Naruto2-Omake
Omake
- Extra -
Mi muovo
silenziosa nella boscaglia.
Come un
serpente.
No. I
serpenti non mi piacciono.
Come uno
scoiattolo.
Col cavolo
che quello è silenzioso.
Mi muovo
silenziosa nella boscaglia come sabbia.
Ecco, così
potrebbe andar bene.
No. La
sabbia fruscia.
E che
diamine.
Mi
muovo silenziosa
nella boscaglia.
So dove
mettere i piedi, so esattamente cosa fare.
Ho una
missione.
Il mio
compito.
E lo
porterò a termine.
Sono
brava, lo dicono tutti.
Cioè,
non proprio tutti.
Ma quelli
che contano (per me). Ed è abbastanza.
Nella
destra tengo stretto un kunai freddo, i miei sensi sono all’erta
dal primo all’ultimo...
...Diamine.
Ragnatela.
Me ne
libero.
Sono di
nuovo silenziosa.
Efficiente.
Letale.
Come un
embolo al cervello.
...
...Dovrei
lasciar perdere i paragoni.
Proseguo.
La meta è
tutto, l’obiettivo è tutto, la missione è tutto.
Così
mi hanno insegnato (tralasciando di aggiungere che c’è un
altro bel po’ di cose al mondo), e io ho imparato bene gli
insegnamenti.
Forse
non ero la migliore nelle ore di Poesia Ispirata, ma a muovermi
silenziosa
me la cavavo benissimo.
CRACK
Stupido
rametto.
STHUD
Ahia!
«Ehi,
hai preso qualcosa»
Nella
piccola radura, due ragazzi erano fermi in posizione di difesa.
Tutt’attorno a loro, conficcati nel terreno e nei tronchi degli
alberi, kunai e shuriken, insieme a tracce di tecniche andate a
vuoto.
Quello
che aveva parlato, il più piccolo, aveva capelli tendenti al
grigio e occhi blu, e non dimostrava più di dieci anni.
L’altro, alto e moro, ne aveva sicuramente qualcuno in più,
ma sembrava anche più malridotto.
«...Eh?»
ansimò, senza capire.
«Là»
spiegò il ragazzino, indicando un punto alle sue spalle, sulla
destra. «Quando mi hai lanciato quel kunai e mi hai mancato di
venti centimetri, hai preso qualcosa nel bosco»
Il
moro sbatté le palpebre sugli occhi azzurri, slavati.
«Ah...
ma certo!» esclamò all’improvviso. «Lo sapevo.
Sicuro. Avevo sentito un rumore, e ti ho mancato apposta»
Il
ragazzino più giovane gli lanciò un’occhiata piatta.
«Interrompiamo la sfida e andiamo a vedere?» propose.
«Ho
vinto io?»
«Ti
concedo al massimo un pareggio»
«Accidentaccio...
va bene. Solo perché sei piccolo»
Insieme
si avvicinarono cautamente alla boscaglia. Poco prima avevano sentito
un rametto spezzarsi, poi c’era stato il kunai, e più nulla.
Di qualunque cosa si fosse trattato, o era stata colpita, o se ne era
andata molto in fretta.
«E’
un cinghiale, vedrai» se ne uscì il moro con aria
convinta. «Enorme. Li so riconoscere io»
Scostarono
le fronde di un cespuglio e si liberarono di una ragnatela, e,
scavalcando radici e sassi, avanzarono ancora un po’... Finché
il luccichio di un kunai tra le foglie non attirò la loro
attenzione.
Si
fermarono.
«Un
cinghiale, eh» commentò il ragazzino, piatto.
«Ehm...»
si schiarì la voce quello più grande, arrossendo.
«...Più o meno»
Faccia
a terra, sul terriccio scuro, c’era una sagoma indubbiamente umana,
circondata da una massa di folti capelli rossi sparsi sulla schiena e
tutt’attorno al capo. A una prima occhiata sembrava sprovvista di
zanne, peli o coda.
«Mi
sa che l’hai anche colpito con il retro del kunai» commentò
il più piccolo, raccogliendo l’arma del delitto. «Non
sai nemmeno lanciare come si deve, razza di Stupido»
«Ehi,
almeno io me ne ero accorto!» protestò l’altro,
indignato.
«Comunque,
controlliamo se è vivo»
Con
poca delicatezza, i due si posizionarono ai lati del loro cinghiale e
lo voltarono sulla schiena.
La
prima cosa che scoprirono fu che era davvero stato colpito con il
retro del kunai, a giudicare dal bernoccolo sulla tempia sinistra. La
seconda, che era femmina.
Il
ragazzino posò due dita sul suo collo, alla ricerca di battito
cardiaco, e lo individuò subito.
«Viva»
decretò con calma. «Non sai nemmeno uccidere con un
colpo solo»
«Potrei
imparare in fretta» bofonchiò il moro tra i denti.
«Che
ne facciamo?»
«Non
possiamo portarla a Konoha, guarda il coprifronte»
«Già.
Allora proviamo a svegliarla»
Non
aveva nemmeno finito di proporlo, che la sua piccola e tenera mano
aveva già colpito con uno schiaffo secco.
Ahia!
Non ci va
leggero il marmocchio!
Ma col
cavolo che apro gli occhi, non sono mica scema.
In questi
casi la mossa migliore è fingersi morti.
Io queste
cose le so.
Il
ragazzino fissò il volto addormentato, che sul lato destro si
stava colorendo di rosso.
Ritentò.
«Ahia,
e che cavolo!» sbottò allora il cinghiale, scattando a
sedere con una mano alla guancia. «Basta, però!»
«Fatto»
commentò il ragazzino tutto tranquillo. «Va bene, ora
dicci chi sei e cosa vuoi»
La
kunoichi dai capelli rossi assottigliò gli occhi castani,
studiando i due che si trovava davanti.
Carini,
fu il suo primo pensiero.
Nemici,
fu il secondo.
«Dalla
mia bocca non uscirà una parola!» esclamò
spavalda.
«Prego?»
chiese il ragazzino, serafico, e la lama del kunai andò a
solleticare la gola di lei.
«Oh,
ehm, beh... se proprio insistete... insomma, in fondo è
scortese non presentarsi» ritrattò la rossa
stiracchiando un sorriso. «Chiamatemi Kuro. Vengo dal Villaggio
del Sushi»
Il
ragazzo più alto scoppiò a ridere. «Da dove?»
«Villaggio
del Sushi» bofonchiò lei, arrossendo. «Non si vede
dal coprifronte?»
«Ah,
è sushi quello? Credevo fosse una ciabatta»
«Senti,
se esiste il Villaggio del Tè non vedo perché non
dovrebbe esserci anche quello del Sushi!»
«E
perché sei qui?» intervenne il più piccolo, prima
che scattasse la rissa.
«No,
dai, questo non posso proprio dirvelo!»
«Devo
torturarti?»
Kuro
sbiancò. «Lo faresti davvero?»
«Ma
sei una ninja o no?»
«Certo
che sì. Ho anche gli shuriken»
Silenzio.
«Okay,
lasciatelo dire. Mi fai pena» se ne uscì il ragazzino
dopo qualche istante.
«Se
non vuoi torturarla possiamo legarla e portarla al villaggio»propose
l’altro, con un sorrisino allegro. «Sarebbe divertente
vederla fare l’idiota con i veri ninja»
«Voi
non siete veri ninja?» chiese lei, illuminandosi
all’improvviso.
«Ver...»
iniziò l’altro, ma non ebbe il tempo di finire.
In
un attimo sia lui che il compagno si trovarono bloccati da uno
shuriken conficcato nel terreno attraverso la stoffa dei loro
pantaloni, e con profondo stupore si resero conto che alla stelletta
erano avvolte carta bombe... rosa leopardate?
Esplosero
quasi subito, dando a malapena il tempo a Kuro di balzare indietro, e
sollevarono una nube di polvere e foglie secche.
La
kunoichi, appollaiata su un ramo, rise piano, con l’aria del serial
killer professionista.
“Hn.
Mai mettersi contro una vera ninja” pensò, inspirando a
fondo.
CRACK
Il
ramo si spezzò.
Kuro
perse l’equilibrio.
La
sua testa andò a cozzare contro il tronco.
Svenne.
Di
nuovo.
Ricadde
a terra, dieci centimetri più in là di dove era stata
stesa poco prima, e i due ragazzi che l’avevano trovata, tossendo,
dissiparono le ultime spire di fumo con la mano, e la guardarono.
«Io
mi vergogno a portarla al villaggio» commentò il più
piccolo, osservandola desolato.
«Già.
Senti, lasciamola qua e facciamo finta di niente» approvò
l’altro.
«E
se riesce a trovare la strada per Konoha?»
«Ci
penserà qualcun altro a ucciderla»
«Ma
no, poverina. La condanniamo a morte, così, e invece dovremmo
averne compassione»
«Allora
cosa ne facciamo?»
Il
ragazzino si prese qualche istante per riflettere.
«Beh...»
disse poi, esitante. «Secondo me se la appoggiamo contro un
albero, girata dalla parte opposta rispetto a Konoha, non ci arriva
mai più»
«Dici
che funziona?»
«Tanto
vale provare»
Funzionò?
Forse.
Ma
probabilmente non ne sapremo di più.
Continua...?
(Spero
vivamente di NO)
* * *
Spazio autore
Io l'ho detto che era una scemenza. U_U
Se non altro, è una scemenza che renderà la separazione meno dolorosa!
Se vi avessi lasciati con un drammatico capitolone intriso di morti, sarebbe stato molto più triste, no?
Nota: Kuro è una persona realmente esistente.
Ahimé.
Arrivederci a settembre!
(oppure, arrivederci sul forum, dove troverete il Prologo di Piume nella Cenere!)
Aya
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