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Autore: Eleven    25/07/2008    18 recensioni
"Sei pazzo? Ci guardano tutti!"
"Che guardino. - sibilò. Poi mise su un'espressione furba che piacque poco alla riccia - Ne ho bisogno ora." ripetè ricordando le parole di lei della sera prima.
La Granger arrossì istantaneamente e con una piccola spinta lo allontanò da sé.
"Vedi di prendere meno in giro, che di certo non ti sei sottratto. - borbottò - Dobbiamo andare a lezione."
Draco si accigliò appena, guardandola riprendere il passo dietro agli altri Grifondoro.
"E immagino che a te la voglia di seguirla non passi mai, eh?" le chiese all'orecchio raggiungendola.
"Esatto." rispose piccata.
"Non c'è nessuna speranza di indurti a saltarla?" sussurrò mellifluo.

(Dal capitolo 28) - Introduzione modificata.
______30° ed ULTIMO CAPITOLO POSTATO_______
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Pansy
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Oddio, l’ultimo capitolo. Lo dedico a tutti voi che mi avete seguita e che mi avete convinta a rimanere in questo mondo, sebbene inizialmente lo vedessi come un gioco. A due persone fantastiche, che ho conosciuto grazie a questa stupidissima fic, che si saranno stufate di vedersi dedicare ogni cosa ma proprio non posso farne a meno. A te che ora sei nella mia testa e probabilmente non lo sai, e a te che sei tornata sconvolgendomi la vita.


Questo capitolo contiene probabilmente qualche lieve sfumatura non-sense... Non ho potuto farci nulla. Anzi, confesso, l'ho fatto apposta. Se il genere non vi piace, semplicemente ignoratele; in fondo sono solo alcune frasi qua e là.



The End





Il vento s'infiltrava silenzioso e crudele tra le foglie che sembravano tremare per tenersi strette in un abbraccio protettivo contro quel nemico che nonostante la temperatura ed il sole alto nel cielo andava a disturbare le siepi più indifese.


Così si sentiva Hermione Granger, una piccola foglia ora indifesa in balia del vento.


Lei, che era sempre stata forte e perfettamente in grado di badare a se stessa - e perché no, anche agli altri, - sembrava ora incapace di andare avanti, non senza di lui.


La mente tornava in continuazione a quella voce grave e inespressiva, a quegli occhi che tanto amava ridotti a due fessure per lo sforzo di allontanarla.


Sì, perché lo amava. Ormai aveva capito che quel battito mancato al suo passaggio, quel respiro trattenuto nell'osservare di nascosto la linea diafana del suo collo, quel colpo al petto ogni volta che lo vedeva rivolgere una parola o uno sguardo a qualcun'altra, era amore. Si era innamorata, innamorata perdutamente, di Draco.


Quel Draco che l'aveva lasciata.


Una fitta all'altezza dello stomaco la bloccò e Hermione dovette fermarsi a pochi metri dal portone di Hogwarts, piegandosi su se stessa per il dolore. Avrebbe voluto urlare, urlare finché il fiato non l'avesse completamente abbandonata. Troppo lacerata dentro per rimanere in piedi, troppo apparentemente sana perché qualcuno la soccorresse.


Aveva saltato già due lezioni, quella settimana. Aveva scritto a sua madre, protetta dall'Ordine della Fenice a scanso di nuovi attacchi, per dimostrarle il suo affetto in quella situazione nonostante la distanza, ma anche, - ammetteva a se stessa, egoisticamente -, per sentirla vicina. Aveva bisogno di lei, aveva bisogno di qualcuno.


Avrebbe voluto Lui, vicino a sé, ma sapeva che non era possibile. L'aveva fatta innamorare e se ne era andato. Come ci era riuscito, dopo tutto quello che avevano passato insieme? Come aveva fatto a staccarsi da lei?


E suo padre tornava... Tornava il suo viso pieno e la sua andatura ondeggiante, i suoi borbottii a proposito dell'istruzione magica, i suoi baci rubati a Jane. Hermione distoglieva lo sguardo, fingendosi imbarazzata o schifata, mentre invece quelle piccole manifestazioni d'affetto la riempivano di tenerezza per i suoi genitori.


Avrebbe forse voluto dirglielo, prima che se ne andasse. C'erano parecchie cose che avrebbe voluto-dovuto dirgli, che non avrebbe potuto mai.


Si lasciò cadere a terra, le lacrime che non volevano saperne di uscire e una palla infuocata nel petto che la straziava dentro senza possibilità di sanare le proprie ferite.


Perché a lei, perché diavolo il destino aveva voluto che capitasse a lei, e che quell'idiota decidesse di lasciarla proprio allora?


Si portò le mani alla nuca, tremante, scuotendo insieme la testa. Non riusciva ad odiarlo.


Si alzò a fatica, un ronzio insopportabile nella mente, una calca immane di immagini che premevano per scorrerle davanti agli occhi. Barcollando prese a camminare in avanti, verso il lago. Ci tornava spesso, quasi giornalmente. Per soffrire meglio, forse. Ricordava ogni singolo istante di quel pomeriggio maledetto, ed ogni fibra del suo essere urlava la sua disperazione, in quel luogo.


"Herm..."


Si voltò di scatto, rischiando quasi di perdere l'equilibrio ed appoggiandosi al tronco di un albero. A meno di un metro di distanza, le iridi smeraldine di Harry la sondavano dolci.


"Non dovresti tornare sempre qui..."


Un singulto fuoriuscì traditore dalle labbra rosse di Hermione, che si portò una mano alla bocca quasi a cancellare quella manifestazione di sofferenza.


Harry corrugò la fronte, assumendo un'espressione intenerita e tendendo una mano verso l'amica. Quella si ritrasse, come spaventata, la bestia nera dentro di lei che continuava ad avanzare.


Scappa, Hermione, vuole strapparti al tuo dolore. Non lasciare che lo faccia.


Scosse la testa, mentre le lacrime scendevano a bagnarle il volto.

"Dovevate venire prima, infide!"




"Vieni qui..."


Harry sospirò ed accolse la sua migliore amica tra le sue braccia. Avrebbe voluto uccidere Malfoy per quello che le aveva fatto. L'avrebbe fatto solo per l'espressione spaventata e sperduta di Hermione in quel momento. Le aveva regalato il suo appoggio, tanto che lei aveva preso a darlo per scontato, e poi gliel'aveva sottratto.


D'altronde capiva però le motivazioni del Serpeverde. E gli sembravano insolitamente altruistiche. Avrebbe potuto usare ancora Hermione, fregarsene dei pericoli che correva a favore del suo tornaconto, ma aveva deciso di sacrificare un po' anche se stesso per salvare lei.


L'avrebbe definito quasi 'nobile', se non avesse avuto lo scheletro piangente di Hermione contro il petto.


"Torniamo alla torre..."




"Parkinson..."


Forse riconoscendo la voce del Grifondoro, forse per la sua andatura veloce, la ragazza non accennò a voltarsi.


"Parkinson! Fermati!"


Sentendosi afferrare per un braccio e trascinare contro un muro, Pansy sbattè gli occhi e si lasciò guidare fuori dalla calca.


"Weasley, che vuoi? Di solito è Potter a fare queste cose..." insinuò con un lieve sorrisetto malizioso. Ron si ritrasse come scottato e assunse un'espressione schifata.


"Evita l'argomento, per favore. Voglio parlare di Hermione."


"Mi spiace Weasel, mi sembra piuttosto presa da Draco." considerò rapidamente Pansy.


"Ma taci, idiota! - sbottò Ron diventando viola in volto - Intendo parlare di lei in relazione a Malfoy." sputò.


"Oh." rispose semplicemente l'altra guardando un attimo per terra per poi risollevare gli occhi verso il ragazzo, con uno sguardo che sembrava significare: "Parla".


"Si sono lasciati, lo sai?"


Pansy annuì. Giusto, l'aveva quasi dimenticato.


"Allora di qualcosa parlate, oltre a pomiciare senza ritegno di continuo, tu e quell'altro idiota del mio migliore amico...!"


Pansy trattenne un principio di risata e gli scoccò un'occhiataccia facendogli segno di continuare, guardando poi l'ora indecisa se saltare la lezione successiva.


"Sai perché l'ha fatto?"


Scosse la testa confusa.


"Perché chi ha fatto cosa?"


Ron scosse la testa a sua volta. Di solito era lui, quello più lento di comprendonio.


"Malfoy! È stato Malfoy a lasciarla, hai un'idea del perché? Avevo chiesto a Harry di chiedertelo, ma si vede che quando vi siete incontrati dev'essersene dimenticato..." buttò lì con un'aria di rimprovero mista a divertimento.


"No, no, me l'aveva chiesto... Sono io che ancora non gli ho risposto. - spiegò - Non ho molta confidenza con Draco, attualmente. Più precisamente direi che non ci consideriamo granché da... Beh, lo sai anche tu. Ho chiesto a Blaise e lui dice che tutte le volte che entra in dormitorio si butta sul letto e finge di dormire, è praticamente impossibile parlargli anche se lascia trasparire un po' di sofferenza... Ma è sempre stato bravo a nascondere dolore e simili. Ad ogni modo non si vede una ragazza entrare nel suo letto da... Tempo immemorabile. Per quello che so di lui, ti direi che non è un comportamento da Draco. Ma forse io non l'ho mai conosciuto veramente."


A Ron quasi mancò il fiato dopo quel discorso. Non era abituato a tanta schiettezza e mancanza di pudore nell'esplicitare i propri sentimenti. Lui stesso annegava nella timidezza per dire la metà di quanto quella Serpeverde gli aveva appena confidato. A lui, che tra l'altro era un Grifondoro e anche tra i più stupidi e odiati dalle serpi.


Forse Pansy Parkinson era davvero cambiata. O forse neanche lui l'aveva mai conosciuta per com'era realmente.


Annuì serio, per una volta nella sua vita, e si sforzò di guardare quella ragazza che in un momento gli aveva dimostrato quanto fosse difficile dire di capirla davvero.


"Volevo sapere questo. G... Grazie."


Socchiuse un occhio sconclusionatamente per lo sforzo di ringraziarla, mentre Pansy si sforzava di regalargli un breve sorriso e non un ghigno o una risata di scherno. Sarebbe stata probabilmente la prima ed ultima volta, ma perché non farlo?


Il corridoio si riempì dell'eco dei loro saluti frettolosi, testimone ammiccante di quel momento di complicità che mai si sarebbe ripetuto.





Pansy Parkinson sedeva in biblioteca, voleva un posto dove stare in silenzio e metabolizzare quanto aveva appena visto.


La discussione con il rosso le aveva fatto venire voglia di sapere di più, così una volta arrivata alla sala comune di Serpeverde era andata dritta verso i dormitori maschili. Sapeva fin troppo bene dove fosse la camera di Draco.


Aveva bussato tre volte e, non ricevendo risposta, era entrata.


Lui sedeva sul letto, dando le spalle alla porta, e non aveva detto nulla quando lei era entrata.


"Come stai?" gli aveva chiesto Pansy.


Una domanda stupida, che basta però per chi ha voglia di parlare. Ma Draco Malfoy, nessuno lo sapeva meglio di lei, non aveva quasi mai voglia di parlare.


Solitamente la cacciava in malo modo o rispondeva a monosillabi a chiunque gli rivolgesse la parola. Ma quella volta era stata ancora peggio. Perché non aveva avuto bisogno di fare nessuna delle due cose, non c'era bisogno di rispondere.


Si era girato lentamente, senza nemmeno alzarsi dal letto, rivelando un viso stanco come Pansy non l'aveva mai visto e, soprattutto, i suoi occhi.


Pansy aveva amato Draco, o almeno credeva di averlo amato, per tantissimo tempo; e ricordava alla perfezione come fossero vivi i suoi occhi, nonostante il loro colore glaciale. Riuscivano ad esprimere le fiamme e la tempesta.


In quel momento però, li vide vuoti.


Spenti, come se avessero perso interesse ad esprimersi.


Che cosa aveva fatto, che cosa si era fatto, per ridursi così...?


"Draco..."


"Vattene via." aveva mormorato. Un'imposizione sussurrata come supplica.


E lei non se l'era sentita di restare. Non conosceva abbastanza bene quel dolore dovuto all'allontanamento di qualcuno per capirlo a fondo.


Eppure Draco se lo era auto-inferto, era stato lui ad allontanare quello che ora era il motivo della sua sofferenza.


Ancora non sapeva che senza di lei non sarebbe stato più capace di vivere bene.




Pansy sussultò quando due forti braccia la abbracciarono da dietro la sedia, mentre una bocca si posava morbidamente sulla sua spalla, alla base del collo.


Eppure lo aspettava.


"Harry..."


"Buongiorno, Pansy. - rispose il ragazzo depositandole altri dolci, piccoli baci sul collo fino ad arrivare alla guancia. - Tutto a posto?"


"Sì, ma c'è chi sta decisamente peggio."


Il moro si sedette accanto a lei e sospirò.


"Ti riferisci a Hermione?"


"No. - rispose lei - Parlavo di Draco."


Harry inarcò le sopracciglia: Pansy non parlava mai di Draco, dalla sera in cui si erano baciati la prima volta... Ma appena cominciò a parlare, l'ascoltò con un'attenzione quasi morbosa. Era uscito dalla sala comune con il pensiero fisso alla sua migliore amica in lacrime sul letto: da giorni saltava le lezioni per questo.


Sapere che anche Malfoy era combinato a quel modo - certo, non si sarebbe mai messo a piangere, quella testa di cazzo, ma era evidente quanto anche lui stesse male in quel momento - l'aveva, se non stupito, comunque piacevolmente colpito.


Non che godesse del dolore altrui, ma la cosa lo portava a considerare il biondo in un'ottica più umana.


"Credo che la Granger dovrebbe saperlo."


"Hermione sta già abbastanza male così. Si è resa conto di essersi innamorata di lui."


Pansy lo fissò per un momento, lievemente sorpresa, poi annuì seria e tornò ai libri che avrebbe dovuto studiare. Non si era mai preoccupata troppo degli affari degli altri. Draco e Hermione se la sarebbero risolta da soli.





Basta. Non sarebbe andato avanti così ancora a lungo.


Se non avesse fatto qualcosa sarebbe impazzito, di questo Draco Lucius Malfoy era sicuro più che del suo sangue puro.


Il giornale di qualche giorno prima giaceva aperto sul letto del suo compagno di stanza, sebbene fosse stato Draco a leggerlo per ultimo. Il volto folle di sua zia al centro della pagina si contorceva in un urlo reso muto dalla stampa.


Il ragazzo posò il bicchiere che aveva in mano su uno scaffale, mentre il rumore di nocche sulla porta lo raggiungeva.



Toc, toc, to-toc, toc.



"L'unico idiota che può mettersi a comporre ritmi bussando alla porta della sua stessa camera.", pensò Draco.


"Entra, Zab." disse a voce alta, strascicando svogliatamente le vocali come suo solito.


Blaise Zabini non si sorprese nel vederlo quasi vestito, in piedi davanti all'armadio, nonostante ormai fosse il tramonto e di lezioni decisamente non se ne sarebbe parlato più fino al giorno successivo. Eppure il biondo non usciva da settimane, dopo le lezioni.


"Ti sei deciso, finalmente?" chiese all'amico.


Malfoy assunse un'espressione noncurante, aprendo l'anta dell'armadio che portava uno specchio al suo interno.


"Deciso a fare cosa?" chiese afferrando malamente il bicchiere, pieno di un liquido lievemente denso, che aveva appoggiato sullo scaffale.


"Ad andare da lei." rispose semplicemente Blaise, come se fosse la cosa più ovvia e naturale del mondo.


Per poco Draco non si strozzò, con quel cocktail.


"Oh, andiamo... - riprese il ragazzo. - Vuoi fingere con me di stare bene? Lo vedo lontano un miglio che hai bisogno di lei. Non ti azzardare a mettere su una faccia schifata, perché è la verità." terminò lasciandosi cadere e rimbalzare sul letto da seduto.




Draco non ribattè. Blaise aveva perfettamente ragione; lui aveva bisogno di lei almeno quanto ne aveva lei di lui.


"So che me ne pentirò."


La sua voce era gesso che scivola liquido su una superfice in pendenza. Per quanto diluito, lascia il suo ruvido segno.


"Se non lo facessi ora, in futuro ti pentiresti cinque volte tanto di non essere uscito stasera."


Draco rimase in piedi di fronte all'armadio ancora per pochi secondi. Poi annuì, si gettò sulle spalle una camicia leggera -ultimo indumento mancante- che abbottonò uscendo e si chiuse la porta della camera alle spalle senza una parola.


All'interno, Blaise Zabini sospirò sorridente, scuotendo la testa. Aveva osservato la Granger, negli ultimi tempi: sicuramente non gli avrebbe detto di no. Quel pomeriggio segnava la fine del buio.





"Hai visto Hermione?"


Il Grifondoro a cui Draco aveva chiesto informazioni lo guardò cone se avesse visto una Comet 260 battere in velocità una Firebolt. Doveva essere del quarto anno, più o meno.


"Hermione Granger, il prefetto..." sbuffò esasperato Draco. Era già abbastanza teso senza dover fare i conti con dei grifoni imbecilli... Visto lo sguardo perso nel vuoto del ragazzino, il biondo si diresse verso Seamus Finnigan, che era poco lontano a parlare con un Corvonero.


Era così strano che chiedesse di Hermione Granger? "Sì, in effetti sì.", si rispose. Per chi non aveva seguito le vicende fin dall'inizio, risultava impossibile che Draco Malfoy la cercasse.


Due persone più diverse non erano mai esistite sulla terra. Che ne sapevano gli altri, della passione che li divorava? Che cosa dell'intesa tra loro, che cosa dell'appartenenza, del bisogno...?


Ora che l'aveva ammesso a se stesso stava già quasi meglio. Quasi perché nel quadro della sua vita mancava una figura principale, ancora.


"Finnigan, dov'è la Granger?"


... E infatti la stava andando a cercare.


Seamus alzò il braccio ad indicare il Lago Nero, senza una parola.


"Sta sempre là, ultimamente. - lo fulminò con un'occhiata rabbiosa. - Perché la cerchi?"


Ecco, lui evidentemente era tra quelli che sapevano tutto. Non c'era da stupirsene, i Grifondoro alla fine erano più ciarloni dei Serpeverde.


Si allontanò senza sprecarsi a rispondere, lasciando Finnigan alla sua conversazione interrotta con il Corvonero, diretto al lago. Sapeva benissimo sotto quale albero cercare. Il solito.


Avveniva sempre tutto sotto o vicino a quell'albero. E Hermione doveva essere piuttosto masochista perché, come gli aveva detto il suo compagno di Casa, si trovava proprio lì.


Appena lui arrivò la ragazza non si mosse, ma rimase in un ostinato silenzio che conservava intatta l'atmosfera della sua bolla di vetro, troppo comoda e ormai adattata a lei per lasciare che si infrangesse.


Si girò poi lentamente, inclinando insieme il capo per evitare che un raggio del sole morente l'accecasse.


"Se era questo il tuo obbiettivo, - mormorò Hermione con voce inespressiva ma rotta, - complimenti. Ci sei riuscito."


Draco corrugò la fronte, senza capire. Osservava insistentemente il profilo stanco della ragazza, semplicemente perfetta anche se spezzata. Le spalle ricadevano verso terra pesanti del loro fardello, causando una leggera curvatura della schiena, i capelli tenuti scompostamente su da un fermaglio in legno lasciavano libere diverse spumeggianti ciocche che le incorniciavano disordinatamente il viso, stanco ma luminoso alla luce aranciata del tramonto.


La vide abbassare il volto e puntare ancora più ostinatamente gli occhi a terra.


"Mi sono innamorata di te. - spiegò. - Bravo."


Fu un peccato che avesse lo sguardo fermo e tanto lontano da quel volto diafano e quelle labbra sottili, perché non le vide distendersi immediatamente in un sorriso. Un vero sorriso.


"Immagino che la notizia abbia ringalluzzito la tua fama di gloria, ingigantito il tuo ego, riconfermato..."


"No. - la interruppe la voce di Draco, mentre lui si sedeva sui talloni, in equilibrio sulle punte, accanto a lei e le accompagnava un ricciolo ribelle dietro all'orecchio, ammirando la bianca curva del collo lasciata scoperta. - Mi ha scaldato il cuore."


Il tempo si fermò in quell'istante. Come se l'ultimo raggio di sole si fosse cristallizzato attorno a quelle parole che bruciavano l'aria per la loro importanza, lasciandole sospese e cariche di dubbio di fronte agli occhi sgomenti di Hermione.


"Non giocare con me, Draco."


"Ho smesso da tempo di giocare, Hermione."


Spostò anche lui lo sguardo verso quel punto imprecisato oltre il lago che Hermione fissava da un po', mentre gli occhi di lei diventavano lucidi.


"Non sono capace di essere romantico, probabilmente non lo sarò mai, ma..."


"Tu lo sei. - lo interruppe Hermione, alzandosi. - Sei terribilmente romantico. Il fatto che tu riesca ad usare parole mie per rispondermi testimonia quanto siamo simili nonostante tutto."


Una lacrima sfuggì al controllo di Hermione e il biondo, senza pensarci, l'asciugò con il pollice mentre le guance di lei s'imporporavano. Draco si chiese se fosse a causa sua o del discorso che stava facendo.


Se ancora non l'aveva capito, in quel momento seppe con certezza di non poter fare a meno di lei. Si maledì per essere riuscito ad annientare quelle difese che un tempo bramava distruggere, ora che la vedeva praticamente inerme di fronte a lui.




Chi ama non ha paura di mostrarsi debole davanti all'oggetto del suo amore.



Così Hermione si mostrava esattamente per quello che era in quel momento.



Perché quella persona avrebbe potuto fare di lei ciò che voleva e lei non si sarebbe opposta. Non per scelta, non per decisione. Ma come lui le aveva rubato l'anima e la mente, se avesse voluto distruggerli avrebbe potuto. Gliel'avrebbe lasciato fare. Erano suoi, ormai.




Quando però vide l'ombra di un sorriso spuntare sulle labbra di lui, seppe con certezza che non ne avrebbe avuto bisogno. Lui non l'avrebbe fatto mai.


"Non ho scelto io di innamorarmi di te. - mormorò fissandolo commossa. - Ma sono felice che sia successo."


Malfoy la fissò, perplesso e sorpreso, ma non dovette porsi il problema della risposta perché le labbra della ragazza zittirono in un momento anche i suoi pensieri.


"Meglio così.", si disse. Checché ne dicesse Hermione, non sarebbe mai stato bravo in quel genere di discorsi. Chiuse gli occhi, e l'immagine di Hermione sorridente tra le lacrime gli riempì la mente. Decisamente, anche lui ne era felice.


Trasportata dall'entusiasmo, lo portò a cozzare contro il solito, ormai famoso albero. Draco emise un lieve mugolio di protesta e si portò una mano a massaggiare il capo nel punto in cui la corteccia aveva colpito. Lei si staccò e, imbarazzata e dispiaciuta, si sedette nuovamente ai piedi dell'albero.


Lo sguardo di Draco volò sull'altra riva, poco lontano da loro, mentre la raggiungeva a terra. Arricciò il naso in una smorfia di lieve disgusto, prima di posare nuovamente le labbra sulla pelle rosea ed -ancora per poco- bagnata dal sole morente di lei. Una piccola fossetta si creò sulla guancia di Hermione a contatto con la bocca di lui. Sorrise, sostituendo le labbra alla guancia con un piccolo scatto piuttosto veloce.


Non capiva nemmeno cosa stesse succedendo. Sapeva solo che poche ore prima piangeva disperata, ed ora aveva voglia di ridere. In fondo Lucius Malfoy era in prigione, ed ora anche Bellatrix Black Lestrange era stata catturata. Gli attacchi erano cessati. E poi... Era di nuovo con lui.


Sorrise di nuovo, accoccolandosi contro il suo collo.


"Anche stavolta hai sentito che ero io?" chiese Draco combattendo contro la voglia di sorridere di nuovo. Per quel giorno era abbastanza.


"Ho teso le orecchie per giorni sperando di sentire il tuo passo invece di quello di Harry."


Malfoy sbuffò, spostando appena la testa per sistemarlo meglio contro il capo riccioluto di lei.


"Riprendi con la melassa?"


Hermione gli assestò un piccolo pugno contro il braccio, fintamente offesa.


La smorfia fece di nuovo capolino sul volto di Malfoy.


"Promettimi una cosa." sbottò.


"Che cosa?" chiese Hermione seguendo la direzione del suo sguardo fino ad un punto del prato poco distante.


Sorrise.


"Che non diventeremo mai come quei due là." disse schifato. Sembrava che oltraggiassero lui, facendosi trovare in quelle condizioni.


Hermione scoppiò a ridere, spostando lo sguardo dal groviglio di mani e labbra che un tempo erano Harry e Pansy al suo ragazzo. Loro non avevano mai litigato né, probabilmente, si erano mai preoccupati per ciò che li aspettava fuori dalla scuola. Da quando stavano insieme, Hermione non li aveva mai sentiti battibeccare.


Represse la voglia di far cambiare l'espressione del biondo con un pizzicotto e parlò.


"Non credo ci si presenterà il problema."






FINE.


Spazio dell’autrice:


Perdonate l'uso folle di grassetti e <*u> ma sull'ultimo capitolo mi sono proprio lasciata andare.

Beh, la maggioranza per l'happy ending era veramente spaventosa ^^... dunque eccola qui. Confesso che lo schema del capitolo era già scritto, in caso contrario avrei dovuto modificarlo!


Mi mancherà il pensiero all'aggiornamento di questa fic, mi mancherà l'ansia dei primi capitoli nell'andare a leggere i commenti, e mi mancherete voi. Spero comunque che avremo modo di incontrarci -leggerci- di nuovo ^____^ (qualche ideuzza ce l'ho già... ^^")


Ringrazio tutti quelli che l'hanno recensita sempre, che mi seguono dall'inizio ed hanno imparato a conoscermi con questa -mamma mia! XD-, quelli che l'hanno inserita tra i preferiti, quelli che l'hanno letta ma mai commentata -non è ancora troppo tardi :) un commento di massa all'ultimo capitolo mi renderebbe estremamente felice :)- a quelli che la trovano e la leggono ora, che vorranno o meno lasciarmi un segno del loro passaggio.


Grazie a


Sana chang, elettra1991, lady_black (una recensione meravigliosa, veramente grazie. Mi hai ripagato di tuuutti i capitoli che hai detto di aver saltato :) mi sono emozionata leggendola), eddy, LadyMorgan (una delle recensioni più divertenti che abbia mai letto XD grazie), ki_chan (Chicca, perfino io l'avevo dimenticato! O_O fenomenale XD! tvb), trilli_gelosa, giorgia_spuffy (come vedi l'argomento della morte del padre avevo intenzione di riprenderlo, anche se ovviamente alla fine del capitolo si ricorda di più la scena fra Draco e Hermione ^^"), sakura_87 (ahahah, su ELT sono lentissima perchè credevo non mi seguisse nessuno! E' lievemente deserto, quell'archivio ^^"), frakkia31 e euslytherin


per le recensioni al capitolo 29.


Un Grazie Speciale a dracuccina, per avermi incoraggiata all'inizio anche se si è persa per strada :P,

a frakkia31, ki_chan e Keira93(ultimamente sparita), mie instancabili fan spuntate fuori proprio da questa fic, e a trilli_gelosa, che rischia di prendere da loro ^^". A AlexLuna anche se questa storia non l'ha mai seguita, per la sua dedica fantastica che ha interrotto la stesura di questo ultimo capitolo, e a MartyViper, per le sue fantastiche recensioni e la sua perenne presenza.


Grazie anche a tutti coloro che a partire da Passione Dannata mi hanno inserita tra gli autori preferiti, veramente grazie.



Ora me ne vado, promesso ^^".

Grazie ancora a tutti, a presto (tenete d'occhio il mio profilo autore! Intanto potete leggere le ultime One Shot ^_^")


Eleonora.

   
 
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