Capitolo 14
Capitolo 14:
The Show Must Go On
Anna stava ancora fissando sconvolta il vuoto
sotto di lei.
STUUUUUB!
Ma Stub non rispose. Non avrebbe mai più
risposto.
Thomas la gettò da una parte, senza tanti
complimenti, per sparare due o tre colpi sull'elicottero dove ancora si trovava
alla guida Branzetti. - Maledetto! - accompagnò questa parola all'ultimo colpo
che costrinse Branzetti a tornare indietro. Ma ormai aveva avuto quello che
voleva. Stub, il suo nemico numero uno era morto. Poco importa che quella
ragazza che lo aveva aiutato era caduta giù con lui e che la ossa fosse ancora
viva. Quelli non erano affari suoi.
Federico era sconvolto. Ancora non riusciva a
credere di aver perso sua sorella. E' vero, lei stesso aveva tentato di
ucciderlo, ma poteva con questo smettere di volerle bene? No. Sveva cercava di
tirarlo su, dicendo che ormai era tutto finito.
- Su questo posso darti torto. - Antonella
interruppe i vani tentativi consolatori di Sveva.
Antonella non aveva fatto una piega: non
piangeva, non aveva tristezza negli occhi, aveva solo la fronte corrugata dalla
concentrazione che richiedeva tenere sotto controllo i comandi di
quell'elicottero guasto.
Anna si domandò come accidenti facesse a mantenere quella freddezza in un
momento del genere. Persino Thomas aveva sentito il bisogno di sfogarsi per la
perdita dell'amico. Ma Antonella no. Antonella era rimasta concentrata.
Anna capì che riprendere il controllo era quello che dovevano fare tutti loro
se non volevano raggiungere subito Stub nell'altro mondo.
- Che intendi? - le domandò, con voce ferma,
nonostante il suo aspetto facesse intendere tutt'altro.
Antonella si voltò velocemente verso Anna,
sorpresa che proprio la ragazzina dai capelli rossi fosse la più collaborativa.
Si sarebbe aspettata maggior patecipazione e maggior freddezza da Thomas. -
Bene, mi fa piacere vedere che almeno una di tutte voi pappemolli si interessi a
quello che ci sta accadendo. -.
Persino Thomas la guardò seccato. - Come fai a
dire questo? Stub è morto se non te ne sei accorta! -.
- Tu per primo Thomas dovresti sapere che
esiste un tempo per le lacrime e un tempo per l'azione. - replicò Antonella,
fredda come il ghiaccio, con tono di rimprovero che nemmeno tentava di
nascondere. - E dal momento che ho perso il controllo dei comandi e che tra due
minuti al massimo precipiteremo questo mi sembra più il momento dell'azione che
delle lacrime. -.
Sveva la guardò spaventatissima. - Stiamo per
precipitare? -.
- Prendete i paracadute. - ordinò Nell.
- Non ci sono. - replicò Thomas. - Devono
averli tolti loro quando hanno preso possesso della base. -.
Antonella fece qualche tentativo di riprendere
la postazione, provò ad attivare il pilota automatico, ma neppure quello
rispondeva. Alla fine si alzò.
- Che succede? - domandò Sveva.
- Succede che qui finisce la corsa e che Dio ce
la mandi buona. - rispose Antonella sospirando rassegnata.
- Non è detta l'ultima parola. - replicò
Anna.
Ora tutti gli sguardi erano fissi su di lei che
si stava fissando al kite. - Reggetevi a me, o alla tavola. - ordinò.
L'elicottero cominciò a precipitare proprio in
quel momento. Tutti fecero quello che lei aveva detto senza più discussioni: il
tempo delle lacrime e delle parole era concluso. Quindi Anna confidò ancora una
volta nel vento e si lanciò.
Non aveva mai dovuto essere più padrona del suo kite che in quel momento, dal momento che doveva
sostenere più del doppio del suo peso: Sveva si teneva su un lato lungo della
tavola, dietro ad Anna. Davanti ad Anna, di fronte a Sveva, penzolava Antonella.
Ai due estremi della tavola Federico e Thomas. Si erano messi in quelle
posizioni per creare il giusto contrappeso e per non gravare su Anna.
Lei, dal canto suo, cercava di planare il più
possibile, anche se sapeva che i suoi amici facevano solamente da zavorra: il
kite non era fatto per portare tutto quel peso, non era uno strumento di
salvataggio.
- Dai bello. - Anna incitò il suo aquilone. -
Ho fiducia in te, devi farcela! -.
Federico sentì al piede improvvisamente
qualcosa che non gli piacque per nulla. - Anna! - esclamò. - Corrente d'aria!
-.
Anna non fece una piega. - Balleremo un po'
gente! - li informò parlando forte e velocemente. - Non mollate la presa per
nessun motivo al mondo! -.
Li aveva avvertiti. Adesso toccava a lei,
doveva lavorare di muscoli e doveva sfruttare il vento più del solito.
Velocemente fece sbilanciare il kite dalla parte di Thomas, che andò
pericolosamente indietro. Poi si diede una spinta con le gambe, si tirò su con
le braccia, Thomas fu sbalzato con tutto il busto sulla tavola. Quel salto le
era servito per darle il tempo di allontanarsi dalla corrente.
Sveva però non ce l'aveva fatta a fare quello
che Anna aveva detto. Aveva mollato la presa con una mano. Antonella la stava
guardando.
- Ritira su quella mano ragazzina! -.
- Non ce la faccio. - piagnucolò Sveva.
Fu Thomas a prendere in mano la situazione.
Spiccò un salto per aggrapparsi ai piedi di Antonella, che con un urlo
rafforzò la sua presa sulla tavola. Poi Thomas porse una mano a Sveva. -
Afferra la mia mano! Prendi la mia mano! - la incitò.
Sveva guardò prima la mano, poi Thomas, e
allungò diffidente il braccio sotto la tavola. Anna stava maledicendo l'amica
per quel cambio improvviso di posizioni che la costringeva a fare doppia fatica
per mantenere l'equilibrio. Sveva lasciò definitivamente la tavola.
Thomas la teneva per il braccio, Antonella doveva reggerli tutti e 3.
Il kite si sbilanciò pericolosamente in
avanti. Anna allora buttò tutto il suo peso all'indietro, urlando a Federico di
passare da quella parte. Federico obbedì e la tavola si pareggiò un po', anche
se Anna doveva ancora combattere per non farla ribaltare.
Contrariamente a quello che aveva sperato il vento non la stava aiutando per
nulla, dal momento che tirava piuttosto forte. Per la prima volta in vita sua
Anna pensò di non essere in grado di controllarlo.
- Anna! - la chiamò Antonella.
Ma la rossa la interruppe. - Voi 3! Che non vi
passi neppure per l'anticamera del cervello di muovere anche solo un dito! -
sbottò, a metà tra l'arrabbiato e l'isterico.
- Non è questo. - replicò Antonella. - E' che
mancano pochi metri. -.
Anna cautamente guardò giù, attenta a non
sbilanciarsi troppo. Notò con piacere che Antonella aveva ragione, e solamente
dopo 5 minuti toccarono finalmente terra.
Sveva stava ringraziando Thomas per non averla
lasciata. - Ma figurati amica. - rispose quello.
Anna aveva il fiatone e Federico le stava
facendo vento. Antonella aveva estratto il cellulare, uno strano cellulare che
sembrava meravigliosamente attrezzato per qualsiasi tipo di emergenza dovuta
alla comunicazione. Quindi fece scorrere la rubrica finché non trovò il numero
che cercava.
A rispondere fu la voce squillante, brusca e seccata che Nell voleva. - Masky! -
la sua voce era severa, fredda, perentoria.
- Antonella! - sentirono la voce di Masky.
- Sì, sono io. - rispose lei. - Abbiamo avuto
un problema, ci serve che un elicottero torni indietro per prendere 5 persone.
Ti mando sul cellulare le nostre coordinate. Vedete di muovervi. -.
Masky esitò un istante, e Nell sapeva
benissimo il motivo. Infatti la domanda di Masky non tardò. - Avreste dovuto
partire in 6. -.
- Te l'ho detto Masky. Abbiamo avuto un
problema. -.
Come poteva dirglielo?
- Chi ci ha rimesso le penne? -.
Come poter negare quella realtà?
-... - esitò. - Stub. -.
Silenzio.
E poi più nulla. Masky aveva riagganciato.
La verità era tornata a galla: nella
difficoltà del kite la morte di Stub e Lavinia pareva lontana, pareva come se
non fosse mai avvenuta. Bastò quella sola parola di Antonella perché lo
sconforto e la tristezza tornassero a dilagare.
- Verranno a prenderci. - annunciò lei, prima
di sedersi sulla spiaggia dove erano atterrati. Sabbia bianca. Ancora
una volta non c'era ombra di tristezza sul suo volto e Anna cominciava a pensare
che quello fosse il suo modo di esprimere il dolore: la completa indifferenza.
I soccorsi avrebbero impiegato un po' per
arrivare, il loro viaggio si svolse nel più assoluto silenzio.
Masky comunicò all'ultimo elicottero quello
che Antonella gli aveva appena detto. Poi guardò Geremia con occhi pieni di
disprezzo. Geremia si stupì. Quel bambino non lo aveva mai guardato in quel
modo. E soprattutto non gli aveva mai visto gli occhi umidi. Intuì che doveva
essere accaduto qualcosa di brutto.
- Cosa è successo? - domandò.
- Cosa è successo? - gli fece il verso Masky.
- E' successo che mio fratello è morto, ecco cosa è successo! -.
Geremia abbassò lo sguardo. - Mi dispiace. -
disse, pensandolo davvero. Aveva avuto modo di constatare che nonostante tutto
quello che si sentiva di lui in TV Stub fosse una brava persona.
Si stupì nel vedere Masky buttargli accanto un sacchetto che conteneva dei
soldi. - Che significa? - non capiva.
- Quelli che vedi sono i soldi che mio fratello
mi ha dato per rapirti, la prima volta. Non li voglio. -.
- Sono soldi sporchi. -.
- Io non li voglio. - ripeté Masly fissando un
punto nel vuoto. - Non mi interessa se li terrai tu o no. Basta che appena
tocchiamo terra tu te ne vada con quelli. -.
- Ma Anna... -.
Masky lo fulminò con lo sguardo. - Me ne
sbatto di Anna. - rispose lentamente e minacciosamente.
Geremia capì la situazione. Era anche colpa
sua se il fratello del bambino che gli stava davanti era morto. Era normale che
volesse che se ne andasse. Quindi prese il denaro, aspettando di atterrare, col
proposito di andare nella città più vicina al quartier generale, in modo che
Anna non dovesse faticare molto a trovarlo.
Quando infatti Anna e gli altri arrivarono al
quartier generale due giorni dopo, seppero che Geremia era stato mandato via.
Cercò di convincere Antonella e Thomas ad accompagnare lei e gli altri a
cercarlo, ma entrambi si rifiutarono.
- Abbiamo i nostri affari a cui pensare. -
rispose freddamente Antonella. - Non farne una cosa personale Anna. Non ho
voglia di impicciarmi ulteriormente in questa faccenda. - i suoi occhi erano di
ghiaccio. - Salutami Geremia. -.
Così Anna, Sveva e Federico si trovarono da
soli a vagare per una vasta cittadina indiana, soli, senza conoscere la lingua e
soprattutto senza un luogo dove andare. E soprattutto senza un solo soldo.
- Non lo troveremo mai. - gemette Sveva.
- Sempre ottimista tu, eh? - domandò Anna,
sarcasticamente.
- Beh, l'unica che potrebbe dirci dove si trova
in questo momento sarebbe una medium. -.
Per l'appunto in quel momento passarono proprio
davanti ad una tenda. Federico cercando di drammatizzare chiese ad Anna se
voleva provare. E Anna, più per far contenta Sveva che per altro, decise di
entrare in quella tenda.
Al suo interno tutto quanto era rosso, persino il vestito della maga, una grossa
grassa signora mora dai capelli ricci con la mania del profumo di incenso, che
investiva l'interno della tenda come uno tsunami.
- Maga Taisha vi dà il benvenuto stranieri. -
fece loro cenno di accomodarsi.
Sveva e Federico preferirono rimanere in piedi,
Anna invece si inginocchiò su un pouf rosso davanti alla sfera di cristallo.
- In cosa può aiutarti Maga Taisha? -.
- Sto cercando un ragazzo. E' un mio amico. E'
bello, ha gli occhi azzurri, ed ha i capelli biondi più belli che io abbia mai
visto. Ed è un bravo ballerino. E' venuto fino in India per colpa mia. -
ammise. - Perché deve consegnarmi un importante documento che per poco non ci
costava la vita... - a quelle parole si interruppe.
E Maga Taisha diede il suo responso in tono
mistico. - Mia cara bambina, la risposta che cerchi è dietro di te. -.
Anna interpretò la risposta in senso
metaforico. - Dietro di me... che mai vorrà dire? - si domandò lei.
- Anna... - provò a chiamarla Sveva.
- Forse vuol dire che è nel mio passato... -.
- Anna... -.
- Zitta Sveva, sto pensando. -.
- Anna... - questa volta la voce non era di
Sveva.
Anna la riconobbe subito. Si voltò verso di
lui. Geremia era in piedi davanti a lei, sorridente, che le tendeva le braccia.
Anna rimase di sasso... non pensava che il responso fosse in senso letterale.
Superata l'incertezza iniziale si fiondò tra le braccia di lui, che la strinse
forte a sé, finalmente felice di poter rivederla.
Dopodiché annunciò a tutti di avere dei soldi, quindi li portò nell'albergo
che aveva prenotato apposta per loro, in modo che potessero risistemarsi un po'.
Si vedeva che erano stravolti. Loro non protestarono e si lasciarono condurre da
lui, coscienti del fatto che la loro avventura fosse giunta al termine.
Era proprio quello a cui stava pensando Anna,
quella sera, sul grande terrazzo con piscina che dava sul mare. Il terrazzo su
cui si trovava era ricavato dalla roccia scavata di una montagna, che aveva
altre sporgenze, sommerse dalla natura selvaggia. Il sole irradiava il mare con
quei suoi raggi arancioni e Anna sentì dei passi dietro di lei. Si voltò,
dando le spalle al mare.
Era Geremia. - Vedo che ti sei ripresa. -.
- Sì. - rispose Anna. - Suppongo che ti debba
ringraziare. -.
- Non ancora. - replicò lui, estraendo dalla
tasca una lettera. Quella stessa lettera da cui tutto era partito. -
Complimenti. - tentò di sorridere lui. - Sei una delle persone più ricche del
mondo adesso. -.
Anna guardò quella busta con un sorriso amaro,
mentre la prendeva. - E quindi è per questa che abbiamo rischiato la vita, che
siamo qui, che siamo andati in Brasile... che Stub e Lavinia sono morti... -.
Geremia abbassò lo sguardo.
- Ma ora siamo qui. - rispose Anna, mentre si
levava il vento. - E la vita va avanti. -.
Geremia le sorrise. - Sei una ragazza forte
Anna. -.
Anna sorrise. Il vento la spinse verso di lui,
che la prese al volo. L'abbracciò, il primo abbraccio vero e sentito che si
fossero mai dati. Anna chiuse gli occhi.
Ma il vento continuava a soffiare in avanti.
Li riaprì. E guardò verso dove spingeva il vento.
Verso un'altura, dove proprio tra le foglie c'era una sedia a rotelle. Anna
alzò lo sguardo e su quella sedia a rotelle vide una figura maschile, dalla
maglietta bianca, lo sguardo spavaldo, con una cicatrice che passava proprio su
uno degli occhi così intensi e caldi; un ghigno di sfida era dipinto sulla sua
bocca, il suo solito sorriso beffardo, e la mano sinistra che reggeva un piccolo
mitra tascabile, il primo con cui l'aveva inseguita.
Lui lì, bello e invincibile, con i bellissimi capelli che ondeggianti.
Il vento cominciò a soffiare nel verso opposto, portando ad Anna le parole di
lui.
Lo Stub non muore mai.
L'angolo della Matrix
E con questa frase epica si conclude il primo
capitolo della saga di "O Fortuna", in quanto annuncio ufficialmente
ci sarà anche un seguito... quindi continuerò a rompere!! Muahahahah!!
Ok, lo so che questa non è esattamente la fine
che vi sareste aspettati... però a me piace così, che lasci un po', come dire,
col dubbio. In fondo non è una fine definitiva. Nonostante questo inutile dire
che mi dispiace aver finito di scriverla: questa è stata la mia prima storia a
puntate in assoluto. Nella versione originale era molto più breve e qui ho
spaziato molto (chi ha letto l'originale vedrà bene le differenze...), ma posso
dirmi soddisfatta del mio lavoro, che spero comunque di migliorare col tempo.
Nel frattempo ringrazio coloro che hanno
commentato lo scorso capitolo.
Un
grazie super mega galattico a DamaArwen88 (che ogni giorno mi sopporta anche
su msn... e comunque Draco è mio), a Lallix (che sa come sono nati i personaggi
di Geremia e Stub) e a BabyzQueeny!!!!!!
Un grazie anche a coloro che hanno iniziato a
recensire la fan fiction ma poi hanno smesso: grazie
a Aila, myki, Tigerlily, _sefiri_, tutumany!!!
Last, but not least, grazie a
coloro che hanno aggiunto la mia storia ai loro preferiti!!!
Aila
BabyzQueeny
celia93
claire92
DamaArwen88
Lallix
lorella
myki
peke
Ransie88219
sasamy
Sirio29
SoporAeternus
tutumany
Veronica91
willun10
Grazie a tutti voi e a presto!!!
Bye
Everybody!!!!
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