Malaak-Al-Maut

di Yadorionis
(/viewuser.php?uid=639928)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Atterrito, fissò il fuoco bruciare e le scintille vorticare verso il soffitto. Decine di specchi coprivano la parte interna della guglia che stava sopra la vasca.  Il fuoco ruggì rabbioso qualche secondo, poi si smorzò, fino a scomparire nel nulla.

La mano di Al-Maut lo tirava dolcemente. Si voltò a guardarlo: il trucco del bastardo era ancora più impressionante da vicino. Il rosso era così acceso e lucido da sembrare una lacrima di sangue, mentre le labbra erano di un rosa pallido e stonavano nella massa bianca della sua pelle coperta di biacca.

Deglutì e non capì perchè, ma iniziò a seguirlo. I suoi piedi si mossero e lo seguì nella navata, verso la porta. Oltre, vide un pavimento di marmo, un corridoio con diverse nicchie. Lo attraversarono in silenzio assieme al rumore delle scarpe di metallo di Al-Maut.

Poi vennero le risate.

Limpide, divertite, tintinnanti: Alamas sgranò gli occhi, quando davanti a lui passarono rapidamente due Pais nudi, sui dodici anni, intenti a rincorrersi. Li seguì con lo sguardo fin oltre l'arcata che vedeva davanti a sè e i suoi occhi incontrarono un'ampia sala rettangolare.In centro al pavimento si aprivano  tre vasche una di seguito all'altra. Da destra, l'acqua era più calda e fumava, prima di scivolare con un borbottio da vecchia comare nella vasca mediana e poi nella successiva.  Decine di ragazzi e ragazze nudi erano intenti a fare abluzioni o a giocare a palla o con delle piume lunghe e candide.

All'entrata di Al-Maut, si fermarono tutti qualche secondo per rivolgergli un breve inchino, per poi tornare a giocare.

-Certo che hai corso un bel rischio, con quella tua mossa di prima, tu.-

Alamas si ritrovò a fissare le spalle nude del tizio che era venuto con loro fin lì. Non seppe come, ma gli vide sfilare la parte superiore dell'abito di seta, lasciandolo cadere su una panchetta in legno lì vicina.

Affascinato,mentre li ascoltava parlare, si avvicinò  alla panca per guardare i muri. Erano completamente coperti di piccoli pezzi colorati, tenuti insieme da quella che gli sembrava una malta bianca.

-Non ho rischiato nulla, Israfil. Era mio diritto scegliermi un servitore, ed era anche momento che lo facessi. Sono anni che caldeggiano un servo.-

-Ah, non usare quel tono con me! E non ti azzardare, qui dentro, a chiamarmi Israfil! -

Si voltò a fissarli. Israfil, perchè così doveva chiamarsi, era un ragazzo. Chiaro, ora che era a torso nudo con solo un paio di pantaloni verdi addosso. Era un po' inquietante vedere lo stacco tra il trucco bianco e la sua pelle olivastra. Teneva le mani sui fianchi con aria di sfida e parlava veloce e con un tono che, da basso che era stato, tendeva ora verso l'acuto tenorile.

-L'hai fatto solo per indispettirli! -

Al-Maut sorrise appena.

-Forse un poco.-





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2563275