fuori sono i regni sovrani del Wakanda e di Latveria oltre
ai paesi sud Europei, ma quei pezzenti hanno altri problemi, al
momento..”
“Quando
facciamo intervenire Namor a sterminare quei negri pulciosi?”
domandò lo scienziato
“Non lo
facciamo intervenire o perderemmo tecnologia che nemmeno tu sai come si
usa... E poi dalla nostra ora abbiamo il totale controllo dello
S.H.I.E.L.D.” spiegò con pazienza l'analista
“Ma non
dello S.W.O.R.D.” ringhiò Maximilian picchiettando
nervosamente le dita sul tavolo in mogano.
“Sono
una stazione orbitante, cosa vuoi che facciano? Una volta tagliati
fuori, saranno preda degli incrociatori stellari che dovessero
arrivare... Ora, basta che Loki mantenga la sua promessa e faremo soldi
a palate. E anche se non lo facesse, avremmo vinto comunque.”
“Scacco,
babbei!” ghignò l'altro prendendo il suo calice di
succo e facendolo tintinnare con quello del collega, posato
ordinatamente sul tavolo, lontano da incartamenti e tecnologia varia:
l'immortale Club Infernale, che rinasceva sempre dalle proprie ceneri
(e loro ne erano la prova vivente, visto che avevano ammazzato genitori
e amici per ripulire il posto dal vecchiume incrostato dai secoli e
prenderne agilmente il posto in tempi rapidi) vinceva sempre ed ora era
pronto a passare a ritirare la vincita.
AV AV AV AV AV AV AV AV AV AV AV
AV AV AV AV AV AV AV AV AV
Quando le quattro
donne comparvero nel corridoio, Kurt si tirò malamente in
piedi, asciugandosi rapidamente le lacrime che gli erano scivolate
sulle guance nonostante avesse cercato di impedirselo. Erano allegre e
ciarliere, nonostante la moretta, Janet, sembrasse parecchio alterata.
“Come
sta?” domandò la rossa Venere lasciando il gruppo.
Gli abiti semitrasparenti e scollati lasciavano davvero poco spazio
all'immaginazione: una dea pagana seducente, la quintessenza della
lussuria. Kurt si sentì tradito nuovamente dal suo Dio:
aveva fatto voto, impegnato la propria anima in cambio della
serenità della sorella ed ecco che subito la più
sublime delle creature veniva messa sul suo cammino. Era una prova e
doveva superarla.
Si ricompose e
cercò di trattare la premura della donna per quello che era
e nulla più. Improvvisamente gli apparve come la
più tenera creatura di Dio: aveva il cuore di un angelo, era
bella e compassionevole, non uno strumento del demonio per tentarlo.
Scosse la testa e sospirò “Si è
calmata, ma non ha preso bene la notizia...”
“Oh,
povera... posso solo immaginare...” si rammaricò
l'altra martoriandosi le dita, nervosa. Namora le posò
subito una mano sulla spalla, in un evidente tentativo di calmarla
“Non è come te...” stava cominciando
quando l'altra scoppiò in lacrime
“Rogue
è esattamente come me, Namora! E' considerata un mostro da
quelli che sono diversi, è latrice di morte nonostante
cerchi di fare del suo meglio, viene usata per i suoi poteri salvo
venir poi cacciata coi forconi e tradita dalla sua gente! Dove vedi
differenze tra noi due?” urlò la rossa, lasciando
interdetta la bionda che, dopo un attimo di esitazione,
abbracciò la compagna, cullandola dolcemente.
“E come
te ha degli amici che le stanno vicino. Scusatela...”
alitò verso i Vendicatori “Venere, in
realtà è una sirena...”
“Quelle
dei miti?” domandò Kurt affascinato
Namora
annuì “Come vedi, nessuna coda di pesce, niente
ali omeriche da rapace... solo tanti poveretti morti per
inseguirla...”
“Jimmy
ha detto che se uno fa del bene, allora tutto quello che ha fatto prima
viene cancellato...” piagnucolò la rossa
Kurt
annuì, grave “Il Signore concede a tutti di fare
ammenda dei propri peccati... Basta essere sinceri e impegnarsi al
bene...”
“Allora
dillo a tua sorella! Rincuorala!” urlò la donna in
lacrime mentre gli si aggrappava alla casacca, destabilizzando con il
suo acuto le persone presenti nel corridoio.
“Calmati..”
la redarguì la principessa atlantidea. Era ovvio che la
presenza di Rogue aveva smosso qualcosa che, fino a quel momento, si
trovava in precario equilibrio.
“Lo
farò... quando me lo concederà” rispose
il mutante pensieroso, non volendo vanificare l'incoraggiamento della
Sirena rivelandole che sua sorella non la pensava come lui: Rogue era
battista, non cattolica, ed era, quindi, fermamente convinta che la
redenzione fosse una grazia che solo Dio poteva decidere se concedere,
indipendentemente dall'operato del suo fedele e dalla sua penitenza.
“Il suo bene è il mio bene. Non la
lascerò mai da sola” rispose invece.
Passarono pochi
minuti, durante i quali Namora riuscì a calmare la compagna,
mentre Pepper e Janet si tenevano a debita distanza per lasciare ai tre
mostri un po' di privacy, che
il resto del gruppo si unì a loro, affollando in modo
soffocante un corridoio così ampio e, solitamente,
così vuoto.
“Cos'è
successo?” domandò l'uraniano da dietro la sua
bolla quando si accorse degli occhi lucidi di pianto di Venere.
“Nulla...”
disse lei per non farlo preoccupare.
“Mi
chiedevo...” esordì Pepper
“Dov'è che ci troviamo, esattamente?”
A quella domanda
così sincera, Jimmy Woo stirò un sorriso
compiaciuto. Sempre tenendo le mani agganciate tra loro dietro la
schiena, in modo che la sua postura risultasse il più dritta
possibile cercò di rispondere nel modo più
sintetico possibile “Queste sono le fondamenta del tempio di
Angkor Wat. L'impianto del tempio è imponente, ma la
città sotterranea si estende per miglia.”
“Incredibile!”
fischiò compiaciuto Jhonny Storm “Se non erro,
nemmeno le nostre apparecchiature avevano individuato nulla di anomalo
in questa zona...”
Reed
confermò con un cenno della testa, interessato a quella
stranezza e Woo continuò la sua spiegazione “Ci
troviamo a diversi chilometri sotto terra. Impossibile individuare il
complesso con un qualunque scanner terrestre. Solo la tecnologia
uraniana di Bob può riuscirci. Ma lui è riuscito
a individuare anche il regno segreto di Namor...” disse
sorridendo mentre il principe dei mari si rabbuiava, offeso.
“E come
ci siamo arrivati in Cambogia dagli Stati Uniti?”
domandò perplesso Pym “Non ho visto porte
dimensionali...”
“Il
disco di Bob può fare tante cose, anche attraversare indenne
il nocciolo terrestre...” replicò Woo, compiaciuto
“Ma la via più pratica per spostarci è,
come hai suggerito giustamente, sfruttare i portali. Ne abbiamo diversi
e possiamo viaggiare anche nel tempo, oltre che nello spazio.”
“E dove
conducono?” domandò ancora Pym, interessato
“Possono aprirsi un varco dove vogliono?”
“Oh,
no!” replicò Woo divertito “Non ancora,
almeno. Bob ci sta lavorando. Possiamo arrivare solo dove
già esista un varco. Per il resto ci dobbiamo
arrangiare.”
“Il
disco è troppo grande per passarci!”
replicò Reed “Avete una qualche tecnologia che vi
consenta di ridurne le dimensioni al momento opportuno?”
“No,
nulla come le particelle Pym” rispose il capo dell'Atlas
“Passiamo con la mia auto1, quando possibile. Se
sappiamo di dover raggiungere zone lontane, usiamo direttamente il
disco.”
“Quindi?
Come ci rimandate a casa?” domandò anche Stark,
ansioso di uscire da quella trappola scavata nella roccia
“Pensavamo
di farvi uscire a San Francisco, sotto il Golden God Gate2. Avrete il nostro lascia
passare per usare i tunnel sotterranei e raggiungere Los Angeles, dove
arriverete direttamente...”
“Al
cuore della città dei Morlock3?” domandarono
Ororo e Kurt, contemporaneamente.
“La
conoscete...” quella di Woo non era una domanda, ma una
constatazione.
Tempesta
annuì “Anni fa ne fui eletta rappresentante ma,
essendo troppo impegnata con gli X-men delegai e restituii a Callisto
il suo legittimo ruolo di capo dei mutanti reietti.”
“E da
lì raggiungere Malibù è relativamente
facile...” commentò Pym, disinteressato ai
commenti della mutante.
“E
perché dovremmo andare a Malibù?”
domandò seccato Stark
“Perché
a casa tua c'è una delle mie porte? Non credo sia stata
disintegrata dal casino del Mandarino...” rispose Henry
lanciando un'occhiata all'assistente di Tony e vice di Woo, Temugin,
figlio del terrorista in questione.
“E cosa
ci fa una delle tue porte a casa mia?” replicò
Tony, inviperito
“Beh,
non sono ricco sfondato come te, sai! Non voglio chiedere a Janet di
mettere il suo capitale per finanziare i viaggi di piacere per
raggiungere un mio amico. Inoltre, sarebbe
terribilmente sciocco da parte mia non usare in questo modo le mie
invenzioni!”
“Quindi
rispunteremmo...? Dove di preciso?” domandò Pepper
sperando di troncare la sterile discussione sul nascere.
“Dimentichi
che abbiamo una porta aperta alla Stark Tower di New York? Possiamo
andare direttamente lì” disse Janet, elettrizzata
“Rimane
un problema logistico. Come ci spostiamo da San Francisco? Non con
l'autobus, voglio sperare!” domandò ancora il
magnate in armatura
“Si
tratta solo di un'ora in macchina!” lo canzonò
Janet
“Suvvia
Tony!” disse Reed andando a prenderlo sottobraccio
“Siamo tre delle menti più brillanti del
pianeta... troveremo di sicuro una soluzione...”
“Basta
che la soluzione non preveda di rimpicciolirci tutti e viaggiare a
dorso di cormorano...” sbuffò quello
“Magari
tra i Morlock c'è qualche teleporta...”
meditò Ororo cercando di fare mente locale.
“Arriverò
esausta... lo sento!” alitò Pepper rendendosi
conto di quanto fosse la reale distanza tra il primo punto d'arrivo e
la loro destinazione finale: li attendeva un lungo viaggio attraverso
mezza America.
1
Ricordo che l'auto è una decappottabile rossa (piace tanto
alla Marvel) che io do per scontato sia passata dalle mani di Fury a
Woo a Coulson (controllate i fumetti se non credete che i primi due
abbiano quel tipo di auto): la famosa Lola di Agent
of S.H.I.E.L.D.
2
La fusione tra Golden Gate Bridge e Golden God l'ho creata io. Il
Golden Gate, ovviamente, è quel ponte che Magneto (in quell
porcata di X-Men: Conflitto Finale) ha usato come passerella per tutti
i 'villains' (c'era pure Psylocke...ma sorvoliamo). Il Golden God
è quello che gli umani credono una statua e in
realtà è una divinità celestiale,
Tiamut (detto il Dormiente, un tempo sepolto a lungo), che si va a
piazzare giusto davanti al ponte.
3
In realtà i Morlock, nel Marvelverse, vivono a
NY. Tale concentrazione di stranezze a me non va giù e, per
distribuire le risorse, cambio un po' le cose unendo le leggende
metropolitane -nate nel 1934- che sotto LA ci sia una città
rettiliana. Il collegamento alieni/mutanti che si nascondono al
genere umano (più o meno per gli stessi motivi) e rapiscono
umani è
presto fatto ed anche la nuova collocazione di questi ultimi. Secondo
gli Hopi, invece, San Francisco
sarebbe il capolinea del tunnel che si diramerebbe per tutta la
vicina montagna e che li avrebbe visti emergere dalle viscere della
Terra come evoluzione di una colonia Lemuriana (dovremmo chiedere a
Namor, per questo...).
In tutta la
California, inoltre, è forte la
convinzione (data dalla credenza degli antichi racconti) di questa
serie di gallerie che, a ben vedere, dovrebbero essere collegate tra
loro. Ecco perché ho connesso le due città: in
una, San Francisco,
ora è alloggiato il Celestiale Dormiente dorato di cui sopra
mentre Los Angeles è, per
antonomasia, la città degli Angeli... Divinità,
Angeli... non potevo
non connetterle. E poi il passaggio mi è concesso anche dal
fatto
che i Morlock hanno sicuramente una base a Chicago. Quindi, se non solo
NY, perché limitarci al nord del Nord America?
AV AV AV AV AV AV AV AV AV AV AV
AV AV AV AV AV AV AV AV AV
Ta-Dan! eccoci
qui, alla fine della seconda parte.
Chiudo la storia
lasciandovi immaginare il rientro a casa dei nostri eroi e di come
tutte le cose possano andare a posto.
Ovviamente le
cose sono lontane dal sistemarsi (soprattutto ora che sapete chi
c'è dietro a tutto...sul fronte terrestre). Ma ho tutta la
terza parte... ah.. lo sapete, sì, che lascerò il
finale aperto? XD
Potevate aspettarvi -da me- la parola fine se nemmeno la Marvel ci
riesce? no no. Vedrete. Ma sarà l'eventuale premessa per
tutto un altro genere di fic. Cose che riguardano due nomi citati in
questo capitolo, i viaggi nel tempo, il multiverso etc etc.
Cioè, il vero nerbo del Marvelverse. Ovviamente la devo
studiare bene...
Ma ne parleremo più in là.
Per
ora, quindi, io vi saluto qui.
Tornerò
tra un mesetto per un semplice motivo.
Al momento sono
in Irlanda per un corso intensivo di inglese di preparazione a un test
internazionale (il mio Upper Intermediate non mi convince affatto...
quindi voglio essere sicura! e per lavoro una certificazione torna
sempre comoda). Se voglio fare le cose fatte bene, non basta
frequentare e spararsi film a manetta e leggere. Lo facevo
già a casa. Devo troncare ogni rapporto con la lingua madre
e sognare -se possibile- nella seconda lingua. Spero capirete e
porterete pazienza.
(compatitemi..io
mi faccio Pasqua lontana da tutti ç_ç torno a
casa il 27...così avete una data dalla quale potete
cominciare a rompermi per il continuo... o potrei anche ricominciare il
27... in aeroporto avrò tipo 7 ore da ammazzare...e potrei
anche aggiornare, che dite?)
Dunque, per ora è tutto.
ci sentiamo tra un mese (ovviamente risponderò alle vostre
recensioni, tranquilli, non sarò così maleducata
XD)
Un abbraccio a tutti voi fedelissimi e coraggiosi che mi avete seguito
fino ad ora.
Non sapete come mi rendete felice (che commentiate o meno)
Spero, in cambio, di allietare un minimo le vostre giornate.
Ok...la pianto o divento stucchevole.
a tra un mese!
DR
|