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Autore: Nera    06/08/2008    6 recensioni
Inuyasha è una spia di un'importante agenzia e Kagome è una semplice studentessa che per provare qualcosa di nuovo nella vita decide di lavorare per il padre dopo la scuola. Purtroppo, metterà più volte nei casini Inuyasha, molto diverso da lei....E' la mia prima AU, quindi se non gradite non attaccatemi please.... Grazie a chi ha intenzione di leggerla! BACIO!
Genere: Romantico, Commedia, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Sango
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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Spy - cap.12

Spy Game

Capitolo 12

I giorni passavano tranquilli nella periferia di Tokio. Miyoga era ormai tornato da una settimana dal suo incarico che lo aveva costretto ad allontanarsi da casa per tre giorni e tutto procedeva quieto. Alla SWC si doveva ancora programmare nei dettagli la cena che Inuyasha aveva promesso a Sango.

Il lavoro procedeva a rilento: di quel carico di droga che sarebbe dovuto arrivare, non si seppe più niente. In realtà non si ebbero più notizie di nessun carico. Era come la calma prima delle tempesta: come se tutto si fosse fermato in attesa di qualcosa di più grande ed inaspettato.

Il tempo era solitamente impiegato per allenarsi.

Tra Sango e Miroku le cose andavano piuttosto bene. Il ragazzo ancora faceva il cascamorto con le altre ragazze, ma Sango sapeva che era l’unica ragazza che lui amasse, e questo la tranquillizzava.

Kagome non ebbe più notizie dai suoi amici, ma cominciava ad apprezzare quelli che si era creata alla SWC. Con loro si trovava bene. Erano molto più maturi di quanto non fossero i suoi compagni di scuola. Inoltre non doveva nascondere nulla né a Sango, che a Miroku, e tantomeno ad Inuyasha. Il tempo che trascorreva in loro compagnia era costellato da scherzi, screzi e tante risate. Erano questi i momenti in cui Kagome non si sentiva sola. A volte tornava a casa, si gettava sul letto e cominciava a pensare alla sua vita, chiedendosi se anche lei, un giorno, avrà la stessa fortuna che ha avuto Sango. La sua mente andava di continuo a sua madre, all’assenza di quella presenza che avrebbe potuto cambiare tante cose nella sua vita. A quel punto cominciava a piangere ininterrottamente, e solo allora considerava gli avvenimenti che le avevano sconvolto la sua normale attività da liceale. Riemergeva nella sua testa l’immagine di Inuyasha ed in un batter d’occhio tutta la tristezza svaniva lasciando posto ai bei ricordi e alle avventure che hanno vissuto insieme, seppur poche.

Quel giorno se lo sentiva che qualcosa avrebbe rotto la sua routine. Kagome non fece in tempo ad arrivare in agenzia che vide il suo collega correrle incontro, afferrarla per un braccio e portarla nel garage.

-Si può sapere cosa ti è preso?- domandò la ragazza.

-Abbiamo intercettato una chiamata. Dobbiamo appostarci fuori dalla casa del boss ad aspettare ulteriori notizie sul carico di droga.- le rispose frettolosamente mettendo in moto la macchina. Per tutto il viaggio nessuno disse una parola. Non appena arrivati Inuyasha sistemò l’apparecchiatura atta a seguire qualsiasi telefonata giungesse a quella casa.

Passarono un paio di ore in attesa di qualche segno di vita, poi ad un tratto un telefono squillò. Neanche due squilli e qualcuno alzò la cornetta.

-Tutto pronto?- domandò la voce all’interno della casa senza nemmeno chiedere con chi stesse parlando.

-Si. Molo undici. Tra quindici minuti.- e riattaccarono. Inuyasha sembrò irrigidirsi, mise via l’apparecchiatura apparentemente calmo, prese il suo cellulare e chiamò l’agenzia.

-Molo undici, al più presto.- nessuna risposta. Interruppe la chiamata chiudendo il telefono a metà e mise in moto senza destare sospetti. Kagome era tesa come una corda di violino e continuava a domandarsi come potesse Inuyasha essere così cheto. Il viaggio sembrò più breve del previsto, e la ragazza, dentro di sé, sperava di non arrivare mai alla destinazione. Non fece in tempo a pensarlo che il ragazzo parcheggiò dietro ad una macchina sollevatrice in attesa che i suoi compagni arrivassero. Nonostante fosse seduta, la ragazza sentì le ginocchia cedere e le gambe tremare.

-Non arriveranno mai in tempo.- pronunciò Kagome con un ultimo respiro.

Aprì di scatto la portiera della macchina prima che Inuyasha potesse impedirle di fare qualsiasi cosa. Il ragazzo rimase immobile a fissarla per un paio di secondi mentre si avvicinava al magazzino. Si infiltrò all’interno dell’immenso cubo di lamiera tramite una porta mal chiusa. All’interno vi entrava poca luce che filtrava da una finestrella in alto. Centinaia di casse, una ammassata sull’altra, ricoprivano l’intera area dello stabilimento, e Kagome ne sfruttò una pila per nascondersi dietro di essa. Inuyasha se ne stava statico nella macchina per rendersi conto di quello che aveva appena fatto la ragazza. Non gli pareva vero che Kagome avesse trovato il coraggio per compiere un atto del genere.

“Accidenti! Non è neanche armata!!!”- pensò il ragazzo portandosi la mano alla fronte. Era seriamente preoccupato, ma più che in missione segreta sembrava essere ad un normale corso di sopravvivenza per quanto la situazione sembrava surreale.

Kagome se ne stava accovacciata dietro ad alcune casse e rimpiangeva di non aver mai prestato attenzione quando Inuyasha la portava al poligono di tiro. Una di quelle sue famose M9 ora le avrebbe fatto comodo. Almeno avrebbe avuto la certezza che se fosse stata in difficoltà, avrebbe almeno potuto provare di difendersi. Il cuore le batteva a mille. Senza neanche rendersene conto stava respirando con la bocca, ed emetteva profondi respiri.

“Ok. Ci sono. Sono dentro. Il primo passo l’ho fatto, ma ora dovrebbe arrivare il bello! Dovrei saltare fuori e puntandogli una pistola contro dovrei dire ‘Siete circondati! Non avete vie di fuga!’… Ma io non ho una pistola! E se anche loro ce ne avessero una? Certo che ce ne hanno una, fanno parte di una banda che compra, riceve e spaccia droga!”- ma i suoi pensieri furono interrotti dalla visione di due tipi abbastanza buffi. Erano entrambi vestiti di nero, e portavano entrambi occhiali da sole nonostante all’interno del magazzino non ci fosse luce a sufficienza per indossarli.

-Che dici, il capo ci darà una ricompensa?- domandò un ometto basso e tarchiato.

-Ma che ricompensa? Non abbiamo fatto niente di speciale!- gli rispose il suo collega alto e magro. L’omettino, nello stesso istante in cui l’amico finì di parlare, fece scivolare una cassa. –Stai attento idiota! Se ne sprechiamo anche solo un grammo il capo ci fa fuori!

-Che lo venga a fare lui questo lavoro! Io ho mal di schiena!

-Si, ce lo vedi il capo tutto vestito per bene che viene a scaricare delle casse? Ahah! Da ammazzarsi dalle risate!

“Ora so che i film dicono la verità su questo genere di cose: Mandano sempre i più stupidi a fare il lavoro pesante…”- pensò Kagome, quando avvertì che qualcuno l’aveva afferrata con una mano per la spalla e con l’altra le aveva tappato la bocca.

-Shhh!!!- fece Inuyasha per tranquillizzare la ragazza. Dopo questo gesto Inuyasha si accucciò dietro di lei. Ad un tratto sentirono i due uomini avvicinarsi all’uscita. Inuyasha trascinò la collega tenendola per le spalle, con la speranza di non essere visti, ma successe qualcosa di imprevisto. Un uomo colpì il ragazzo con forza in testa, mentre l’altro afferrò Kagome cingendola con vigore per le braccia.

-Ma guarda, guarda! Due fidanzatini!- esclamò lo scagnozzo che immobilizzava Kagome, mentre quest’ultima era terrorizzata per le condizioni di Inuyasha, il quale era accasciato a terra privo di sensi.

-Questi non sono solo fidanzatini! Il ragazzino qui ha una pistola!- disse il compagno perquisendo Inuyasha. In fondo non erano tanto stupidi. -Che dici, li facciamo fuori?

-Sai che il capo non vuole morti! Se non sbaglio ho visto una cella frigorifera là dietro. Se ce li buttiamo dentro, nessuno penserà di cercarci qualcuno!

-Noo!!! Lasciatemi!!! Inuyasha!!!- cominciò ad urlare Kagome.

-Smettila ragazzina o dovrò farti male sul serio!- la ragazza placò le grida, ma la rabbia che aveva dentro la irrigidì dall’interno.

-Forza, cerchiamo delle corde e sbarazziamoci di questi due.- gli uomini erano seriamente intenzionati a chiudere i due giovani nella cella frigorifera che di solito hanno una temperatura che va da i 10° ai -35°. Quel giorno il termostato era impostato a -25°. Ad entrambi vennero legate le mani dietro la schiena. Inuyasha, ancora inerme, venne gettato di peso in fondo a quella stanza bianca e fredda, mentre Kagome ci entrò di peso, costretta, con le proprie gambe. I due uomini chiusero la porta ermeticamente e sorrisero alla ragazza che per stizza si lanciò contro la porta andandoci a sbattere energicamente. Immediatamente dopo che i due se ne andarono, Kagome concentrò le sue attenzioni su Inuyasha. Ora la ragazza capiva l’ostinazione del padre nel ripeterle di non andare in giro ‘mezza nuda’, come diceva lui. Il freddo cominciava a sentirsi, ma Kagome non doveva permettergli di penetrarle dentro. Si inginocchiò accanto ad Inuyasha e cominciò ad urlare il suo nome, chiamandolo disperatamente con la speranza di vederlo reagire in qualche modo. Continuava a gridare, a pregarlo di svegliarsi, ma non accennava a muoversi.

-Inuyasha!!! Andiamo svegliati!!!- nessuna reazione. -Inuyasha!!!! Avevi detto che mi avresti protetta!! Lo hai promesso a mio padre ricordi!??!!- e la sua voce cominciava ad rompersi da un pianto che, ineluttabile, tentava di sfogare tutta la rabbia che la ragazza provava. -Lo avevi promesso!!... E ti consideri una brava spia? Ti sei fatto mettere al tappeto da una botticina in testa!!

-Botticina… Appena usciamo provo su di te se fa male o no!- ribatté il ragazzo. Quelle parole agirono come una specie di fuoco in Kagome, che vide rinascere la speranza di uscire viva da quel posto. -Forza, slegami.- disse mettendosi seduto e porgendo le spalle alla collega. Kagome si voltò e tentò di sciogliere i nodi che tenevano legato Inuyasha. Con molta fatica ci riuscì e non appena libero si portò le mani alla testa come per sentire se era tutto al suo posto.

-Ehi, ci sono anche io!- esclamò Kagome ancora annodata come un salame. Inuyasha si sporse sulla schiena della ragazza e mentre tentava di districare il nodo, pensava a come uscire da quel freezer in versione gigante.

-Vedrai che tra poco arriveranno gli altri!- tentò di rincuorarla Inuyasha.

-Non penseranno mai di cercare qua dentro!

-Non essere sempre così dannatamente pessimista, accidenti!- Kagome si era accucciata in un angolo sperando di riscaldarsi, ma fu tutto inutile. Ogni cosa sembrava bruciare tanto era fredda. I minuti trascorrevano e nessuna sirena si udiva da li dentro, non si percepivano né passi, né voci. Il ragazzo camminava nervosamente avanti e indietro per quella stanzina 5 metri x 5, non accorgendosi che il freddo si era impadronito ormai della quasi totalità del corpo di Kagome.

-Mi dispiace.- riuscì a dire lei nel suo angolo con le gambe raggomitolate e la faccia tra le ginocchia.

-Non dire sciocchezze, non è colpa tua.

-Si invece. Se non fossi stata così idiota da entrare e da non aspettare i rinforzi, ora non saremmo in questa situazione.- Inuyasha si voltò verso di lei giusto in tempo per vedere che la ragazza si stava addormentando. Cosa sbagliatissima da fare in questa situazione.

Subito si catapultò su di lei per impedirle di sbattere la testa contro il duro pavimento. Si mise a sedere accanto a lei portandosela tra le gambe e stringendola tra le sue braccia col tentativo di trasmetterle un po’ del suo calore corporeo.

-Non ti devi addormentare stupida!!- urlò Inuyasha scuotendola leggermente per farla rinvenire.

-Mi dispiace Inuyasha. Non potrei mai perdonarmelo se ti accadesse qualcosa.- ammise Kagome mentre una lacrima le solcava gli occhi che faticava a tenere aperti. I due volti erano ad una ventina di centimetri l’uno dall’altro. Inuyasha rimase un paio di secondi ad ammirare i contorni del viso di Kagome, mai stato tanto vicino al suo.

-Non mi accadrà nulla, però devi resistere!

-Non ce la faccio... Ho troppo freddo… - e a quella affermazione il ragazzo ritornò a stringerla a sé più forte che poteva. I minuti trascorrevano inesorabili, ma ormai quello che cingeva era un corpo freddo, immobile, senza reazioni. Sentiva il respiro di Kagome lento e affaticato, e pregava che i colleghi arrivassero presto a salvarli.

-Kagome! Ti prometto che se resisterai ti dirò cos’è successo quella sera quando Sango è venuta da me, ma ti prego, non mollare ora! Arriveranno presto a salvarci vedrai!!- questa volta era lei a non rispondere. -Kagome reagisci!!!- niente. -Vuoi dirmi cosa dovrei fare io senza di te maledizione??!- Continuò a stringerla, a coprire il corpo della ragazza con il proprio affinché il freddo provato diminuisse. Il respiro di Kagome si faceva sempre più lento. Persino il suo corpo aveva smesso di tremare.

Ad un tratto un rumore ad Inuyasha familiare. Una sirena e subito dei passi.

-E’ tutto finito, resta qui!- disse il ragazzo a Kagome posandola a terra. Cominciò a ad urlare, a sbattere i pugni contro la porta ghiacciata, e ancora a gridare con tutto il fiato che aveva in corpo. Chiedeva aiuto, pregava qualcuno di venirli a tirare fuori di lì.

Kagome era inerme sul pavimento. Il freddo le aveva immobilizzato tutto il corpo. Non sentiva più nulla. Dentro di sé credeva che fosse la fine di tutto. Poi qualcuno comparve dalla finestrella sulla porta e la aprì. Inuyasha prese la ragazza in braccio e quando la porta venne aperta lui corse fuori con Kagome tra le braccia. Non appena fuori da quel magazzino, Inuyasha non fece caso nemmeno alle decine di macchine della polizia che circondava l’edificio, si lasciò cadere in ginocchio con Kagome in braccio e la strinse forte per non far arrivare il calore troppo velocemente al suo cuore. Poi più niente. Anche il ragazzo si accasciò a terra senza lasciare la presa di Kagome.

Un rumore intermittente, il calore sul viso, il tepore di una stanza chiara. Furono queste le sensazioni che risvegliarono la ragazza in un letto d’ospedale. Inizialmente non si rese conto di dove si trovasse, e quando aprì gli occhi si accorse di avere un aggeggio infilato per il naso. Accanto al suo letto, su una semplice sedia, vi era Miyoga in uno stato di semi abbiocco. Come ogni tanto faceva, dischiudeva le palpebre per vedere se la sua bambina era sveglia, e quando notò che questa volta lo era, ebbe un sussulto.

-Ciao papà!- esclamò la ragazza con un filo di voce.

-Oh, Kagome… Finalmente ti sei svegliata!- le rispose il padre quasi con le lacrime agli occhi.

-Inuyasha?- si preoccupò di domandare lei.

-E’ stato qui fino ad un oretta fa. L’ho costretto ad andarsi a prendere un caffè e a farsi un giro.

-Lui non beve caffè…

-Si invece… Ma dimmi, come ti senti?

-Li avete presi?- Kagome, più di qualsiasi altra cosa, voleva sapere se il suo atto di stupidità, oltre ad aver rischiato la vita di Inuyasha, aveva avuto un lieto fine.

-Il tuo intervento ci ha permesso di arrivare in tempo. Ma non farlo mai più, intesi? Mi hai fatto perdere dieci anni di vita!- ed un tenero sorriso comparve sul viso di entrambi.

-Quanto ho dormito?

-Circa 24 ore. Ti hanno addormentata per farti degli esami ed accertarsi che tutto andava come avrebbe dovuto andare… Comunque… Volevo dirti che mi dispiace se in tutti questi anni ho spaventato i tuoi spasimanti, ma ora sarei felice se voi due steste insieme.- Kagome non riusciva a capire quell’intervento che fece il padre. Poi comprese.

-Cosa stai dicendo? Guarda che non…

-Ah! Inuyasha! Mi ha domandato giusto appunto di te. Beh, vi lascio soli!- ad un tratto fece capolino nella stanza la testa di Inuyasha, e vedendo che la ragazza si era ripresa sorrise involontariamente. Il ragazzo era sulla soglia con un bicchierino di carta in mano. Quando Miyoga gli fu vicino allungò il collo per scorgervi la bevanda all’interno.

-Cos’è quello?

-E’ the…- Miyoga si limitò ad uscire dalla stanza con un sorriso malizioso impresso sul volto che nessuno, fortunatamente, notò. Il ragazzo si mise al posto occupato sino ad ora dal capo senza dire una parola.

-Mio padre mi ha detto che sei rimasto tutto il tempo qui.

-Dopo tutto quello che ho fatto non potevo rischiare di perdermi il tuo risveglio… Mi allontano per meno di un’ora e tu apri gli occhi. È incredibile.- Solo il quel momento Kagome si rese conto di non essere assolutamente presentabile e si coprì il volto con la coperta.

-Cosa stai facendo?- domandò lui.

-Sono orribile!!

-Guarda che non è stata colpa tua. È stato solo un bene che tu abbia fatto irruzione. Se non lo avessi fatto a quest’ora ci sarebbero scappati.- le rispose Inuyasha non capendo che il commento di Kagome riguardava il suo aspetto esteriore. Evidentemente a lui importava ben poco. Si scoprì di nuovo e si mise a sedere.

-Si però… Ho rischiato che ti accadesse qualcosa.

-Non mi sarebbe accaduto niente! Quei due erano due idioti e so badare a me stesso! Quindi per me non ti devi più preoccupare, d’accordo?- Kagome gli sorrise in segno di consenso, ma poi divenne improvvisamente triste. Il ragazzo, che vide la mano di Kagome appoggiata sul letto, posò la sua su di essa e subito Kagome sentì dentro di sé un immenso calore che le pervase tutto il corpo e la strinse aggrovigliando le proprie dita con quelle di Inuyasha, ma poi le tornò in mente una cosa che venne detta all’interno della cella.

-Cos’è successo tra te e Sango quando è venuta a casa tua?

-Cosa??

-Ero ancora cosciente quando lo hai detto mio caro, quindi non hai via di scampo!

-Guarda che hai sognato! Si può sapere perché io ti avrei dovuto dire una cosa del genere?- ma le loro mani non si separarono. Rimasero unite nonostante la piccola discussione simpatica che li aveva persuasi da quella unione e che li aveva tolti da un possibile imbarazzo. Ad un tratto qualcuno bussò alla porta rimanendo però all’entrata. Kagome a quella vista non poteva crederci. Aveva solo voglia di piangere. Senza nemmeno accorgersene strinse con più forza la mano di Inuyasha e lui le fece capire che andava tutto bene semplicemente col calore che le trasmise. Ayame, Hojo e Kagura erano venuti a farle visita probabilmente avvertiti da Miyoga che era ignaro del loro litigio.

-Entrate…- disse la Kagome a letto. Quando l’amica le si avvicinò, notò le mani dei due ragazzi che subito si lasciarono. Ayame posò sul comodino affianco a lei un mazzo di fiori.

-Come stai Higurashi?- domandò Hojo per rompere il ghiaccio.

-Ora bene, grazie!

-Ma cosa ti è successo?- chiese Kagura. A quella domanda Kagome non sapeva cosa rispondere poiché non poteva dire che era stata rinchiusa in una cella frigorifera. Così intervenne Inuyasha.

-Il medico ha detto che è stato un’insufficienza di ferro nel sangue… Beh, io vado.- disse infine il ragazzo per lasciare Kagome sola con i suoi amici, anche se in realtà sperava che Kagura e Hojo fossero tanto perspicaci da capire che la cosa migliore da fare sarebbe lasciare le due ragazze chiarire da sole. Contro ogni sua aspettativa sentì alle sue spalle i due fare gli auguri di pronta guarigione a Kagome.

Le due ragazza rimasero un paio di minuti con lo sguardo basso senza dire niente.

-Mi dispiace.- dissero contemporaneamente.

-No, a me dispiace.- aggiunse Kagome. -Non avrei dovuto dirti una bugia del genere.

-Kagome, ci ho pensato bene. Sono stata una stupida ad arrabbiarmi in quel modo. In fondo ci conosciamo da tanti anni e so che non lo avresti mai fatto se non ci fosse un’ottima ragione dietro. Per questo sono io a domandarti di perdonarmi.

-Ayeme, ascolta… Inuyasha non è mio cugino. È un dipendente di mio padre ed è stato lui a chiedermi di potarlo con noi in centro quel giorno. Inuyasha non ha famiglia e non ha amici. Ha sempre lavorato con gente più grande di lui e così mi ha chiesto di farlo svagare un po’ con noi. Passando del tempo con lui mi sono accorta che è un grande amico e comincio a vederlo come una sorta di fratello maggiore. Però devi credermi: non c’è nulla tra noi.- Ayame sorrise non appena Kagome finì di spiegarle la situazione.

-Ora ascoltami tu. A me non importa più niente. Ora sto con Hojo. Siamo usciti un paio di volte e ci siamo trovati bene insieme. Spero non ti dispiaccia.

-Ma no figurati!!! Sono felicissima per voi!

-Quindi… Tra me e te è tutto come prima?

-Certo!- e come se nulla fosse successo, le due ragazze si abbracciarono nostalgiche del calore di un’amicizia che credevano persa, ma che, dimostrandosi più forte di qualsiasi avversità, avevano ritrovato.


  
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