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Autore: Leannel    19/12/2004    1 recensioni
Storie delle vite passate di Leannel e compagni. In questa primo incontro tra lei e Reimer
Genere: Avventura, Azione, Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Chi diavolo sei, maledetta!” Leannel non ricordava di avere tanta voce. Gridava. Un atteggiamento che non le si addiceva.forse una lacrima cadde sulle sua guance.

“Chi sono. Chi sono io? Tu lo sai chi sei? No, probabilmente. Ma anche se non sono che un sogno, ho deciso che è arrivatro il momento di rivelarti la mia identità.”

“Ti ringrazio.” mormorò Leannel.

La voce rise. Con i suoi occhi coloro fuoco si sedette e rise. Leannel pensò che la sua risata avesse quaòlcosa di non umano.

Leannel aveva paura. forse ciò che più la spaventava era il fatto stesso di avere paura. Non ne aveva mai avuta. E in quell'unico momento non trovava la forza di sorridere alla vita e gridarle in faccia che non le importava nulla di lei.

“Nife” mormorò la voce, con semplicità.

Leannel la fissò. Cosa voleva dire. Era senza dubbio il suo nome. Nife. Come sapeva che la sua mente aveva preso a vagare. Nife.

“Si, è il mio nome”

“Quindi sei nife, figlia di melkor?”

“Non lo so di chi sono figlia. Io ed il male siamo la stessa cosa. Io e te siamo la stessa cosa”

“Mi stai confondendo. Un attimo fa eravamo solamente due facce della stessa medaglia”

“Ti sto..?” Nife rise di nuovo. Leannel rimase stupida della sua travolgente, surreale bellezza. “Lo faccio da ormai qualche ora e ancora non mi ha stancata. Non credevo potesse essere tanto divertente aggiungere preoccupazioni ad un amente già preoccupata. Perchè poi questo è il male, vero? Il male è quando io riesco a pensare al tuo posto?” leannel tacque, perplessa nell'ombra.

“Sei forse diventata muta di un tratto?” chiese Nife. “Non sei qui solo per dare di scherma! Devi parlare! Lo hai semper voluto, no? Esprimere le tue opinioni! Fallo, avanti!”

Leannel strinse la fronte tra le mani.

“Penso di si. Cioè, non solo. Si, quello è male. Ma il male in senso ato, il male vero è quando si crede di poterci comportare come se si avessero poteri che non ci sono dati” rimase un istante in silenzio. Poi fissò Nife e sorrise. “Come te. Il male è voler giocare a fare Dio”

“Non avresti dovuto parlarmi così”

“Lo so.” Nife tacque. Leannel fece lo stesso.

“Non pensi a cosa stia succedendo fuoiri di qui? La vita continua dopotutto. Sei una persona davvero egocentrica, Leannel”

leannel si rese conto che la donna dai capelli neri aveva ragione. Stupida. Cosa pensavano del suo corpo esanime? Che ne stavano facendo? La credevano forse morta? Cos'avrebbero fatto di lei?

“Sei ottimista, infondo, Leannel. No hai pensato al peggio” nife sorrise sadicamente. In quello stesso momento nella mente debole di Leannel affiorarono delle immagini. Come dipinti tenui, fatti da artisti meravigliosi, col gesso su tavole bianche. C'era Reimer. Reimer era sdraiato a terra, i suoi occhi fissi e lo sguardo spento. Il colore della pelle pallida risaltava con i capelli corvini.una freccia era conficcata nella sua schiena. Leannel gridò. Gridava a nife di smetterla. Gridava eppure aveva l'impressione di non star dicendo niente. Si sentiva sommersa da un'acqua che l'imprigionava. Versò alcune lacrime fredde. On era possibile. Non Reimer, non tuti gli altri. Come aveva potuto pensare solo a se stessa.

Si raggomitolò piangendo e mugolando, persa anche la cognizione di questa nuova sorta di realtà. Guardandola Nife rideva.

Era un po' come vedersi morire.

Era bellissimo.

Nife si laciò andare a una risata. Leannel alzò lo sguardo pieno di lacrime e la fissò con disprezzo. Questo sembrò rendere la guerriera dagli occhi crudeli ancora più divertita.

“potrei finirti adesso” mormorò “non sei mai stata fragile come adesso. Peccato che solo io possa vederti. Chissà come sarebbe divertito Reimer oppure tuo padre” rise ancora. Leannel sentì scorrere nelle sue vene quello stesso riso. Com'era possibile? Nife le stava elencando tutti i modi orribili in cui avrebbe potuto ucciderla e lei provava i suoi stessi sentimenti. In ogni caso era convinta di non voler morire per mano di una donna come lei.

“Oh si, Leannel, io ti tormenterò per l'eternità”

“L'eternita?” sussurrò Leannel, mentre si rialzava “E' un periodo troppo lungo da immaginare anche per te. Sta attenta a quello che dici.” Nife la fissò sorpresa. Era più che sicura che quelle immagini da lei create, quella morte, stessero ancora pulsando nella testolina corrotta di Leannel. Forse la sua testolina era talmente corrotta da non provare più dolore. Che personaggio interessante, si disse.

“Non credo. Potrei davvero passare l'eternità a vederti piangere.”

“Quando ti vedrò?”

“Sempre”

“Come..”

“Potrei anche non lasciarti andare mai. Sei nel mio territorio ora”

“E se io ti uccidessi?”

“Ti ho già detto che non puoi”

“Non ti credo”

“Rimarresti qui per sempre. E poi, ammettilo, io ti piaccio almeno quanto tu piaci a me”

Leannel sputò a terra

“Direi proprio di si” disse.

“Che vuoi fare?”

“Voglio vedere quanto sei forte”

“Pensavo di averti spezzato”

“Io sono nata spezzata”

“Tu sei di quelli che si dicono storti?”

“Si, storti in un mondo di dritti”

“Siete bestiole patetiche”

“E' per questo che ti piacciamo”

Nife sorrise “Da dove titi fuori questa voglia di morire?”

“Lavoro sempre meglio, sottopressione” leannel trasse la sua arma e l'allungò al suo fianco. Nife sfoderò due pugnali e li incrociò.

Rumore metallico. Le armi si incrociarono e fremerono. leannel si voltò e si allontanò. Nife la rincorse. Leannel saltò in aria, in quell'aria umida e pesante. Nife l'attaccò alle spalle. Leannel si gettò a terra.

Era vero, lavorava meglio sottopressione.

Le due donne si fermarono. Nife ansimò. Leannel sorrise. Sembrava che il sangue ed il sudore si fossero fusi. Adesso Leannel era nel pieno della sua abilità. Nife sarebbe morta.

“Ti conviene davvero?”

“Tanto non ho speranze”

“che strano modo di vivere gli eventi”

“Io non li vivo”

“Sciocca”

Nife affondò in un paio di occasioni, ma senza esito. Leannel era leggera e forte. E, cio che più contava, pronta a qualsiasi rischio.

Leannel. Piombava da destra e colpiva Nife al fianco. si. La lama era così vicina cha già la pelle era pronta ad aprirsi.

E in quel momento Nife rise. Si allontanò e rise.

“Per oggi basta così. Altrimenti andrà a finire che mi ucciderai davvero. Ci vediamo” Nife scomparve.

Leannel trasse un profondo e gridò. Era sempre così. Per lo meno non era stata colpa sua. Si sedette. Ora si chiedeva solo come sarebbe tornata indietro. E se sarebbe tornata indietro.




Talmaye si stiracchiò le braccia mentre sbadigliava. Dormire sotto quello che rimaneva della loro tenda non era stata una buona idea. Era come se non avesse dormito affatto. In compenso Salmaye dormiva tranquillamente. Talmaye sorrise. Fissò il sole. Era presto. Nella tenda a fianco si vedevano le ombre assopite di Reimer e Morien. Sbadigliò di nuovo.

Si guardò attorno. Non c'erano tracce né della bambin, né di Leannel. Guardò in alto. Da un pino bianco Leannel lo fissava.

“Reimer ha detto che mi sono persa qualcosa ieri sera”

“Reimer si diverte a fare lo stupido. In ogni caso avrei vinto io”

Leannel rise, mentra scendeva dal tronco chiaro.

“La bambina?” chiese Talmaye

“E' fuggita”

“Lo sapevamo tutti”

“Si.”

“Tu non hai dormito questa notte”

“No”

“Leannel. Cosa facciamo oggi?”

“Cosa facciamo? Hai paura, vecchio mio? Oggi combattiamo. Lo aspettavamo da tanto. E tu fai in modo di ritornare vivo a casa”

“Tu non farai lo stesso? Io non sono come te.”

“Non importante che io torni a casa”

“Già è vero” Talmaye rise. Se c'era una cosa da evitare assolutamente oltre al non contradirre mai Leannel era darle ragione.

“Che hai portato?”

“L'arco, come sempre”

“Vai a svegliare gli altri.”

Talmaye annuì.


Reimer sedeva davanti alla sua tenda con un sorriso tranquillo stampato sulle labbra. Talmaye pensò che se davvero di loro uno non aveva paura di morire, era lui. Il suo unico timore era che Morien morisse. Che strano soggetto.

“Che dice?” chiese

“Dice di partire”

“E' presto.”

“Tu hai detto di non contraddirla mai”

Reimer sorrise. Chiamò Morien. Talmaye tirò un calcio a suo fratello che si svegliò.

“E' presto” mormorò.

“Se Leannel dice che non è presto, non è presto”

“Si, hai ragione”

Talmaye allungò la mano.

“Che facciamo delle tende?”

“Lasciale qui. Al ritorno non ci fermeremo per dormire”


Leannel li aspettava seduta sul suo cavallo dal manto nero. Sorrise.

“Non mi ricordavo come eravate vestiti così”

Salmaye aveva lo sguardo nero. Reimer disse che era normale.

“La bambina ha detto a ovest”

“A ovest noi andremo”

Morien, seduta dietro Leannel, gitava la sua spada. Cadde il silenzio. Salmaye sospirò.

“Che succede se ammazzo un mortale?”

“Cosa intendi?”

“Io ho ammazzato solo orchi”

“Come munimo brucerai all'inferno” disse Reimer. Talmaye e Leannel risero. Salmaye ricordò quando, al sud, Reimer faceva credere di essere un sicario. Sorrise anche lui.

“Eccoli” disse. Salmaye li vedeva chiaramente. Un numero discreto di uomini e grossi orchi. C'era una donna e a suo fianco la bambina. Più lontano il resto del loro villaggio. Forse intendevano tenderli un agguato o qualcosa di simile.

“Sono laggiù”

Reimer annuì.

Salmaye si allontanò. Morien sembrava disorientata. Probabilmente si trattava di qualche tattica improvvisata.

“Siete pronti?” disse Leannel, col suo tono fiero.

“Pronti a combattere, pronti morire” rispose Talmaye. Reimer sguainò la lama nera. Morien, dietro di lui fece lo stesso con la sua spada ricurva.

Talmaye alzò la mano al cielo. Poi afferrò la sua prima freccia.

“Così ha inizio. Vinca il migliore, cioè noi” Scagliò la sua freccia.

A più o meno cinquecento metri di distanza il più alto degli uomini cadde a terra morto.

Tra la truppa mortale si scatenò il caos. Alla rinfusa tre o quattro dozzine di uomini e donne armati si gettarono contro di loro.

“Ti sei preso il primo, maledetto” disse Leannel

“A te l'onore del secondo”

“Come minimo dovrai lasciarmi l'ultimo” sorrisero. Morien spaesata, con le mani sottili che tremavano era pronta a subbire l'attacco nemico. Reimer le posò la mani sulla spalla. Si sentiva meglio ora.

Morien trasse un prfondo respiro.

“Sfoderate le armi!” ordinò Leannel, cpnsapevole che tutti loro ormai stringevano tra le mani le loro lame.

“Attaccate!” disse. I quattro elfi si gettarono sul gruppo di uomini.

Reimer uccise senza esitazione il primo uomo che gli fu di fronte. Lo trafisse da parte a parte. Morien lo fissò pe un momento. Quello non sembrava il suo uomo. Ma lo avrebbe amato allo stesso modo.

Leannel lo guardò con rimprovero. Non le avevano lasciato neppure il secondo. Si rifece in fretta. Vibrando un solo colpo uccise tre uomini. Talmaye sbuffò. Morien pensò come potessero trattare la guerra come un gioco. Il primo orco che si fece avanti le corse incontro. Reimer gli infilò un coltello nel polpaccio. Morien gli chiese con lo sguadro il perchè. Reimer, facendosi spazio tra un discreto numero di uomini, le si avvicinò.

“Ti avrebbe fatto fuori”

“Tu mi sottovaluti”

“No, ma devi pensare a quello che fai e non a quello che fanno gli altri”

“Ti stai prendendo gioco di me, solo perchè per te è normale”

“Questo può essere. Ma lasciaci giocare. Era da molto che non ci divertivamo così”

Leannel aveva già iniziato ad uccidere con la sua solenne maestria. Sembrava che volesse gridare ai nemici, sono qui per voi. E per voi non è un bene.

Era leggera ed ingegnosa. Reimer si chiese come potesse migliorare sempre, ogni volta, nonostante non si allenasse mai sul campo. Rise, mentra toglieva la vita ad un'latro paio di uomini.

Talmaye saltò da una parte all'altra del ristretto campo di battaglia. Trafisse un buon gruppo di mortali con il suo pugnale bianco. A terra, una donna afferrò la sua caviglia.

“Che vuoi?” mormorò l'elfo

“I pensavo che voi immortali foste perfetti”

“Vi sbagliavate. In ogni caso avete scelto la parte sbagliata”

“Chi siete voi per deciderlo”

“Ascolta sciocca mortale. Questa è la mia casa. E non permetterò alle tue sporche mani mortali di distruggenla.”

La finì con un colpo. Si chiese come suo fratello avesse potuto porsi delle domande simili riguardo ad una specie inferiore come quella dei mortali. Si chiese anche come lui stesso talvolta avesse potuto desiderare di farne parte.

Il suo cinismo stava raggiungendo picchi altissimi.

Uccise in volo una buona dozzina di mortali.

Leannel sbuffò. Aveva ucciso solo quattordici mortali e sette orchi. Per un misero totale di ventuno nemici. E non aveva provato nessun gusto. Davvero il nemico non aveva di meglio da sottoporle?

Il gruppo esile di elfi si fece avanti. In quel momento, un gruppo di orchi li attaccò alle spalle. Una mossa prevedibile, pensò Leannel.

Erano dei nemici più validi. Morien, che finora aveva raggiunti un totale di soli sette tra mortali e orchi, si trovò in difficoltà. Non lo diede a vedere, Reimer avrebbe ucciso tutti i suoi nemici. Inoltre doveva dimostrare a Leannel di essere un guerriero valido.

Ne uccise un paio. Leannel era occupata. Ora il suo totale era di venticinque.guardò Talmaye, il quale, imbronciato le disse di avrene uccisi solo venti. Reimer fece cenno di ventisei con la mano. Questo mandò Leannel in bestia.

La donna elfo si gettò a sull'ondata di nemici. Col suo splendido sorriso di sfida ne uccise almeno sei in pochi istanti. Ora anche Morien cominciava a trovare le cosa divertenti. Il suo capitano era davvero splendido da guardare. Ora però si chiedeva doe fosse finito Salmaye. Avanzando, Leannel scorse il villaggio degli invasori. Sorrise. Li avrebbero ammazzati tutti.

“Fermi” gridò una donna bionda, su un cavallo grigio. Leannel trasse indietro la spada e la rinfoderò. Il suo nemico cadde a terra morto.

“Che vuoi?” disse Reimer

“Io ho qualcosa di vostro. Quindi uppongo sarebbe meglio che smetteste di ammazzare i miei e ve la riprendeste in silenzio. Morien scoppiò in lacrime e gridò

“Hanno preso Salmaye, povero Sal!”

Leannel perse il suo sguardo.

“Che gli avete fatto? Che avete fatto a mio fratello?” disse Talmaye. La donna bionda rise.

“Noi vogliamo qualcosa di vostro, in cambio. Noi vogliamo la donna.” indicò Leannel. Il suo viso si fece cupo.

“D'accordo. Noi lasciamo le nostre armi e vi seguiamo. Prenderemo Sal ed io resterò con voi” Reimer la guardò. Leannel fece cenno di no col capo.

Era finita, pensò Morien. Reimer l'abbarcciò. Ma i quel momento, Morien vide qualcosa di insolito. Dalla mano che aveva messa sulle sue labbra, Talmaye rideva. Cosa stava succedendo?


Leannel lasciò che i suoi polsi venissero legati. Con aria solenne seguì il cavallo della donna. I suoi sottoposti la seguirono. Solo dietro a loro quello che rimaneva delle truppe.

“Chi sei” mormorò Leannel “Chi sei tu?”

“Io sono Came. Il mio capitano vuole te. O meglio è il notro dio che vuole te. Noi agiamo per mezzo di lui.”

“Di che parlate?”

Ma Came non rispose. Erano all'accampamento, ormai. Morien sentiva freddo. Non capiva. Reimer e Talmaye si scambiarono uno sguardo mentre venivano condotti in una grande tenda azzurra.

“Benvenuti” disse una voce di donna. Reimer trovò divertente che entrambe le fazioni avessero una donna a loro capo.

“Ora, vogli solamente mostrarvi la bestiolina che ho trovato nel bosco.” un paio di uomini portarono in una gabbia di legno Salmaye, con molti lividi in viso.

“Bene.” disse Leannel “Aprite quella gabbia. Sarò io la vostra bestiolina. Lasciate che tronino a casa prima di notte.”

Salmaye, infinitamente mal ridotto si dimenò, finchè un degli uomini non gli ebbe dato una percossa con un bastne. Si aggrappò alle sbarre

“Cosa fate qui? Lasciatemi e andatevene!” leannel fece cenno di no col capo “Ma voi.. ma noi, cosa siamo senza di te? Non puoi sacrificare la tua esistenza al posto della mia”

“Senza di me voi siete uomini liberi. Siete vagabondi. Finalmente avrete modo di vivere la vostra vita come sempre avete voluto. E' stao bello conoscervi” Leannel versò una lacrima. I suoi uomini fecero lo stesso. Morien pens che la loro vita senza Leannel non avrebbe avuto nessun senso. Il capitano rise. Leannel le fece cenno di aprire la gabbia. Il capitano scese lei stessa dal suo trono e si avvicinò.

“Un ultima cosa” disse Leannel “voglio conoscere il nome della donna che mi ha catturato”

“Il mio nome è Kora”

“Bene, Kora” disse, mentre un uomo apriva la gabbia di Talmaye. “Sono contanta che tu sia nata.. così stupida”

Talmaye balzò fuori dalla gabbia. Reimer lanciò un pugnale a Leannel che lo rivolse verso Kora.

“Siete i peggiori con cui ho mai avuto a che fare” disse Kora

“Tu non hai mai avuto a che fare con nessuno” ripose Leannel. Talmaye strinse la mano di suo fratello.

“Mi aspettavo che li avresti attaccati alle spalle”

“Mi piace deludere le tue aspettative” rispose Salmaye. I due risero. Morien rimase di sasso. Si arrabbiò. Reimer rideva.

“Che ti prende?”

“Ci ho creduto” Reimer continuò a ridere.

“Dovrai abituarti a questo genere di cose.”

“Ho temuto di perdere leannel”

“Non perderemo mai Leannel, sarà lei a perdere noi” Morien sfoderò il suo pugnale ed uccise un paio di uomini. Rise. Era stato divertente, infondo.

I cinque elfi uscirono dalla tenda. Reimer lasciò che questa crollasse.

Leannel era presa dal suo combattimento.

“i hai creduto davvero, sciocca mortale?”

“Vuoi sapere la verità? Si”

“Ti sbagliavi” Con quelle parole leannel trafisse Kora che cadde a terra.

“Avrei quello che ti meriti” mormorò spirando. Leannel rise.

Si avvicinò a Salmaye.

“Buona idea. Anche se in pochi modi avresti potuto render la cosa più complessa”

“A noi non piacciono le cose semplici” rispose “Comunque quella dei vagabondi è stata magistrale”

“Ti ringrazio. È quello che ho pensato anche io”

“Siete due stupidi” disse Talmaye

“Infondo è stato eccitante” rispose Salmaye

“Non lo nego. Ma tu sei stupido in ogni caso”

Uccidevano oramai senza neppure accorgersene. Gli uomini erano tanti che Leannel aveva perso il conto. Salmaye sembrava in perfetta forma, in effetti era il suo unico pensiero era quello che lo avessero picchiato troppo.


Silenzio. Reimer si alzò da dietro una roccia. L'accampamento era distrutto e non si vedevano uomini né orchi. Fece cenno a Morien di alzarsi. Salmaye sputò. L'ultimo mortale gli era morto in grambo ed era sporco del suo sangue. Accanto a lui talmaye recuperava parte delle sue frecce. Leannel si sedette. Sospirò. Reimer notò che stava piangendo. Di gioia, suppose.

Sorrise.

“Che facciamo adesso?” chiese Salmaye

“Torniamo a casa direi” rispose il fratello

“Direi di si, è tutto a posto” disse Reimer.

Leannel fissò il cielo. Poi le venne in mente qualcosa. C'era qualcosa che turbava quella quiete.

“Talmaye vieni qui” Talmaye annuì e si avvicinò “Non pensi che manchi qualcosa?”

“Posso aver sbagliato”

“Ieri sera non la pensavi così”

“Leannel, ci siamo divertiti oggi. Ora andiamocene e tutto rimarrà com'è” Talmaye si allontanò. Sapeva che sarebbe finita.

Leannel sorrise e si unì agli altri. Raccolta la sua arma, imbrattata di sangue, fece cenno ai suoi di andarsene. Reimer annuì. Spostati due o tre corpi le si avvicinò.

“E' andato tutto come doveva”

“Direi di si”

E fu in quel momento che Leannel cadde a terra. Morien gridò e le fu addosso. Reimer sperò che si trattasse di stanchezza eppure, sulla sua schiena, era chiaro, era apparsa una frccia dalle piume nere.

Morien la estrasse.

“Mortali!” disse.

Talmaye la vide. Sotto innumerevoli corpi morti era spuntata una bambina dai capelli biondo grano. Stringeva in mano un arco tanto grosso che Talmaye, pieno d'ira si chiese come potesse portarlo. Ma non gli interessava. La bambina fu trafitta da una delle sue frecce, prima che potesse accorgersi di aver avuto ragione anche quella volta. Si sentì incredibilmente solo. I suoi compagni erano chini sul corpo freddo di Leannel e lui sentiva di aver sbagliato qualcosa.

“Che succede? Che diamine succede qui?” gridò Salmaye.

“State lontani perfavore.” disse Reimer, all'apparenza tranquillo.

“E' avvelenata” asserì

“Cosa facciamo ora?” gli occhi di Salmaye si erano riempiti di lacrime. Non poteva essere. Non voleva diventare un vagabondo. Leannel non poteva morire. No, non poteva essere morta. Sudava e tremava. Reimer lo fissò.

“Talmaye!” chiamò. L'elfo si avvicinò.

“prendi un cavallo e portalo qui. Morien va' con lui.”

“Non me ne vado, Rei” fu la risposta di Talmaye. “Io lo sapevo. Io ho abbassato la guardia.”

Reimer si alzò. Afferrò talmaye per un polsoe si allontanarono.

“Che ti prende?”

“Morirà in ogni caso”

“Smettila di fare lo stupido!”

“Smettila tu. Quella donna ti ha fatto diventare uno sciocco”

“Fa' silenzio. Io e te dobbiamo fare il possibile. Tu l'ami. E smettila di comportarti da incompreso”

“Che hai intenzione di fare?”

“Porta via tuo fratello e Morien. Io penserò a cosa è meglio”

“D'accordo.”

“Se non sopravvive dovremo fuggire. Ci taglieranno la testa”

“Che importanza ha? Siamo venuti al mondo per seguirla ovunque desiderasse andare”

“So che è doloroso, ma non è così”

Reimer si voltò “Ora andiamo” disse “La prossima volta che hai una premonizione del genere, faccelo notare”

talmaye tornò al piccolo gruppo di elfi.

“Andiamo a prndere i cavalli” Salmaye annuì.

I tre si allontanarono.

“Siamo rimasti soli, Leannel. Ma non puoi permetterti di morire. Hai vissuto troppo poco a lungo. Il tuo cuore batte normalmente e respiri. Che ti è preso lea? Stai scherzando, forse?” Reimer ebbe la visione di lei che si svegliava ridendo e diceva che era stato uno scherzo. Leannel non avrebbe mai fatto una cosa del genere.

Eppure era inconfutabile, Leannel non era morta.

Reimer si sedette. Chiese a se stesso, poi a Leannel che cosa avrebbe fatto.

Leannel non rispose. Ma fece qualcosa d'interessante. Si divincolò e pianse. Tutto questo per una brave frazione di secondo. Reimer rimase ancora più perplesso.

“Che le è preso, allora?” la voce di Talmaye ruppe il suo silenzio.

“Non sembra veleno. Sembra piuttosto una maledizione”

“Pensavo che quella roba non esistesse”

“Ti sbagliavi. Leannel sta solamente dormendo”

“Svegliamola, allora” Disse Salmaye alle sue spalle.

“Non funziona così. Dobbiamo aspettare che si svegli da sola” gli rispose Morien . Reimer la fissò. Non aveva idea di dove si fosse documentata su cose del genere.

“Dobbiamo aspettare? Quanto dobbiamo aspettare?”

“Non lo sappiamo, Salmaye. Non dipende da noi” disse Reimer

“Che facciamo fin quando non si sveglia?” chiese Talmaye, asciutto.

“Tutto quello che vi viene in mente. L'unica possibilità di cui dobbiamo privarci è quella di tornare a casa, almeno fin quando non si sarà svegliata o sarà morta”

Le parole di Reimer sembrarono sconvolgere salmaye. Non concepiva perchè il padre di leannel non avrebbe dovuto vedere il corpo di lei prima che morisse. E non riusciva a spiegarsi come avrebbe questa mai potuto morire.

“Ma quando succederà?” chiese

“Non lo sapremo fino a quel momento. Potrebbe essere tra un'ora, un giorno, un anno o tutta l'eternità”

“E che faremo fino ad allora?”

“Aspetteremo, Salmaye”

Leannel si mosse di nuovo. Dalle sue labbra scese un rivolo di sangue.

Talmaye lo pulì con dell'acqua. Sembrava che nessuno avesse voglia di muoversi.

Poi bevve.

“Sua madre è stata maledetta, non è vero?” disse

“Si. Dicono che dopo questo si sia uccisa” rispose reimer

“Non è giusto” disse Salmaye.


Leannel adesso era sudata. Erano assate alcune ore. Era come se con leannel stessero dormendo anche i suoi compagni. L'aria era ferma e puzzava di morto. Il viso di morien si era ricoperto di sabbia.

Leannel si dimenò di nuovo. I quettro elfi non vi diedero peso.

Inevce Leannel torenò col busto eretto e sputò sangue.

“Maledetta” grido. Quattro sguardi furono sul suo viso.

Leannel li fissò e pianse.

Non erano morti.

“Che ti è preso?” chiese Morien

“Non lo so. Voglio tornare a casa” rispose. Leannel si accorse che Morien piangeva. Cos'era successo. Quanto tempo era passato?

“Ci hai fatto stare in pensiero” disse Reimer. Era notte. Salmaye dormiva. Talmaye, da lontano la fissava in silenzio. Era bellissimo.

Leannel lasciò che Morien piangesse sulla sua spalla ancora per qualche tempo.

“Direi che è ora di andare” disse.

“Pensavo saresti stata stanca” disse Reimer

“In effetti lo sono. Ma non riuscirò a riposarmi qui”

Reimer la prese tra le sue braccia e la coricò sul dorso del suo cavallo bruno.

“Berehid è morto, non è così?”

“Si, lo abbiamo trovato morto.”

“Se io prendo il tuo cavallo tu che farai?”

“Ce ne sono moltissimi”Reimer la fissò e sorrise “Che è successo mantre eri lì?”

“Non lo so, Reimer”

“Non credevo che avresti mai tenuto qualcosa del genere per te stessa.”

“Tu pensi sempre di avere più potere di quanto non ne abbia in realtà”

“Si, è vero.” silenzio “Ma a loro cosa racconterai?”

“Niente. Come sempre”

“Talmaye farà più domande di me”
“Non lo credo”

“Ho avuto paura” Leannel sorrise.

“Anche io” disse.


Talmaye uscì silrnziosamente dalla tenda che erano riusciti a costruire. Leannel si era svegliata a notte inoltrata ed ogni membro di quell'esile compagnia che erano era stanco. Così avevano incaricato Salmaye di ricostruire le due tende con ciò che ne era rimasto e si erano coricati. Non a caso taòmaye aveva aspettato il turno di guardia di Reimer per alzarsi.

“A te cos'ha detto?” chiese

“Niente, Talmaye” rispose Reimer

“Neppure a me”

“Sembra che allora non abbiamo informazioni segrete di cui parlare”

“Nei suoi occhi è cambiato qualcosa”

“Sai qual'è un tuo difetto, talmaye? Tu ti interessi alle cose e alle persone solo quando queste in un certo modo.. ti intrigano. Hai vissuto con lei per centinaia di anni e non le hai mai chiesto cos'avesse sognato”

“Si, ma fino ad oggi non era mai stata maledetta. E poi ti sbagli. Non c'è niente che io trovi più intrigante di Leannel”

Reimer rise e fece cenno a Talmaye di sedersi accanto a lui.

“Che hai visto nei suoi occhi?” chiese

“Non erano tristi. O per lo meno non lo erano allo stesso modo di sempre. Era come se avesse paura e.. le piacesse”

“Dici? Secondo me qualcuno p qualcosa di nuovo è entrato nella sua vita. Qualcuno di cui vuole tenerci all'oscuro. Ha trovato qualcosa per cui non morire”

“La domanda è, questa è una cosa buona?”




FINE





  
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