“Chi diavolo sei, maledetta!”
Leannel non ricordava di avere tanta voce. Gridava. Un atteggiamento
che non le si addiceva.forse una lacrima cadde sulle sua guance.
“Chi sono. Chi sono io? Tu lo sai chi
sei? No, probabilmente. Ma anche se non sono che un sogno, ho deciso
che è arrivatro il momento di rivelarti la mia identità.”
“Ti ringrazio.” mormorò
Leannel.
La voce rise. Con i suoi occhi coloro fuoco si
sedette e rise. Leannel pensò che la sua risata avesse
quaòlcosa di non umano.
Leannel aveva paura. forse ciò che più
la spaventava era il fatto stesso di avere paura. Non ne aveva mai
avuta. E in quell'unico momento non trovava la forza di sorridere
alla vita e gridarle in faccia che non le importava nulla di lei.
“Nife” mormorò la voce, con
semplicità.
Leannel la fissò. Cosa voleva dire. Era
senza dubbio il suo nome. Nife. Come sapeva che la sua mente aveva
preso a vagare. Nife.
“Si, è il mio nome”
“Quindi sei nife, figlia di melkor?”
“Non lo so di chi sono figlia. Io ed il
male siamo la stessa cosa. Io e te siamo la stessa cosa”
“Mi stai confondendo. Un attimo fa
eravamo solamente due facce della stessa medaglia”
“Ti sto..?” Nife rise di nuovo.
Leannel rimase stupida della sua travolgente, surreale bellezza. “Lo
faccio da ormai qualche ora e ancora non mi ha stancata. Non credevo
potesse essere tanto divertente aggiungere preoccupazioni ad un
amente già preoccupata. Perchè poi questo è il
male, vero? Il male è quando io riesco a pensare al tuo
posto?” leannel tacque, perplessa nell'ombra.
“Sei forse diventata muta di un tratto?”
chiese Nife. “Non sei qui solo per dare di scherma! Devi
parlare! Lo hai semper voluto, no? Esprimere le tue opinioni! Fallo,
avanti!”
Leannel strinse la fronte tra le mani.
“Penso di si. Cioè, non solo. Si,
quello è male. Ma il male in senso ato, il male vero è
quando si crede di poterci comportare come se si avessero poteri che
non ci sono dati” rimase un istante in silenzio. Poi fissò
Nife e sorrise. “Come te. Il male è voler giocare a fare
Dio”
“Non avresti dovuto parlarmi così”
“Lo so.” Nife tacque. Leannel fece
lo stesso.
“Non pensi a cosa stia succedendo fuoiri
di qui? La vita continua dopotutto. Sei una persona davvero
egocentrica, Leannel”
leannel si rese conto che la donna dai capelli
neri aveva ragione. Stupida. Cosa pensavano del suo corpo esanime?
Che ne stavano facendo? La credevano forse morta? Cos'avrebbero fatto
di lei?
“Sei ottimista, infondo, Leannel. No hai
pensato al peggio” nife sorrise sadicamente. In quello stesso
momento nella mente debole di Leannel affiorarono delle immagini.
Come dipinti tenui, fatti da artisti meravigliosi, col gesso su
tavole bianche. C'era Reimer. Reimer era sdraiato a terra, i suoi
occhi fissi e lo sguardo spento. Il colore della pelle pallida
risaltava con i capelli corvini.una freccia era conficcata nella sua
schiena. Leannel gridò. Gridava a nife di smetterla. Gridava
eppure aveva l'impressione di non star dicendo niente. Si sentiva
sommersa da un'acqua che l'imprigionava. Versò alcune lacrime
fredde. On era possibile. Non Reimer, non tuti gli altri. Come aveva
potuto pensare solo a se stessa.
Si raggomitolò piangendo e mugolando,
persa anche la cognizione di questa nuova sorta di realtà.
Guardandola Nife rideva.
Era un po' come vedersi morire.
Era bellissimo.
Nife si laciò andare a una risata.
Leannel alzò lo sguardo pieno di lacrime e la fissò
con disprezzo. Questo sembrò rendere la guerriera dagli occhi
crudeli ancora più divertita.
“potrei finirti adesso” mormorò
“non sei mai stata fragile come adesso. Peccato che solo io
possa vederti. Chissà come sarebbe divertito Reimer oppure tuo
padre” rise ancora. Leannel sentì scorrere nelle sue
vene quello stesso riso. Com'era possibile? Nife le stava elencando
tutti i modi orribili in cui avrebbe potuto ucciderla e lei provava i
suoi stessi sentimenti. In ogni caso era convinta di non voler morire
per mano di una donna come lei.
“Oh si, Leannel, io ti tormenterò
per l'eternità”
“L'eternita?” sussurrò
Leannel, mentre si rialzava “E' un periodo troppo lungo da
immaginare anche per te. Sta attenta a quello che dici.” Nife
la fissò sorpresa. Era più che sicura che quelle
immagini da lei create, quella morte, stessero ancora pulsando nella
testolina corrotta di Leannel. Forse la sua testolina era talmente
corrotta da non provare più dolore. Che personaggio
interessante, si disse.
“Non credo. Potrei davvero passare
l'eternità a vederti piangere.”
“Quando ti vedrò?”
“Sempre”
“Come..”
“Potrei anche non lasciarti andare mai.
Sei nel mio territorio ora”
“E se io ti uccidessi?”
“Ti ho già detto che non puoi”
“Non ti credo”
“Rimarresti qui per sempre. E poi,
ammettilo, io ti piaccio almeno quanto tu piaci a me”
Leannel sputò a terra
“Direi proprio di si” disse.
“Che vuoi fare?”
“Voglio vedere quanto sei forte”
“Pensavo di averti spezzato”
“Io sono nata spezzata”
“Tu sei di quelli che si dicono storti?”
“Si, storti in un mondo di dritti”
“Siete bestiole patetiche”
“E' per questo che ti piacciamo”
Nife sorrise “Da dove titi fuori questa
voglia di morire?”
“Lavoro sempre meglio, sottopressione”
leannel trasse la sua arma e l'allungò al suo fianco. Nife
sfoderò due pugnali e li incrociò.
Rumore metallico. Le armi si incrociarono e
fremerono. leannel si voltò e si allontanò. Nife la
rincorse. Leannel saltò in aria, in quell'aria umida e
pesante. Nife l'attaccò alle spalle. Leannel si gettò a
terra.
Era vero, lavorava meglio sottopressione.
Le due donne si fermarono. Nife ansimò.
Leannel sorrise. Sembrava che il sangue ed il sudore si fossero fusi.
Adesso Leannel era nel pieno della sua abilità. Nife sarebbe
morta.
“Ti conviene davvero?”
“Tanto non ho speranze”
“che strano modo di vivere gli eventi”
“Io non li vivo”
“Sciocca”
Nife affondò in un paio di occasioni, ma
senza esito. Leannel era leggera e forte. E, cio che più
contava, pronta a qualsiasi rischio.
Leannel. Piombava da destra e colpiva Nife al
fianco. si. La lama era così vicina cha già la pelle
era pronta ad aprirsi.
E in quel momento Nife rise. Si allontanò
e rise.
“Per oggi basta così. Altrimenti
andrà a finire che mi ucciderai davvero. Ci vediamo”
Nife scomparve.
Leannel trasse un profondo e gridò. Era
sempre così. Per lo meno non era stata colpa sua. Si sedette.
Ora si chiedeva solo come sarebbe tornata indietro. E se sarebbe
tornata indietro.
Talmaye si stiracchiò le braccia mentre
sbadigliava. Dormire sotto quello che rimaneva della loro tenda non
era stata una buona idea. Era come se non avesse dormito affatto. In
compenso Salmaye dormiva tranquillamente. Talmaye sorrise. Fissò
il sole. Era presto. Nella tenda a fianco si vedevano le ombre
assopite di Reimer e Morien. Sbadigliò di nuovo.
Si guardò attorno. Non c'erano tracce né
della bambin, né di Leannel. Guardò in alto. Da un pino
bianco Leannel lo fissava.
“Reimer ha detto che mi sono persa
qualcosa ieri sera”
“Reimer si diverte a fare lo stupido. In
ogni caso avrei vinto io”
Leannel rise, mentra scendeva dal tronco
chiaro.
“La bambina?” chiese Talmaye
“E' fuggita”
“Lo sapevamo tutti”
“Si.”
“Tu non hai dormito questa notte”
“No”
“Leannel. Cosa facciamo oggi?”
“Cosa facciamo? Hai paura, vecchio mio?
Oggi combattiamo. Lo aspettavamo da tanto. E tu fai in modo di
ritornare vivo a casa”
“Tu non farai lo stesso? Io non sono come
te.”
“Non importante che io torni a casa”
“Già è vero” Talmaye
rise. Se c'era una cosa da evitare assolutamente oltre al non
contradirre mai Leannel era darle ragione.
“Che hai portato?”
“L'arco, come sempre”
“Vai a svegliare gli altri.”
Talmaye annuì.
Reimer sedeva davanti alla sua tenda con un
sorriso tranquillo stampato sulle labbra. Talmaye pensò che se
davvero di loro uno non aveva paura di morire, era lui. Il suo unico
timore era che Morien morisse. Che strano soggetto.
“Che dice?” chiese
“Dice di partire”
“E' presto.”
“Tu hai detto di non contraddirla mai”
Reimer sorrise. Chiamò Morien. Talmaye
tirò un calcio a suo fratello che si svegliò.
“E' presto” mormorò.
“Se Leannel dice che non è presto,
non è presto”
“Si, hai ragione”
Talmaye allungò la mano.
“Che facciamo delle tende?”
“Lasciale qui. Al ritorno non ci
fermeremo per dormire”
Leannel li aspettava seduta sul suo cavallo dal
manto nero. Sorrise.
“Non mi ricordavo come eravate vestiti
così”
Salmaye aveva lo sguardo nero. Reimer disse che
era normale.
“La bambina ha detto a ovest”
“A ovest noi andremo”
Morien, seduta dietro Leannel, gitava la sua
spada. Cadde il silenzio. Salmaye sospirò.
“Che succede se ammazzo un mortale?”
“Cosa intendi?”
“Io ho ammazzato solo orchi”
“Come munimo brucerai all'inferno”
disse Reimer. Talmaye e Leannel risero. Salmaye ricordò
quando, al sud, Reimer faceva credere di essere un sicario. Sorrise
anche lui.
“Eccoli” disse. Salmaye li vedeva
chiaramente. Un numero discreto di uomini e grossi orchi. C'era una
donna e a suo fianco la bambina. Più lontano il resto del
loro villaggio. Forse intendevano tenderli un agguato o qualcosa di
simile.
“Sono laggiù”
Reimer annuì.
Salmaye si allontanò. Morien sembrava
disorientata. Probabilmente si trattava di qualche tattica
improvvisata.
“Siete pronti?” disse Leannel, col
suo tono fiero.
“Pronti a combattere, pronti morire”
rispose Talmaye. Reimer sguainò la lama nera. Morien, dietro
di lui fece lo stesso con la sua spada ricurva.
Talmaye alzò la mano al cielo. Poi
afferrò la sua prima freccia.
“Così ha inizio. Vinca il
migliore, cioè noi” Scagliò la sua freccia.
A più o meno cinquecento metri di
distanza il più alto degli uomini cadde a terra morto.
Tra la truppa mortale si scatenò il
caos. Alla rinfusa tre o quattro dozzine di uomini e donne armati si
gettarono contro di loro.
“Ti sei preso il primo, maledetto”
disse Leannel
“A te l'onore del secondo”
“Come minimo dovrai lasciarmi l'ultimo”
sorrisero. Morien spaesata, con le mani sottili che tremavano era
pronta a subbire l'attacco nemico. Reimer le posò la mani
sulla spalla. Si sentiva meglio ora.
Morien trasse un prfondo respiro.
“Sfoderate le armi!” ordinò
Leannel, cpnsapevole che tutti loro ormai stringevano tra le mani le
loro lame.
“Attaccate!” disse. I quattro elfi
si gettarono sul gruppo di uomini.
Reimer uccise senza esitazione il primo uomo
che gli fu di fronte. Lo trafisse da parte a parte. Morien lo fissò
pe un momento. Quello non sembrava il suo uomo. Ma lo avrebbe amato
allo stesso modo.
Leannel lo guardò con rimprovero. Non le
avevano lasciato neppure il secondo. Si rifece in fretta. Vibrando un
solo colpo uccise tre uomini. Talmaye sbuffò. Morien pensò
come potessero trattare la guerra come un gioco. Il primo orco che si
fece avanti le corse incontro. Reimer gli infilò un coltello
nel polpaccio. Morien gli chiese con lo sguadro il perchè.
Reimer, facendosi spazio tra un discreto numero di uomini, le si
avvicinò.
“Ti avrebbe fatto fuori”
“Tu mi sottovaluti”
“No, ma devi pensare a quello che fai e
non a quello che fanno gli altri”
“Ti stai prendendo gioco di me, solo
perchè per te è normale”
“Questo può essere. Ma lasciaci
giocare. Era da molto che non ci divertivamo così”
Leannel aveva già iniziato ad uccidere
con la sua solenne maestria. Sembrava che volesse gridare ai nemici,
sono qui per voi. E per voi non è un bene.
Era leggera ed ingegnosa. Reimer si chiese come
potesse migliorare sempre, ogni volta, nonostante non si allenasse
mai sul campo. Rise, mentra toglieva la vita ad un'latro paio di
uomini.
Talmaye saltò da una parte all'altra del
ristretto campo di battaglia. Trafisse un buon gruppo di mortali con
il suo pugnale bianco. A terra, una donna afferrò la sua
caviglia.
“Che vuoi?” mormorò l'elfo
“I pensavo che voi immortali foste
perfetti”
“Vi sbagliavate. In ogni caso avete
scelto la parte sbagliata”
“Chi siete voi per deciderlo”
“Ascolta sciocca mortale. Questa è
la mia casa. E non permetterò alle tue sporche mani mortali di
distruggenla.”
La finì con un colpo. Si chiese come
suo fratello avesse potuto porsi delle domande simili riguardo ad una
specie inferiore come quella dei mortali. Si chiese anche come lui
stesso talvolta avesse potuto desiderare di farne parte.
Il suo cinismo stava raggiungendo picchi
altissimi.
Uccise in volo una buona dozzina di mortali.
Leannel sbuffò. Aveva ucciso solo
quattordici mortali e sette orchi. Per un misero totale di ventuno
nemici. E non aveva provato nessun gusto. Davvero il nemico non aveva
di meglio da sottoporle?
Il gruppo esile di elfi si fece avanti. In quel
momento, un gruppo di orchi li attaccò alle spalle. Una mossa
prevedibile, pensò Leannel.
Erano dei nemici più validi. Morien, che
finora aveva raggiunti un totale di soli sette tra mortali e orchi,
si trovò in difficoltà. Non lo diede a vedere, Reimer
avrebbe ucciso tutti i suoi nemici. Inoltre doveva dimostrare a
Leannel di essere un guerriero valido.
Ne uccise un paio. Leannel era occupata. Ora il
suo totale era di venticinque.guardò Talmaye, il quale,
imbronciato le disse di avrene uccisi solo venti. Reimer fece cenno
di ventisei con la mano. Questo mandò Leannel in bestia.
La donna elfo si gettò a sull'ondata di
nemici. Col suo splendido sorriso di sfida ne uccise almeno sei in
pochi istanti. Ora anche Morien cominciava a trovare le cosa
divertenti. Il suo capitano era davvero splendido da guardare. Ora
però si chiedeva doe fosse finito Salmaye. Avanzando, Leannel
scorse il villaggio degli invasori. Sorrise. Li avrebbero ammazzati
tutti.
“Fermi” gridò una donna
bionda, su un cavallo grigio. Leannel trasse indietro la spada e la
rinfoderò. Il suo nemico cadde a terra morto.
“Che vuoi?” disse Reimer
“Io ho qualcosa di vostro. Quindi uppongo
sarebbe meglio che smetteste di ammazzare i miei e ve la riprendeste
in silenzio. Morien scoppiò in lacrime e gridò
“Hanno preso Salmaye, povero Sal!”
Leannel perse il suo sguardo.
“Che gli avete fatto? Che avete fatto a
mio fratello?” disse Talmaye. La donna bionda rise.
“Noi vogliamo qualcosa di vostro, in
cambio. Noi vogliamo la donna.” indicò Leannel. Il suo
viso si fece cupo.
“D'accordo. Noi lasciamo le nostre armi e
vi seguiamo. Prenderemo Sal ed io resterò con voi”
Reimer la guardò. Leannel fece cenno di no col capo.
Era finita, pensò Morien. Reimer
l'abbarcciò. Ma i quel momento, Morien vide qualcosa di
insolito. Dalla mano che aveva messa sulle sue labbra, Talmaye
rideva. Cosa stava succedendo?
Leannel lasciò che i suoi polsi
venissero legati. Con aria solenne seguì il cavallo della
donna. I suoi sottoposti la seguirono. Solo dietro a loro quello che
rimaneva delle truppe.
“Chi sei” mormorò Leannel
“Chi sei tu?”
“Io sono Came. Il mio capitano vuole te.
O meglio è il notro dio che vuole te. Noi agiamo per mezzo di
lui.”
“Di che parlate?”
Ma Came non rispose. Erano all'accampamento,
ormai. Morien sentiva freddo. Non capiva. Reimer e Talmaye si
scambiarono uno sguardo mentre venivano condotti in una grande tenda
azzurra.
“Benvenuti” disse una voce di
donna. Reimer trovò divertente che entrambe le fazioni
avessero una donna a loro capo.
“Ora, vogli solamente mostrarvi la
bestiolina che ho trovato nel bosco.” un paio di uomini
portarono in una gabbia di legno Salmaye, con molti lividi in viso.
“Bene.” disse Leannel “Aprite
quella gabbia. Sarò io la vostra bestiolina. Lasciate che
tronino a casa prima di notte.”
Salmaye, infinitamente mal ridotto si dimenò,
finchè un degli uomini non gli ebbe dato una percossa con un
bastne. Si aggrappò alle sbarre
“Cosa fate qui? Lasciatemi e andatevene!”
leannel fece cenno di no col capo “Ma voi.. ma noi, cosa siamo
senza di te? Non puoi sacrificare la tua esistenza al posto della
mia”
“Senza di me voi siete uomini liberi.
Siete vagabondi. Finalmente avrete modo di vivere la vostra vita come
sempre avete voluto. E' stao bello conoscervi” Leannel versò
una lacrima. I suoi uomini fecero lo stesso. Morien pens che la loro
vita senza Leannel non avrebbe avuto nessun senso. Il capitano rise.
Leannel le fece cenno di aprire la gabbia. Il capitano scese lei
stessa dal suo trono e si avvicinò.
“Un ultima cosa” disse Leannel
“voglio conoscere il nome della donna che mi ha catturato”
“Il mio nome è Kora”
“Bene, Kora” disse, mentre un uomo
apriva la gabbia di Talmaye. “Sono contanta che tu sia nata..
così stupida”
Talmaye balzò fuori dalla gabbia. Reimer
lanciò un pugnale a Leannel che lo rivolse verso Kora.
“Siete i peggiori con cui ho mai avuto a
che fare” disse Kora
“Tu non hai mai avuto a che fare con
nessuno” ripose Leannel. Talmaye strinse la mano di suo
fratello.
“Mi aspettavo che li avresti attaccati
alle spalle”
“Mi piace deludere le tue aspettative”
rispose Salmaye. I due risero. Morien rimase di sasso. Si arrabbiò.
Reimer rideva.
“Che ti prende?”
“Ci ho creduto” Reimer continuò
a ridere.
“Dovrai abituarti a questo genere di
cose.”
“Ho temuto di perdere leannel”
“Non perderemo mai Leannel, sarà
lei a perdere noi” Morien sfoderò il suo pugnale ed
uccise un paio di uomini. Rise. Era stato divertente, infondo.
I cinque elfi uscirono dalla tenda. Reimer
lasciò che questa crollasse.
Leannel era presa dal suo combattimento.
“i hai creduto davvero, sciocca mortale?”
“Vuoi sapere la verità? Si”
“Ti sbagliavi” Con quelle parole
leannel trafisse Kora che cadde a terra.
“Avrei quello che ti meriti”
mormorò spirando. Leannel rise.
Si avvicinò a Salmaye.
“Buona idea. Anche se in pochi modi
avresti potuto render la cosa più complessa”
“A noi non piacciono le cose semplici”
rispose “Comunque quella dei vagabondi è stata
magistrale”
“Ti ringrazio. È quello che ho
pensato anche io”
“Siete due stupidi” disse Talmaye
“Infondo è stato eccitante”
rispose Salmaye
“Non lo nego. Ma tu sei stupido in ogni
caso”
Uccidevano oramai senza neppure accorgersene.
Gli uomini erano tanti che Leannel aveva perso il conto. Salmaye
sembrava in perfetta forma, in effetti era il suo unico pensiero era
quello che lo avessero picchiato troppo.
Silenzio. Reimer si alzò da dietro una
roccia. L'accampamento era distrutto e non si vedevano uomini né
orchi. Fece cenno a Morien di alzarsi. Salmaye sputò. L'ultimo
mortale gli era morto in grambo ed era sporco del suo sangue. Accanto
a lui talmaye recuperava parte delle sue frecce. Leannel si sedette.
Sospirò. Reimer notò che stava piangendo. Di gioia,
suppose.
Sorrise.
“Che facciamo adesso?” chiese
Salmaye
“Torniamo a casa direi” rispose il
fratello
“Direi di si, è tutto a posto”
disse Reimer.
Leannel fissò il cielo. Poi le venne in
mente qualcosa. C'era qualcosa che turbava quella quiete.
“Talmaye vieni qui” Talmaye annuì
e si avvicinò “Non pensi che manchi qualcosa?”
“Posso aver sbagliato”
“Ieri sera non la pensavi così”
“Leannel, ci siamo divertiti oggi. Ora
andiamocene e tutto rimarrà com'è” Talmaye si
allontanò. Sapeva che sarebbe finita.
Leannel sorrise e si unì agli altri.
Raccolta la sua arma, imbrattata di sangue, fece cenno ai suoi di
andarsene. Reimer annuì. Spostati due o tre corpi le si
avvicinò.
“E' andato tutto come doveva”
“Direi di si”
E fu in quel momento che Leannel cadde a terra.
Morien gridò e le fu addosso. Reimer sperò che si
trattasse di stanchezza eppure, sulla sua schiena, era chiaro, era
apparsa una frccia dalle piume nere.
Morien la estrasse.
“Mortali!” disse.
Talmaye la vide. Sotto innumerevoli corpi morti
era spuntata una bambina dai capelli biondo grano. Stringeva in mano
un arco tanto grosso che Talmaye, pieno d'ira si chiese come potesse
portarlo. Ma non gli interessava. La bambina fu trafitta da una delle
sue frecce, prima che potesse accorgersi di aver avuto ragione anche
quella volta. Si sentì incredibilmente solo. I suoi compagni
erano chini sul corpo freddo di Leannel e lui sentiva di aver
sbagliato qualcosa.
“Che succede? Che diamine succede qui?”
gridò Salmaye.
“State lontani perfavore.” disse
Reimer, all'apparenza tranquillo.
“E' avvelenata” asserì
“Cosa facciamo ora?” gli occhi di
Salmaye si erano riempiti di lacrime. Non poteva essere. Non voleva
diventare un vagabondo. Leannel non poteva morire. No, non poteva
essere morta. Sudava e tremava. Reimer lo fissò.
“Talmaye!” chiamò. L'elfo si
avvicinò.
“prendi un cavallo e portalo qui. Morien
va' con lui.”
“Non me ne vado, Rei” fu la
risposta di Talmaye. “Io lo sapevo. Io ho abbassato la
guardia.”
Reimer si alzò. Afferrò talmaye
per un polsoe si allontanarono.
“Che ti prende?”
“Morirà in ogni caso”
“Smettila di fare lo stupido!”
“Smettila tu. Quella donna ti ha fatto
diventare uno sciocco”
“Fa' silenzio. Io e te dobbiamo fare il
possibile. Tu l'ami. E smettila di comportarti da incompreso”
“Che hai intenzione di fare?”
“Porta via tuo fratello e Morien. Io
penserò a cosa è meglio”
“D'accordo.”
“Se non sopravvive dovremo fuggire. Ci
taglieranno la testa”
“Che importanza ha? Siamo venuti al mondo
per seguirla ovunque desiderasse andare”
“So che è doloroso, ma non è
così”
Reimer si voltò “Ora andiamo”
disse “La prossima volta che hai una premonizione del genere,
faccelo notare”
talmaye tornò al piccolo gruppo di elfi.
“Andiamo a prndere i cavalli”
Salmaye annuì.
I tre si allontanarono.
“Siamo rimasti soli, Leannel. Ma non puoi
permetterti di morire. Hai vissuto troppo poco a lungo. Il tuo cuore
batte normalmente e respiri. Che ti è preso lea? Stai
scherzando, forse?” Reimer ebbe la visione di lei che si
svegliava ridendo e diceva che era stato uno scherzo. Leannel non
avrebbe mai fatto una cosa del genere.
Eppure era inconfutabile, Leannel non era
morta.
Reimer si sedette. Chiese a se stesso, poi a
Leannel che cosa avrebbe fatto.
Leannel non rispose. Ma fece qualcosa
d'interessante. Si divincolò e pianse. Tutto questo per una
brave frazione di secondo. Reimer rimase ancora più perplesso.
“Che le è preso, allora?” la
voce di Talmaye ruppe il suo silenzio.
“Non sembra veleno. Sembra piuttosto una
maledizione”
“Pensavo che quella roba non esistesse”
“Ti sbagliavi. Leannel sta solamente
dormendo”
“Svegliamola, allora” Disse Salmaye
alle sue spalle.
“Non funziona così. Dobbiamo
aspettare che si svegli da sola” gli rispose Morien . Reimer la
fissò. Non aveva idea di dove si fosse documentata su cose del
genere.
“Dobbiamo aspettare? Quanto dobbiamo
aspettare?”
“Non lo sappiamo, Salmaye. Non dipende da
noi” disse Reimer
“Che facciamo fin quando non si sveglia?”
chiese Talmaye, asciutto.
“Tutto quello che vi viene in mente.
L'unica possibilità di cui dobbiamo privarci è quella
di tornare a casa, almeno fin quando non si sarà svegliata o
sarà morta”
Le parole di Reimer sembrarono sconvolgere
salmaye. Non concepiva perchè il padre di leannel non avrebbe
dovuto vedere il corpo di lei prima che morisse. E non riusciva a
spiegarsi come avrebbe questa mai potuto morire.
“Ma quando succederà?”
chiese
“Non lo sapremo fino a quel momento.
Potrebbe essere tra un'ora, un giorno, un anno o tutta l'eternità”
“E che faremo fino ad allora?”
“Aspetteremo, Salmaye”
Leannel si mosse di nuovo. Dalle sue labbra
scese un rivolo di sangue.
Talmaye lo pulì con dell'acqua. Sembrava
che nessuno avesse voglia di muoversi.
Poi bevve.
“Sua madre è stata maledetta, non
è vero?” disse
“Si. Dicono che dopo questo si sia
uccisa” rispose reimer
“Non è giusto” disse
Salmaye.
Leannel adesso era sudata. Erano assate alcune
ore. Era come se con leannel stessero dormendo anche i suoi compagni.
L'aria era ferma e puzzava di morto. Il viso di morien si era
ricoperto di sabbia.
Leannel si dimenò di nuovo. I quettro
elfi non vi diedero peso.
Inevce Leannel torenò col busto eretto e
sputò sangue.
“Maledetta” grido. Quattro sguardi
furono sul suo viso.
Leannel li fissò e pianse.
Non erano morti.
“Che ti è preso?” chiese
Morien
“Non lo so. Voglio tornare a casa”
rispose. Leannel si accorse che Morien piangeva. Cos'era successo.
Quanto tempo era passato?
“Ci hai fatto stare in pensiero”
disse Reimer. Era notte. Salmaye dormiva. Talmaye, da lontano la
fissava in silenzio. Era bellissimo.
Leannel lasciò che Morien piangesse
sulla sua spalla ancora per qualche tempo.
“Direi che è ora di andare”
disse.
“Pensavo saresti stata stanca”
disse Reimer
“In effetti lo sono. Ma non riuscirò
a riposarmi qui”
Reimer la prese tra le sue braccia e la coricò
sul dorso del suo cavallo bruno.
“Berehid è morto, non è
così?”
“Si, lo abbiamo trovato morto.”
“Se io prendo il tuo cavallo tu che
farai?”
“Ce ne sono moltissimi”Reimer la
fissò e sorrise “Che è successo mantre eri lì?”
“Non lo so, Reimer”
“Non credevo che avresti mai tenuto
qualcosa del genere per te stessa.”
“Tu pensi sempre di avere più
potere di quanto non ne abbia in realtà”
“Si, è vero.” silenzio “Ma
a loro cosa racconterai?”
“Niente. Come sempre”
“Talmaye farà più domande
di me” “Non lo credo”
“Ho avuto paura” Leannel sorrise.
“Anche io” disse.
Talmaye uscì silrnziosamente dalla tenda
che erano riusciti a costruire. Leannel si era svegliata a notte
inoltrata ed ogni membro di quell'esile compagnia che erano era
stanco. Così avevano incaricato Salmaye di ricostruire le due
tende con ciò che ne era rimasto e si erano coricati. Non a
caso taòmaye aveva aspettato il turno di guardia di Reimer per
alzarsi.
“A te cos'ha detto?” chiese
“Niente, Talmaye” rispose Reimer
“Neppure a me”
“Sembra che allora non abbiamo
informazioni segrete di cui parlare”
“Nei suoi occhi è cambiato
qualcosa”
“Sai qual'è un tuo difetto,
talmaye? Tu ti interessi alle cose e alle persone solo quando queste
in un certo modo.. ti intrigano. Hai vissuto con lei per centinaia di
anni e non le hai mai chiesto cos'avesse sognato”
“Si, ma fino ad oggi non era mai stata
maledetta. E poi ti sbagli. Non c'è niente che io trovi più
intrigante di Leannel”
Reimer rise e fece cenno a Talmaye di sedersi
accanto a lui.
“Che hai visto nei suoi occhi?”
chiese
“Non erano tristi. O per lo meno non lo
erano allo stesso modo di sempre. Era come se avesse paura e.. le
piacesse”
“Dici? Secondo me qualcuno p qualcosa di
nuovo è entrato nella sua vita. Qualcuno di cui vuole tenerci
all'oscuro. Ha trovato qualcosa per cui non morire”
“La domanda è, questa è una
cosa buona?”
FINE
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