ddd
La casa sulla spiaggia
Capitolo 7°
***
La sera che
precedeva il funerale dell'amatissimo proprietario della
Capsule Corporation, al quale avrebbero partecipato centinaia di
persone, la figlia, Bulma Briefs, girovagava per casa senza meta.
Il suo viso
era coperto d'un pallore allicinante, gli occhi erano
cerchiati, profondamente, e la nausea che l'aveva colta pochi minuti
prima, dopo l'essersi congedati Chichi e Goku, le aveva reso la gola
un incendio, oltre al sapore acido che le era rimasto in bocca.
Se ne stava in
salotto, appoggiata alla finestra e avvolta nella sua
vestaglia estiva, anche se sentiva più freddo di quello che
immaginava.
Pensava a suo
padre, quell'uomo sempre buffo e presente, che su quel letto era
sembrato ancora più vecchio ed esile.
Adesso lo
rivedeva accompagnarla a scuola, il primo giorno, tanti anni
prima. Alto e bello, e soprattutto giovane. Era stato sempre un amore
di padre, quello che tutte le persone vorrebbero... era stata fortunata
anche in questo, Bulma. E se ne rendeva conto...
Adesso se ne
stava lì, con la testa appoggiata al vetro, ad
osservare le luci della città dormiente. Era ormai
mezzanotte
passata, aveva messo a letto Bra da ormai più di due ore e
per
tutto quel tempo era stata sola, a pensare e a farsi male. Non aveva
più pianto, dacchè era rientrata a casa nel tardo
pomeriggio, quando, dopo essersi ripresa dal malore, aveva insistito
per andare ancora una volta accanto a sua madre. Poi era tornata in
casa e come se fosse stato un giorno qualunque aveva preparato la cena,
più per distrarsi che per necessità. Vegeta
faceva finta
di niente, almeno così sembrava, e non disse nulla nemmeno
quando lei, versandogli dell'acqua, lasciò, senza volerlo,
che
l'orlo del bicchiere venisse scavalcato e che il liquido andasse a
infradiciare tutta la tovaglia. Poi come al solito si era alzato, aveva
fatto una doccia e si era chiuso in camera.
Evidentemente,
pensò adesso Bulma, sarà già
addormentato.
Inutile andare
a dormire, ritrovandosi come sempre da sola.
Inutile
importunare Vegeta. LUI stava dormendo, era stanco.
Perchè svegliarlo... E soprattutto perchè mai
avrebbe
dovuto rimanere sveglio e aspettarla... non era successo niente,
assolutamente niente di grave.
Lei aveva
perso suo padre, e non era grave...
Non aveva
bisogno di essere stretta, consolata, baciata. Niente di tutto questo.
O almeno
cercava di convincersi che fosse così.
Meglio restare
a distruggersi lì, accanto alla finestra, al buio,
illuminata solo dalla luce dei lampioni del giardino.
Non si accorse
in quel momento, che dietro di lei qualcuno stava
avanzando lentamente, quasi in modo furtivo, a piedi nudi e con addosso
solo un paio di pantaloni di una vecchia tuta.
La persona
emise un lieve respiro, come per annunciare la sua presenza,
e ci riuscì, poichè la donna, anche senza muovere
un
muscolo, riuscì a capire di chi si trattasse.
"Torna a
letto, Vegeta..." Disse, senza muoversi di un millimetro. Non
era necessario che lui stesse lì. Lei era forte, stava
solo...
pensando.
Non si
udì nessuna risposta, nessun movimento, nessuna camminata
verso il corridoio.
L'uomo rimase
lì, a fissare il collo bianco della moglie, senza fare
niente.
Trascorse
qualche secondo dacchè Vegeta la fece rabbrividire,
grazie all'improvviso contatto. Le cinse la vita e la costrinse ad
appoggiare la schiena al suo petto vigoroso, in un movimento lento ma
deciso.
Fù
Bulma, stavolta, a respirare. E lo fece profondamente, senza
preoccuparsi di lui, che la teneva come se avesse avuto paura di
lasciarla cadere. E così sarebbe stato, poichè
solo
adesso Bulma stava lasciandosi andare, dopo il breve sfogo
avuto
con lui della mattinata.
Guardavano
insieme il panorama adesso, senza dirsi nulla. Lui
più che mai cosciente che solo di questo aveva bisogno la
sua
donna.
"Vegeta?"
Disse poi, lievemente, lei, con un leggero movimento del capo.
Lui non disse
nulla, lei già sapeva che con quel silenzio voleva lasciarla
continuare.
Bulma fece per
parlare, per dire qualcosa, ma si bloccò all'istante, forse
ripensandoci, e cambiò la domanda.
"Voglio...
voglio andare a letto, ora..." E si divincolò dal suo
abbraccio, lasciandolo quasi dispiaciuto. Ma lui sospirò
ancora
e la seguì in corridoio, fino in camera da letto, dove in un
attimo lei si coricò nella sua parte del letto e si fece
talmente piccola che avrebbe rischiato di cadere giù nel
sonno,
se si fosse voltata.
Era come se
non volesse toccarlo, come se volesse evitarlo.
Ma per Vegeta,
adesso, era quasi una questione d'orgoglio, non
d'affetto, e fù per questo che l'afferrò per il
braccio e
la trascinò verso di sè.
"Che cosa
fai?!" Protestò Bulma, ritrovandosi intrappolata tra
le due braccia di suo marito, che la fissava, adesso, sospettoso.
"Perchè
mi eviti?" Le chiese fermo.
"Non ti evito
affatto..." Rispose lei, scivolando dalla sua presa e
dandogli di nuovo le spalle. Cosa che lo irritò non poco.
"Se questo non
lo chiami evitare... voglio solo sapere che diavolo ti sta succedendo,
Bulma!"
"Vuoi sapere
cosa mi sta succedendo?!" Con uno scatto si tirò a
sedere sul letto, guardandolo scioccata "Mio padre è morto e
mi
chiedi cosa mi sta succedendo?!".
Non si accorse
di aver parlato a voce troppo alta. Nella stanza accanto
Bra si rigirò nel lettino, avvinghiandosi al suo orso di
pezza,
e nella stanza ancora accanto Trunks si svegliò, accese la
luce
sul comodino e, girandosi su un fianco, si accoccolò al
cuscino,
forse pronto a sentire l'ennesima litigata tra i suoi genitori.
"Come puoi
dire una cosa simile?! Te ne sei sbattuto altamente per
tutto il giorno! Adesso vieni a dirmi che se mio padre è
morto
non è di certo colpa tua?! Sei un mostro!"
"Cosa vuoi che
ti dica, allora! Di certo non gliel'ho fatto venire io
l'infarto, ero lontano da casa quanto te! Se hai bisogno di litigare
trovati qualcun'altro, non me! Chiaro?!"
Adesso stavano
urlando.
Trunks si
alzò dal letto, mogio e stanco. Non per andare dai
genitori, sapeva che avrebbe fatto arrabbiare ancor di più
suo
padre, ma entrò nella stanza della sorellina, che adesso si
agitava tra le lenzuola a quadri rosa pronta a lamentarsi per il
risveglio improvviso.
Il ragazzino
la prese in braccio, prima che potesse farsi udire dai
genitori, e lentamente, mentre già lei si calmava, la
portò in camera sua, chiudendosi la porta alle spalle e
sentendo
le voci affievolirsi. Mise Bra nel suo letto e si coricò
accanto
a lei.
Si
addormentarono subito, ignari che nella camera da letto Bulma e
Vegeta si erano già calmati. O meglio lui si era calmato,
lei
faceva solo finta. Il primo era disteso ora supino, con un braccio
dietro la nuca a fissare il soffitto. L'altra era quasi sull'orlo del
letto, guardava il pavimento e si teneva stretta al lenzuolo. Si
sentiva sola come mai in vita sua... e anche meschina, per il suo
comportamento nei confronti di Vegeta, che a modo suo, in fondo, stava
cercando di aiutarla. Era scivolata via dal suo abbraccio, del quale
aveva tremendamente bisogno. Il motivo nemmeno lo sapeva... Sapeva solo
che era vero, lo stava evitando, forse per capriccio. Ma era un
capriccio più che stupido, poichè aveva
tremendamente
bisogno di lui, adesso, anche se lo aveva respinto. L'aveva
abbracciata! Senza che nessuno gliel'avesse chiesto! E lei era stata
buona solo a urlargli contro... Forse per tutto il dolore che serbava
dentro di sè.
E
all'improvviso scoppiò a piangere. Non un pianto silenzioso
e
nascosto. Pianse singhiozzando e nascondendo il viso sul cuscino.
Pianse senza sperare in un suo ennesimo abbraccio, che infatti non
arrivò. E fù lei alla fine a cercarlo, smettendo
per un
momento di singhiozzare e strisciando verso di lui, nascondendo il
volto sul suo petto e cingendogli la vita con un braccio,
così
come fece lui poco dopo. Si addormentarono entrambi dopo appena cinque
minuti.
"Trunks,
sbrigati, faremo tardi!"
Bulma stava
giusto mettendo nella borsa un ciuccio e il proprio telefono cellulare,
quando Trunks, ancora abbastanza assonnato, scese le scale con il suo
zainetto sulle spalle. Non sembrava molto entusiasta di quell'uscita
estremamente mattiniera.
"Qualche
problema tesoro?" Gli domandò Bulma, appena si accorse del
broncio dipinto sul volto del ragazzino, non fermandosi,
però, dal suo lavoro del momento, ovvero riempire la borsa
del passeggino con qualche pannolino, una tazza antigoccia per l'acqua
e qualche giocattolo.
"Non voglio
tornare a scuola, mamma..." Si lamentò Trunks, mettendo in
borsa il suo pranzo e richiudendo la cerniera velocemente.
"Lo so, amore,
che queste vacanze non sono state delle migliori... ci rifaremo a
Natale, vedrai!" Gli strizzò un occhio, carezzando i capelli
lilla del figlio e pensando un momento che la sua vocina stava
cambiando e che stava proprio diventando la voce di un ragazzo, non
più di un bambino. Stava crescendo, il suo Trunks.
"Andiamo..."
Gli disse poi, dopo aver assicurato Bra nel suo passeggino e aver
aperto la porta.
Tempo cinque
minuti e furono già in strada. Il tempo era bello, quella
mattina. Si respirava ancora l'aria dell'estate, anche se loro, da due
mesi a quella parte, le vacanze non se le erano godute alla meglio.
Cinquantasette
erano i giorni dacchè il povero signor Briefs era stato
sepolto. Cinquantasette i giorni trascorsi come risalendo una grande e
ripida scala, aggrappandosi ad ogni gradino per farsi forza.
Cinquantasette
i giorni per sentire la prima parolaccia di Bra. Cinquantasette giorni
per sospettare ancora una volta di essere incinta ma non litigare
più con Vegeta.
Cinquantasette
era ora il numero civico che avevano davanti.
La scuola
media di Trunks, dove avrebbe ricominciato un nuovo anno scolastico,
era davanti a loro, la campanella stava già suonando e
decine di ragazzini si avviavano all'ingresso senza eccessiva premura.
"Ci vediamo
oggi mamma!" Disse Trunks, voltando le spalle alle due donne di casa.
"Ciao!
Divertiti!" si sentì dire dietro, prima che infilasse la
porta d'ingresso.
"Divettiti!
Tao Tao!" Fece eco Bra, ma questo il ragazzino non potè
sentirlo.
Bulma
ridacchiò divertita, facendo manovra con la carrozzina e
girando l'angolo a destra, imboccando la strada principale e
benedicendo l'idea avuta, ovvero quella di andare a piedi al lavoro,
nella sede principale della Capsule Corporation. La coda formata dalle
auto era lunga svariati chilometri.
"Coraggio
piccola mia..." Disse più per sè che per Bra "Ci
aspetta una bella passeggiata!".
Camminò
cinque minuti a passo svelto, oltrepassando vetrine e negozi, ma
fù costretta a soffermarsi solo quando si trovò
accanto a una grande recinsione di ferro battuto nero, che circondava
una grande distesa di erba che quasi sarebbe sembrato un bel parco
giochi, se non fosse stato per i vari monumenti in pietra che si
intravedevano all'interno. Lapidi...
Bulma
sospirò, osservando il grande ingresso aperto. Vide uscire
una madre, giovane ma vestita di stracci, con una bambina molto piccola
in braccio. Poteva avere si e no l'età di Bra. La donna
aveva ancora le lacrime agli occhi.
'Deve aver
perso il marito...' Pensò, osservandola svoltare l'angolo e
immergersi nella strada che conduceva al grande quartiere popolare
della città.
Bulma si
riscosse un momento, tornando a guardare verso l'interno del cimitero.
"Che ne dici,
Bra... facciamo un salutino al nonno?" Le chiese, entrando
già e percorrendo quel ben curato luogo di riposo, fino ad
arrivare nella zona ovest. Sorgeva lì una lapide, non ancora
rovinata dalle pioggie invernali ma già ormai poco distinta
dalle altre, se non per la qualità della pietra e del marmo.
Bulma tolse
dal passeggino Bra, per poter salire sulla zona erbosa e raggiungere la
lapide, e la tenne per mano mentre assieme camminavano lentamente verso
la tomba del signor Briefs.
Quando furono
lì davanti, Bulma si chinò e sistemò
il vaso di fiori leggermente rovesciato dal vento che aveva soffiato
quella notte, poi cinse la piccola vita di Bra con un braccio,
nonostante la piccola non capisse dove fosse e perchè si
trovasse lì.
"Sto andando
al lavoro, papà..." Mormorò poi la donna,
sorridendo lievemente.
"Verrò
presto a portarti dei fiori, promesso... ci vediamo presto!"
Tornò
a sollevarsi, stringendo a sè Bra per sederla su un suo
braccio e raggiungere più in fretta la carrozzina sul
vialetto. Ripresero il loro cammino fino all'ufficio.
Ma prima Bulma
si fermò in un negozio...
"Ciao
tesoro..." Rientrò a casa a ora di pranzo e fù
compiaciuta di trovare Vegeta sul divano davanti alla televisione e non
a massacrarsi nella camera gravitazionale.
"Tutto bene?"
Domandò al marito taciturno, che rispose con un piccolo
cenno del capo.
"Ho una bella
sorpresa..." Disse ancora Bulma, mettendo giù la figlia e
sedendosi accanto al marito.
"Sarebbe?"
Vegeta la
guardò estrarre dalla borsa una busta bianca, con estrema
calma.
"Qui dentro
c'è la nostra estate prossima..." Affermò
semplicemente la donna, aprendola e estraendo due biglietti azzurri.
Il Saiyan
guardò prima i due pezzi di carta, poi la moglie, sospettoso.
"Cosa?"
"Una bella
vacanza sul mare, senza figli e senza una casa da mandare avanti..."
Fine
N.D.A.
E'
una conclusione pressochè stupida e insensata, ma essendo io
dell'umore poco adatto a continuare una storia divenuta abbastanza
triste e non essendo un amante dell' Inconclusa ho deciso di terminarla
così.
Ma
non temete, mi sto già riprendendo e sto già
studiando una fan fiction tutta nuova da scrivere... datemi qualche
giorno, o qualche settimana, e vi prometto che ne scriverò
un altra molto migliore di questa!
Grazie
ancora a tutti coloro che hanno recensito questi capitoli, a coloro che
hanno avuto pazienza per la lunga attesa nell'aggiornamento e coloro
che leggeranno le mie prossime storie!
Vi
adoro!
Sara
|