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Quel giorno non ha parlato nessuno perché – come al solito – Harry ha acceso la radio ed è capitato Milky Chance e dire che Lia lo adora è dire poco.
Il bar il 22 Giugno era pieno zeppo dei ‘vado al bagno’, dei ‘buongiorno’ e degli ‘arrivederci’, delle chewing gum sotto al tavolo, di sguardi persi nel vuoto e degli ‘un caffè per piacere’; il bar era pieno zeppo di risate estranee e di lacrime fuggitive ed improvvise, di litigi o di chiarimenti, di tradimenti, pentimenti, o, come in questo caso, il bar era pieno, ma davvero pieno, di tutte le chiacchierate di quei cinque al tavolo infondo.

Lia ha le gambe accavallate a causa del freddo, i soliti stivaletti neri, e una sciarpa che le ha strappato Liam qualche giorno fa quando era ubriaco.
Harry è accanto a quest’ultimo, con le mani incrociate sopra al tavolino e gli occhi spenti nascosti da sorrisi di circostanza. Niall che prova, con il suo modo di fare, a mantenere l’atmosfera tranquilla e divertente, ma, a dirla tutta, si nota lontano mille miglia che c’è qualcosa non va.
Zayn, a differenza di tutti loro, non si fa alcuno scrupolo a estraniare il suo cattivo umore: i capelli più spettinati del solito e i muscoli ben evidenti sotto la canottiera sono decisamente tesi. L’accendino tra le mani e gira e rigira lo posa e lo ripesca dalla tasca dei jeans, la faccia stanca e cristo, quel giorno non ha proprio parlato nessuno perché tanto dove cazzo è Louis non lo sa nessuno e poi c’è Milky Chance alla radio e Lia lo adora come adora il modo in cui Liam le accarezza le nocche, o come quando le compra il cioccolato fondente che adora, o come quando, come quel 22 Giugno, incastra le gambe tra le sue.

La tv segna le cinque e cinquantacinque, l’orologio in salone è circa mezz’ora indietro e Louis, adesso, ha avuto la conferma di quanto sua zia sia rincoglionita. La schiena tracciata da delusioni e infamità, i piedi scalzi sul tavolino pieno di polvere e una voglia matta di vedere i suoi amici che lo tortura.
Il telefono ce l’ha spento, l’ha buttato sul letto mezz’ora fa non appena è arrivato. Si è fatto una doccia sperando che l’acqua si portasse via anche i suoi problemi ma adesso è ancora lo stesso Louis che ha chissà quante bollette arretrate –ha perso il conto- e a cui hanno tolto casa e figli. Strizza gli occhi dal nervosismo e ingerisce altra birra, stanco e confuso, poggia la nuca sul bracciolo del divano ingiallito e cristo santo, ma che cazzo ha combinato?
Si fissa i piedi e scoppia a ridere: una calza rossa ed una blu, scuote la testa e forse, stare li, lo renderà più incasinato di quanto già non è.

“Louis? Dove diamine sei? Ma lo sai che colpo c’hai..”
“Ehy, amico, verresti a ripescarmi?”
Harry, dall’altro lato della cornetta, scoppia a ridere. “Dimmi dove sei, cazzone”
E , sentendo la voce degli altri , in sottofondo, si rende conto che magari, a dirla tutta, fuggire non serve proprio a niente.