SEASON FINALE
''La serendipità
è quando cerchi un ago in un pagliaio e, dentro, ci
trovi la figlia del fattore''
Il pavimento del dojo improvvisato al terzo piano era duro come il
marmo, la schiena gli faceva male come dopo il più
impegnativo
dei combattimenti e l'odore della colla con cui era stato da poco
applicato il parquet era talmente forte da disturbarlo.
Ciò nonostante, era il ritratto della felicità.
''Akane, sveglia''
Scosse la testa, poggiata sul petto nudo del ragazzo, e gli
provocò un lieve solletico con il movimento dei suoi capelli.
''Temo che ci abbiano dati per dispersi, è quasi ora di
pranzo...''
''Lasciami dormire, baka...''
''L'abbiamo imparata proprio bene questa parola, eh?'', chiese
sorridendo ed accarezzandole la testa, mentre lei gli posava dei
piccoli baci sull'addome.
''Da quanto sei sveglio?'', chiese alzando gli occhi.
''Non mi sono mai addormentato'', rispose semplicemente, sorridendo
ancora.
Si mise a cavalcioni su di lui e lo baciò con una
sensualità ed una consapevolezza che Ranma giurò
di non
aver mai scorso ed, allo stesso tempo, di aver sempre visto nei suoi
occhi, sin dal loro primo incontro.
''Nottata intensa?''
''Dimmelo tu, piccoletta. Erano 6 o 7, scusa?'', le fece l'occhiolino.
''Mica ti starai vantando? Comunque credo 6''
''Giammai, io sono un gentiluomo. A proposito, russi''
''Eh?'', chiese imbarazzata ed indispettita, portandosi una mano
davanti al viso ed utilizzando l'altra per schiaffeggiare il fidanzato,
''Io non russo, maleducato!''
''Oh sì, invece!''
''Ho detto di no!", alzò la mano per schiaffeggiarlo ancora,
ma
Ranma era più forte. La
afferrò per un polso e, con dolcezza, la fece sdraiare sul
pavimento, portandosi sopra di lei.
''Facciamo la numero 8?''
''Ho detto che erano 6, dunque questa è la settima'',
annuì saccente mentre le sue mani già vagavano
sul corpo
scolpito del giovane.
''Allora facciamo la 7 e la 8'', le sorrise facendole l'occhiolino.
Scesero per colazione quando ormai era ora di merenda, tra gli sguardi
complici di Nabiki ed Estrella, che si davano vistosamente di gomito...
No,
no, no!
Ryoga chiuse il
portatile, esausto.
Male, malissimo.
Non c'era niente di
più facile
per lui che scrivere dei suoi migliori amici, che conosceva
così bene, ma allo stesso tempo
nulla gli sembrava più difficile.
''Che c'è?'', domandò Ukyo raggiungendolo alla
scrivania
minimal in legno bianco laccato e sedendocisi sopra con le gambe
accavallate,
allungando la mano verso le sue labbra ed infilandogli in bocca un
biscotto al burro.
Fuori dalla finestra l'estate, la sua stagione preferita, si stava pian
piano facendo largo tra i colori ed i profumi di quella
città
così grigia, ed il cielo era colorato di sfumature che non
tutti
i newyorkesi avevano avuto il privilegio di vedere almeno una volta
nella vita.
''E' un azzurro meraviglioso...'', mormorò lo scrittore
masticando piano.
''Già, un'ottima giornata per uscire e mollare il lavoro,
che ne dici?''
''Ucchan, lo sai che non posso... La scadenza incombe ed io non ho
ancora trovato l'incipit adatto, ci pensi?''
''Beh, ma se ti manca solo il prologo...'', la bella cuoca di
okonomiyaki allargò le braccia, sospirando. Aveva fatto bene
a
seguire le orme di suo padre e prendere le redini dell'impresa di
famiglia, che aveva ribattezzato: ''Dalla
piccola Ukyo'' tre anni prima. Se si fosse laureata e
fosse finita a passare le
giornate davanti ad un computer come il suo fidanzato si sarebbe
sentita una stupida.
Anche se ovviamente per lui provava la massima stima.
''Mi manca il prologo e mi manca il finale, sono rovinato!'', si mise
le mani tra i capelli corvini, sbattendo lil capo più volte
contro la tastiera.
''Oh, smettila di fare il bambino! Sai benissimo com'è
finita
questa storia, devi solo trovare il tempo e la voglia di metterlo su
carta, anzi, su file''
''Come se fosse facile spiegare cosa sia successo tra quei due in
questi 7 anni!"
''Beh, effettivamente tra liti, riconciliazioni, matrimoni annullati
e...''
''Già, mi ci vorrebbero dieci vite''
''Però sappiamo com'è finita per noi...'',
sussurrò dolcemente accarezzandogli la spalla.
''Se penso che devo ringraziare quello scemo senza patente per averci
fatti incontrare... A proposito, ora che ci penso devo andarlo a
prendere all'aeroporto''
''Non può prendere un taxi come tutti?''
''No, dice che gli aeroporti gli mettono ansia. Sai, da quando
Akane...''
''Oh, quello...''
''Sì''
''Vai a vestirti, qui ci penso io a sistemare le tue scartoffie''
***
''Sempre puntuale, Saotome!''
''Mica lo pilotavo io l'aereo, Hibiki!"
Con tre elegantissime ore di ritardo Ranma raggiunse il suo migliore
amico nella sala d'attesa dell'aeroporto JFK.
''Com'è andata a Tokyo?''
''Solita roba, puzza di pesce crudo, alghe e caldo equatoriale''
''Non sembri nemmeno giapponese quando parli così''
''La partia dell'obesità e della bibita gasata ha pervertito
la
mia giovane testolina'', asserì con voce impostata mentre si
posava un indice sulla tempia sinistra.
''Mica più tanto giovane. Buon compleanno. Sei arrivato ai
23,
chi l'avrebbe mai detto?'', gli passò un pacchettino.
''Wow, grazie! Ora so per certo che sei innamorato di me, come se mezzo
libro sulla mia vita non fosse già un validissimo indizio''
''Un libro'',
lo corresse a bassa voce mentre Ranma saltellava come un bambino
davanti ad un Game Boy vintage contenente una cartuccia di Street Fighter,
''Mentre sei stato via ho scritto un sacco, sono quasi alla fine''
''Che significa quasi?
Speravo di trovarlo pronto al mio ritorno!"
''Siamo un po' pretenziosi o sbaglio?''
''Beh, visto l'argomento trattato...'', fece spallucce, ''Inoltre lo
sai che il secondo romanzo è il banco di prova di qualsiasi
scrittore, hai fatto un bel po' di soldoni con quella robaccia sul
ragazzino povero che sognava in grande e...''
''Hey, quel ragazzino povero ero io!"
''Lo so, lo so. Quello che intendevo dire è che ora la gente
si
aspetta tanto da te, e visto che hai deciso di scrivere sul
sottoscritto...'', si puntò un indice al petto, tronfio,
''...Ti
conviene essere all'altezza delle aspettative, tutto qui''
''Sempre modesto''
''Sono solo sincero. Dai, ci aspettano''
Ranma ebbe da ridire sul caffè del bar, troppo forte, sulla
pulizia dell'aeroporto, troppo scarsa, e sulla musica di Ryoga, come
sempre.
''Possibile che tu conosca solo gli Smiths?''
''Mia la macchina, mia la musica. Se non ti piace puoi prendere la
tua... Ah no, scusa, non puoi!"
''Non prendermi in giro. Non avrò la patente, ma ho tante
altre doti''
''Del tipo?''
''Ascolto i gruppi giusti'', gli fece l'occhiolino passandogli una
chiaveta usb, che l'amico infilò in una porta apposita dello
stereo.
Home
is where I want to be, pick me up and turn me around.
I
feel numb, burn with a weak heart.
Guess
I must be having fun
''I
Talking heads, Ranma? Davvero?''
''Ascolta le parole, imbecille''
The
less we say about it the better.
Make
it up as we go along.
Feet
on the ground, head in the sky,
it's
okay, I know nothing's wrong, nothing.
''Non
ti facevo così profondo...''
''Sta' zitto e guida''.
Mentre la città scorreva davanti ai suoi occhi attraverso i
finestrini oscurati della Volvo di Ryoga, Ranma pensava a quante cose
fossero cambiate da quando si era trasferito a New York City, 7 anni
prima.
All'epoca era solo un sedicenne che pensava di sapere tutto della vita:
era furbetto, forte, bello ed invincibile.
Era entrato in casa Tendo fiero e sicuro di sè, spalancando
la
porta invece di bussare, totalmente indifferente alle imposizioni di
suo padre, solo per avere un posto fisso in
cui stare e con l'unico obiettivo di rimanere accanto a sua madre.
Aveva accettato controvoglia anche l'idea di sposare una donna che non
conosceva, senza rendersi conto delle implicazioni di una scelta del
genere, senza rendersi conto di nulla.
Negli anni era diventato sempre più bravo e forte, si era
diplomato con il minimo dei voti, aveva preso in gestione le palestre
della famiglia Tendo come ci si aspettava da lui e, sì, era
anche riuscito a mandare a monte un matrimonio mollando la sua sposa
sull'altare.
Era troppo presto, aveva provato a dirlo a Soun e Genma, ma non gli
avevano dato retta.
Ryoga parcheggiò in divieto di sosta davanti allo stadio e,
imitando i gesti di un autista, scese dalla macchina, fece il giro, gli
aprì la portiera e si tolse il cappellino da baseball:
''Siamo
arrivati, signore''.
''Papà! Papà!
Akira, agitandosi tra le braccia di Shampoo, tendeva le mani verso il
suo papà, che gli corse incontro e lo prese in braccio.
''Hey, eccoti! Ciao piccolino! Allora, abbiamo inziato le lezioni di
karate?''
''Ha solo tre anni, Ranma, non ti sembra di correre un po' troppo?'',
sorrise dolcemente la cinese.
''Non credo'', le posò un bacio sulla guancia, ''E' pur
sempre figlio nostro...''
''Già. Akane ha vinto tre round, sta combattendo l'ultimo''
''Mi conviene andare a vederla o mi ucciderà, talvolta penso
che sia diventata più forte di me''
''Dici che l'allievo ha superato il maestro?'',chiese scompigliandogli
i capelli ed abbracciando Ryoga.
''Mai. Questo mai'', rispose serio, allontanandosi con suo figlio in
braccio.
Si sedette in tribuna dietro Soun e Genma, intenti ad incitare la loro
bambina.
Dolcemente, diede uno schiaffetto dietro la nuca di Soun: ''E tu non
volevi farla più combattere, eh?''
''Ranma, figlio degenere!"
''Che vuoi, vecchio?'', rispose torvo a suo padre. Gli anni non avevano
sopito il loro eterno antagonismo.
''Ti sembra il caso di arrivare in ritardo ad un evento così
importante? Sai bene quanto Akane tenga alla tua presenza, sei il suo
fidanzato e...''
''Non-sono-il-suo-fidanzato'', sillabò perdendo la pazienza,
''Smettetela con questa storia del matrimonio combinato, avete visto
com'è andata a finire'', il tono era più pacato,
non
voleva urlare quando aveva il bambino in braccio, ''E poi mica lo
pilotavo io, l'aereo''
''Com'è andata a Tokyo?'', chiese Kasumi, sedendosi accanto
a lui.
''Bene, bene, vostro nonno vi saluta''
Akane vinse anche l'ultimo incontro, ricevette la medaglia e la coppa
che le spettavano e corse negli spogliatoi a fare una doccia.
Uscì dai bagni per ultima dopo essersi lavata, asciugata,
vestita e truccata e, entrata al bar del campo sportivo,
trovò
tutta la sua famiglia ed i suoi amici riuniti per festeggiarla.
Commossa per la bella sorpresa, corse ad abbracciarli, partendo da suo
padre.
''Te l'avevo detto di lasciarmi provare'', sussurrò
stringendosi al suo petto.
''Ed io non ringrazierò mai abbastanza Ranma per avermi
convinto, bimba mia. State gestendo le palestre in maniera esemplare"
''Non ce l'ha fatta a venire, vero?''
''Sono qui, scemotta''
Akane sorrise: era bello, forse ancora più di come lo
ricordasse, ancora più della prima volta in cui lo aveva
visto.
Gli anni gli avevano conferito una maggiore sicurezza che si
ripercuoteva sui suoi modi di fare, decisamente più sexy e
mascolini, era cresciuto in altezza, era più muscoloso, i
tratti
del viso meno dolci e marcati da un'ombra di barba . Era perfetto come
una divinità greca, doveva ammetterlo.
Lo baciò e prese in braccio il piccolo Akira, stringendolo a
sè.
''Mamma, sei stata bravissima!"
''Le ho insegnato tutto io, cosa credi?''
''Davvero, papà?''
''Sì, come no!'', lo spinse Akane, ''Mi hai guardata o hai
giocato ad Angry Birds tutto il tempo come al tuo solito?''
''Non ho bisogno di guardarti, so già che sei la
più
brava... E comunque l'ho fatto. Quel calcio finale è stato
un
tocco di classe, maschiaccio!"
''Buaaaah Ranma! Perchè non sposi la mia bambinaaaa?",
urlò Soun piangendo e prendendolo per il collo,
strattonandolo,
''Siete così belli insieme, buaaaah!"
''Non ci penso neanche!", rise Akane.
''Concordo'', annuì il codinato. ''Te lo ricordi lo
scherzetto
che ci avete fatto 4 anni fa, Soun? Quando ci siamo svegliati in chiesa
coi postumi della sbornia post-diploma e vestiti da sposi?''
Akane rabbrividì.
''S-Sì'', mugunò lui tirando su col naso.
''Bene, lo sai qual è la vostra punizione?''
''Quale?'', chiese in un soffio di voce indietreggiando, mentre Ranma
si posava una mano davanti alla bocca e bisbigliava per non farsi
sentire da suo figlio.
''Io ed Akane...''
''Sì...?''
''Staremo insieme per sempre...''
''Sì...?''
''Ma...''
''Sì...?
''Ci sposeremo...''
''Sì...?''
''MAI!", urlò nel suo orecchio.
''Ingrato!", intervenne Genma, ''Avete anche un bambino, prendetevi le
vostre responsabilità!"
''Niente da fare, e la colpa è solo vostra'', chiuse la
conversazione Akane con tono freddo e perentorio, per poi andarsi a
sedere accanto a Nodoka mentre Ranma raggiungeva Ryoga, da solo in un
angolo.
I
got plenty of time,
you
got light in your eyes
and
you're standing here beside me.
I
love the passing of time.
Never
for money, always for love
Cover
up and say goodnight, say goodnight.
''Capitolo primo: Adorava New
York, la idolatrava smisuratamente.... No, è
meglio: La mitizzava
smisuratamente, ecco''.
''Che fai, parli da solo?''
Ryoga storse il naso.
''No, idiota, non parlo da solo'', replicò mettendo via il
piccolo registratore che portava sempre con sè per appuntare
le
sue idee estemporanee ed evitare di perderle.
''Stai lavorando?''
''Te l'ho detto, mi manca il prologo'', bevve un sorso di
caffè.
''Beh, non puoi semplicemente cominciare con: Era bello come il sole, forte
come una roccia e splendente come un diam...Ahia!"
''Stupido''. commentò l'amico dopo avergli tirato uno
schiaffo.
''Vado dalla mia dolce metà, ti lascio qui a fare
l'intellettuale''
Annuì, premendo play:
''Capitolo primo:
Adorava New York. Per lui era una metafora della decadenza della
cultura contemp... Oh, no, ma che dico? Capitolo primo: Era duro e
romantico come la città che amava. No, no, non
ci siamo, Ryoga!"
''Non dirmi che lavori pure qui!''
Ukyo lo raggiunse alle spalle e gli diede un bacio sulle labbra,
sedendosi sulle sue ginocchia.
''Non riesco proprio a trovare la frase d'apertura'', rispose
sconsolato.
''La troverai e sarà perfetta. Hai già detto loro
che ci sposiamo?''
''No, lo faremo stasera al compleanno di Tofu. Lui e Nabiki sono
già a casa Tendo a preparare tutto insieme alla band''
''Suoneranno ancora i Silver Coral?''
''Ovviamente. Visto che Nabiki ha sposato Jason e Ranko ha avuto un
figlio da Ataru non ce li toglieremo mai dai piedi...''
''Già, come prevedibile Ranko e Ranma sono diventati
genitori nella stessa settimana. Sono proprio identici quei due!"
''Ed ora abbiamo due pargoletti di tre anni che rallegrano la
compagnia... Che sia il caso di farne un terzo? Direi che manca una
femminuccia, lì in mezzo'', la baciò ancora.
''Signor Hibiki, mi ha appena chiesto di sposarla e già
contratta sulla prole?''
Home is where I want to be,
but
I guess I'm already there.
I
come home, she lifted up her wings.
I
guess that this must be the place.
Nodoka baciò la fronte di Akira e lo fece sedere sulle sue
ginocchia mentre Akane armeggiava con il suo pc portatile e Ranma,
Shampoo, Ryoga ed Ukyo cercavano di disporsi in modo da entrare tutti
nel raggio di inquadratura della webcam.
''Sei davvero un bel bimbo''
''Grazie nonnina''
''Fin troppo, per essere stato partorito in un aeroporto''
''Shh! Zitta, mà! Lo sai che non devi nominare quella cosa
in mia presenza!'',gridò Ranma voltandosi verso di lei.
''Beh, manco l'avessi fatta tu la fatica di partorirlo!", gli
urlò dietro Akane.
''S- Sì, ma... E' stato... Oh, mamma, è stato
proprio un
trauma. Tutto quel sangue, t-tu che urlavi... No, basta, non voglio
più figli, mai più'', scosse la testa.
''Ti ricordo che eravamo andati a Las Vegas per tirare fuori di galera tuo nonno che si
era fatto arrestare!''
''Ed io ti ricordo che mi sono sbattuto un viaggio di venti ore e tre
scali per essere qui oggi dopo che sono andato a Tokyo a firmare dei
documenti per la palestra di tuo
nonno!''
''Che c'entra? E poi ora che è nostra anche quella possiamo
trasferirci in Giappone, non era quello che desideravi da anni? Mi hai
reso la vita impossibile con questa cosa che ti trovavi male a
Manhattan!''
''Eh... Ecco, io... Vorrei....''
Guardava i suoi amici, quelli che da 7 anni coloravano la sua vita e la
rendevano piena, migliore.
Guardava Akane, che sarebbe stata disposta a lasciare la sua
città, la sua vita agiata e tutti i ricordi di sua madre
solo
per lui, per farlo contento.
Guardava suo figlio, guardava gli equilibri che era finalmente e per la
prima volta riuscito a costruire, guardava sua madre, guardava Mousse
che, dall'altra parte dello schermo del computer,
supplicava con
gli occhi Akane di non partire.
''Penso che per un po' potremmo ancora rimanere qui''
''Oh, Ranma, davvero?'', gli si gettò al collo e lo
baciò.
''Davvero, Saotome?'', la voce gracchiante di Mousse rese comico il
momento romantico ed interruppe il bacio tra i due.
''Dove sei, paperotto? Hai una voce che sembra provenga
dall'oltretomba!"
''Saotome, sei proprio simpatico. Lo sai che sono nello Spazio. Ciao
Akanechan, ciao Ryoga, ciao Ucchan, ciao... C-ciao Sha...Shampoo''
''Ciao, Mousse'', mormorò imbarazzata la cinese, abbassando
lo sguardo.
Nonostante fosse passato tanto tempo e tra lei, Akane e Ranma le cose
fossero tornate definitivamente a posto, il rapporto che la legava al
connazionale rimaneva strano, imbarazzato, alternante.
Talvolta Shampoo aveva pensato di esserne innamorata, altre volte di
non poter avere nulla a che fare con una persona tanto diversa da lei.
Quanto a Mousse, a volte era adorante, altre freddo, altre presente,
altre distaccato...
Probabilmente non si sarebbero mai incontrati a metà strada,
ma
entrambi sapevano che qualunque cosa era meglio del muro di silenzio
che li aveva divisi per tanti anni.
I
can't tell one from the other
I
find you, or you find me?
There
was a time before we were born.
If
someone asks, this is where I'll be, where I'll be.
Chiusero la videochiamata ed uscirono dallo stadio che aveva ospitato
la competizione di arti marziali.
''Allora ci vediamo tutti a casa? Ryoga, ci dai un passaggio?''
''Sì, signor Tendo"
''Oh, ti prego tesoro, chiamami Soun! Sono finiti da un bel pezzo i
tempi in cui facevi il cameriere a casa mia, non credi?''
Soun, Genma e Nodoka presero posto nell'auto del giovane scrittore
mentre lui ed Ukyo salutavano gli amici.
''Allora ci vediamo a casa?''
''D'accordo. Kasumi, vieni con me in scooter?''
''Volentieri, Shampoo, grazie!"
''E noi?'', chiese il codinato.
''Voi prendete un taxi, no?'', gli fece l'occhiolino la cinese. Adorava
l'amicizia che era nata tra lei e Ranma, dopotutto era il ragazzo della
sua migliore amica, ed il passato... Il passato era decisamente passato.
Quando anche Ryoga ed Ukyo si congedarono, Ranma strinse a
sè Akane ed il loro bambino e sorrise, appagato.
''Vi sono mancato?''
''Sì'', sussurrò Akane abbassando lo sguardo
mentre arrossiva.
Riusciva a farla arrossire in quel modo dopo tanti anni ed avventure
vissute insieme: qualunque giornaletto per ragazze avrebbe decretato
che quello era il segnale decisivo per capire che, sì, era
l'uomo della sua vita.
Non che avesse bisogno di conferme.
Quando una leggera ma fastidiosa pioggerellina estiva iniziò
a
scrosciare sulle loro teste, immediatamente corse a ripararsi sotto ad
un
balcone, mentre Ranma la aiutava a cullare il piccolo Akira, che si
stava addormentando.
''Ci pensi se Soun e Genma sapessero?'', le sue labbra si aprirono in
un sorriso.
''Che cosa?'', chiese. Si era distratta a guardare il bambino e non
aveva colto la facile allusione.
''Dico di noi... Pensa se sapessero che quella volta, a Las Vegas...
Sì, insomma, pensa se sapessero che siamo già
sposati da
tre anni!"
''Sarebbero pazzi di gioia, ma non voglio ancora dirglielo!", sorrise
facendogli l'occhiolino.
''Già, devono soffrire!", inscenò una teatrale
risata malefica.
Scoppiarono a ridere, mentre il loro piccolo dormiva placidamente e la
pioggerellina si trasformava in temporale.
Ryoga guardava fuori dal finestrino della macchina, assorto e
pensieroso nonostante il forte vociare dei tre passeggeri che ne
occupavano i sedili posteriori, mentre Ukyo guidava.
Dopo mezz'ora di giri nel traffico ed imprecazioni erano sempre
lì, allo stesso punto di prima, ed il giovane con gli occhi
verdi poteva ancora vedere il suo migliore amico in mezzo alla strada,
totalmente bagnato e con la camicia bianca ormai diventata trasparente
appiccicata addosso, gesticolare nervosamente, tirare calci alle
pozzanghere ed urlare in cerca di un taxi, lanciando di tanto in tanto
occhiate apprensive alla moglie, che si riparava sotto ad un balcone.
Quando la sua auto si era avvicinata a loro prima di ripartire, dopo
che le corsie si erano finalmente liberate, aveva abbassato il
finestrino per sentire cosa stesse dicendo.
''Taxi! Taxi! Hey! Oh,
fanculo!
Taxiii! Taaaaxi! Oh, almeno tu ti fermi? Taxi!! Fanculo! Chi mi devo
scopare per avere un fottutissimo taxi?''
Prese il registratore, premette play e se lo
avvicinò alle labbra.
''Capitolo primo: New
York era la sua città, e lo sarebbe sempre stata...''
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Quando devo barrare la casellina che dice ''completa'' di una mia
storia mi viene sempre un po' di tristezza.
E' incredibile quanto mi abbia fatto felice scriverla e leggere i
vostri commenti entusiasti, mai nella vita avrei pensato di poter
replicare (e superare) il successo riscosso dalla mia prima storia e vi
sono infinitamente grata per l'appoggio che mi avete dato, soprattutto
perchè si trattava di un AU ed anche piuttosto OOC. Spero
tanto
che l'epilogo non sia stato troppo confusionario e che il finale vi sia
piaciuto.
Sono contenta di averla scritta e non vedo l'ora di mettermi all'opera
su un nuovo progetto (di cui qualcuno sa già qualcosa),
intanto
vi ringrazio uno per uno.
Sì, eccomi con i ringraziamenti in stile ''Deng iu Tolkin
Edz e
Diego Armando Maradona'', per citare il mio amato Paolo Sorrentino.
Grazie ad Antonella, Spirit99,
per i disegni e per il supporto, sin dall'inizio. <3
Grazie a Fede, Faith84,
che ha segnalato la storia per le scelte.
Grazie a chi ha recensito ogni singolo capitolo, alcune di voi stanno
diventando più che delle ''colleghe di scrittura'' per me, e
non
vi nominerò ma sapete chi siete.
Grazie alle 24 splendide persone che mi hanno inserita tra gli autori
preferiti, alle 49 che hanno messo la storia tra le seguite, alle 35
che l'hanno ''preferita'' ed alle 8 che l'hanno messa tra le ricordate.
Non vi nominerò perchè siete tantissimi, ma vi
abbraccio
virtualmente!
Chi devo e voglio nominare, invece, sono i fantastici che hanno trovato
il tempo e la voglia di recensirmi, chi solo per un capitolo, chi
spesso, chi per qualche commentino sporadico.
Grazie in ordine del tutto casuale a:
Faith84, Gretel85,
Aron_oele,
Spirit99, PChan05, Maymell, Lallywhite, Xingchan, Caia_Chan,
Veronicafiorentino, Ran_ko, Princesss, Kateausten, ilCiccio, InuAra,
America_S, Stellina_chan, Campanna, Orange, Biba89, Sweetyartemisia,
Lillixsana, PepsiCola, Antonella84, Memole82, Lega4e, Antogeta,
Jampaul, Sakaya Chan94, Vale27, SweetCherry, RanmaAkane e
chi verrà!
A prestissimo!
V.
Notine:
La canzone citata è ''This must be the place'' dei Talking
Heads, mentre la frase finale appartiene ad una citazione
più
ampia (che trovate del prologo) del film ''Manhattan'' di Woody Allen.
Ma ditemi, si capiva che tutta la storia è, in
realtà, un racconto di Ryoga?
Vorreste sapere com'è finita la mattinata nel dojo al terzo
piano? XD
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