Oddio, l’ultimo
capitolo. Lo
dedico a tutti voi che mi avete seguita e che mi
avete
convinta a rimanere in questo mondo, sebbene inizialmente lo vedessi
come un gioco. A due persone fantastiche, che ho
conosciuto
grazie a questa stupidissima fic, che si saranno stufate di vedersi
dedicare ogni cosa ma proprio non posso farne a meno. A te
che
ora sei nella mia testa e probabilmente non lo sai, e a te
che
sei tornata sconvolgendomi la vita.
Questo capitolo
contiene probabilmente
qualche lieve sfumatura non-sense... Non ho potuto farci nulla. Anzi,
confesso, l'ho fatto apposta. Se il genere non vi piace,
semplicemente ignoratele; in fondo sono solo alcune frasi qua e là.
The
End
Il vento
s'infiltrava silenzioso e
crudele tra le foglie che sembravano tremare per tenersi strette in
un abbraccio protettivo contro quel nemico che nonostante la
temperatura ed il sole alto nel cielo andava a disturbare le siepi
più indifese.
Così si sentiva
Hermione Granger, una
piccola foglia ora indifesa in balia del vento.
Lei, che era
sempre stata forte e
perfettamente in grado di badare a se stessa - e perché no, anche
agli altri, - sembrava ora incapace di andare avanti, non senza di
lui.
La mente tornava
in continuazione a
quella voce grave e inespressiva, a quegli occhi che tanto amava
ridotti a due fessure per lo sforzo di allontanarla.
Sì, perché
lo amava. Ormai
aveva capito che quel battito mancato al suo passaggio, quel respiro
trattenuto nell'osservare di nascosto la linea diafana del suo collo,
quel colpo al petto ogni volta che lo vedeva rivolgere una parola o
uno sguardo a qualcun'altra, era amore. Si era
innamorata,
innamorata perdutamente, di Draco.
Quel Draco che
l'aveva lasciata.
Una fitta
all'altezza dello stomaco la
bloccò e Hermione dovette fermarsi a pochi metri dal portone di
Hogwarts, piegandosi su se stessa per il dolore. Avrebbe voluto
urlare, urlare finché il fiato non l'avesse completamente
abbandonata. Troppo lacerata dentro per rimanere in piedi, troppo
apparentemente sana perché qualcuno la soccorresse.
Aveva saltato
già due lezioni, quella
settimana. Aveva scritto a sua madre, protetta dall'Ordine della
Fenice a scanso di nuovi attacchi, per dimostrarle il suo affetto in
quella situazione nonostante la distanza, ma anche, - ammetteva a se
stessa, egoisticamente -, per sentirla vicina. Aveva
bisogno
di lei, aveva bisogno di qualcuno.
Avrebbe voluto
Lui, vicino a sé, ma
sapeva che non era possibile. L'aveva fatta innamorare e se ne era
andato. Come ci era riuscito, dopo tutto quello che avevano passato
insieme? Come aveva fatto a staccarsi da lei?
E suo
padre tornava... Tornava
il suo viso pieno e la sua andatura ondeggiante, i suoi borbottii a
proposito dell'istruzione magica, i suoi baci rubati a Jane. Hermione
distoglieva lo sguardo, fingendosi imbarazzata o schifata, mentre
invece quelle piccole manifestazioni d'affetto la riempivano di
tenerezza per i suoi genitori.
Avrebbe forse
voluto dirglielo, prima
che se ne andasse. C'erano parecchie cose che avrebbe voluto-dovuto
dirgli, che non avrebbe potuto mai.
Si lasciò cadere
a terra, le lacrime
che non volevano saperne di uscire e una palla infuocata nel petto
che la straziava dentro senza possibilità di sanare le proprie
ferite.
Perché a lei,
perché diavolo il
destino aveva voluto che capitasse a lei, e che quell'idiota
decidesse di lasciarla proprio allora?
Si portò le mani
alla nuca, tremante,
scuotendo insieme la testa. Non riusciva ad odiarlo.
Si alzò a
fatica, un ronzio
insopportabile nella mente, una calca immane di immagini che
premevano per scorrerle davanti agli occhi. Barcollando prese a
camminare in avanti, verso il lago. Ci tornava spesso, quasi
giornalmente. Per soffrire meglio, forse. Ricordava ogni singolo
istante di quel pomeriggio maledetto, ed ogni fibra del suo essere
urlava la sua disperazione, in quel luogo.
"Herm..."
Si voltò di
scatto, rischiando quasi
di perdere l'equilibrio ed appoggiandosi al tronco di un albero. A
meno di un metro di distanza, le iridi smeraldine di Harry la
sondavano dolci.
"Non dovresti
tornare sempre
qui..."
Un singulto
fuoriuscì traditore dalle
labbra rosse di Hermione, che si portò una mano alla bocca quasi a
cancellare quella manifestazione di sofferenza.
Harry corrugò la
fronte, assumendo
un'espressione intenerita e tendendo una mano verso l'amica. Quella
si ritrasse, come spaventata, la bestia nera dentro di lei che
continuava ad avanzare.
Scappa,
Hermione, vuole strapparti
al tuo dolore. Non lasciare che lo faccia.
Scosse la testa,
mentre le lacrime
scendevano a bagnarle il volto.
"Dovevate
venire prima,
infide!"
"Vieni qui..."
Harry sospirò ed
accolse la sua
migliore amica tra le sue braccia. Avrebbe voluto uccidere Malfoy per
quello che le aveva fatto. L'avrebbe fatto solo per l'espressione
spaventata e sperduta di Hermione in quel momento. Le aveva regalato
il suo appoggio, tanto che lei aveva preso a darlo per scontato, e
poi gliel'aveva sottratto.
D'altronde
capiva però le motivazioni
del Serpeverde. E gli sembravano insolitamente altruistiche. Avrebbe
potuto usare ancora Hermione, fregarsene dei pericoli che correva a
favore del suo tornaconto, ma aveva deciso di sacrificare un po'
anche se stesso per salvare lei.
L'avrebbe
definito quasi 'nobile',
se non avesse avuto lo scheletro piangente di Hermione contro il
petto.
"Torniamo alla
torre..."
"Parkinson..."
Forse
riconoscendo la voce del
Grifondoro, forse per la sua andatura veloce, la ragazza non accennò
a voltarsi.
"Parkinson!
Fermati!"
Sentendosi
afferrare per un braccio e
trascinare contro un muro, Pansy sbattè gli occhi e si lasciò
guidare fuori dalla calca.
"Weasley, che
vuoi? Di solito è
Potter a fare queste cose..." insinuò con un lieve sorrisetto
malizioso. Ron si ritrasse come scottato e assunse un'espressione
schifata.
"Evita
l'argomento, per favore.
Voglio parlare di Hermione."
"Mi spiace
Weasel, mi sembra
piuttosto presa da Draco." considerò rapidamente Pansy.
"Ma taci,
idiota! - sbottò Ron
diventando viola in volto - Intendo parlare di lei in relazione a
Malfoy." sputò.
"Oh." rispose
semplicemente
l'altra guardando un attimo per terra per poi risollevare gli occhi
verso il ragazzo, con uno sguardo che sembrava significare: "Parla".
"Si sono
lasciati, lo sai?"
Pansy annuì.
Giusto, l'aveva quasi
dimenticato.
"Allora di
qualcosa parlate, oltre
a pomiciare senza ritegno di continuo, tu e quell'altro idiota del
mio migliore amico...!"
Pansy trattenne
un principio di risata
e gli scoccò un'occhiataccia facendogli segno di continuare,
guardando poi l'ora indecisa se saltare la lezione successiva.
"Sai perché l'ha
fatto?"
Scosse la testa
confusa.
"Perché chi ha
fatto cosa?"
Ron scosse la
testa a sua volta. Di
solito era lui, quello più lento di comprendonio.
"Malfoy! È stato
Malfoy a
lasciarla, hai un'idea del perché? Avevo chiesto a Harry di
chiedertelo, ma si vede che quando vi siete incontrati dev'essersene
dimenticato..." buttò lì con un'aria di rimprovero mista a
divertimento.
"No, no, me
l'aveva chiesto...
Sono io che ancora non gli ho risposto. - spiegò - Non ho molta
confidenza con Draco, attualmente. Più precisamente direi che non ci
consideriamo granché da... Beh, lo sai anche tu. Ho chiesto a Blaise
e lui dice che tutte le volte che entra in dormitorio si butta sul
letto e finge di dormire, è praticamente impossibile parlargli anche
se lascia trasparire un po' di sofferenza... Ma è sempre stato bravo
a nascondere dolore e simili. Ad ogni modo non si vede una ragazza
entrare nel suo letto da... Tempo immemorabile. Per quello che so di
lui, ti direi che non è un comportamento da Draco. Ma forse
io
non l'ho mai conosciuto veramente."
A Ron quasi
mancò il fiato dopo quel
discorso. Non era abituato a tanta schiettezza e mancanza di pudore
nell'esplicitare i propri sentimenti. Lui stesso annegava nella
timidezza per dire la metà di quanto quella Serpeverde gli aveva
appena confidato. A lui, che tra l'altro era un Grifondoro e anche
tra i più stupidi e odiati dalle serpi.
Forse Pansy
Parkinson era davvero
cambiata. O forse neanche lui l'aveva mai conosciuta per com'era
realmente.
Annuì serio, per
una volta nella sua
vita, e si sforzò di guardare quella ragazza che in un momento gli
aveva dimostrato quanto fosse difficile dire di capirla davvero.
"Volevo sapere
questo. G...
Grazie."
Socchiuse un
occhio sconclusionatamente
per lo sforzo di ringraziarla, mentre Pansy si sforzava di regalargli
un breve sorriso e non un ghigno o una risata di scherno. Sarebbe
stata probabilmente la prima ed ultima volta, ma perché non farlo?
Il corridoio si
riempì dell'eco dei
loro saluti frettolosi, testimone ammiccante di quel momento di
complicità che mai si sarebbe ripetuto.
Pansy Parkinson
sedeva in biblioteca,
voleva un posto dove stare in silenzio e metabolizzare quanto aveva
appena visto.
La discussione
con il rosso le aveva
fatto venire voglia di sapere di più, così una volta arrivata alla
sala comune di Serpeverde era andata dritta verso i dormitori
maschili. Sapeva fin troppo bene dove fosse la camera di Draco.
Aveva bussato
tre volte e, non
ricevendo risposta, era entrata.
Lui sedeva sul
letto, dando le spalle
alla porta, e non aveva detto nulla quando lei era entrata.
"Come stai?" gli
aveva
chiesto Pansy.
Una domanda
stupida, che basta però
per chi ha voglia di parlare. Ma Draco Malfoy, nessuno lo sapeva
meglio di lei, non aveva quasi mai voglia di
parlare.
Solitamente la
cacciava in malo modo o
rispondeva a monosillabi a chiunque gli rivolgesse la parola. Ma
quella volta era stata ancora peggio. Perché non aveva avuto bisogno
di fare nessuna delle due cose, non c'era bisogno di rispondere.
Si era girato
lentamente, senza nemmeno
alzarsi dal letto, rivelando un viso stanco come Pansy non l'aveva
mai visto e, soprattutto, i suoi occhi.
Pansy aveva
amato Draco, o almeno
credeva di averlo amato, per tantissimo tempo; e ricordava alla
perfezione come fossero vivi i suoi occhi, nonostante il loro colore
glaciale. Riuscivano ad esprimere le fiamme e la tempesta.
In quel momento
però, li vide vuoti.
Spenti, come se
avessero perso
interesse ad esprimersi.
Che cosa aveva
fatto, che cosa si
era fatto, per ridursi così...?
"Draco..."
"Vattene via."
aveva
mormorato. Un'imposizione sussurrata come supplica.
E lei non se
l'era sentita di restare.
Non conosceva abbastanza bene quel dolore dovuto all'allontanamento
di qualcuno per capirlo a fondo.
Eppure Draco se
lo era auto-inferto,
era stato lui ad allontanare quello che ora era il motivo della sua
sofferenza.
Ancora
non sapeva che senza di lei
non sarebbe stato più capace di vivere bene.
Pansy sussultò
quando due forti
braccia la abbracciarono da dietro la sedia, mentre una bocca si
posava morbidamente sulla sua spalla, alla base del collo.
Eppure lo
aspettava.
"Harry..."
"Buongiorno,
Pansy. - rispose il
ragazzo depositandole altri dolci, piccoli baci sul collo fino ad
arrivare alla guancia. - Tutto a posto?"
"Sì, ma c'è chi
sta decisamente
peggio."
Il moro si
sedette accanto a lei e
sospirò.
"Ti riferisci a
Hermione?"
"No. - rispose
lei - Parlavo di
Draco."
Harry inarcò le
sopracciglia: Pansy
non parlava mai di Draco, dalla sera in cui si erano baciati la prima
volta... Ma appena cominciò a parlare, l'ascoltò con un'attenzione
quasi morbosa. Era uscito dalla sala comune con il pensiero fisso
alla sua migliore amica in lacrime sul letto: da giorni saltava le
lezioni per questo.
Sapere che anche
Malfoy era combinato a
quel modo - certo, non si sarebbe mai messo a piangere, quella testa
di cazzo, ma era evidente quanto anche lui stesse male in quel
momento - l'aveva, se non stupito, comunque piacevolmente colpito.
Non che godesse
del dolore altrui, ma
la cosa lo portava a considerare il biondo in un'ottica più umana.
"Credo che la
Granger dovrebbe
saperlo."
"Hermione sta
già abbastanza male
così. Si è resa conto di essersi innamorata di lui."
Pansy lo fissò
per un momento,
lievemente sorpresa, poi annuì seria e tornò ai libri che avrebbe
dovuto studiare. Non si era mai preoccupata troppo degli affari degli
altri. Draco e Hermione se la sarebbero risolta da soli.
Basta.
Non sarebbe andato avanti
così ancora a lungo.
Se non avesse
fatto qualcosa sarebbe
impazzito, di questo Draco Lucius Malfoy era sicuro più che del suo
sangue puro.
Il giornale di
qualche giorno prima
giaceva aperto sul letto del suo compagno di stanza, sebbene fosse
stato Draco a leggerlo per ultimo. Il volto folle di sua zia
al
centro della pagina si contorceva in un urlo reso muto dalla stampa.
Il ragazzo posò
il bicchiere che aveva
in mano su uno scaffale, mentre il rumore di nocche sulla porta lo
raggiungeva.
Toc,
toc, to-toc, toc.
"L'unico
idiota che può
mettersi a comporre ritmi bussando alla porta della sua stessa
camera.", pensò Draco.
"Entra, Zab."
disse a voce
alta, strascicando svogliatamente le vocali come suo solito.
Blaise Zabini
non si sorprese nel
vederlo quasi vestito, in piedi davanti all'armadio, nonostante ormai
fosse il tramonto e di lezioni decisamente non se ne sarebbe parlato
più fino al giorno successivo. Eppure il biondo non usciva da
settimane, dopo le lezioni.
"Ti sei deciso,
finalmente?"
chiese all'amico.
Malfoy assunse
un'espressione
noncurante, aprendo l'anta dell'armadio che portava uno specchio al
suo interno.
"Deciso a fare
cosa?" chiese
afferrando malamente il bicchiere, pieno di un liquido lievemente
denso, che aveva appoggiato sullo scaffale.
"Ad andare da
lei." rispose
semplicemente Blaise, come se fosse la cosa più ovvia e naturale del
mondo.
Per poco Draco
non si strozzò, con
quel cocktail.
"Oh, andiamo...
- riprese il
ragazzo. - Vuoi fingere con me di stare bene? Lo vedo lontano un
miglio che hai bisogno di lei. Non ti azzardare a
mettere su
una faccia schifata, perché è la verità." terminò
lasciandosi cadere e rimbalzare sul letto da seduto.
Draco non
ribattè. Blaise aveva
perfettamente ragione; lui aveva bisogno di lei almeno quanto
ne
aveva lei di lui.
"So che me ne
pentirò."
La sua voce era
gesso che scivola
liquido su una superfice in pendenza. Per quanto diluito,
lascia il suo ruvido segno.
"Se non lo
facessi ora, in futuro
ti pentiresti cinque volte tanto di non essere uscito stasera."
Draco rimase in
piedi di fronte
all'armadio ancora per pochi secondi. Poi annuì, si gettò sulle
spalle una camicia leggera -ultimo indumento mancante- che abbottonò
uscendo e si chiuse la porta della camera alle spalle senza una
parola.
All'interno,
Blaise Zabini sospirò
sorridente, scuotendo la testa. Aveva osservato la Granger, negli
ultimi tempi: sicuramente non gli avrebbe detto di no.
Quel
pomeriggio segnava la fine del buio.
"Hai visto
Hermione?"
Il Grifondoro a
cui Draco aveva chiesto
informazioni lo guardò cone se avesse visto una Comet 260 battere in
velocità una Firebolt. Doveva essere del quarto anno, più o meno.
"Hermione
Granger, il prefetto..."
sbuffò esasperato Draco. Era già abbastanza teso senza dover fare i
conti con dei grifoni imbecilli... Visto lo sguardo perso nel vuoto
del ragazzino, il biondo si diresse verso Seamus Finnigan, che era
poco lontano a parlare con un Corvonero.
Era così strano
che chiedesse di
Hermione Granger? "Sì, in effetti sì.", si
rispose. Per chi non aveva seguito le vicende fin dall'inizio,
risultava impossibile che Draco Malfoy la cercasse.
Due persone più
diverse non erano mai
esistite sulla terra. Che ne sapevano gli altri, della
passione
che li divorava? Che cosa dell'intesa tra loro, che cosa
dell'appartenenza, del bisogno...?
Ora che l'aveva
ammesso a se stesso
stava già quasi meglio. Quasi perché nel quadro della sua vita
mancava una figura principale, ancora.
"Finnigan, dov'è
la Granger?"
... E
infatti la stava andando a
cercare.
Seamus alzò il
braccio ad indicare il
Lago Nero, senza una parola.
"Sta sempre là,
ultimamente. - lo
fulminò con un'occhiata rabbiosa. - Perché la cerchi?"
Ecco, lui
evidentemente era tra quelli
che sapevano tutto. Non c'era da stupirsene, i Grifondoro alla fine
erano più ciarloni dei Serpeverde.
Si allontanò
senza sprecarsi a
rispondere, lasciando Finnigan alla sua conversazione interrotta con
il Corvonero, diretto al lago. Sapeva benissimo sotto quale albero
cercare. Il solito.
Avveniva sempre
tutto sotto o vicino a
quell'albero. E Hermione doveva essere piuttosto masochista perché,
come gli aveva detto il suo compagno di Casa, si trovava proprio lì.
Appena lui
arrivò la ragazza non si
mosse, ma rimase in un ostinato silenzio che conservava intatta
l'atmosfera della sua bolla di vetro, troppo comoda e ormai adattata
a lei per lasciare che si infrangesse.
Si girò poi
lentamente, inclinando
insieme il capo per evitare che un raggio del sole morente
l'accecasse.
"Se era questo
il tuo obbiettivo,
- mormorò Hermione con voce inespressiva ma rotta, - complimenti. Ci
sei riuscito."
Draco corrugò la
fronte, senza capire.
Osservava insistentemente il profilo stanco della ragazza,
semplicemente perfetta anche se spezzata. Le spalle ricadevano verso
terra pesanti del loro fardello, causando una leggera curvatura della
schiena, i capelli tenuti scompostamente su da un fermaglio in legno
lasciavano libere diverse spumeggianti ciocche che le incorniciavano
disordinatamente il viso, stanco ma luminoso alla luce aranciata del
tramonto.
La vide
abbassare il volto e puntare
ancora più ostinatamente gli occhi a terra.
"Mi
sono innamorata di te.
- spiegò. - Bravo."
Fu un peccato
che avesse lo sguardo
fermo e tanto lontano da quel volto diafano e quelle labbra sottili,
perché non le vide distendersi immediatamente in un sorriso. Un vero
sorriso.
"Immagino che la
notizia abbia
ringalluzzito la tua fama di gloria, ingigantito il tuo ego,
riconfermato..."
"No. - la
interruppe la voce di
Draco, mentre lui si sedeva sui talloni, in equilibrio sulle punte,
accanto a lei e le accompagnava un ricciolo ribelle dietro
all'orecchio, ammirando la bianca curva del collo lasciata scoperta.
- Mi ha scaldato il cuore."
Il tempo si
fermò in quell'istante.
Come se l'ultimo raggio di sole si fosse cristallizzato attorno a
quelle parole che bruciavano l'aria per la loro importanza,
lasciandole sospese e cariche di dubbio di fronte agli occhi sgomenti
di Hermione.
"Non giocare con
me, Draco."
"Ho smesso da
tempo di giocare,
Hermione."
Spostò anche lui
lo sguardo verso quel
punto imprecisato oltre il lago che Hermione fissava da un po',
mentre gli occhi di lei diventavano lucidi.
"Non sono capace
di essere
romantico, probabilmente non lo sarò mai, ma..."
"Tu lo sei. - lo
interruppe
Hermione, alzandosi. - Sei terribilmente romantico. Il fatto che tu
riesca ad usare parole mie per rispondermi testimonia quanto siamo
simili nonostante tutto."
Una lacrima
sfuggì al controllo di
Hermione e il biondo, senza pensarci, l'asciugò con il pollice
mentre le guance di lei s'imporporavano. Draco si chiese se fosse a
causa sua o del discorso che stava facendo.
Se ancora non
l'aveva capito, in quel
momento seppe con certezza di non poter fare a meno di lei. Si maledì
per essere riuscito ad annientare quelle difese che un tempo bramava
distruggere, ora che la vedeva praticamente inerme di fronte a lui.
Chi ama
non ha paura di mostrarsi
debole davanti all'oggetto del suo amore.
Così Hermione si
mostrava esattamente
per quello che era in quel momento.
Perché
quella persona avrebbe
potuto fare di lei ciò che voleva e lei non si
sarebbe
opposta. Non per scelta, non per decisione. Ma come lui le
aveva
rubato l'anima e la mente, se avesse voluto distruggerli avrebbe
potuto. Gliel'avrebbe lasciato fare. Erano suoi, ormai.
Quando però vide
l'ombra di un sorriso
spuntare sulle labbra di lui, seppe con certezza che non ne avrebbe
avuto bisogno. Lui non l'avrebbe fatto mai.
"Non ho scelto
io di innamorarmi
di te. - mormorò fissandolo commossa. - Ma sono felice che sia
successo."
Malfoy la fissò,
perplesso e sorpreso,
ma non dovette porsi il problema della risposta perché le labbra
della ragazza zittirono in un momento anche i suoi pensieri.
"Meglio
così.", si
disse. Checché ne dicesse Hermione, non sarebbe mai stato bravo in
quel genere di discorsi. Chiuse gli occhi, e l'immagine di Hermione
sorridente tra le lacrime gli riempì la mente. Decisamente, anche
lui ne era felice.
Trasportata
dall'entusiasmo, lo portò
a cozzare contro il solito, ormai famoso albero. Draco emise un lieve
mugolio di protesta e si portò una mano a massaggiare il capo nel
punto in cui la corteccia aveva colpito. Lei si staccò e,
imbarazzata e dispiaciuta, si sedette nuovamente ai piedi
dell'albero.
Lo sguardo di
Draco volò sull'altra
riva, poco lontano da loro, mentre la raggiungeva a terra. Arricciò
il naso in una smorfia di lieve disgusto, prima di posare nuovamente
le labbra sulla pelle rosea ed -ancora per poco- bagnata dal sole
morente di lei. Una piccola fossetta si creò sulla guancia di
Hermione a contatto con la bocca di lui. Sorrise, sostituendo le
labbra alla guancia con un piccolo scatto piuttosto veloce.
Non capiva
nemmeno cosa stesse
succedendo. Sapeva solo che poche ore prima piangeva disperata, ed
ora aveva voglia di ridere. In fondo Lucius Malfoy era in prigione,
ed ora anche Bellatrix Black Lestrange era stata catturata. Gli
attacchi erano cessati. E poi... Era di nuovo con lui.
Sorrise di
nuovo, accoccolandosi contro
il suo collo.
"Anche stavolta
hai sentito che
ero io?" chiese Draco combattendo contro la voglia di sorridere
di nuovo. Per quel giorno era abbastanza.
"Ho teso le
orecchie per giorni
sperando di sentire il tuo passo invece di quello di Harry."
Malfoy sbuffò,
spostando appena la
testa per sistemarlo meglio contro il capo riccioluto di lei.
"Riprendi con la
melassa?"
Hermione gli
assestò un piccolo pugno
contro il braccio, fintamente offesa.
La smorfia fece
di nuovo capolino sul
volto di Malfoy.
"Promettimi una
cosa."
sbottò.
"Che cosa?"
chiese Hermione
seguendo la direzione del suo sguardo fino ad un punto del prato poco
distante.
Sorrise.
"Che non
diventeremo mai come quei
due là." disse schifato. Sembrava che oltraggiassero lui,
facendosi trovare in quelle condizioni.
Hermione scoppiò
a ridere, spostando
lo sguardo dal groviglio di mani e labbra che un tempo erano Harry e
Pansy al suo ragazzo. Loro non
avevano mai litigato né,
probabilmente, si erano mai preoccupati per ciò che li aspettava
fuori dalla scuola. Da quando stavano insieme, Hermione non li aveva
mai sentiti battibeccare.
Represse la
voglia di far cambiare
l'espressione del biondo con un pizzicotto e parlò.
"Non credo ci si
presenterà il
problema."
FINE.
Spazio
dell’autrice:
Perdonate l'uso
folle di grassetti e <*u> ma sull'ultimo capitolo mi sono
proprio lasciata andare.
Beh, la
maggioranza per l'happy ending era veramente spaventosa ^^... dunque
eccola qui. Confesso che lo schema del capitolo era già scritto, in
caso contrario avrei dovuto modificarlo!
Mi mancherà il
pensiero all'aggiornamento di questa fic, mi mancherà l'ansia dei
primi capitoli nell'andare a leggere i commenti, e mi mancherete voi.
Spero comunque che avremo modo di incontrarci -leggerci- di nuovo
^____^ (qualche ideuzza ce l'ho già... ^^")
Ringrazio tutti
quelli che l'hanno recensita sempre, che mi seguono dall'inizio ed
hanno imparato a conoscermi con questa -mamma mia! XD-, quelli che
l'hanno inserita tra i preferiti, quelli che l'hanno letta ma mai
commentata -non è ancora troppo tardi :) un commento di massa
all'ultimo capitolo mi renderebbe estremamente felice :)- a quelli
che la trovano e la leggono ora, che vorranno o meno lasciarmi un
segno del loro passaggio.
Grazie a
Sana
chang, elettra1991, lady_black
(una recensione meravigliosa,
veramente grazie. Mi hai ripagato di tuuutti i capitoli che hai detto
di aver saltato :) mi sono emozionata leggendola), eddy,
LadyMorgan (una delle
recensioni più divertenti che abbia mai letto XD grazie), ki_chan
(Chicca, perfino io l'avevo
dimenticato! O_O fenomenale XD! tvb), trilli_gelosa,
giorgia_spuffy (come vedi
l'argomento della morte del padre avevo intenzione di riprenderlo,
anche se ovviamente alla fine del capitolo si ricorda di più la
scena fra Draco e Hermione ^^"), sakura_87
(ahahah, su ELT sono lentissima perchè credevo non mi seguisse
nessuno! E' lievemente deserto, quell'archivio ^^"), frakkia31
e euslytherin
per le
recensioni
al capitolo 29.
Un Grazie
Speciale a dracuccina,
per avermi incoraggiata
all'inizio anche se si è persa per strada :P,
a frakkia31,
ki_chan e Keira93(ultimamente sparita), mie instancabili fan
spuntate fuori proprio da questa fic, e a trilli_gelosa, che
rischia di prendere da loro ^^". A AlexLuna anche
se
questa storia non l'ha mai seguita, per la sua dedica fantastica che
ha interrotto la stesura di questo ultimo capitolo, e a MartyViper,
per le sue fantastiche recensioni e la sua perenne presenza.
Grazie anche a
tutti coloro che a partire da Passione Dannata mi hanno inserita tra
gli autori preferiti, veramente grazie.
Ora me ne vado,
promesso ^^".
Grazie ancora a
tutti, a presto (tenete d'occhio il mio profilo autore! Intanto
potete leggere le ultime One Shot ^_^")
Eleonora.
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