28.
You drive
Me mad
Finita la sessione di guida, Azzurra venne trascinata da Han in una
grotta adiacente, mentre il resto del gruppo si disperdeva per
rientrare negli alloggi per la pausa di riposo. Nel nuovo ambiente era
buio pesto e la ragazza fu costretta a dare la mano a quell'uomo odioso
che la condusse per i cunicoli, impedendole di rovinare a terra. Con la
mano libera tastava lo spazio attorno a sé, talvolta
sfiorando delle superfici rocciose ruvide e umidicce.
Quando, finalmente, si fermarono e Han la lasciò andare, si
sentì persa e abbandonata. Per un attimo la sua mente
pensò che volesse sbarazzarsi di lei, anche se, come
pensiero, non aveva poi molto senso. Una luce soffusa si
diramò da un angolo lontano e cominciò a
fluttuare in alto, verso il soffitto da cui pioveva una foresta di
stalattiti di cui non aveva nemmeno immaginato l'esistenza.
“Sbrigati!” disse la voce ruvida di quell'uomo
impossibile, comparendo nella penombra della grotta “Si
spegnerà subito...”
Lei camminò a passo svelto verso di lui, facendo bene
attenzione, però, a dove poggiava i piedi. Quando raggiunse
il piccolo spiazzo da cui gli era giunta la sua voce si accorse che, in
realtà, non distavano poi molto dall'imboccatura della
grotta da cui erano entrati. Abbassò lo sguardo e lo vide
buttato su un letto improvvisato, una coperta buttata addosso, un
braccio sotto la testa e l'altro appoggiato sulla pancia. “Io
dove mi metto?” domandò perplessa. Han
alzò lo sguardo annoiato e vacuo e le indicò
stancamente la nicchia appena sopra la sua spalla. “Non ho il
pigiama...” cercò di protestare lei,
arrampicandosi nel suo scarno giaciglio
“Dormi vestita...pensa che sia la siesta e non mi
scocciare...”
Lei sbuffò sedendosi sul materasso tutto sommato morbido e
avvolgente “Però non ho sonno...”
replicò quando la luce cominciava a scemare
“Sapevo che l'avresti detto!” replicò
lui. Lo vide frugarsi nelle tasche e allungare il braccio verso l'alto.
Sbatté la mano con poca grazia sullo spigolo del lungo
gradino dove lei stava appollaiata e le rifilò uno strano
rettangolo nero, che occupava tutto il palmo, a cui era attaccato un
cordino di gomma rattoppato in diversi punti con del nastro isolante
che, alla fine, si biforcava di due appendici grandi come bottoni.
“Che cos'è?” domandò lei
osservando lo strano oggetto: la scritta sbiadita, una specie di
molletta sul retro, una serie di quattro pulsanti di cui uno
più grande degli altri, la finestrella da cui si intravedeva
una ruota dentata.
“E' un Walkman, un residuato bellico. Tienilo da
conto.” disse tirandosi a sedere per spiegarle come
funzionava “Questi...” disse indicando i bottoni
che si fondevano coi fili “..li infili dentro
l'orecchio...”
“Dentro?” replicò lei scettica
Han roteò gli occhi esasperato. Prese il cavo in mano, si
alzò e le si avvicinò. Studiò con
attenzione ogni sua reazione mentre cercava di infilarle le auricolari
senza spaventarla o farle male. “Io dormivo sempre col le
cuffie addosso. Di un lettore mp3. Ma non cambia poi molto.
Anzi...forse è meglio...”
“Cos'è un lettore mp3?”
“Te lo spiego un'altra volta...” replicò
lui prendendo il mattone nero e porgendoglielo “Se premi
questo, fai partire il meccanismo. Questi due servono a mandare
indietro o a mandare avanti. Nel caso ti piaccia o meno. Questo ferma
tutto. Nel caso volessi spegnere nel dormiveglia”
“Ferma tutto,
cosa?” domandò ancora, sentendosi asfissiante nel
continuare a porre domande
Lui la guardò divertito ma non rispose “Se non ti
viene sonno, avrai compagnia, almeno... ho scelto la cosa
più tranquilla che potessi trovare... secondo i miei gusti,
che non ti agitasse e che magari potesse aiutarti a dormire. Prima
prendi i nostri ritmi, meglio è. Ah...” disse
indicandole una rotella a lato dell'apparecchio “Questo
è il volume. Troppo alto o troppo basso. C'è
l'autoreverse, così, quando finisce la cassetta, ricomincia
da zero senza che tu debba far nulla e alla fine diventa un surrogato
della ninnananna” Azzurra continuava a fissarlo con sguardo
smarrito mentre lui si allontanava. “Ora buttati
giù....o devo raccontarti anche la fiaba della
buonanotte?”
“Che?” replicò lei sistemandosi meglio
gli auricolari e cercando di accoccolarsi. Ma lui non le rispose. Il
leggero bagliore si era ormai spento del tutto e ad Azzurra non
restò altro da fare che far partire quello strano
marchingegno.
Musica. Era una piccola trappola che conteneva la musica... ingegnoso...
E la musica che aveva scelto per lei era... ipnotica.
Non sapeva nemmeno dire se si trattava di una chitarra pizzicata, di un
pianoforte o di una leggera pioggerellina primaverile.
Nell'oscurità, restò ad ascoltarla rapita,
immaginandosi la natura verdeggiante fuori della grotta e i suoi
invisibili abitanti animali. Immaginò di essere piccolissima
e di incontrare altre persone come lei, rimpicciolite e vestite di
fiori e bacche che, a quel punto, le coprivano totalmente. E la loro
casa non era una grotta nascosta alla luce, ma un maestoso castello
medievale.
Senza rendersene conto, scivolò rapidamente nell'incoscienza.
Dopo le consuete ore di riposo, Han si svegliò prima ancora
che la sveglia cominciasse a pigolare. Rotolò sul posto fino
ad arrivare a poggiare i piedi per terra. Si tirò su
inarcando la schiena per svegliarsi del tutto. Dopo pochi istanti si
ricordò dove, perché e con chi fosse. Si
voltò, cercando di individuarla in quella fitta
oscurità. Prima che gli occhi riuscissero a focalizzarla,
percepì il suo respiro lento e pesante che, a intervalli
regolari, copriva il tappeto musicale che continuava a dipanarsi
leggero dagli auricolari. Stringeva il walkman tra le mani come un
tesoro prezioso. Gli scappò un sorriso, colpito da quella
tenerezza. Peccato che non la sopportasse. Non che le avesse fatto
nulla di male. A parte urtare la sua pazienza con quell'assurdo taglio
di capelli: un giorno l'avrebbe rapata a zero nel sonno. Sarebbe stato
uno scherzo carino. E lui si sarebbe fatto odiare da tutti. Un altro
sorriso gli increspò le labbra all'assurdità del
pensiero: sarebbe stata una fortuna. Tutti lo ammiravano per il suo
carisma e la sua indifferenza. Nessuno provava seriamente a mettere in
discussione la sua figura. Solo Kemal aveva cominciato ad alzare la
cresta. E solo negli ultimi cicli. Chissà
perché... sogghignò fissando la sua ospite. Il
ragazzino doveva mangiarne di pagnotte prima di riuscire a tenergli
testa.
Si chinò a spegnere il mangianastri ma come provò
a sfilarglielo dalle mani, Azzurra si raggomitolò su stessa,
quasi a proteggerlo. Han inarcò un sopracciglio, infastidito.
“Ehi!” disse picchiandole due dita tese sulla
spalla “Avanti, in piedi!” La sua voce aveva
disturbato l'abitante della grotta che si illuminò
indispettito e svolacchiò sul soffitto in segno di protesta.
Lei mugugnò qualcosa di inarticolato e si voltò
per dargli le spalle. Han la fissò allibito. Le
strappò le coperte di dosso “E dire che nemmeno
volevi dormire!”
“Che modi!” protestò lei stropicciandosi
gli occhi e mettendosi a sedere. “Visto che sei
così genio, allungami i miei vestiti che stavano sulla
coperta che tu hai prontamente levato con la grazia di un
bulldozer.”
Han la fissò un attimo, spaesato. In effetti, c'era qualcosa
che non andava e ora che glielo aveva detto, l'aveva notato: si era
spogliata di tutto, eccezion fatta per la biancheria. Piantò
le mani sui fianchi, costringendola ad arrangiarsi a ritrovare le sue
cose. Così imparava, visto che lui le aveva detto di dormire
vestita! “Sei proprio una bambina...” Pur
nell'oscurità la vide arrossire. E dire che sembrava
così disinibita, abituata com'era al controllo totale da
quello strano essere che la seguiva come un'ombra.
Ad ogni modo, non voleva essere un commento cattivo sul suo corpo
(comunque sottosviluppato anche se non ai livelli dell'aliena) ma la
constatazione di come fosse abituata a stare nella bambagia. Come
pretendeva di ribellarsi seriamente se si spogliava anche per dormire?
L'avrebbe costretta alle marce e alle guardie che aveva fatto lui,
dormendo armato di tutto punto, con gli anfibi sempre addosso, pronto a
ogni evenienza, sotto piogge torrenziali, protetto solo da una tendina
che non proteggeva né dal freddo né dal vento.
“Si può sapere perché ti sei tolta
tutto?” le sbraitò contro.
“Se qui non avete una seria distinzione tra pisolino e
sonno...” cominciò lei rivestendosi rapidamente
“... finisce che si dorme sempre vestiti, giusto?”
prima che lui rispondesse, lei continuò “Beh, come
fai a riposarti davvero? E poi non è igienico dormire con
gli abiti sporchi”
“Tutte cagate!” replicò lui senza
voltarsi, tanto per darle ancora più fastidio non
concedendole un minimo di privacy “Sì, certo,
è più comodo. Ma non è mai morto
nessuno. E ora cammina...”
“Tu dormi sempre vestito?” domandò lei
trottandogli dietro quando lui cominciò a muoversi e
afferrandolo per la maglia per non inciampare da qualche parte
“Sì, devo essere sempre pronto. Io... Dormo anche
con le cuffie, collegate al computer, fai un po' tu...”
“Una vita sociale molto intensa...”
replicò lei con sarcasmo.
“No, ho grandi responsabilità. E se non avessi una
vita sociale sarei anche più contento. E' solo una rogna
avere gente appresso”
“E allora perché sei qui? Potevi restartene
isolato nel mondo di sopra.” domandò lei, curiosa
“E tu cosa ci fai qui?” replicò lui,
infastidito “Scommetto che non volevi ti frugassero nel
cervello ogni due secondi... guarda un po'! È quello che
vogliamo tutti!” Quando sbucarono nella radura, la luce
sembrava essersi fatta più grigia e meno satura dei suoi
colori radiosi. “Mmm”
Azzurra seguì lo sguardo di Han, cercando di capire cosa
avesse visto di speciale da renderlo pensieroso “Mmm che?”
domandò alla fine, non essendo riuscita a venire a capo
della cosa
“Tra poco diluvierà. Dobbiamo affrettarci.
Rischiamo di prendercela tutta...” Disse allungando subito il
passo “E non voglio bagnare gli interni!”
replicò prima che lei ponesse qualche altra domanda stupida.
Tipo: ma è pioggia acida? Hai paura di farti una doccia? Da
quando gli interni di un edificio temono l'acqua?
Non la sopportava, lei e la sua petulante parlantina.
Arrivato per primo al capanno, si mise d'impegno per smuovere la
paratia che faticava a scorrere sul binario. Si appuntò,
mentalmente, di doverla oliare. Azzurra, giunta solo quando ormai il
varco era aperto, trottò dentro tranquillamente, gli
scarponi che sollevavano piccole nuvole di polvere dalla terra battuta
della rimessa. Gli si avvicinò incuriosita dalla serie di
scatoline che stava maneggiando indeciso.
Han la guardò da sopra la spalla, seccato.
“Toh” le disse, con la bocca piena, sbolognandole
un sacchetto di carta stropicciato.
Azzurra aprì il cartoccio e vi trovò un paio di
panini all'uvetta e una spremuta d'arancia in una confezione di un
materiale che sembrava plastica. Stava per renderglielo, sostenendo che
aveva mangiato a sufficienza solo sei ore prima, quando nel suo stomaco
si aprì, improvvisamente, una voragine apparentemente
insaziabile rimasta nascosta fino a quel momento. Trangugiò
tutto con gratitudine. Han faceva lo stesso mentre si aggirava per la
rimessa spoglia.
Trovava molto strano il fatto che tutte quelle macchine fossero
scomparse in poche ore. Dove potevano averle spostate se quello era il
loro ricovero? Dando un'occhiata all'ingresso si assicurò
della sua intuizione: la vegetazione all'esterno non mostrava segni del
passaggio di neanche un mezzo.
L'uomo accanto a sé prese una lunga sorsata emettendo strani
versi compiaciuti. Afferrò quella che a lei sembrava solo
una macchina in miniatura, lunga quanto un unghia, andò a
depositarla al centro dello spazio deserto e si allontanò
soddisfatto sotto lo sguardo perplesso della ragazza. Tornato al
tavolo, premette qualche pulsante su una speciale tastiera mezza
distrutta. In un batter d'occhio l'auto assunse le dimensioni di un
comune veicolo.
Azzurra si accigliò: doveva ricordarselo, la prossima volta
che avesse avuto un dubbio simile. I ribelli potevano miniaturizzare
qualunque cosa.
“Cammina!” le impose Han, salendo dal lato
passeggero.
Lei alzò gli occhi al cielo e si impose di fare del suo
meglio, nel tentativo di sbrigare quella scocciatura nel minor tempo
possibile. Ma lui le fece morire ogni speranza “Mediamente
servono una decina di guide. Ai più bravi ne bastano una
mezza dozzina. Tu sei praticamente digiuna, quindi partiremo dall'ABC.
Infila il casco!” disse calzando il suo. Azzurra lo
imitò e si ritrovò al centro di un largo spiazzo
alberato. Il cielo splendeva sereno e sulla strada che scorreva poco
lontano c'erano solo poche macchine che si avvicendavano a ritmo
costante.
Han cominciò la lezione teorica restando seduto al suo posto
e indicandole, di volta in volta, i vari congegni: i pedali, la chiave,
gli specchietti, il contachilometri, il cambio...
Erano tutti accessori che Azzurra non aveva mai avuto il piacere di
affrontare e che le suonavano inutili e mostruosi al tempo stesso.
Le impose di allacciarsi la cintura e di controllare la distanza del
sedile, spiegandole come dovesse regolarlo (a costo di doverlo
sollevare ogni volta per avvicinare il torso, non la voleva vedere
aggrappata come una vecchia
nonna rincoglionita sul disco di gomma e radica). Tutto
perché quella era la posizione ottimale per manovrare e la
più comoda per agire con prontezza. Azzurra sapeva solo che,
dopo cinque minuti in quella scomoda posizione innaturale, le dolevano
già tutte le articolazioni.
Le spiegò come mettere in moto e come ingranare la prima
marcia. Contrariamente a ogni aspettativa, fu molto paziente,
nonostante la ragazza riuscisse a far morire la macchina a ogni
accensione e la vettura non si muovesse che di pochi metri per volta.
“Devi prenderci mano. Solo l'esercizio te lo
renderà istintivo...” la rassicurava ogni volta
che la macchina si spegneva, sobbalzando convulsamente e borbottando
sommessamente.
Dopo mezzora di estenuanti, frustranti e umilianti tentativi, Azzurra
riuscì a far muovere la macchina per un tempo
sufficientemente lungo da far dire al suo istruttore di passare alla seconda.
Non avendo la più pallida idea di cosa dovesse fare e
vedendo il limite dello spiazzo avvicinarsi, si annodò le
gambe sui pedali fino a far spegnere nuovamente la macchina.
“La seconda...” disse lui poggiandole la mano sul
cambio mentre premeva la frizione di riserva sul lato passeggero. Solo
allora Azzurra si accorse dei doppi pedali. “Prima. Seconda.
Tira verso di te in entrambi i casi per non sbagliare. Non è
semplicissimo e spesso si sbaglia. Le prime volte...”
ridacchiò divertito e per nulla imbarazzato “Io
partivo in terza senza capire perché l'auto non volesse
saperne di prendere il via.” Quindi riportò
l'attenzione al cambio “Terza. Quarta. Poi c'è
anche la quinta. Ma non credo le sfrutteremo. Non ora. In ogni caso,
dovrai spingere verso di me. Ah! Quello che vedi, sotto la quinta
è la retromarcia. Non è una vera e propria
marcia. Devi sollevare questo disco che si trova sotto il cambio e
spingere indietro. Metti in moto. Ti mostro come funziona...”
Azzurra, ubbidiente, si aggrappò al volante e
girò la chiave nel quadro, premendo la frizione.
“Lascia i pedali...” disse pigiando sui suoi e
mostrandole come ingranare la marcia “Può capitare
che gratti, come in questo caso. Come passando da prima a seconda, non
spaventarti. Per evitare, se ti accorgi che il passaggio è
ostruito ed è difficile ingranare, metti la prima, vai
avanti di pochi centimetri, e ingrani di nuovo la retro. O viceversa
nel caso della prima. Senti...?” le disse zittendosi e
facendole ascoltare i diversi suoni prodotti dal cambio
“Semplice.” quindi arpionò il sedile di
lei per voltarsi verso il lunotto e con la mano libera guidò
appena il volante, lasciando che la vettura schizzasse indietro nel
lungo parcheggio deserto
“Perché succede? Questa cosa che
gratta...” domandò lei curiosa.
Sulle labbra di Han vide comparire un sorriso compiaciuto
“Potresti pensare che siano i denti degli ingranaggi. Invece
sono quelli del manicotto e della corona dell'ingranaggio...”
il sorriso si spense subito: forse aveva notato come tenesse la bocca
spalancata, non capendo un accidenti di quello che le stava dicendo
“Ne riparleremo alla lezione teorica. Sono cose che devi
sapere!”
Azzurra non replicò che mai, in vita sua, soprattutto ora
che viveva nelle viscere della terra, quelle nozioni le sarebbero
tornate utili. Ma tacque per non innervosirlo ulteriormente.
Ripartirono con i passaggi tra prima e seconda e in breve tempo si
trovarono nuovamente alla fine dello spiazzo “Ora gira il
volante... piano, non serve che inclini le ruote a novanta
gradi...” Lei ubbidì e vide, sotto di
sé, come il paesaggio cambiasse aspetto, indirizzandosi in
una nuova prospettiva. Era a dir poco raggiante di quel suo piccolo
successo. Ma anche quel momento durò poco e Han la
riportò a terra ordinandole di fare lo slalom tra gli alberi
presenti nel parcheggio, posizionati a circa sei metri gli uni dagli
altri. Fuori dalla vettura sarebbe sembrato uno spazio enorme, ma ora
che doveva comandare quella piccola bestia metallica si sentiva un
elefante in una cristalliera.
Dopo i primi goffi tentativi, in cui era salita sui marciapiedi
protettivi o aveva rischiato di cozzare direttamente contro la pianta,
lui le aveva regalato un piccolo trucco “Non inclinare troppo
il volante. Va piano. Pensa di essere
un'onda...così...” e con mano ferma condusse la
vettura tra gli alberi senza incertezze. “Vuoi provare un
giro in strada o per oggi basta così?”
domandò accennando alla strada che scorreva in lontananza
con un cenno del capo.
“Basta così, ti prego!”
“Va bene” concordò lui, spiegandole
quale fosse la procedura corretta per spegnere l'auto e uscirne
“Allora andiamo...abbiamo ancora un paio d'ore da
impiegare.” disse sfilandosi il casco, uscendo dal veicolo.
Azzurra esitò al suo posto: le mani, lo notava solo ora, le
tremavano vistosamente e il ginocchio le doleva per lo sforzo continuo
di pigiare quel dannato pedale. Su una cosa doveva concordare con lui:
stava scoprendo muscoli che non sapeva di avere e stava anche imparando
effettivamente a padroneggiare il proprio corpo, compiendo due azioni
diverse con diverse parti del corpo nello stesso momento. Rimosse il
casco e si accorse che Han la aspettava, pazientemente, fuori
dall'abitacolo. Tirò il freno a mano, sganciò la
cintura e rimosse la chiave per porgerla all'uomo.
“Cosa ne dici di imparare anche ad andare in moto?”
domandò, serio, lui ritirando la vettura
“Moto? Ma sei impazzito?”
“Beh... direi che il caso di battere il ferro
finché è caldo: la tua coordinazione ha fatto
passi da giganti in una sola seduta.”
“Io su quell'aggeggio infernale non ci salgo!”
replicò lei incrociando le braccia al petto
“Oh sì, che lo farai! Dopo essere passata per la
bicicletta” sghignazzò l'altro “Ma non
importa... ne abbiamo di cose da fare...”
“Ad esempio? Posso almeno sapere in cosa sono tanto carente e
come pensi di riuscire in un impresa tanto colossale?”
“Vediamo... anche se mi pareva ti fosse già stato
detto...” fece lui con fare falsamente assorto
“Coordinazione pari a zero. Soluzione: guida, ballo, sport e
videogame. Dovresti essere contenta. Un tempo i ragazzini avrebbero
pagato oro per avere un menù come il tuo. Poi c'è
da irrobustire un po' questo fisico denutrito. Quindi ti aspetta un bel
po' di lavoro in biblioteca e nell'orto. Oltre che un po' di ginnastica
mirata per darti fiato e resistenza. Ancora, in realtà
dubito tu sia un esperta di bricolage o di lavoretti femminili. Il
ché implica che non hai alcuna capacità manuale.
Un po' alla volta imparerai a cucire, ricamare, sferruzzare, piantare
chiodi, riparare semplici congegni e via dicendo. In cucina immagino tu
te la cavi. Almeno. Da quello che mi hanno detto quei tre squinternati,
sei riuscita a sfamarli senza avvelenarli. Quindi si passa oltre. Devi
imparare un bel po' sulla medicina e la chirurgia come di ingegneria e
architettura. Tutte cose che torneranno utili, non temere...”
“Ma se neanche una persona normale riesce a star dietro solo
a una cosa come ingegneria!” protestò lei, allibita
“Nella società che hanno costruito quelli
là...” disse lui indicando col pollice il soffitto
“Atrofizzano la gente negli stessi lavori ripetitivi,
facendoli diventare delle macchine. In realtà l'essere umano
può benissimo imparare moltissime cose. Non solo i geni e
non solo chi ama lo studio. Ma la lista è ancora lunga.
Ovviamente ci sono le lingue. Se pensi di cavartela con italiano e un
inglese stentato, hai capito male. Come minimo ti aspettano tedesco,
cinese, russo e arabo. Poi, essendo di lingua neo latina, puoi imparare
francese e spagnolo, dando per scontato tu sappia il latino. Anche il
portoghese. E se ti impegni puoi arrivare a capire anche lingue come le
nordiche ed est europee.”
“E' uno scherzo...” allibì lei
“Non sono minimamente in grado di immagazzinare tutte queste
informazioni. E sicuramente farò casino tra le diverse
lingue”
“Nessuno ha detto che sarà una passeggiata. Avevo
amici a Bruxelles che parlavano correntemente italiano, francese e
inglese di base, che avevano un'infarinatura di tedesco dal liceo. E,
vista la posizione geografica, avevano imparato anche il fiammingo. Il
cervello è molto più potente di quanto tu non
creda. Va solo allenato. E poi dovresti ringraziarci: stiamo prevenendo
il tuo Alzheimer e la tua demenza senile.”
ridacchiò facendole l'occhiolino, mentre chiudeva il capanno
e si avviava nella giungla umida di pioggia “Fammi pensare se
ho dimenticato qualcosa. Oh, certo, per conto tuo dovrai approfondire
gli altri campi del sapere come la filosofia e di conseguenza la
teologia e le scienze sociali. In realtà è tutto
concatenato. Non puoi studiare realmente una cosa senza toccare anche
tutte le altre. Poi, visto che sai già cavalcare, dovrai
imparare qualcos'altro. Tipo a sciare. Non c'è nulla di
difficile in tutto questo. Dimenticavo. Dovrai anche farti un po' di
cultura e sarai autorizzata a guardarti vecchi film. Con moderazione.
Un paio d'ore ogni quattro cicli puoi chiuderti in biblioteca. E non
pensare di fregarmi: gli ingressi sono registrati.” disse
folgorandola con lo sguardo. Si accorse solo in un secondo momento di
averla terrorizzata più di quanto non avessero
già fatto i suoi propositi. Sbuffò e le
spiegò quell'ultima parte “Ci sono stati tempi in
cui la gente viveva appiccicata a quella scatola, fottendosi gli occhi
e smettendo di ragionare: la televisione pensava per loro e questi si
prendevano i pensieri preconfezionati per loro da altri. Un po' di
svago fa bene, ma troppo ti lobotomizza.”
Si stavano avvicinando a uno spiazzo nel terreno coperto solo da un
semplice telo grezzo, sostenuto da una palizzata. Nell'insieme
ricordava un cono rovesciato. Al di sotto di esso, una piccola folla si
muoveva in sincrono in una coreografia semplice che però
ebbe la forza di ipnotizzarla.
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Salve a tutti coloro che, a dispetto della mia prolungata assenza, sono
rimasti attaccati a questa storia.
Vi chiedo scusa ma dopo l'aggiornamento di fine febbraio sono partita
improvvisamente per l'Irlanda per un corso intensivo di inglese. A
parte il fatto di non aver avuto materialmente il tempo per aggiornare
(ho finito l'altra fanfiction solo per inerzia e solo perché
mancavano 2 capitoli) quello che volevo evitare era vanificare gli
sforzi fatti per la lingua, continuando a ragionare in Italiano.
Il vantaggio è che - a parte questi capitoli un
pò rognosi che in realtà mi hanno
bloccata a lungo, facendomi ora passare la voglia, ora perdere di vista
l'obiettivo finale (insomma, capitoli di cui non sono per
niente fiera e che spero di riuscire a riarrangiare ancora una volta ma
che, se provo a modificare i personaggi si schierano ed è
impossibile toccarli...)- ho visto la luce in fondo al tunnel.
O meglio. Mi si è sbloccata la mente, quasi avessi
individuato un eventuale sequel alla storia dopo quello che io
consideravo la fine. Invece non sarà la fine ma solo un
punto di passaggio.
Lasciamo perdere i miei deliri. Capirete quando ci arriveremo.
Dunque
Per far passare sti due capitoli che odio io per prima, penso proprio
che posterò il prossimo tra due settimane così
potremo arrivare più rapidamente alla fase successiva. (io
voglio il sangue, l'azione...e penso anche voi)
Chiudo con una nota per i curiosi.
La canzone che Han ha fatto ascoltare ad Azzurra è questa
e questa
sono diverse versioni della famosissima Scarborough Fair, dei soliti
Simon & Garfunkel.
Ora torno al lavoro (sì, perché rientrata in
Italia mi sono trovata in una situazione un pò spinosa...si
risolverà tutto tra poche settimane...)
A presto. E grazie a tutti, come sempre.
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