Un’occasione
“La
scorsa notte, assassinata nuovamente una giovane ragazza sui
venticinque anni e dall’aspetto piacente. La poveretta
è stata rinvenuta la mattina dopo l’omicidio,
trucidata ed ormai morta nel corso della notte. Ancora non si
è scoperta l’identità del misterioso
killer e la polizia rifiuta di rilasciare commenti a
riguardo.”
Fu
improvvisa la decisione di spegnere il televisore. Travolse tutti,
inquietante, quel silenzio, rendendo le orecchie vuote, incomplete.
Già, incomplete…..era opprimente la sensazione
che in quella stanza ora mancasse qualcosa.
Un
singhiozzo.
“E’
orribile…..come….no, cosa, cosa può
spingere una persona a compiere una simile azione?”pronuncia
solenne e disperata la donna che stringe spasmodicamente il
telecomando, gli occhi leggermente inumiditi di una tacita compassione
per una giovane mai conosciuta. L’uomo seduto a tavola non
apre bocca, non lascia sfuggire una sola parola, non un solo battito
cardiaco da sotto il suo panciotto verde. In fondo, la sua espressione
traumatizzata, ancora fissa sullo schermo nero, parla da sola. E mentre
la donna, ormai tediata da quel silenzio rispettoso, troppo rispettoso,
riprende a mangiare raschiando la forchetta sul piatto di porcellana,
come a sottolineare che ora bisogna cambiare argomento e concentrarsi
su qualche priorità maggiormente interessante e vicina,
l’uomo non accenna a distogliere gli occhi
dall’oblio. Già…cosa può
spingere a compiere un simile gesto?
***
L’odore,
anzi, il profumo del
sangue è inebriante, ingannevole. Si diverte a giocherellare
con le narici nello stesso modo di una giovane formosa ed esperta che
si “cimenta” con un povero ragazzino alle prime
armi.
Sfugge,
sembra voler scappare così tu lo cerchi, disperato
finchè questo non si fa più forte, ti stordisce,
ti ammalia, ti controlla, ti deruba.
Di qualcosa,
non sapresti definire con precisione.
Un’altra
donna; anche questa notte non sei riuscito a fermarti. Ma in fondo, non
hai fatto nulla di male, lo sai; hai solo assecondato un istinto.
Già, perché uccidere altro non è che
un istinto, per questo ti riesce così difficile comprendere
tutta quella gente che si addolora, che si chiede come si possa fare
qualcosa di simile.
Insomma…..gli
uomini sono animali, giusto?
E gli
animali, uccidono: per sopravvivenza, per affermare la propria potenza
o semplicemente per il piacere di farlo, come te.
Ci hai messo
un pochino di tempo a comprendere ciò; già,
perché prima, da bravo bambino che osserva il mondo con
sguardo curioso ed allucinato, tutto appariva differente, tutti
dicevano che lo fosse: gli uomini hanno un intelletto superiore,
ciò che li distingue dalle bestie. Perciò hanno
la facoltà di comportarsi bene, ed è questo
ciò che DEVONO fare. Dapprima, questa litania, straziante
era quasi diventata una professione di fede per te.
Questo,
prima che ti rendessi conto che l’intelletto maggiormente
sviluppato non cancella il fattore animale, ma coesiste con esso.
Perché
in fondo, per quanto più intelligenti, sempre bestie siamo.
Insomma,
uccidere non è affatto un gesto inumano, al contrario
è perfettamente contemplabile: è proprio questo
il problema.
Sapevi bene
che questo non costituiva un incitamento ad incoraggiare un tale
desiderio, se mai si fosse presentato. Ma un giorno,
l’istinto di uccidere, di vedere cosa si provasse a farlo,
scavalcò qualunque cosa e tu semplicemente non lo
fermasti….perchè farlo, d’altronde?
Ti eri
limitato a lasciarti andare, ed una volta assaggiato il frutto
proibito, la facoltà di scegliere la vita o la morte di
qualcuno, di vederla soffrire, fermarsi non fu più
possibile.
Così,
eccoti, come tutte le sere, mentre afferri un cappotto,
perché il panciotto verde non è sufficiente a
riscaldare un gracile e cagionevole commercialista come te, ed esci di
casa avviandoti in qualche stradina stretta buia.
Dapprima ti
riprometti che non succederà nulla visto che non senti alcun
bisogno di far si che qualcosa movimenti la serata.
Ma poi,
senti quel rumore di tacchi alti, qualche ragazza giovane camminare
sola (perché il mondo non ne sarà mai sprovvisto)
e la tentazione di avvicinarsi è troppo forte.
E il suo
profumo è irresistibile.
E la lama
del coltello nella tua tasca è troppo lucida.
Così,
seguirla diventa facile e di questo devi ringraziare il tuo aspetto
innocuo e il tuo panciotto verde che ti conferisce un dolce aria da
povero ingenuo.
Ti rendi
conto, infine, che vederle colare, sgorgare dal collo quel sangue rosso
vermiglio è un piacere irrinunciabile, che guardare le sue
nudità prive di vita è un sadico studio di
anatomia, semplicemente privo di libidine, ma solo ricco di
curiosità.
Questo,
finchè il piccolo, pallido sole non fa capolino dal lieve
spiraglio di una finestra.
Come tutte
le altre volte, ti senti afferrato da una strana angoscia, da un senso
mero e puro di agonia, attanagliante, maestoso, più grande
di te. Lente lacrime scendono sul tuo viso, i singhiozzi ti scuotono in
una silenziosissima tortura, permettendoti appena di renderti conto dei
tremori che ti attraversano.
Ti
concederai l’occasione di uccidere qualcun altro una di
queste sere. Lo sai. Permetterai a te stesso di farlo, esattamente come
sei consapevole che ti concederai l’occasione di morire, di sentirti morire,
una volta ed un’altra ancora fra un singulto e
l’altro, in una fredda mattina come tante, come tutte le
altre.
Delirio notturno scaturito da non so cosa. Siate clementi.
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