ARRIVANO
LE CACCIATRICI
[Pov
Bianca]
Passarono
circa sei giorni da quella profezia che, era
evidente, parlava di me. La maggior parte delle persone del campo mi
scansava,
come se fossero spaventati da me, ma cercavano, comunque, di essere
sufficientemente gentili. Gli unici che sembravano essere tranquilli
con me
erano Percy, Jason, i loro amici e Jack, che, però, in
presenza degli altri si
irrigidiva e volava via. Non capivo perché, ma sospettavo
che si sentisse a
disagio. Nico continuava a chiedermi, di tanto in tanto, qualcosa sul
mio
passato, ma ero sempre più frustrata dal fatto che non
ricordavo ancora nulla.
Partecipai
alle partite di caccia alla Bandiera insieme
a lui e feci del mio meglio per legare, ma, nonostante tutto, sembrava
che
qualsiasi cosa facessi gli spezzava il cuore e io non facevo altro che
sentirmi
in colpa. Lui chiamò di nuovo Hazel, ma, come immaginai, i
toni rimasero molto
formali.
“Ciao,
Hazel, come stai?” Chiese Nico, non appena la
sorella si accorse del nostro messaggio.
“Oh,
ciao Nico!” Lo salutò lei, sorridendogli, mentre
ignorava completamente me. “Come va’? Ho saputo dei
nuovi… arrivi.” Aggiunse,
senza, però, guardarmi.
“Sì…
immagino che tu abbia già conosciuto Bianca.”
Disse il figlio di Ade, indicandomi, senza, però,
specificare il grado di
parentela. Doveva essersi accorto della mancanza di attenzioni della
Romana.
“Sì,
ho già avuto modo di parlarci.” Rispose Hazel, con
la voce, improvvisamente fredda come ghiaccio.
“Volevo
solo presentarvi.” Replicò Nico, ignorando il
tono minaccioso della sorella, mentre io avvampavo dalla vergogna.
“Cosa
volevi?”
“Solo
chiederti come stavi e capire costa stava
succedendo. Sai, la notizia di certi arrivi viaggia in
fretta.” Rispose,
scoccandomi un occhiata gelida.
“Allora
eccola qui. Spero che vada tutto bene tra te e
Frank.” Si informò il ragazzo, ansioso di cambiare
argomento.
“Sì,
non ti preoccupare.” Disse, tornando a
concentrarsi su di lui. “Ultimamente abbiamo dei problemi con
gli Aquilus, ma
li stiamo tenendo in riga.”
“E
la spedizione sul Monte Otri?”
“Nulla
da segnalare, Atlante è ancora la sotto e i
mostri sono tanti, come al solito, ma non preoccupanti.”
Replicò la figlia di
Plutone, sorridendo.
Sembrava
che con Nico si trovasse benissimo, mentre con
me sembrava sempre fredda come il ghiaccio. Si scambiarono qualche
altra parola
senza peso e persi interesse per la conversazione. Fu un sollievo, per
me,
quando il contatto fu interrotto. Uscimmo dalla casa tredici, lui
normalmente,
io al limite della depressione.
“Perché
si comporta così?” Chiesi, stringendomi le
spalle, sentendo ancora il gelo che traspariva dalle parole di Hazel.
“Non
lo so. Davvero, di solito è fantastica, davvero.
È
stata la prima a volermi salvare, quando fui catturato dai
giganti.” Rispose
Nico, con le mani nelle tasche.
“Immagino
sia per il fatto che non sa comportarsi con
me.” Mentii, sapendo, in cuor mio, come mai si comportava in
quel modo.
Appena
arrivati davanti alla Casa Grande ci separammo e
andai al campo di tiro con l’arco. Unica cosa che mi stava
andando bene, dopo
la spada. Nico mi aveva consigliato varie attività e
organizzato la mia
permanenza al campo. Ammetto che il tiro con l’arco non mi
dispiaceva, ma
preferivo la scherma.
Dopo mi toccò la corsa e l’arrampicata che,
però, non mi attiravano. Certo, mi
tenevano in forma ma non credevo di avere il fisico per fare certe cose.
Così, come tutte le volte, finii all’Arena, dove
si stavano allenando una
decina di semidei.
La maggior parte mi guardò male, come se fossi
un’intrusa, ma poi vidi Jack che
si stava allenando poco lontano contro un manichino e decisi di
raggiungerlo.
“Ciao,
Bianca.” Mi salutò sorridendo e fermandosi.
“Vuoi allenarti?”
“Sì…
ho assolutamente bisogno di distrarmi.” Risposi,
facendo oscillare la spada in Ferro Nero.
“Distrarti?
Problemi con Nico?” Chiese, scoccandomi un
occhiata preoccupata.
“Non
proprio…” Replicai.
Decisi di liberarmi
un po’ ed iniziai a raccontargli dei miei sogni e delle
conversazioni con
Hazel, di Nico che sembrava irrequieto e della profezia. Non sapevo
nemmeno
perché lo stavo raccontando a lui. Avrei dovuto parlarne con
altri, magari
Annabeth o Percy. Però non me la sentivo di dirglielo. Avevo
paura che
iniziassero a vivisezionarmi con gli occhi e non ci tenevo ad altri
terzi gradi
a cui non potevo dare risposta. Quando finii di raccontare lui non
aveva
cambiato espressione, era semplicemente attento.
“Questo
sì che è strano.” Sussurrò,
quasi a se stesso.
“Be’, posso immaginare perché tua
sorella non ti vuole parlare, mi dispiace. Il
sogno, però, è davvero inquietante. Sicura di non
volerne parlare con Chirone?”
“No.”
Risposi, affranta. “Con questa perdita di memoria
non ci capisco quasi più nulla. Potrebbe essere un ricordo o
qualcos’altro. Non
voglio allarmare nessuno per quello che potrebbe essere
nulla.”
“D’accordo,
potrei chiedere a qualcuno, magari? I
ragazzi di Ecate o Morfeo potrebbero essere capaci di aiutarti. Sono
esperti
nella manipolazione della memoria. Potrebbero aiutarti a capire se
quello è un
vero sogno o no.” Propose, dopo qualche istante di
riflessione.
“Magari
uno di questi giorni sì. Nelle ultime notti il
sogno si è sfumato un po’.” Risposi con
un sorriso un po’ tirato.
“D’accordo,
allora alleniamoci. Magari, poi, andiamo
insieme a mangiarci qualcosa al Pugno di Zeus.” Concluse,
mettendo mano alla
sua lancia.
Negli
ultimi tempi ero migliorata e non era più tanto
facile battermi. Questa volta fu lui a finire a terra un paio di volte
e
riuscii a tenergli testa. Per un ora buona non continuammo a duellare
sul posto
fino a che non mi sentii distrutta e crollai nella sabbia e lui si
sedette
accanto a me.
“Credo
che mi distruggerai, uno di questo giorni.”
Sbuffò il figlio di Borea, ansimando per la fatica.
“Non
è colpa mia se spada e arco mi vengono così bene.
E non essere disfattista, prima di batterti dovrò davvero
impegnarmi.”
Replicai, ancora affannata.
Allenarsi
mi aiutava a non pensare a tutte le cavolo di
stranezze che mi erano capitate, persino per una presunta semidea
qual’ero.
Inoltre, dopo lo scontro alla base della collina continuavo a tenermi
in
allenamento onde evitare di essere presa alla sprovvista da altri
mostri.
Dopo l’allenamento avevo del tempo libero, così mi
diressi al pugno di Zeus.
Non capivo perché avessero dato quel nome ad una montagna di
cosi rocciosi che
spuntavano dal terreno. Non sembrava nemmeno una mano chiusa.
“Allora,
come te la stai passando al campo?” Chiese
Jack, atterrando su una roccia alle mie spalle.
“Non
male. Anche se tutti mi guardano come un
appestata.” Risposi, lasciando che il vento mi soffiasse tra
i capelli. Mi
sentivo stranamente tranquilla, in quel momento.
“Lasciali
perdere. La maggior parte della gente si
sente a disagio quando si trova davanti a qualcosa che sconfina dalla
loro idea
di normalità.”
Spiegò, alzando le
spalle.
“Quindi
io sono un anomalia, per loro. Tu, invece? Non
sembri trattarmi male.”Notai, fissandolo, mentre ero ancora
seduta.
“Con
tutto quello che capita nella vita di un
Mezzosangue come me. Ormai ci sono ben poche cose che mi rendono
nervoso.”
Rispose con un sorriso rassicurante. Non potei non rispondere. Con lui
sembrava
tutto più semplice, non mi guardava con lo stesso disgusto
degli altri. Solo
come amica.
“Be’,
allora grazie. Ultimamente tutti mi guardano
storto.” Dissi, dandogli un bacetto sulla guancia.
Con
mia incredibile sorpresa lo vidi arrossire come un
peperone e distogliere lo sguardo.
“N-non
c’è di che, figurati.”
Balbettò.
Ridacchiai
sollevata. Avrei volentieri passato con lui
altro tempo, se non fosse che, in quel momento, Piper non ci vide e
richiamò la
mia attenzione, sbracciandosi.
“Le
cacciatrici sono qui!” Urlò, rivolta a noi.
“Chirone vuole che siamo tutti presenti!”
Sussultai.
Le cacciatrici. Erano il gruppo di ragazze
eternamente vergini e immortali a cui mi ero unita nella mia presunta,
ex vita.
Avevo saputo che anche la ragazza che avevo sognato era una
cacciatrice. Non
potevano essere coincidenze.
“Andiamo
a vedere cosa vogliono.” Proposi, fissando
Jack.
Lui
annuì e planò verso terra, salutando Piper con un
cenno del capo, per poi dirigersi spedito verso la casa Grande.
“Ehi,
Pips!” Dissi, scendendo con molta meno grazia del
mi amico alato. “Sai perché sono qui?”
“No,
mi spiace. Non è Artemide a comandarle. Tuttavia
Talia non è con loro… temo che il tuo
sogno… non fosse così sbagliato.”
Sussurrò Piper, dispiaciuta.
Improvvisamente
mi sentii la gola secca e le gambe
molli. Non avevo più tanta voglia di incontrare le
Cacciatrici. Anzi, temevo il
peggio.
“Non
temere, Bianca. Non ti uccideranno mica.” Mi
rassicurò la figlia di Afrodite.
Le
sue parole ebbero un buon effetto su di me. Le paure
si dissolsero per un attimo e mi rimisi in sesto. Non poteva essere
così
terribile, affrontare, di nuovo, le cacciatrici. Insieme ci
incamminammo verso
il cortile davanti alla Casa Grande, dove si stavano radunando molti
semidei. Davanti a
noi c’erano una trentina di ragazze
armate di Archi d’argento e pugnali e indossavano tutte un
parka e pantaloni in
mimetica. Erano un gruppo molto unito e, all’apparenza, molto
battagliero.
Eppure c’era qualcosa che non andava: le loro espressioni
erano tra il
furibondo e il timoroso, come se fosse successo loro qualcosa di molto
grave.
Non riuscivo ad immaginare cosa, però.
La
ragazza che le guidava non somigliava affatto a
quella che avevo visto io in sogno. Certo, indossava vestiti simili,
ma, sulla
fronte, non vi era alcun diadema. I capelli erano color nocciola e
mossi,
mentre gli occhi erano di un azzurro molto più profondo
dell’altra. Stava
parlando con Chirone che, ad ogni parola, muoveva la sua coda sempre
più
nervosamente.
“Capisco…”
Disse, il centauro, dopo pochi istanti.
“Capigruppo, venite. Dobbiamo riunirci con le Cacciatrici per
discutere di una
cosa molto importante.”
Alla
sua chiamata risposero tutti quelli che avevo
visto io. Alcuni mi fissarono con sospetto, altri dubbiosi, ma fui
grata che la
maggior parte mi ignorassero. Jack mi lanciò un sorriso
incoraggiante e Piper
mi rassicurò un po’, dandomi una pacca sulla
spalla.
Poi venne il turno di Nico.
“Bianca.”
Iniziò lui, rosso in viso, come se si stesse
sforzando di dire qualcosa. “Qualsiasi cosa ti
chiedano… ecco, non fare come
l’ultima volta, per favore.”
Lo
guardai perplessa.”Cosa non dovrei fare?”
Mio
fratello si morse il labbro inferiore, poi buttò
fuori tutto d’un fiato: “Se le cacciatrici
dovessero chiederti di unirti a
loro… non farlo. Ti prego, non posso perderti di nuovo,
proprio adesso!”
Mi
sentii avvampare. Era ovvio quello che voleva dire.
Non potevo dargli torto, l’ultima volta l’avevo
abbandonato, lasciandolo lì, in
mezzo ad una marea di sconosciuti. Non lo biasimai per quella
richiesta, anzi,
mi sorpresi che, nonostante tutti i brutti ricordi, in qualche modo,
pensasse
ancora a me.
“Lo
prometto, non ti preoccupare.” Lo rassicurai,
stringendogli il braccio.
Lui
annuì e sembrò sollevato, mentre si dirigeva
velocemente alla Casa Grande, insieme a tutti gli altri. Poco a poco,
gli altri
semidei si dispersero in varie direzioni, chiacchierando tra loro.
Alcune
ragazze si misero a parlare con le cacciatrici ed una mi
fissò con attenzione.
Forse fu solo una mia impressione, ma mi sembrò che mi
avesse riconosciuta e
che mi volesse colpire con una delle sue frecce d’argento.
[Pov.
Nico]
Avevo
sperato, pregato, che il sogno di Bianca fosse
solo quello. Un sogno. Ma invece ecco le cacciatrici, senza Talia,
forse gli
avrebbero portato via la sorella di nuovo. Sperai che, almeno questa
volta, lei
ci pensasse bene, prima di unirsi a loro. Mi misi al mio posto accanto
a Percy,
sentendomi avvampare, quando lui mi dette una pacca sulla spalla. Ormai
mi ero
rassegnato, ma non potevo fare a meno di non pensarci. Lo amavo ancora.
“Ben
arrivate, Phoebe.” La salutò, cordialmente,
Chirone, anche se sapevo bene che era nervoso. “Immagino che
vogliate parlare
della questione a cui mi avevate accennato.”
“Esatto.”
Ribatté la ragazza, rivolta al centauro. “La
Luogotenente di Artemide, Talia Grace è sparita.
È stata rapita, per la
precisione.”
“Cosa!?”
Sbottò Jason, che sembrò, diventare una statua
di sale.
“Non
sto mentendo. Noi l’abbiamo vista, mentre veniva
trascinata via. Abbiamo provato a difenderla, ma era troppo tardi.
Quelle
guerriere erano sparite troppo velocemente.” Rispose la
cacciatrice, fissando
il figlio di Giove.
Un
mormorio generale si sollevò tra gli altri
capigruppo, mentre assorbivo il vero significato di quelle parole.
Conoscevo
Talia Grace, l’avevo vista combattere più volte ed
era una forza. Nessuno
avrebbe potuto sconfiggerla, lo sapevo bene. A meno che non avesse un
grande
vantaggio.
“Hai
detto guerriere.”
Disse Annabeth, ad un certo punto. “Erano tutte donne?
Amazzoni, forse?”
“No…
no, erano cacciatrici.” Spiegò Phoebe,
improvvisamente in imbarazzo.
“Aspetta.
Vuoi dire che ci sono delle traditrici, nel
tuo gruppo?” Chiese Percy, sorpreso.
Anche
a me e a molti altri pareva strano. Le
cacciatrici erano un gruppo molto fedele e unito. Non riuscivo ad
immaginare
cosa le avrebbe potute portare al tradimento.
“Non
lo sappiamo nemmeno noi. Sappiamo solo che alcune
di loro erano simili a noi. Abbiamo anche riconosciuto Bianca di
Angelo, una
delle cacciatrici morte nell’impresa di Atlante.”
Spiegò, guardandomi
intensamente.
Improvvisamente
mi sentii gelare il sangue nelle vene,
mentre tutti cadevano in un profondo e inquietante silenzio. Percy e
Annabeth
si scambiarono una delle loro occhiate complici che, sapevo, essere un
dialogo
comprensibile solo a loro.
Intanto, io continuavo a sentirmi il cuore terribilmente pesante.
Non potevo credere che Bianca stesse fingendo di non ricordare nulla,
solo per
nascondersi tra noi.
Eppure…
No,
non mi sarei lasciato sfuggire mia sorella, solo
perché una cacciatrice diceva che una tizia che ci
somigliava le aveva
attaccate. Nella mia mente misi a tacere la voce che, maligna, mi
suggeriva di
diffidare di Bianca. No, non l’avrei persa di nuovo.
“Com’è
possibile che mia sorella si sia fatta catturare
così!?” Protestò Jason, stringendo i
pugni. “Lei è una figlia di Zeus! Avrebbe
combattuto.”
“È
vero, noi stesse abbiamo fatto di tutto per
salvarla. Ma c’era qualcosa di strano. Abbiamo provato a
tirare, ma il vento si
è alzato, deviando le nostre frecce. Quando si è
accorta di essere attaccata,
ha cercato di evocare i fulmini, ma quelli non hanno
risposto.” Spiegò
la cacciatrice, abbassando il capo.
“Impossibile!
Gli elementi del celo dovrebbero
ubbidirle.” Protestò Leo, perplesso.
“Eppure
è proprio quello che è successo. Non sappiamo
come sia possibile, ma ci siamo ritrovate davvero in una situazione
impossibile.” Ribadì Phoebe.
“Ci
sono molte cose che non si spiegano.” Fece notare,
Annabeth, accigliata.
“Non
ha importanza. Chirone, lei ci ha promesso aiuto e
anche una spiegazione. Mi dice la verità?”
Una
spiegazione? Non vorrà consegnare Bianca!? Alzai
gli occhi sul centauro, come per cercare conferma e, come per riflesso,
lui
incontra il mio. Ci fissiamo un lungo istante. Lo prego di non dire
nulla, di
dare a lei e a me, una possibilità. Abbassa lo sguardo,
dispiaciuto. Odio quando
mi mostrano quella pietà. Io non sono debole, ma se mi
dessero ascolto, ogni
tanto, non farebbe male.
“In
effetti… c’è una cosa che posso
dirvi.” Iniziò,
cautamente. “Una settimana fa, abbiamo accolto, tra noi, una
mezzosangue. La
mezzosangue in questione… ecco…”
Si
fermò a fissarmi, mentre io serravo i pugni per la
rabbia.
“Lei
è molto simile a Bianca di Angelo, la ragazza che
è morta, insieme a Zoe, nella missione contro Atlante. Lei
dice di non
ricordare niente… ma alla luce di quanto
affermate.”
“Non
è stata lei!” Sbottai, d’impulso,
attirandomi
tutti gli sguardi su di me.
“Non
lo puoi sapere!” Ribatté la cacciatrice.
“Sei
anche imparziale, figlio di Ade.”
“Nico,
sii ragionevole.” Mi consiglio Chirone,
avvicinandosi a me. “Capisco il tuo dolore e i tuoi dubbi, in
questo momento,
ma nessuno di noi può sapere chi sia davvero quella ragazza.
Non ci sono prove
che sia davvero tua sorella.”
“Non
lo può sapere!” Urlai.
“Chirone,
Nico ha ragione.” Ci bloccò Percy,
all’improvviso, separandoci. Il tocco della sua mano contro
la mia spalla mi
fece rabbrividire. “Se davvero fosse Bianca, senza ricordi?
Non abbiamo delle
vere prove per accusarla di nulla.”
Mi sentii un po’ meglio. Succedeva sempre, da quando gli
avevo detto la verità.
Nonostante tutto mi sosteneva ancora e mi dava ragione. Alla fine
eravamo
riusciti a trovare una sorta di rapporto intermedio.
“Ragazzi,
ascoltate, il campo mezzosangue non può
permettersi di entrare in conflitto con le Cacciatrici. Artemide tende
ad
essere molto vendicativa e non sarà felice di aver perso la
sua luogotenente…
se la ragazza è coinvolta, non possiamo
escluderlo.” Disse il centauro,
battendo nervosamente gli zoccoli sul pavimento di legno.
“C’è
un modo per accontentare tutti.” Ci informò
Phoebe, avvicinandosi a noi. “Se la ragazza è
davvero Bianca di Angelo e non è
una traditrice, allora potrà riunirsi a noi.”
“COSA!?”
Esclamai, esterrefatto. Questo non l’avrei
accettato.
Jack
mi venne in aiuto: “Mi pare che lei sia… morta.
Una volta che si muore, ogni giuramento fatto in vita viene sciolto,
anche
quelli con gli Dei. Queste sono regole antiche.”
“Forse…
ma se lei non è colpevole, non ha nulla da
temere, a tornare con noi. Invece sarebbe se una Cacciatrice risorta
non facesse
la stessa cosa. Potrebbe apparire…
sospetto.”Disse, facendo intuire tutti i
significati insiti delle sue parole.
Strinsi
i denti, quasi fino a spaccarmeli, ma ebbi
abbastanza autocontrollo da non esplodere. “Molto bene. Ma
sarà una sua
scelta.” Precisai, a malavoglia.
“Allora
convocatela.” Ordinò Chirone, voltandosi verso
Jason.
Il
figlio di Giove, ancora scosso per la notizia, si
diresse verso la porta. Mentre camminava io mi sentii improvvisamente
male. Non
volevo provare di nuovo, quello che era accaduto anni fa. Atlante,
cacciatrici,
mia sorella. Doveva essere un incubo, per forza. Sembrava di rivivere
quei
momenti. Strinsi forte il bordo del tavolo da ping-pong, sapendo che
tutti mi guardavano
con pietà.
Avrei tanto voluto che non lo facessero. Non avevo bisogno della loro
pietà. Se
davvero volevano aiutarmi, allora avrebbero dovuto appoggiarmi.
“Nico,
posso parlarti?” Chiese una voce accanto a me.
Alzai
lo sguardo e incontrai gli occhi verdi di Percy.
Il mio cuore accelerò e sentii la rabbia scemare un
po’. Annuii e ci appartammo
in un angolo.
“Ascolta,
Nico, io sono dalla tua parte. Sono certo che
lei sia Bianca. Farò di tutto affinché non ti
abbandoni. Non la costringerò,
ma, per quanto sia in mio potere, farò di tutto per non
separarvi di nuovo.” Mi
assicurò, dandomi una pacca sulla spalla.
“Grazie.”
Risposi, semplicemente, abbassando lo sguardo
commosso.
Sapevo che si sentiva anche lui, in colpa per mia sorella. Dopotutto
lui era
presente, quando lei era morta, ma fui comunque felice di sapere che
lui era
dalla mia parte.
“Non
dirlo nemmeno. Direi che è il minimo, dopo tutto
quello che ti ho fatto.” Disse il figlio di Poseidone, con un
sorriso sghembo.
“Certo.”
Affermai, per poi bloccarlo con la mano che mi
tremava. “Percy… posso abbracciarti?”
Chiesi, notando che nessuno, a parte
Annabeth, ci guardava.
Lui
sembrò un attimo sorpreso, ma poi si chinò un
attimo stringendomi in un caldo abbraccio. Per pochi secondi ispirai il
suo
odore di salsedine, lasciando che mi sciogliessi. Per poco, per il
tempo do
quell’abbraccio, ogni mia preoccupazione sparì. Ad
altri saremmo apparsi due
fratelli, ma era qualcosa di più profondo. Da quando gli
avevo confessato i
suoi sentimenti, Percy mi era stato vicino. Aveva detto che non
ricambiava, ma
che non voleva farmi soffrire, così, insieme ad Annabeth, mi
aveva quasi adottato,
diventando una sorta di fratello maggiore. Gli confessavo segreti e
paure,
sapendo che sarebbero stati al sicuro ed in quei momenti era come se
fossimo
solo noi due. Sapevo che stava con Annabeth, ma, in quei momenti, era
come se
lui fosse mio.
Poi,
però, lui si staccò ed i problemi tornarono,
perché, nello stesso istante, Jason aprì la
porta, spingendo Bianca all’interno.
Io e Percy tornammo al nostro posto.
“Che
volete?” Chiese ansiosa. Sarò stato imparziale, ma
il tono era troppo convincente per essere finto.
Chirone
si mosse un po’ sul posto e disse: “Bianca, so
che sembra strano, ma le Cacciatrici vorrebbero che tu ti unissi
nuovamente a
loro. Sono successe delle cose che… diciamo che avrebbero
bisogno che tu
ritornassi con loro.”
“Me
lo state… ordinando?” Chiese inarcando le
sopracciglia, dubbiosa.
“Non
è un ordine… è solo una
richiesta.” Specificò
Percy, fissando il centauro, facendogli capire che mentire non era
giusto.
Bianca
abbassò lo sguardo, incrociando le braccia,
facendomi ricordare come lei, spesso, in passato, rifletteva nella
stessa
posizione. Alzò gli occhi su di me, facendomi rabbrividire.
Tremai al solo
pensiero di perderla, poi la vidi guardare Jack. Il figlio di Borea
stava
fissando la rete da ping-pong, accigliato. Mi parve di vederlo saettare
le
pupille verso di lei, per poi tornare come prima.
“Mi
spiace.” Disse, alla fine Bianca. “Ma non posso
accettare. Preferisco rimanere al Campo Mezzosangue.”
Tirai
un sospiro di sollievo. Forse ero stato egoista,
ma fui felice di sentire quelle parole. Non avevo perso mia sorella.
Forse non
era tutto uguale a prima. Magari non sarebbe morta di nuovo.
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
[Angolo Autore]
Sono
Tornato, felici!? NOOOOOOOO! *Prendono i
forconi*
Certo, certo, sono in ritardo, ma cavolo, gente, io ho anche
io devo finire
i corsi. Mi hanno un attimo devastato e ho dovuto anche finire alcuni
esami.
Cavolo, che fatica, ma finalmente, ecco il capitolo.
Questo capitolo è MOOOOOOOOOOOOOOOOOOLTO importante. Da qui
le cose andranno
sempre peggio. :3
Preparatevi a vedere una Bianca sempre più reattiva e
combattiva, mentre i
nostri altri eroi, incredibilmente, diventeranno sempre più
al ‘negativo’.
Ad ogni modo, spero che la storia continui a piacermi.
Ringrazio
Silvia_Fangirl, sei grande, grazie per le recensioni, spero che la
storia
continui a piacerti. J
_Littles_
Sìììììììììììììììì
*^* adoro il tuo modo di recensire, spero che
questo capitolo ti piaccia ancora di più J
A presto, gente, mi raccomando, recensite.
AxXx
|