Spy - cap.12
Spy Game
Capitolo 12
I giorni passavano tranquilli
nella periferia di Tokio. Miyoga era ormai tornato da una settimana dal
suo incarico che lo aveva costretto ad allontanarsi da casa per tre
giorni e tutto procedeva quieto. Alla SWC si doveva ancora programmare
nei dettagli la cena che Inuyasha aveva promesso a Sango.
Il lavoro procedeva a rilento:
di quel carico di droga che sarebbe dovuto arrivare, non si seppe
più niente. In realtà non si ebbero
più notizie di nessun carico. Era come la calma prima delle
tempesta: come se tutto si fosse fermato in attesa di qualcosa di
più grande ed inaspettato.
Il tempo era solitamente
impiegato per allenarsi.
Tra Sango e Miroku le cose
andavano piuttosto bene. Il ragazzo ancora faceva il cascamorto con le
altre ragazze, ma Sango sapeva che era l’unica ragazza che
lui amasse, e questo la tranquillizzava.
Kagome non ebbe più
notizie dai suoi amici, ma cominciava ad apprezzare quelli che si era
creata alla SWC. Con loro si trovava bene. Erano molto più
maturi di quanto non fossero i suoi compagni di scuola. Inoltre non
doveva nascondere nulla né a Sango, che a Miroku, e
tantomeno ad Inuyasha. Il tempo che trascorreva in loro compagnia era
costellato da scherzi, screzi e tante risate. Erano questi i momenti in
cui Kagome non si sentiva sola. A volte tornava a casa, si gettava sul
letto e cominciava a pensare alla sua vita, chiedendosi se anche lei,
un giorno, avrà la stessa fortuna che ha avuto Sango. La sua
mente andava di continuo a sua madre, all’assenza di quella
presenza che avrebbe potuto cambiare tante cose nella sua vita. A quel
punto cominciava a piangere ininterrottamente, e solo allora
considerava gli avvenimenti che le avevano sconvolto la sua normale
attività da liceale. Riemergeva nella sua testa
l’immagine di Inuyasha ed in un batter d’occhio
tutta la tristezza svaniva lasciando posto ai bei ricordi e alle
avventure che hanno vissuto insieme, seppur poche.
Quel giorno se lo sentiva che
qualcosa avrebbe rotto la sua routine. Kagome non fece in tempo ad
arrivare in agenzia che vide il suo collega correrle incontro,
afferrarla per un braccio e portarla nel garage.
-Si può sapere cosa
ti è preso?- domandò la ragazza.
-Abbiamo intercettato una
chiamata. Dobbiamo appostarci fuori dalla casa del boss ad aspettare
ulteriori notizie sul carico di droga.- le rispose frettolosamente
mettendo in moto la macchina. Per tutto il viaggio nessuno disse una
parola. Non appena arrivati Inuyasha sistemò
l’apparecchiatura atta a seguire qualsiasi telefonata
giungesse a quella casa.
Passarono un paio di ore in
attesa di qualche segno di vita, poi ad un tratto un telefono
squillò. Neanche due squilli e qualcuno alzò la
cornetta.
-Tutto pronto?-
domandò la voce all’interno della casa senza
nemmeno chiedere con chi stesse parlando.
-Si. Molo undici. Tra quindici
minuti.- e riattaccarono. Inuyasha sembrò irrigidirsi, mise
via l’apparecchiatura apparentemente calmo, prese il suo
cellulare e chiamò l’agenzia.
-Molo undici, al
più presto.- nessuna risposta. Interruppe la chiamata
chiudendo il telefono a metà e mise in moto senza destare
sospetti. Kagome era tesa come una corda di violino e continuava a
domandarsi come potesse Inuyasha essere così cheto. Il
viaggio sembrò più breve del previsto, e la
ragazza, dentro di sé, sperava di non arrivare mai alla
destinazione. Non fece in tempo a pensarlo che il ragazzo
parcheggiò dietro ad una macchina sollevatrice in attesa che
i suoi compagni arrivassero. Nonostante fosse seduta, la ragazza
sentì le ginocchia cedere e le gambe tremare.
-Non arriveranno mai in
tempo.- pronunciò Kagome con un ultimo respiro.
Aprì di scatto la
portiera della macchina prima che Inuyasha potesse impedirle di fare
qualsiasi cosa. Il ragazzo rimase immobile a fissarla per un paio di
secondi mentre si avvicinava al magazzino. Si infiltrò
all’interno dell’immenso cubo di lamiera tramite
una porta mal chiusa. All’interno vi entrava poca luce che
filtrava da una finestrella in alto. Centinaia di casse, una ammassata
sull’altra, ricoprivano l’intera area dello
stabilimento, e Kagome ne sfruttò una pila per nascondersi
dietro di essa. Inuyasha se ne stava statico nella macchina per
rendersi conto di quello che aveva appena fatto la ragazza. Non gli
pareva vero che Kagome avesse trovato il coraggio per compiere un atto
del genere.
“Accidenti! Non
è neanche armata!!!”- pensò il ragazzo
portandosi la mano alla fronte. Era seriamente preoccupato, ma
più che in missione segreta sembrava essere ad un normale
corso di sopravvivenza per quanto la situazione sembrava surreale.
Kagome se ne stava
accovacciata dietro ad alcune casse e rimpiangeva di non aver mai
prestato attenzione quando Inuyasha la portava al poligono di tiro. Una
di quelle sue famose M9 ora le avrebbe fatto comodo. Almeno avrebbe
avuto la certezza che se fosse stata in difficoltà, avrebbe
almeno potuto provare di difendersi. Il cuore le batteva a mille. Senza
neanche rendersene conto stava respirando con la bocca, ed emetteva
profondi respiri.
“Ok. Ci sono. Sono
dentro. Il primo passo l’ho fatto, ma ora dovrebbe arrivare
il bello! Dovrei saltare fuori e puntandogli una pistola contro dovrei
dire ‘Siete circondati! Non avete vie di
fuga!’… Ma io non ho una pistola! E se anche loro
ce ne avessero una? Certo che ce ne hanno una, fanno parte di una banda
che compra, riceve e spaccia droga!”- ma i suoi pensieri
furono interrotti dalla visione di due tipi abbastanza buffi. Erano
entrambi vestiti di nero, e portavano entrambi occhiali da sole
nonostante all’interno del magazzino non ci fosse luce a
sufficienza per indossarli.
-Che dici, il capo ci
darà una ricompensa?- domandò un ometto basso e
tarchiato.
-Ma che ricompensa? Non
abbiamo fatto niente di speciale!- gli rispose il suo collega alto e
magro. L’omettino, nello stesso istante in cui
l’amico finì di parlare, fece scivolare una cassa.
–Stai attento idiota! Se ne sprechiamo anche solo un grammo
il capo ci fa fuori!
-Che lo venga a fare lui
questo lavoro! Io ho mal di schiena!
-Si, ce lo vedi il capo tutto
vestito per bene che viene a scaricare delle casse? Ahah! Da ammazzarsi
dalle risate!
“Ora so che i film
dicono la verità su questo genere di cose: Mandano sempre i
più stupidi a fare il lavoro pesante…”-
pensò Kagome, quando avvertì che qualcuno
l’aveva afferrata con una mano per la spalla e con
l’altra le aveva tappato la bocca.
-Shhh!!!- fece Inuyasha per
tranquillizzare la ragazza. Dopo questo gesto Inuyasha si
accucciò dietro di lei. Ad un tratto sentirono i due uomini
avvicinarsi all’uscita. Inuyasha trascinò la
collega tenendola per le spalle, con la speranza di non essere visti,
ma successe qualcosa di imprevisto. Un uomo colpì il ragazzo
con forza in testa, mentre l’altro afferrò Kagome
cingendola con vigore per le braccia.
-Ma guarda, guarda! Due
fidanzatini!- esclamò lo scagnozzo che immobilizzava Kagome,
mentre quest’ultima era terrorizzata per le condizioni di
Inuyasha, il quale era accasciato a terra privo di sensi.
-Questi non sono solo
fidanzatini! Il ragazzino qui ha una pistola!- disse il compagno
perquisendo Inuyasha. In fondo non erano tanto stupidi. -Che dici, li
facciamo fuori?
-Sai che il capo non vuole
morti! Se non sbaglio ho visto una cella frigorifera là
dietro. Se ce li buttiamo dentro, nessuno penserà di
cercarci qualcuno!
-Noo!!! Lasciatemi!!!
Inuyasha!!!- cominciò ad urlare Kagome.
-Smettila ragazzina o
dovrò farti male sul serio!- la ragazza placò le
grida, ma la rabbia che aveva dentro la irrigidì
dall’interno.
-Forza, cerchiamo delle corde
e sbarazziamoci di questi due.- gli uomini erano seriamente
intenzionati a chiudere i due giovani nella cella frigorifera che di
solito hanno una temperatura che va da i 10° ai -35°.
Quel giorno il termostato era impostato a -25°. Ad entrambi
vennero legate le mani dietro la schiena. Inuyasha, ancora inerme,
venne gettato di peso in fondo a quella stanza bianca e fredda, mentre
Kagome ci entrò di peso, costretta, con le proprie gambe. I
due uomini chiusero la porta ermeticamente e sorrisero alla ragazza che
per stizza si lanciò contro la porta andandoci a sbattere
energicamente. Immediatamente dopo che i due se ne andarono, Kagome
concentrò le sue attenzioni su Inuyasha. Ora la ragazza
capiva l’ostinazione del padre nel ripeterle di non andare in
giro ‘mezza nuda’, come diceva lui. Il freddo
cominciava a sentirsi, ma Kagome non doveva permettergli di penetrarle
dentro. Si inginocchiò accanto ad Inuyasha e
cominciò ad urlare il suo nome, chiamandolo disperatamente
con la speranza di vederlo reagire in qualche modo. Continuava a
gridare, a pregarlo di svegliarsi, ma non accennava a muoversi.
-Inuyasha!!! Andiamo
svegliati!!!- nessuna reazione. -Inuyasha!!!! Avevi detto che mi
avresti protetta!! Lo hai promesso a mio padre ricordi!??!!- e la sua
voce cominciava ad rompersi da un pianto che, ineluttabile, tentava di
sfogare tutta la rabbia che la ragazza provava. -Lo avevi promesso!!...
E ti consideri una brava spia? Ti sei fatto mettere al tappeto da una
botticina in testa!!
-Botticina… Appena
usciamo provo su di te se fa male o no!- ribatté il ragazzo.
Quelle parole agirono come una specie di fuoco in Kagome, che vide
rinascere la speranza di uscire viva da quel posto. -Forza, slegami.-
disse mettendosi seduto e porgendo le spalle alla collega. Kagome si
voltò e tentò di sciogliere i nodi che tenevano
legato Inuyasha. Con molta fatica ci riuscì e non appena
libero si portò le mani alla testa come per sentire se era
tutto al suo posto.
-Ehi, ci sono anche io!-
esclamò Kagome ancora annodata come un salame. Inuyasha si
sporse sulla schiena della ragazza e mentre tentava di districare il
nodo, pensava a come uscire da quel freezer in versione gigante.
-Vedrai che tra poco
arriveranno gli altri!- tentò di rincuorarla Inuyasha.
-Non penseranno mai di cercare
qua dentro!
-Non essere sempre
così dannatamente pessimista, accidenti!- Kagome si era
accucciata in un angolo sperando di riscaldarsi, ma fu tutto inutile.
Ogni cosa sembrava bruciare tanto era fredda. I minuti trascorrevano e
nessuna sirena si udiva da li dentro, non si percepivano né
passi, né voci. Il ragazzo camminava nervosamente avanti e
indietro per quella stanzina 5 metri x 5, non accorgendosi che il
freddo si era impadronito ormai della quasi totalità del
corpo di Kagome.
-Mi dispiace.-
riuscì a dire lei nel suo angolo con le gambe raggomitolate
e la faccia tra le ginocchia.
-Non dire sciocchezze, non
è colpa tua.
-Si invece. Se non fossi stata
così idiota da entrare e da non aspettare i rinforzi, ora
non saremmo in questa situazione.- Inuyasha si voltò verso
di lei giusto in tempo per vedere che la ragazza si stava
addormentando. Cosa sbagliatissima da fare in questa situazione.
Subito si catapultò
su di lei per impedirle di sbattere la testa contro il duro pavimento.
Si mise a sedere accanto a lei portandosela tra le gambe e stringendola
tra le sue braccia col tentativo di trasmetterle un po’ del
suo calore corporeo.
-Non ti devi addormentare
stupida!!- urlò Inuyasha scuotendola leggermente per farla
rinvenire.
-Mi dispiace Inuyasha. Non
potrei mai perdonarmelo se ti accadesse qualcosa.- ammise Kagome mentre
una lacrima le solcava gli occhi che faticava a tenere aperti. I due
volti erano ad una ventina di centimetri l’uno
dall’altro. Inuyasha rimase un paio di secondi ad ammirare i
contorni del viso di Kagome, mai stato tanto vicino al suo.
-Non mi accadrà
nulla, però devi resistere!
-Non ce la faccio... Ho troppo
freddo… - e a quella affermazione il ragazzo
ritornò a stringerla a sé più forte
che poteva. I minuti trascorrevano inesorabili, ma ormai quello che
cingeva era un corpo freddo, immobile, senza reazioni. Sentiva il
respiro di Kagome lento e affaticato, e pregava che i colleghi
arrivassero presto a salvarli.
-Kagome! Ti prometto che se
resisterai ti dirò cos’è successo
quella sera quando Sango è venuta da me, ma ti prego, non
mollare ora! Arriveranno presto a salvarci vedrai!!- questa volta era
lei a non rispondere. -Kagome reagisci!!!- niente. -Vuoi dirmi cosa
dovrei fare io senza di te maledizione??!- Continuò a
stringerla, a coprire il corpo della ragazza con il proprio
affinché il freddo provato diminuisse. Il respiro di Kagome
si faceva sempre più lento. Persino il suo corpo aveva
smesso di tremare.
Ad un tratto un rumore ad
Inuyasha familiare. Una sirena e subito dei passi.
-E’ tutto finito,
resta qui!- disse il ragazzo a Kagome posandola a terra.
Cominciò a ad urlare, a sbattere i pugni contro la porta
ghiacciata, e ancora a gridare con tutto il fiato che aveva in corpo.
Chiedeva aiuto, pregava qualcuno di venirli a tirare fuori di
lì.
Kagome era inerme sul
pavimento. Il freddo le aveva immobilizzato tutto il corpo. Non sentiva
più nulla. Dentro di sé credeva che fosse la fine
di tutto. Poi qualcuno comparve dalla finestrella sulla porta e la
aprì. Inuyasha prese la ragazza in braccio e quando la porta
venne aperta lui corse fuori con Kagome tra le braccia. Non appena
fuori da quel magazzino, Inuyasha non fece caso nemmeno alle decine di
macchine della polizia che circondava l’edificio, si
lasciò cadere in ginocchio con Kagome in braccio e la
strinse forte per non far arrivare il calore troppo velocemente al suo
cuore. Poi più niente. Anche il ragazzo si
accasciò a terra senza lasciare la presa di Kagome.
Un rumore intermittente, il
calore sul viso, il tepore di una stanza chiara. Furono queste le
sensazioni che risvegliarono la ragazza in un letto
d’ospedale. Inizialmente non si rese conto di dove si
trovasse, e quando aprì gli occhi si accorse di avere un
aggeggio infilato per il naso. Accanto al suo letto, su una semplice
sedia, vi era Miyoga in uno stato di semi abbiocco. Come ogni tanto
faceva, dischiudeva le palpebre per vedere se la sua bambina era
sveglia, e quando notò che questa volta lo era, ebbe un
sussulto.
-Ciao papà!-
esclamò la ragazza con un filo di voce.
-Oh, Kagome…
Finalmente ti sei svegliata!- le rispose il padre quasi con le lacrime
agli occhi.
-Inuyasha?- si
preoccupò di domandare lei.
-E’ stato qui fino
ad un oretta fa. L’ho costretto ad andarsi a prendere un
caffè e a farsi un giro.
-Lui non beve
caffè…
-Si invece… Ma
dimmi, come ti senti?
-Li avete presi?- Kagome,
più di qualsiasi altra cosa, voleva sapere se il suo atto di
stupidità, oltre ad aver rischiato la vita di Inuyasha,
aveva avuto un lieto fine.
-Il tuo intervento ci ha
permesso di arrivare in tempo. Ma non farlo mai più, intesi?
Mi hai fatto perdere dieci anni di vita!- ed un tenero sorriso comparve
sul viso di entrambi.
-Quanto ho dormito?
-Circa 24 ore. Ti hanno
addormentata per farti degli esami ed accertarsi che tutto andava come
avrebbe dovuto andare… Comunque… Volevo dirti che
mi dispiace se in tutti questi anni ho spaventato i tuoi spasimanti, ma
ora sarei felice se voi due steste insieme.- Kagome non riusciva a
capire quell’intervento che fece il padre. Poi comprese.
-Cosa stai dicendo? Guarda che
non…
-Ah! Inuyasha! Mi ha domandato
giusto appunto di te. Beh, vi lascio soli!- ad un tratto fece capolino
nella stanza la testa di Inuyasha, e vedendo che la ragazza si era
ripresa sorrise involontariamente. Il ragazzo era sulla soglia con un
bicchierino di carta in mano. Quando Miyoga gli fu vicino
allungò il collo per scorgervi la bevanda
all’interno.
-Cos’è
quello?
-E’ the…-
Miyoga si limitò ad uscire dalla stanza con un sorriso
malizioso impresso sul volto che nessuno, fortunatamente,
notò. Il ragazzo si mise al posto occupato sino ad ora dal
capo senza dire una parola.
-Mio padre mi ha detto che sei
rimasto tutto il tempo qui.
-Dopo tutto quello che ho
fatto non potevo rischiare di perdermi il tuo risveglio… Mi
allontano per meno di un’ora e tu apri gli occhi.
È incredibile.- Solo il quel momento Kagome si rese conto di
non essere assolutamente presentabile e si coprì il volto
con la coperta.
-Cosa stai facendo?-
domandò lui.
-Sono orribile!!
-Guarda che non è
stata colpa tua. È stato solo un bene che tu abbia fatto
irruzione. Se non lo avessi fatto a quest’ora ci sarebbero
scappati.- le rispose Inuyasha non capendo che il commento di Kagome
riguardava il suo aspetto esteriore. Evidentemente a lui importava ben
poco. Si scoprì di nuovo e si mise a sedere.
-Si
però… Ho rischiato che ti accadesse qualcosa.
-Non mi sarebbe accaduto
niente! Quei due erano due idioti e so badare a me stesso! Quindi per
me non ti devi più preoccupare, d’accordo?- Kagome
gli sorrise in segno di consenso, ma poi divenne improvvisamente
triste. Il ragazzo, che vide la mano di Kagome appoggiata sul letto,
posò la sua su di essa e subito Kagome sentì
dentro di sé un immenso calore che le pervase tutto il corpo
e la strinse aggrovigliando le proprie dita con quelle di Inuyasha, ma
poi le tornò in mente una cosa che venne detta
all’interno della cella.
-Cos’è
successo tra te e Sango quando è venuta a casa tua?
-Cosa??
-Ero ancora cosciente quando
lo hai detto mio caro, quindi non hai via di scampo!
-Guarda che hai sognato! Si
può sapere perché io ti avrei dovuto dire una
cosa del genere?- ma le loro mani non si separarono. Rimasero unite
nonostante la piccola discussione simpatica che li aveva persuasi da
quella unione e che li aveva tolti da un possibile imbarazzo. Ad un
tratto qualcuno bussò alla porta rimanendo però
all’entrata. Kagome a quella vista non poteva crederci. Aveva
solo voglia di piangere. Senza nemmeno accorgersene strinse con
più forza la mano di Inuyasha e lui le fece capire che
andava tutto bene semplicemente col calore che le trasmise. Ayame, Hojo
e Kagura erano venuti a farle visita probabilmente avvertiti da Miyoga
che era ignaro del loro litigio.
-Entrate…- disse la
Kagome a letto. Quando l’amica le si avvicinò,
notò le mani dei due ragazzi che subito si lasciarono. Ayame
posò sul comodino affianco a lei un mazzo di fiori.
-Come stai Higurashi?-
domandò Hojo per rompere il ghiaccio.
-Ora bene, grazie!
-Ma cosa ti è
successo?- chiese Kagura. A quella domanda Kagome non sapeva cosa
rispondere poiché non poteva dire che era stata rinchiusa in
una cella frigorifera. Così intervenne Inuyasha.
-Il medico ha detto che
è stato un’insufficienza di ferro nel
sangue… Beh, io vado.- disse infine il ragazzo per lasciare
Kagome sola con i suoi amici, anche se in realtà sperava che
Kagura e Hojo fossero tanto perspicaci da capire che la cosa migliore
da fare sarebbe lasciare le due ragazze chiarire da sole. Contro ogni
sua aspettativa sentì alle sue spalle i due fare gli auguri
di pronta guarigione a Kagome.
Le due ragazza rimasero un
paio di minuti con lo sguardo basso senza dire niente.
-Mi dispiace.- dissero
contemporaneamente.
-No, a me dispiace.- aggiunse
Kagome. -Non avrei dovuto dirti una bugia del genere.
-Kagome, ci ho pensato bene.
Sono stata una stupida ad arrabbiarmi in quel modo. In fondo ci
conosciamo da tanti anni e so che non lo avresti mai fatto se non ci
fosse un’ottima ragione dietro. Per questo sono io a
domandarti di perdonarmi.
-Ayeme, ascolta…
Inuyasha non è mio cugino. È un dipendente di mio
padre ed è stato lui a chiedermi di potarlo con noi in
centro quel giorno. Inuyasha non ha famiglia e non ha amici. Ha sempre
lavorato con gente più grande di lui e così mi ha
chiesto di farlo svagare un po’ con noi. Passando del tempo
con lui mi sono accorta che è un grande amico e comincio a
vederlo come una sorta di fratello maggiore. Però devi
credermi: non c’è nulla tra noi.- Ayame sorrise
non appena Kagome finì di spiegarle la situazione.
-Ora ascoltami tu. A me non
importa più niente. Ora sto con Hojo. Siamo usciti un paio
di volte e ci siamo trovati bene insieme. Spero non ti dispiaccia.
-Ma no figurati!!! Sono
felicissima per voi!
-Quindi… Tra me e
te è tutto come prima?
-Certo!- e come se nulla fosse
successo, le due ragazze si abbracciarono nostalgiche del calore di
un’amicizia che credevano persa, ma che, dimostrandosi
più forte di qualsiasi avversità, avevano
ritrovato.
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