Anime & Manga > Ranma
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Autore: Violet2013    15/06/2014    24 recensioni
-''Allora un manga. Sei giapponese, no? I manga li leggerai...''
-''Certo!"
-''Ok, un manga. Metti che segui un manga dal primo all'ultimo numero per, che ne so, cinque anni? E poi finisce così, nel nulla, senza una degna conclusione...''
-''Tipo senza neanche un bacio tra i due protagonisti?'', arrossì.
-''Esatto!'', rispose lei, totalmente persa nei suoi ragionamenti, ''Alla fine non ti verrebbe voglia di prendere l'autore e riempirlo di botte?''
*
New York: Ranma Saotome, artista marziale giapponese, scopre che suo padre ed il suo migliore amico Soun hanno pianificato il suo matrimonio con una ragazza a lui sconosciuta.
AU su Ranma 1/2, i cui personaggi sono trasportati in una realtà totalmente differente.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Altro Personaggio, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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SEASON FINALE

''La serendipità è quando cerchi un ago in un pagliaio e, dentro, ci trovi la figlia del fattore''







Il pavimento del dojo improvvisato al terzo piano era duro come il marmo, la schiena gli faceva male come dopo il più impegnativo dei combattimenti e l'odore della colla con cui era stato da poco applicato il parquet era talmente forte da disturbarlo.
Ciò nonostante, era il ritratto della felicità.

''Akane, sveglia''
Scosse la testa, poggiata sul petto nudo del ragazzo, e gli provocò un lieve solletico con il movimento dei suoi capelli.
''Temo che ci abbiano dati per dispersi, è quasi ora di pranzo...''
''Lasciami dormire, baka...''
''L'abbiamo imparata proprio bene questa parola, eh?'', chiese sorridendo ed accarezzandole la testa, mentre lei gli posava dei piccoli baci sull'addome.
''Da quanto sei sveglio?'', chiese alzando gli occhi.
''Non mi sono mai addormentato'', rispose semplicemente, sorridendo ancora.
Si mise a cavalcioni su di lui e lo baciò con una sensualità ed una consapevolezza che Ranma giurò di non aver mai scorso ed, allo stesso tempo, di aver sempre visto nei suoi occhi, sin dal loro primo incontro.
''Nottata intensa?''
''Dimmelo tu, piccoletta. Erano 6 o 7, scusa?'', le fece l'occhiolino.
''Mica ti starai vantando? Comunque credo 6''
''Giammai, io sono un gentiluomo. A proposito, russi''
''Eh?'', chiese imbarazzata ed indispettita, portandosi una mano davanti al viso ed utilizzando l'altra per schiaffeggiare il fidanzato, ''Io non russo, maleducato!''
''Oh sì, invece!''
''Ho detto di no!", alzò la mano per schiaffeggiarlo ancora, ma Ranma era più forte. La afferrò per un polso e, con dolcezza, la fece sdraiare sul pavimento, portandosi sopra di lei.
''Facciamo la numero 8?''
''Ho detto che erano 6, dunque questa è la settima'', annuì saccente mentre le sue mani già vagavano sul corpo scolpito del giovane.
''Allora facciamo la 7 e la 8'', le sorrise facendole l'occhiolino.





Scesero per colazione quando ormai era ora di merenda, tra gli sguardi complici di Nabiki ed Estrella, che si davano vistosamente di gomito...





No, no, no!
Ryoga chiuse il portatile, esausto.
Male, malissimo.
Non c'era niente di più facile per lui che scrivere dei suoi migliori amici, che conosceva così bene, ma allo stesso tempo nulla gli sembrava più difficile.


''Che c'è?'', domandò Ukyo raggiungendolo alla scrivania minimal in legno bianco laccato e sedendocisi sopra con le gambe accavallate, allungando la mano verso le sue labbra ed infilandogli in bocca un biscotto al burro.
Fuori dalla finestra l'estate, la sua stagione preferita, si stava pian piano facendo largo tra i colori ed i profumi di quella città così grigia, ed il cielo era colorato di sfumature che non tutti i newyorkesi avevano avuto il privilegio di vedere almeno una volta nella vita.
''E' un azzurro meraviglioso...'', mormorò lo scrittore masticando piano.
''Già, un'ottima giornata per uscire e mollare il lavoro, che ne dici?''
''Ucchan, lo sai che non posso... La scadenza incombe ed io non ho ancora trovato l'incipit adatto, ci pensi?''
''Beh, ma se ti manca solo il prologo...'', la bella cuoca di okonomiyaki allargò le braccia, sospirando. Aveva fatto bene a seguire le orme di suo padre e prendere le redini dell'impresa di famiglia, che aveva ribattezzato: ''Dalla piccola Ukyo'' tre anni prima. Se si fosse laureata e fosse finita a passare le giornate davanti ad un computer come il suo fidanzato si sarebbe sentita una stupida.
Anche se ovviamente per lui provava la massima stima.
''Mi manca il prologo e mi manca il finale, sono rovinato!'', si mise le mani tra i capelli corvini, sbattendo lil capo più volte contro la tastiera.
''Oh, smettila di fare il bambino! Sai benissimo com'è finita questa storia, devi solo trovare il tempo e la voglia di metterlo su carta, anzi, su file''
''Come se fosse facile spiegare cosa sia successo tra quei due in questi 7 anni!"
''Beh, effettivamente tra liti, riconciliazioni, matrimoni annullati e...''
''Già, mi ci vorrebbero dieci vite''
''Però sappiamo com'è finita per noi...'', sussurrò dolcemente accarezzandogli la spalla.
''Se penso che devo ringraziare quello scemo senza patente per averci fatti incontrare... A proposito, ora che ci penso devo andarlo a prendere all'aeroporto''
''Non può prendere un taxi come tutti?''
''No, dice che gli aeroporti gli mettono ansia. Sai, da quando Akane...''
''Oh, quello...''
''Sì''
''Vai a vestirti, qui ci penso io a sistemare le tue scartoffie''






***






''Sempre puntuale, Saotome!''
''Mica lo pilotavo io l'aereo, Hibiki!"
Con tre elegantissime ore di ritardo Ranma raggiunse il suo migliore amico nella sala d'attesa dell'aeroporto JFK.
''Com'è andata a Tokyo?''
''Solita roba, puzza di pesce crudo, alghe e caldo equatoriale''
''Non sembri nemmeno giapponese quando parli così''
''La partia dell'obesità e della bibita gasata ha pervertito la mia giovane testolina'', asserì con voce impostata mentre si posava un indice sulla tempia sinistra.
''Mica più tanto giovane. Buon compleanno. Sei arrivato ai 23, chi l'avrebbe mai detto?'', gli passò un pacchettino.
''Wow, grazie! Ora so per certo che sei innamorato di me, come se mezzo libro sulla mia vita non fosse già un validissimo indizio''
''Un libro'', lo corresse a bassa voce mentre Ranma saltellava come un bambino davanti ad un Game Boy vintage contenente una cartuccia di Street Fighter, ''Mentre sei stato via ho scritto un sacco, sono quasi alla fine''
''Che significa quasi? Speravo di trovarlo pronto al mio ritorno!"
''Siamo un po' pretenziosi o sbaglio?''
''Beh, visto l'argomento trattato...'', fece spallucce, ''Inoltre lo sai che il secondo romanzo è il banco di prova di qualsiasi scrittore, hai fatto un bel po' di soldoni con quella robaccia sul ragazzino povero che sognava in grande e...''
''Hey, quel ragazzino povero ero io!"
''Lo so, lo so. Quello che intendevo dire è che ora la gente si aspetta tanto da te, e visto che hai deciso di scrivere sul sottoscritto...'', si puntò un indice al petto, tronfio, ''...Ti conviene essere all'altezza delle aspettative, tutto qui''
''Sempre modesto''
''Sono solo sincero. Dai, ci aspettano''




Ranma ebbe da ridire sul caffè del bar, troppo forte, sulla pulizia dell'aeroporto, troppo scarsa, e sulla musica di Ryoga, come sempre.
''Possibile che tu conosca solo gli Smiths?''
''Mia la macchina, mia la musica. Se non ti piace puoi prendere la tua... Ah no, scusa, non puoi!"
''Non prendermi in giro. Non avrò la patente, ma ho tante altre doti''
''Del tipo?''
''Ascolto i gruppi giusti'', gli fece l'occhiolino passandogli una chiaveta usb, che l'amico infilò in una porta apposita dello stereo.




Home is where I want to be, pick me up and turn me around.
I feel numb, burn with a weak heart.
Guess I must be having fun


''I Talking heads, Ranma? Davvero?''
''Ascolta le parole, imbecille''

The less we say about it the better.
Make it up as we go along.
Feet on the ground, head in the sky,
it's okay, I know nothing's wrong, nothing.


''Non ti facevo così profondo...''
''Sta' zitto e guida''.
Mentre la città scorreva davanti ai suoi occhi attraverso i finestrini oscurati della Volvo di Ryoga, Ranma pensava a quante cose fossero cambiate da quando si era trasferito a New York City, 7 anni prima.
All'epoca era solo un sedicenne che pensava di sapere tutto della vita: era furbetto, forte, bello ed invincibile.
Era entrato in casa Tendo fiero e sicuro di sè, spalancando la porta invece di bussare, totalmente indifferente alle imposizioni di suo padre, solo per avere un posto fisso in cui stare e con l'unico obiettivo di rimanere accanto a sua madre.
Aveva accettato controvoglia anche l'idea di sposare una donna che non conosceva, senza rendersi conto delle implicazioni di una scelta del genere, senza rendersi conto di nulla.
Negli anni era diventato sempre più bravo e forte, si era diplomato con il minimo dei voti, aveva preso in gestione le palestre della famiglia Tendo come ci si aspettava da lui e, sì, era anche riuscito a mandare a monte un matrimonio mollando la sua sposa sull'altare.
Era troppo presto, aveva provato a dirlo a Soun e Genma, ma non gli avevano dato retta.


Ryoga parcheggiò in divieto di sosta davanti allo stadio e, imitando i gesti di un autista, scese dalla macchina, fece il giro, gli aprì la portiera e si tolse il cappellino da baseball: ''Siamo arrivati, signore''.




''Papà! Papà!
Akira, agitandosi tra le braccia di Shampoo, tendeva le mani verso il suo papà, che gli corse incontro e lo prese in braccio.
''Hey, eccoti! Ciao piccolino! Allora, abbiamo inziato le lezioni di karate?''
''Ha solo tre anni, Ranma, non ti sembra di correre un po' troppo?'', sorrise dolcemente la cinese.
''Non credo'', le posò un bacio sulla guancia, ''E' pur sempre figlio nostro...''
''Già. Akane ha vinto tre round, sta combattendo l'ultimo''
''Mi conviene andare a vederla o mi ucciderà, talvolta penso che sia diventata più forte di me''
''Dici che l'allievo ha superato il maestro?'',chiese scompigliandogli i capelli ed abbracciando Ryoga.
''Mai. Questo mai'', rispose serio, allontanandosi con suo figlio in braccio.




Si sedette in tribuna dietro Soun e Genma, intenti ad incitare la loro bambina.
Dolcemente, diede uno schiaffetto dietro la nuca di Soun: ''E tu non volevi farla più combattere, eh?''
''Ranma, figlio degenere!"
''Che vuoi, vecchio?'', rispose torvo a suo padre. Gli anni non avevano sopito il loro eterno antagonismo.
''Ti sembra il caso di arrivare in ritardo ad un evento così importante? Sai bene quanto Akane tenga alla tua presenza, sei il suo fidanzato e...''
''Non-sono-il-suo-fidanzato'', sillabò perdendo la pazienza, ''Smettetela con questa storia del matrimonio combinato, avete visto com'è andata a finire'', il tono era più pacato, non voleva urlare quando aveva il bambino in braccio, ''E poi mica lo pilotavo io, l'aereo''
''Com'è andata a Tokyo?'', chiese Kasumi, sedendosi accanto a lui.
''Bene, bene, vostro nonno vi saluta''



Akane vinse anche l'ultimo incontro, ricevette la medaglia e la coppa che le spettavano e corse negli spogliatoi a fare una doccia.
Uscì dai bagni per ultima dopo essersi lavata, asciugata, vestita e truccata e, entrata al bar del campo sportivo, trovò tutta la sua famiglia ed i suoi amici riuniti per festeggiarla.
Commossa per la bella sorpresa, corse ad abbracciarli, partendo da suo padre.
''Te l'avevo detto di lasciarmi provare'', sussurrò stringendosi al suo petto.
''Ed io non ringrazierò mai abbastanza Ranma per avermi convinto, bimba mia. State gestendo le palestre in maniera esemplare"
''Non ce l'ha fatta a venire, vero?''

''Sono qui, scemotta''
Akane sorrise: era bello, forse ancora più di come lo ricordasse, ancora più della prima volta in cui lo aveva visto.
Gli anni gli avevano conferito una maggiore sicurezza che si ripercuoteva sui suoi modi di fare, decisamente più sexy e mascolini, era cresciuto in altezza, era più muscoloso, i tratti del viso meno dolci e marcati da un'ombra di barba . Era perfetto come una divinità greca, doveva ammetterlo.
Lo baciò e prese in braccio il piccolo Akira, stringendolo a sè.
''Mamma, sei stata bravissima!"
''Le ho insegnato tutto io, cosa credi?''
''Davvero, papà?''
''Sì, come no!'', lo spinse Akane, ''Mi hai guardata o hai giocato ad Angry Birds tutto il tempo come al tuo solito?''
''Non ho bisogno di guardarti, so già che sei la più brava... E comunque l'ho fatto. Quel calcio finale è stato un tocco di classe, maschiaccio!"

''Buaaaah Ranma! Perchè non sposi la mia bambinaaaa?", urlò Soun piangendo e prendendolo per il collo, strattonandolo, ''Siete così belli insieme, buaaaah!"
''Non ci penso neanche!", rise Akane.
''Concordo'', annuì il codinato. ''Te lo ricordi lo scherzetto che ci avete fatto 4 anni fa, Soun? Quando ci siamo svegliati in chiesa coi postumi della sbornia post-diploma e vestiti da sposi?''
Akane rabbrividì.
''S-Sì'', mugunò lui tirando su col naso.
''Bene, lo sai qual è la vostra punizione?''
''Quale?'', chiese in un soffio di voce indietreggiando, mentre Ranma si posava una mano davanti alla bocca e bisbigliava per non farsi sentire da suo figlio.
''Io ed Akane...''
''Sì...?''
''Staremo insieme per sempre...''
''Sì...?''
''Ma...''
''Sì...?
''Ci sposeremo...''
''Sì...?''
''MAI!", urlò nel suo orecchio.
''Ingrato!", intervenne Genma, ''Avete anche un bambino, prendetevi le vostre responsabilità!"
''Niente da fare, e la colpa è solo vostra'', chiuse la conversazione Akane con tono freddo e perentorio, per poi andarsi a sedere accanto a Nodoka mentre Ranma raggiungeva Ryoga, da solo in un angolo.




I got plenty of time,
you got light in your eyes
and you're standing here beside me.
I love the passing of time.
Never for money, always for love
Cover up and say goodnight, say goodnight.





''Capitolo primo: Adorava New York, la idolatrava smisuratamente.... No, è meglio: La mitizzava smisuratamente, ecco''.
''Che fai, parli da solo?''
Ryoga storse il naso.
''No, idiota, non parlo da solo'', replicò mettendo via il piccolo registratore che portava sempre con sè per appuntare le sue idee estemporanee ed evitare di perderle.
''Stai lavorando?''
''Te l'ho detto, mi manca il prologo'', bevve un sorso di caffè.
''Beh, non puoi semplicemente cominciare con: Era bello come il sole, forte come una roccia e splendente come un diam...Ahia!"
''Stupido''. commentò l'amico dopo avergli tirato uno schiaffo.
''Vado dalla mia dolce metà, ti lascio qui a fare l'intellettuale''
Annuì, premendo play:

''Capitolo primo: Adorava New York. Per lui era una metafora della decadenza della cultura contemp... Oh, no, ma che dico? Capitolo primo: Era duro e romantico come la città che amava. No, no, non ci siamo, Ryoga!"
''Non dirmi che lavori pure qui!''
Ukyo lo raggiunse alle spalle e gli diede un bacio sulle labbra, sedendosi sulle sue ginocchia.
''Non riesco proprio a trovare la frase d'apertura'', rispose sconsolato.
''La troverai e sarà perfetta. Hai già detto loro che ci sposiamo?''
''No, lo faremo stasera al compleanno di Tofu. Lui e Nabiki sono già a casa Tendo a preparare tutto insieme alla band''
''Suoneranno ancora i Silver Coral?''
''Ovviamente. Visto che Nabiki ha sposato Jason e Ranko ha avuto un figlio da Ataru non ce li toglieremo mai dai piedi...''
''Già, come prevedibile Ranko e Ranma sono diventati genitori nella stessa settimana. Sono proprio identici quei due!"
''Ed ora abbiamo due pargoletti di tre anni che rallegrano la compagnia... Che sia il caso di farne un terzo? Direi che manca una femminuccia, lì in mezzo'', la baciò ancora.
''Signor Hibiki, mi ha appena chiesto di sposarla e già contratta sulla prole?''





Home is where I want to be,

but I guess I'm already there.
I come home, she lifted up her wings.
I guess that this must be the place.





Nodoka baciò la fronte di Akira e lo fece sedere sulle sue ginocchia mentre Akane armeggiava con il suo pc portatile e Ranma, Shampoo, Ryoga ed Ukyo cercavano di disporsi in modo da entrare tutti nel raggio di inquadratura della webcam.
''Sei davvero un bel bimbo''
''Grazie nonnina''
''Fin troppo, per essere stato partorito in un aeroporto''


''Shh! Zitta, mà! Lo sai che non devi nominare quella cosa in mia presenza!'',gridò Ranma voltandosi verso di lei.
''Beh, manco l'avessi fatta tu la fatica di partorirlo!", gli urlò dietro Akane.
''S- Sì, ma... E' stato... Oh, mamma, è stato proprio un trauma. Tutto quel sangue, t-tu che urlavi... No, basta, non voglio più figli, mai più'', scosse la testa.
''Ti ricordo che eravamo andati a Las Vegas per tirare fuori di galera tuo nonno che si era fatto arrestare!''
''Ed io ti ricordo che mi sono sbattuto un viaggio di venti ore e tre scali per essere qui oggi dopo che sono andato a Tokyo a firmare dei documenti per la palestra di tuo nonno!''
''Che c'entra? E poi ora che è nostra anche quella possiamo trasferirci in Giappone, non era quello che desideravi da anni? Mi hai reso la vita impossibile con questa cosa che ti trovavi male a Manhattan!''
''Eh... Ecco, io... Vorrei....''
Guardava i suoi amici, quelli che da 7 anni coloravano la sua vita e la rendevano piena, migliore.
Guardava Akane, che sarebbe stata disposta a lasciare la sua città, la sua vita agiata e tutti i ricordi di sua madre solo per lui, per farlo contento.
Guardava suo figlio, guardava gli equilibri che era finalmente e per la prima volta riuscito a costruire, guardava sua madre, guardava Mousse che, dall'altra parte dello schermo del computer, supplicava con gli occhi Akane di non partire.
''Penso che per un po' potremmo ancora rimanere qui''
''Oh, Ranma, davvero?'', gli si gettò al collo e lo baciò.
''Davvero, Saotome?'', la voce gracchiante di Mousse rese comico il momento romantico ed interruppe il bacio tra i due.
''Dove sei, paperotto? Hai una voce che sembra provenga dall'oltretomba!"
''Saotome, sei proprio simpatico. Lo sai che sono nello Spazio. Ciao Akanechan, ciao Ryoga, ciao Ucchan, ciao... C-ciao Sha...Shampoo''
''Ciao, Mousse'', mormorò imbarazzata la cinese, abbassando lo sguardo.
Nonostante fosse passato tanto tempo e tra lei, Akane e Ranma le cose fossero tornate definitivamente a posto, il rapporto che la legava al connazionale rimaneva strano, imbarazzato, alternante.
Talvolta Shampoo aveva pensato di esserne innamorata, altre volte di non poter avere nulla a che fare con una persona tanto diversa da lei.
Quanto a Mousse, a volte era adorante, altre freddo, altre presente, altre distaccato...
Probabilmente non si sarebbero mai incontrati a metà strada, ma entrambi sapevano che qualunque cosa era meglio del muro di silenzio che li aveva divisi per tanti anni.





I can't tell one from the other
I find you, or you find me?
There was a time before we were born.
If someone asks, this is where I'll be, where I'll be.




Chiusero la videochiamata ed uscirono dallo stadio che aveva ospitato la competizione di arti marziali.
''Allora ci vediamo tutti a casa? Ryoga, ci dai un passaggio?''
''Sì, signor Tendo"
''Oh, ti prego tesoro, chiamami Soun! Sono finiti da un bel pezzo i tempi in cui facevi il cameriere a casa mia, non credi?''


Soun, Genma e Nodoka presero posto nell'auto del giovane scrittore mentre lui ed Ukyo salutavano gli amici.
''Allora ci vediamo a casa?''
''D'accordo. Kasumi, vieni con me in scooter?''
''Volentieri, Shampoo, grazie!"
''E noi?'', chiese il codinato.
''Voi prendete un taxi, no?'', gli fece l'occhiolino la cinese. Adorava l'amicizia che era nata tra lei e Ranma, dopotutto era il ragazzo della sua migliore amica, ed il passato... Il passato era decisamente passato.


Quando anche Ryoga ed Ukyo si congedarono,  Ranma strinse a sè Akane ed il loro bambino e sorrise, appagato.
''Vi sono mancato?''
''Sì'', sussurrò Akane abbassando lo sguardo mentre arrossiva.
Riusciva a farla arrossire in quel modo dopo tanti anni ed avventure vissute insieme: qualunque giornaletto per ragazze avrebbe decretato che quello era il segnale decisivo per capire che, sì, era l'uomo della sua vita.
Non che avesse bisogno di conferme.
Quando una leggera ma fastidiosa pioggerellina estiva iniziò a scrosciare sulle loro teste, immediatamente corse a ripararsi sotto ad un balcone, mentre Ranma la aiutava a cullare il piccolo Akira, che si stava addormentando.

''Ci pensi se Soun e Genma sapessero?'', le sue labbra si aprirono in un sorriso.
''Che cosa?'', chiese. Si era distratta a guardare il bambino e non aveva colto la facile allusione.
''Dico di noi... Pensa se sapessero che quella volta, a Las Vegas... Sì, insomma, pensa se sapessero che siamo già sposati da tre anni!"
''Sarebbero pazzi di gioia, ma non voglio ancora dirglielo!", sorrise facendogli l'occhiolino.
''Già, devono soffrire!", inscenò una teatrale risata malefica.
Scoppiarono a ridere, mentre il loro piccolo dormiva placidamente e la pioggerellina si trasformava in temporale.





Ryoga guardava fuori dal finestrino della macchina, assorto e pensieroso nonostante il forte vociare dei tre passeggeri che ne occupavano i sedili posteriori, mentre Ukyo guidava.
Dopo mezz'ora di giri nel traffico ed imprecazioni erano sempre lì, allo stesso punto di prima, ed il giovane con gli occhi verdi poteva ancora vedere il suo migliore amico in mezzo alla strada, totalmente bagnato e con la camicia bianca ormai diventata trasparente appiccicata addosso, gesticolare nervosamente, tirare calci alle pozzanghere ed urlare in cerca di un taxi, lanciando di tanto in tanto occhiate apprensive alla moglie, che si riparava sotto ad un balcone.
Quando la sua auto si era avvicinata a loro prima di ripartire, dopo che le corsie si erano finalmente liberate, aveva abbassato il finestrino per sentire cosa stesse dicendo.
''Taxi! Taxi! Hey! Oh, fanculo! Taxiii! Taaaaxi! Oh, almeno tu ti fermi? Taxi!! Fanculo! Chi mi devo scopare per avere un fottutissimo taxi?''

Prese il registratore, premette play e se lo avvicinò alle labbra.
''Capitolo primo: New York era la sua città, e lo sarebbe sempre stata...''








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Quando devo barrare la casellina che dice ''completa'' di una mia storia mi viene sempre un po' di tristezza.
E' incredibile quanto mi abbia fatto felice scriverla e leggere i vostri commenti entusiasti, mai nella vita avrei pensato di poter replicare (e superare) il successo riscosso dalla mia prima storia e vi sono infinitamente grata per l'appoggio che mi avete dato, soprattutto perchè si trattava di un AU ed anche piuttosto OOC. Spero tanto che l'epilogo non sia stato troppo confusionario e che il finale vi sia piaciuto.
Sono contenta di averla scritta e non vedo l'ora di mettermi all'opera su un nuovo progetto (di cui qualcuno sa già qualcosa), intanto vi ringrazio uno per uno.
Sì, eccomi con i ringraziamenti in stile ''Deng iu Tolkin Edz e Diego Armando Maradona'', per citare il mio amato Paolo Sorrentino.
Grazie ad Antonella, Spirit99, per i disegni e per il supporto, sin dall'inizio. <3
Grazie a Fede, Faith84, che ha segnalato la storia per le scelte.
Grazie a chi ha recensito ogni singolo capitolo, alcune di voi stanno diventando più che delle ''colleghe di scrittura'' per me, e non vi nominerò ma sapete chi siete.
Grazie alle 24 splendide persone che mi hanno inserita tra gli autori preferiti, alle 49 che hanno messo la storia tra le seguite, alle 35 che l'hanno ''preferita'' ed alle 8 che l'hanno messa tra le ricordate. Non vi nominerò perchè siete tantissimi, ma vi abbraccio virtualmente!
Chi devo e voglio nominare, invece, sono i fantastici che hanno trovato il tempo e la voglia di recensirmi, chi solo per un capitolo, chi spesso, chi per qualche commentino sporadico.
Grazie in ordine del tutto casuale a:
Faith84, Gretel85, Aron_oele, Spirit99, PChan05, Maymell, Lallywhite, Xingchan, Caia_Chan, Veronicafiorentino, Ran_ko, Princesss, Kateausten, ilCiccio, InuAra, America_S, Stellina_chan, Campanna, Orange, Biba89, Sweetyartemisia, Lillixsana, PepsiCola, Antonella84, Memole82, Lega4e, Antogeta, Jampaul, Sakaya Chan94, Vale27, SweetCherry, RanmaAkane e chi verrà!
A prestissimo!
V.



Notine:
La canzone citata è ''This must be the place'' dei Talking Heads, mentre la frase finale appartiene ad una citazione più ampia (che trovate del prologo) del film ''Manhattan'' di Woody Allen.
Ma ditemi, si capiva che tutta la storia è, in realtà, un racconto di Ryoga?
Vorreste sapere com'è finita la mattinata nel dojo al terzo piano? XD


  
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