Upside down 2
02 - A fateful meeting
Luna si mise seduta sul davanzale della finestra,
appoggiando delicatamente la schiena al muro e il felefono all’orecchio.
« Mh… che ne dici di un articolo sui Korrigans? »
La voce annoiata proveniente dall’apparecchiatura le
rispose con un ‘no’ strascicato.
« Che peccato, sono spiritelli adorabili. Anche se un
po’ troppo golosi di mirtilli… quella volta in Siberia mi hanno rubato tutte le
scorte. » La ragazza s’imbronciò al solo ricordo, rivolgendo lo sguardo al di
là della vetrata, verso il paesaggio innevato che si estendeva fuori da casa
sua; in effetti, era passato molto tempo da quella scampagnata, considerando che
il calendario segnava il dieci di Dicembre.
« Ma non avevi detto di non essere riuscita a trovarli?
», ora il tono di voce si era fatto più interessato.
« Ed è così! Io non li ho trovati, sono stati loro a
trovare me, Ginny. »
L’interlocutrice, dall’altro lato della cornetta, fece
un respiro profondo e lo ributtò fuori, sinceramente felice per l’amica di non
essere lì in carne ossa a guardarla male. « Qualche altra idea? »
Luna sfogliò con occhio attento i documenti e le schede
che teneva sparsi sulle sue gambe, ritrovandosi a pensare quanto duro e
difficile fosse il lavoro di giornalista. « Ho scritto di come cambierà il
mondo quando il Sole morirà e non ci sarà più abbastanza luce, calore per la
vita babbana… »
« Lievemente inquietante… ma potrebbe rivelarsi un argomento
interessante. »
« …E di come i Vampiri, senza il loro più grande,
antico nemico, ci conquisteranno tutti, sopprimendo il Ministero! »
« Ritiro tutto. » Ginny fece una smorfia, incapace di
scegliere una via di mezzo tra l’essere divertita o infastidita dalle teorie
bislacche della bionda. Chissà cosa la fermava dal premere il tasto rosso del
cellulare… « Luna, non devi scrivere di ciò che piace a te, ma di ciò che piace
agli altri. Altrimenti come farai a— » La Weasley, al sentire il rumore di
cocci per terra, allontanò l’orecchio dal telefono e assunse un’espressione preoccupata,
chiedendosi quali guai avesse ora combinato l’amica. « Tutto okay? »
La Corvonero, grigia in volto, annuì timidamente;
allungando la gamba, per errore, aveva fatto cadere la foto incorniciata di suo
padre e sua madre ai tempi di Hogwarts e ora si trovava piegata sul pavimento, pieno
di schegge di vetro, con l’intenzione di ricostruirla. « Mi è scivolata dalle
mani una tazza di latte al fiordaliso, sai, il mio energizzante… »
« Ah-ah. » fece Ginny, poco convinta.
« Comunque mi sto impegnando. » continuò Luna,
prendendo coraggio e rivolgendo un’ultima, malinconica occhiata al ritratto dei
suoi genitori, le labbra piccole e rosse erano strette in un sorriso. « Anche
se non sembra probabile, un giorno vi farò tutti fieri di me. Quindi… »
Il campanello suonò all’improvviso, interrompendo
quell’atmosfera dolce e rassicurante creatasi tra le due. La Grifondoro, che
stava sorridendo, venne deconcentrata dal “verso seduttivo di un pavone durante
il periodo d’accoppiamento” — così Luna definiva il suono del citofono — e riprese la conversazione, domandandosi chi
fosse venuta a trovarla a quell’ora: « Quindi ti lascerò in pace, capito. Hai
ospiti? »
« Solo la signora Lumiére con i suoi cuccioli di
Schiopodo Sparacoda. Oggi mi accompagnerà ad un suo spettacolo esclusivo.»
La Corvonero sistemò il felefono tra la spalla destra e
il collo, per poi sbrigarsi a raccogliere i pezzi e posarli sul tavolino,
rischiando più volte di ferirsi le dita, allungate e candide. Forse ci avrebbe
pensato un altro giorno a ricomporre la cornice...
« Aspetta, non intenderai mica intervistarla per il
Cavillo » Ginny era sconvolta; Luna le aveva appena promesso che si sarebbe
comportata con serietà e dedizione.
« In realtà ci stavo andando solo per divertirmi ma è
un’ottima idea, adesso che ci penso! Ginny, sei un mammifero geniale! » Luna
era su di giri.
« Ma io... »
« Devo andare, non posso farla aspettare. Ci sentiamo
più tardi. »
La ragazza, indecisa su quale fosse il modo giusto per
spegnere quell’affascinante aggeggio babbano, altresì detto telefono, corse in
direzione della porta e lanciò l’oggetto nella sua boccia di Kappa rari — se
Ginny fosse stata ancora in linea, la sua risposta sarebbe stata un “blob blob”
scioccato. Poi salutò la signora Lumiére, le strinse il braccio disponibile e,
dopo varie formalità, si smaterializzarono verso il luogo dell’esibizione, una
casa famiglia immersa nel verde poco fuori Londra.
« Tempo di vestire i miei piccoletti! » la donna di
mezz’età indicò gli abiti di scena rosa glitterati che spuntavano dalla valigia
di marca, non solo riconoscibile per le dimensioni ma anche per le iniziali
dorate M.C. che componevano elegantemente il nome della compagnia, “Magic
Circus”. « Lei può aspettare qui in salone, che ne dice? Anche il direttore è
d’accordo. »
« Dico che è perfetto, signora. » Luna sembrava
estasiata. Non era mai stata in una casa famiglia prima d’ora, quindi aveva
dovuto immaginare la scena, ma, trovandosi lì in carne ossa, notò come la
descrizione nella sua testa e quella della realtà coincidessero abbastanza.
Beh… tranne per l’assenza di rumore, fatto molto insolito per un edificio che ospitava
bambini vivaci e iperattivi di tutte le età. « Come mai è così...? »
« Silenzioso? Oh, la maggior parte dei ragazzi è andata
ad una gita organizzata dal direttore per “rinforzare i legami”. Credo che ci
siano bisogno anche di cose di questo tipo quando, di punto in bianco, si viene
catapultati in un ambiente sconosciuto, insieme a persone che non
assomiglieranno mai ai tuoi veri genitori... »
Luna tacque, posando delicatamente il palmo della mano
sulla parete spoglia, come se, dopo quell’affermazione, riuscisse chiaramente a
avvertire la tristezza, l’avvilimento, di cui essa era pregna; avrebbe voluto
eliminare quei sentimenti, come si eliminano di solito la polvere e lo sporco,
eppure, quando ritrasse il braccio, sentì, in
qualche modo, d'esser stata contagiata anche lei. « La famiglia è molto
importante, non è vero? Anche quando i tuoi genitori non sono più con te, ti senti,
in qualche modo... » Lo sguardo di Luna era perso, rivolto ad un punto indefinito
dell'intonaco rosa. « ... responsabile
per loro. »
La donna sorrise mesta alla gabbia d'acciaio, poco
lontano dal bagaglio per terra e quindi dai piedi della bionda.
« Non si finisce mai di preoccuparsi della propria
famiglia, signorina, mai; che essa sia formata da consanguinei o dolci
animaletti. » La Corvonero ebbe la conferma di ciò che ella intendesse, ricollegandosi
all'occhiata amorevole precedentemente lanciata alla custodia. « Comunque,
alcuni bambini hanno deciso di non partecipare al viaggio e sono rimasti qui, a
svolgere l’attività alternativa con me... quindi, suppongo si stiano
nascondendo nelle loro camerette. »
La ragazza si accontentò di quella spiegazione a grandi
linee, non volendo approfittare troppo del tempo e della gentilezza di Ms.
Lumiére. Poi, seguendo le indicazioni che le aveva precedentemente dato, prese
un'altra strada e continuò a camminare sempre dritta, fino ad arrivare davanti
una porta imponente, in legno pregiato, sopra cui la targhetta recitava queste
parole: “Salone. Vietato entrare con i vestiti bagnati e/o le scarpe infangate.
La pulizia prima di tutto”.
Era decisamente il luogo giusto.
Luna, già in posizione d’entrare, strinse la maniglia
dorata, sebbene si sentisse la coscienza sporca per il nascondere tutto e di
più nelle sue tasche. Girò incerta il pomello, e quando sentì due voci canzonatorie
al di là della soglia, improvvisamente lo lasciò andare, la porta aperta d'un
terzo — abbastanza spazio per sbirciare.
« Quanto sei noioso! E puzzi di libri! Cos'è che stai
leggendo, eh? "La strega Sara e l'unicorno volante"? Bleah! Sei una femmina
per caso? »
« Secondo me lo è, guardagli i capelli! Biondi e lisci
come spaghetti... ehi, Scorpiuccina, vuoi un fiocco per i capelli? »
« Sì però se lo vuoi non chiederlo a noi! Noi non siamo
femminucce come te! »
Luna sbatté più volte le ciglia, trovandosi in
disaccordo dall'angolo in cui si era accovacciata; quei bulletti insensibili di
sei, sette anni all'incirca, sarebbero stati splendidi con degli abiti
femminili addosso. Anzi, a dirla tutta, niente l'avrebbe fatta dubitare che,
prima di questa vita e quell'altra ancora trascorsa da insetti, fossero stati
delle petulanti marmocchie con la passione del fuxia!
E il bambino maltrattato... Luna cercò di spingere la
porta mezz'aperta il più piano possibile, così da intravedere da uno spiraglio
più grande anche la sua figura, ma non c'era niente da fare; doveva accontentarsi
di una visuale parziale, a meno che non avesse deciso di entrare a testa alta,
fare la persona adulta e tirare nervosamente per le orecchie quei due spacconi
che lo infastidivano.
"Immagino che, per dargli una bella lezione, debba
fare una sola cosa". Estrasse la bacchetta dal dietro dell'orecchio e, con
il pensiero fisso che tra poco sarebbe diventata l'eroe, la salvatrice di
quello sconosciuto — un po' come Ginny lo era stata per lei —, la puntò verso i
due insettini reincarnati. Non era di sicuro la scelta più saggia, anzi, era
stupida e infantile; ma Luna voleva far reagire quella 'Scorpiuccina', maschio
o femmina che fosse, con una risata o anche una rabbia esagerata. In quel
momento, infatti, la sua testolina era stata scambiata per una superficie
rimbalzante e la bottiglia d'acqua, nelle mani del bullo più forte e in carne,
faceva su e giù al ritmo degli sghignazzi trionfanti del suo amico.
Luna sperò di ricordarsi bene l'incantesimo: « Rossetto,
riccioli d'oro, che la delicatezza sia il tuo nuovo tesoro! »
Fu il tempo di un nanosecondo. Un raggio rosato —
proveniente dal nulla, apparentemente — colpì i due soggetti, provocando al
loro corpo movimenti e gesti convulsi, neanche avessero infilato due dita nella
presa della corrente. I capelli presero a crescere, così come le loro ciglia, e
anche i vestiti assunsero aspetti diversi, lasciando scoperta un sacco di
pelle: i pantaloncini Adidas vennero sostituiti da gonne a balze e perlinate,
le magliette madide di sudore da top brillantinati, mentre i berretti da
diademi a forma di cuore. Inutile dire che la Corvonero dovette trattenersi
faticosamente dal commentare, tanto che ammirava quell'outfit.
Il fuxia era proprio il loro colore!
« Ma cosa? Che ci hai fat— » esclamò il primo rivolto non a Luna, ma alla
loro vittima, interrompendosi quasi subito al sentir della propria voce acuta e
stridente, poco adatta al corpo d'un ragazzino. Si guardò sconvolto le mani, le
unghie rigorosamente smaltate e le dita piene di anelli delle principesse, per
poi portarsele alla gola e urlare: « Te la faremo pagare, idiota femminuccia! »
« Già, femminuccia! Non muoverti da lì perché stiamo
venendo a picchiarti! » gli diede corda l'altro, aprendo il palmo di una mano e
stringendo a pugno l'altra, facendole incontrare. Sebbene quel particolare
richiamo di guerra fosse stato accompagnato dal rumore di braccialetti ai
polsi, Luna si sentì molto preoccupata e non riuscì ad evitare di sudare
freddo: lei non voleva questo, assolutamente. Forse era stata un po' avventata
e non aveva calcolato tutti i rischi — il 97% per la precisione —, ma
desiderava solo aiutare, non peggiorare le cose.
Era arrivato il momento di uscire da lì e...
« Meglio di no. »
La bionda si bloccò di colpo, ancora all'ombra della
porta. Non sapeva se era stato il dubbio che l'avessero scoperta o lo stupore
di aver sentito per la prima volta il bimbo parlare, ma ora il suo corpo era
incatenato al pavimento, attratto inspiegabilmente da una forza invisibile e
più potente di quella di gravità.
« Eh?! Cos'hai detto?! » i due digrignarono i denti.
« Ho detto "Meglio di no". Se doveste
picchiarmi, io dovrei fare lo stesso… e tutti sappiamo che le donne non si
toccano neanche con un dito. »
I ragazzi aggrottarono le sopracciglia, rossi dalla
rabbia ma, allo stesso tempo, troppo umiliati per poter gridare e inveire
contro di lui.
Avevano perso e dovevano accettarlo, adesso che gli
rimaneva un po' di dignità e ignoravano i tasti nascosti del diadema sopra la
loro testa. « Non finisce qua, Scorpius! Ne andremo a parlare con gli altri e
vedrai poi come sarai messo! »
Ma Scorpius — così si chiamava quel bambino? che nome
strano... — era a malapena scalfito dalle
loro minacce. Susseguirono alcuni secondi di silenzio, in cui le Sorelle
Stravagarie più giovani, nuovo soprannome coniato da Luna, fissarono in cagnesco
la loro vittima e poi persero interesse, cambiando stanza ed uscendo per un altro
varco, ancora borbottando e inciampando sui loro tacchi a spillo.
La ragazza tirò un sospiro di sollievo. Sarebbe stato
imbarazzante farsi beccare da due ragazze più carine di lei... e nell'immaginarlo,
ridacchiò ancora, rallegrandosi per la gran scelta dell'incantesimo.
"Chissà cosa starà facendo in questo momento Scorpius, gliel'ha proprio
fatta vedere…", si domandò Luna, ritornando alla sua posizione originale, gli
occhi azzurri rivolti verso il centro della stanza. Peccato, però, che non si
aspettava di trovare un altro paio di iridi chiare ricambiare la sua
attenzione, ed ebbe un sussulto improvviso, notando come, al contrario del suo
sguardo curioso e ingenuo, quello del bambino — capelli biondi spettinati,
giacca e pantaloni in jeans più grandi della sua taglia, quasi da caderci dentro — fosse severo e
rimproverevole.
« Ooops. »
***
« Mi dispiace averti messo nei pasticci. »
Scorpius ignorò bellamente le scuse della ragazza,
troppo occupato a svitare il tappo della Nutella per concentrarsi a parlare e a
giocare con lei, facendola sentire ancora più in colpa.
L'altra, dal canto suo, liberò il vasetto dalla presa
del biondo e lo aprì senza problemi, guidata dalla pazza idea che, in questo
modo, il rispetto del bimbo nei suoi confronti sarebbe aumentato — anziché
diminuito, com'era appena successo.
« …Che cosa stai facendo? »
Luna rabbrividì al tono freddo e astioso con cui le si
era appena rivolto, osservando tristemente come quelle caratteristiche non
fossero proprie d'un… quattrenne? o cinquenne? « Ti stavo aiutando! Come poco
fa » e, nel dire ciò, salì con un balzo sul tavolo, nonostante ci fossero ben
tre sedie libere, per non soffocare Scorpius con il troppo calore umano. «
Parlerò io con il direttore, così non avrai nessuna punizione. »
Il bambino, per quanto volesse credere a quell'idea,
cercò di mostrarsi piuttosto scettico, come se l'argomento non lo toccasse più
di tanto. Aveva imparato a non fidarsi degli adulti tanto tempo fa, specialmente
i fuori di testa che si divertivano a cambiare il sesso della gente.
« Non importa, ok? Mi hai già fatto un favore per
perdonarti. »
« Ah, intendi rubare la chiave della cucina da sopra la
mensola perché tu eri troppo basso per riuscirci? »
Scorpius, più infastidito che mai da quell'assunzione
senza malizia, riafferrò dalle mani della Corvonero il barattolo di Nutella,
per poi conficcarci dentro il cucchiaio e portarselo immediatamente alla bocca.
« Eshattamente... » le rispose con acidità, ingozzandosi di crema al
cioccolato, non preoccupandosi di essere davanti a una sconosciuta e seguire le
regole del bon ton. « Shono tropo basho... »
Luna fece un sorriso a trentadue denti, incrociando le
gambe e dedicando tutta la sua attenzione al piccoletto. All'inizio l'aveva un
po' spaventata con il suo comportamento ostile e sospettoso, ma poi era giunta
alla conclusione che Scorpius non dovesse considerare facile relazionarsi con
gli estranei o, in generale, con i sette miliardi di persone al mondo, un po' come
lei.
« Sei anche molto simpatico, però. Chissà perché
persone come te vengono tormentate così tanto. »
Il bimbo sbatté con forza il barattolo semi-vuoto sulla
superficie legnosa, non sopportando come le sue mani, il suo alito e
addirittura i suoi vestiti, puzzassero di crema alla gianduia. Improvvisamente
gli era passata la fame, anzi, si sentiva lo stomaco talmente pieno che avrebbe
giurato di star per vomitare: « Che domanda idiota. Sono orfano, non ho genitori. Sono il
bersaglio ideale. Fuori di qui, non c'è nessuno che si interessi a me. »
La ragazza lo squadrò dalla testa ai piedi, diffidente.
« Non è vero. »
« E tu che ne s—? »
Scorpius fu interrotto da un suono squillante e
fastidioso che sembrava penetrargli nelle orecchie, molto probabilmente la suoneria
di qualche sveglia. Volse gli occhi azzurri verso la fonte di tutto quel
chiasso, che riconobbe essere l'orologio da polso di quella strana signora, e
rimase zitto, illudendosi che, in questo modo, senza parlarle o darle spunti di
conversazione, se ne sarebbe andata al più presto.
« Oh, è tempo dello spettacolo della signora Lumière.
Vieni con me? » la Corvonero scese allegramente dal tavolo, posizionandosi davanti
all'invitato e offrendogli una mano libera con tanta spontaneità che, al
confronto, Scorpius parve paralizzarsi.
Fu un vero dispiacere, quindi, per lei, vedere quella
mano penzolare e senza nessuno che la afferrasse, il sorriso — prima luminoso e
radiante — che, mano a mano, si faceva sempre più piccolo, fino a sparire e
nascondersi in un solco. « Capisco… vorrà dire che riprenderemo il discorso in
futuro… o magari anche no; sai, spero proprio di non rivederti mai più. »
Scorpius assunse un’espressione stranita, talmente
concentrato a ragionare su quella frase che, prima o poi, gli sarebbe spuntato un
punto interrogativo a lato della testolina bionda.
« Voglio dire » Luna continuò, sistemandosi sulla spalle la borsa a tracolla
e raggiungendo a passo felpato l'uscita dalla cucina, per poi girarsi un'ultima
volta e sbattere dolcemente le ciglia come un cerbiatto — questa volta non in fase di riproduzione —,
lo sguardo sognante verso il bambino. « Se così fosse, saprei che ti trovi con
una bravissima, bellissima famiglia, che organizza picnic ogni domenica. Ma mi raccomando, fai attenzione ai
Korrigans: potrebbero mangiarsi tutte le torte di mirtilli che hai… »
Angolino di Meoy:
Bonjour! Qui è Meoy che parla :3
Questo capitolo è stato un parto trigemellare. Ho
dovuto riscriverlo un sacco di volte ;__; Ma alla fine ne sono uscita, per
fortuna, sebbene pensassi non avrei mai più rivisto la luce. (Non ti perdonerò
mai, Computer, per avermi mangiato il file. MAI)
Come penso abbiate notato, i primi due capitoli con i
POV di Draco e Luna sono serviti un po' d'introduzione. Dal terzo in poi, i due
finalmente si incontreranno! (Credo. Devo discutere con la mia partner in crime
a proposito)
Comunque, ciò di cui sono sicura, è che ritornerà
Scorpius e mi gaserò come un riccio (cit.) La storia si movimenterà un po' a
partire da adesso quindi, beh, continuate a stare con noi! Alla prossima
puntata! *Ammicca ai telespettatori*
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