«’Ta!»
Thomas si rivoltò tra le
lenzuola dando un calcio a Jimmy
per svegliarlo.
«’Ta!»
strillò la bambina aggrappandosi al bordo del letto
per tirarsi su, non riuscendoci visto che il suddetto bordo arrivava
oltre la
sua testolina bionda.
«’Ta!
‘Ta!» si mise a piagnucolare e Thomas diede un
altro
calcio al bell’addormentato al suo fianco che però
non fece una piega; quando
la bimba si mise definitivamente a piangere non poté
più farcela e si sporse a
sollevarla.
«Tu padre è un
disgraziato.» sospirò prendendola tra le
braccia e cullandola dolcemente fino a quando la piccola non gli
passò un
braccio dietro al collo e iniziò a succhiarsi un pollice
«Ma dopotutto stanotte
ha dormito poco.» sogghignò stiracchiandosi,
ringraziando che Charlie fosse
ancora troppo piccola per capire.
«’Ta!»
ripeté felice posandogli una manina sulla guancia.
«Io non sono
“’Ta”, lui è
“’Ta”.» le fece presente
indicando
Jimmy.
«’Ta!»
«No, piccola, non
io.» spostò un cuscino contro la testiera
del letto e ci si appoggiò con la schiena, sedendosi e
mettendola sulle proprie
gambe, ma la bimba si ribellò andando ad accoccolarsi contro
il suo petto sotto
il suo braccio.
Thomas sorrise accarezzandole i
lunghi boccoli dorati, ma
nel frattempo si preoccupò di tirare un altro calcio al
padre della bambina.
«Che
c’è?» farfugliò il biondo
rivoltandosi tra le coperte.
«C’è
che sei un pessimo padre. Tua figlia vuole essere
considerata e tu continui a dormire.» gli posò una
mano su una spalla per farlo
voltare.
«Ma non è
nemmeno l’alba.» piagnucolò ricordando
in modo
incredibile sua figlia.
«Spiegalo a lei.»
gli fece scorrere le dita sul braccio
nudo.
«Adesso vado, adesso
vado…» borbottò voltandosi verso di lui
e scontrandosi con la bambina che si era assopita contro il petto di
Thomas «A
quanto pare non dovrò fare molta strada.» sorrise
alla vista dell’espressione
tenera della bambina che ancora si succhiava il pollice.
«Piangeva.» disse
il più anziano come per scusarsi di quella
debolezza.
Si tirò a sedere anche lui
andando ad appoggiarsi contro la
sua spalla «E ti sei messo a coccolarla?»
«Mi danno fastidio i
bambini che piangono.» provò ancora a
tirare su le barricate che aveva costruito in tanti anni per
difendersi, ma
Jimmy lo conosceva bene e sapeva che Thomas non era in grado di
resistere
quando Charlie gli chiedeva qualcosa.
«Vuoi darla a me?»
«Ormai si è
addormentata qui…» constatò giocando
con i
capelli della bimba che gli si arrotolavano intorno alle dita.
«Allora posso sfruttarti
anche io come cuscino?» chiese con
un sorriso dolce al vedere come Thomas si fosse affezionato alla
bambina.
«Dipende. Lei mi ha
chiamato “’Ta”, tu cosa hai da
offrire?»
«Come ti ha
chiamato?» chiese sgranando gli occhi.
«Forse la stiamo
confondendo un po’, magari sarebbe meglio
se…»
«La tua richiesta di farci
venire a vivere qui è ancora
valida?»
«Certo, ma non sarebbe
meglio se…?»
«Perfetto. Più
tardi allora vado a prendere il resto della
nostra roba.» si sporse a baciarlo e poi si lasciò
di nuovo andare tra le
coperte, tornando a dormire con una facilità che Thomas gli
invidiava.
Lo guardò perplesso. Gli
aveva chiesto un paio di settimane
prima di andare a vivere insieme, e considerando che casa sua era
grande e che
ci avevano già vissuto insieme quello sembrava il posto
migliore, ma Jimmy si
era mostrato dubbioso, non sapendo se una situazione simile sarebbe
andata bene
a Charlie; alla fine avevano deciso di provare: Jimmy aveva preparato
le valige
e si era momentaneamente trasferito lì, almeno
così avrebbero potuto vedere
come stavano a vivere di nuovo fianco a fianco con una persona in
più. Thomas
difatti aveva allestito una camera per gli ospiti come cameretta della
bimba
sena dire niente a Jimmy, e Charlie si era dimostrata entusiasta sia
della sua
nuova stanza che di Thomas.
Era arrivata al punto di chiamarlo
per ogni cosa, stillando
perché la prendesse in braccio e le prestasse attenzione.
Ormai sul tavolino
del salotto giaceva una pila i giornali non letti di cui erano state
scorse
appena le prime pagine prima che una certa bimba bionda gli saltasse
sulle ginocchia
e spostasse il povero giornale.
E adesso quello.
Adesso Charlie era arrivata a
chiamarlo “papà”, e lui aveva
sentito una stranissima sensazione di felicità al centro del
petto, una
sensazione che aveva provato pochissime volte in vita sua.
In più quella piccola
sillaba pronunciata dalla bimba aveva
portato Jimmy a decidere di andare definitivamente a vivere con lui.
Sorrise felice alla bambina e in
silenzio prese il libro che
aveva sul comodino, ben sapendo che tanto non sarebbe riuscito a
ritornare a dormire.
«’Ta!»
strillò la bambina dal seggiolone sbattendo il suo
cucchiaio di plastica sul ripiano davanti a lei.
«Non posso leggere il
giornale per un momento?» chiese un
Thomas piuttosto esasperato dall’angolo del divano.
«No.» gli rispose
sbattendo ancora il cucchiaio «Qui, ‘ta!»
Alzò gli occhi al cielo ma
la raggiunse e si sedette davanti
a lei dall’altra parte del tavolo della cucina
«Allora, cosa vuole la
principessina?»
«’Ta!»
sorrise allungando una manina in sua direzione.
«Impiastro.» le
rispose sorridendole e alzandosi per
prenderla in braccio «Devi fare merenda, cosa vuoi?»
«’mmellata.»
disse abbracciandolo per tenersi in equilibrio
sul suo braccio.
«Ti sporchi sempre con la
marmellata, non vuoi i biscotti?»
«No.»
«Ma i biscotti sono
più buoni.» provò a convincerla non
avendo voglia di cambiarla da capo a piedi.
«Bicotti e
‘mmellata.»
«Sei furba, devo
ammetterlo.» ridacchiò stringendola con entrambe
le braccia «Mi prometti di non sporcarti?»
«Tì.»
promise lasciandogli un bacetto umido sulla guancia
per cui Thomas si intenerì.
«E va bene.» le
concesse
sporgendosi verso la credenza per andarle a prendere la
marmellata, i
biscotti e un piatto in cui appoggiare il tutto; si ricordò
solo in quel
momento che un bavaglino avrebbe arginato almeno in parte i danni e
quindi andò
a cercarne uno tenendo sempre la piccola in braccio, e alla fine
– colto da
disperazione – optò per un asciugamano che
assicurò bene alla sua maglietta.
«Ora cerca di non sporcarti
troppo lo stesso.» la ammonì, ma
la bambina si era già gettata sul barattolo aperto con un
biscotto e aveva già
marmellata su tutte le guance.
«Charlie…»
sospirò spalmandosi una mano sulla fronte e
spostando una ciocca che gli era caduta sugli occhi.
«Tì?»
«…
Niente.» rise accasciandosi sul tavolo e appoggiando la
fronte alle proprie braccia incrociate fino a quando non
sentì una manina
appiccicosa insinuarsi tra i suoi capelli «No,
Charlie!» protestò sottraendosi
al suo tocco, ma la bimba si mise a piangere per quel secco rifiuto,
prima
silenziosamente – il labbro inferiore che tremava –
e poi singhiozzando.
«No, no, non piangere,
tesoro.» si alzò di nuovo e la prese
in braccio, lasciando che gli impiastricciasse tutta la faccia e i
capelli con
le manine sporche di marmellata.
Se c’era una cosa che
Thomas non riusciva a sopportare era
sentirla piangere, e ogni volta che la piccola si metteva a
singhiozzare in
quel modo non poteva resistere a mettersi a fare di tutto per farla
smettere e
rallegrarla.
«’Ta…»
pigolò appoggiando la guancia contro la sua, le mani
ancorate tra i suoi capelli ormai pieni di marmellata.
«Non importa, piccola, non
importa.» la strinse a sé e le
accarezzò la schiena, avvolgendola con le proprie grandi
mani che la coprivano
per buona parte.
«’Ta
‘bbiato?» chiese preoccupata guardandolo con quegli
occhi così simili ai suoi.
«No, tesoro,
papà non è arrabbiato.» le
posò un bacio sulla
fronte «Ora andiamo, devo lavarti le mani prima che combini
altri disastri.»
ignorando la sensazione fastidiosa che proveniva dai suoi capelli
portò la bambina
al lavandino e ve la fece sedere sopra, pulendole le manine con uno
straccio
umido «Ecco qui, tutta a posto.» la riprese in
braccio e la portò sul divano
«Ora cosa vuole fare la mia principessa?»
«Iocale!»
esclamò lanciandosi sul divano e gettando giù il
giornale che Thomas aveva appena ripiegato.
«Va bene,
giochiamo.» sospirò «A cosa vuoi
giocare?»
«Con Polly!»
indicò la bambola in cima al pianoforte
pretendendo che Thomas la prendesse.
«Ai vostri
ordini.» le portò la bambola che la bimba
abbracciò, sperando di potersi finalmente mettere a leggere
il giornale, ma non
appena si sedette e recuperò il quotidiano Charlie gli
saltò sulle ginocchia.
«’nche
tu.» impose porgendogli la bambola.
«Ma è la tua
bambola.»
La bimba – piccolo demonio
– lo guardò triste, il labbro
inferiore che tremava debolmente.
«Va bene, gioco anche io,
tu però non piangere.» la
abbracciò stretta e si arrese alla volontà della
bambina fino a che questa non
si addormentò esausta in braccio a lui.
Dopo circa un’ora Jimmy
tornò a casa, stanco per la lunga
giornata di lavoro che non aveva potuto evitare come faceva Thomas
visto che
lui lavorava a casa con il computer, e fu subito accolto da Thomas che
gli
porse con urgenza la bambina addormentata.
«Ciao anche a
te.» lo salutò confuso prendendo Charlie tra
le braccia.
«Prendi tua figlia, devo
farmi una doccia.»
«Cosa è successo
ai tuoi capelli?» chiese soffocando una
risata.
«Tua figlia si diverte a
giocare con i miei capelli quando
ha le mani sporche di marmellata.» spiegò dopo
avergli voltato le spalle ed
essersi diretto verso il bagno.
L’ultima cosa che
sentì prima di aprire l’acqua fu la risata
di Jimmy seguita da quella argentina di Charlie.
Note della
Vecchia
Volpe
No, non si vede che avevo voglia di
fluff, proprio per
niente.
Non so cosa dire di questa shot
abbastanza demenziale, spero
solo che vi sia piaciuta.
Grazie mille e baci a tutti <3
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