Il rosso e il nero

di Ashtart
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Roses



Grell si considerava decisamente una persona romantica. Sognava cene a lume di candela, enormi bouquet di fiori, e tappeti di petali di rose rosse.
E, con suo enorme disappunto, William non era quel tipo d’uomo, ovviamente.

Ma la verità era che a Grell non importava nemmeno più delle rose, o della musica romantica, o delle cene, o di qualsiasi altra smanceria, quando era con Will. Un divano polveroso, un materasso gettato a terra, il pavimento stesso. Anche il letto sgangherato di un motel andava più che bene.
Gli bastava avere William, dentro, intorno, contro di se. Nient’altro aveva importanza, mentre le labbra di lui viaggiavano sul proprio corpo. Mentre quell’uomo di ghiaccio si scioglieva contro di lui. Il mondo sembrava annullarsi, in quegli istanti di perdizione in cui tutto quello che sentiva era William, tutto quello che provava era William, nient’altro che William. William. William.

Era il primo uomo che gli facesse quest’effetto, a pensarci.
E andava benissimo così.




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