Nono
Capitolo
Londra
La
valigia era pesante, Gioia odiava trascinarla da un posto all'altro,
specie con il caldo che soffocava non solo il respiro, ma anche la
voglia di fare altro che non fosse buttarsi in una piscina e non
muoversi più di lì per almeno i prossimi duecento
anni.
Per
poco non arrivò col culo a terra quando, incasinata com'era
tra
bagagli, mappe e quant'altro, cercò di sollevare il tutto
per salire
sul taxi.
Alice
alle sue spalle, occhiali da sole e cappello di paglia calato a celar
il viso, si guardava attorno con aria curiosa, intenta ad osservare
la frenetica vita di Londra che sembrava concentrarsi tutta
lì, in
quell'aeroporto, dove ognuno teneva un passo affrettato e qualcuno
correva per afferrare il suo volo.
“Ti
sarei grata se mi dessi una mano, sai?” La
rimproverò
sarcasticamente Gioia, già alterata non solo dal
menefreghismo della
compagna, ma anche dalle occhiate che Alice riceveva dalla
maggioranza dei ragazzi che passavano di là, tuttavia la
modella
rimase tranquilla e nonostante l'espressione stravolta della sua
ragazza, non poté trovarla che buffa mentre cercava di
occuparsi di
lei come doveva un “vero uomo”.
“Avevi
detto che io non avrei mosso un dito per tutto il viaggio”.
Gioia
la guardò male: sì, glielo aveva detto, ma non
pensava che andando
a Londra avrebbe beccato proprio il giorno in cui il sole aveva
deciso di mostrare che poteva far arrivare anche lì la
temperatura a
ventisette gradi, se si impegnava.
Alice
rise nel modo che più, sapeva, infastidiva la sua compagnia.
Gioia
alzò gli occhi al cielo e sbuffò quando
sentì il sudore che faceva
aderire la maglia sintetica al suo corpo.
Non
era una vacanza quella! Era una punizione!
E
in effetti Gioia stava ancora scontando la pena che Alice aveva
scelto per lei: essa era costituita da tante piccole ripicche che
avrebbero mandato presto all'aria il minimo autocontrollo che Gioia
aveva acquisito in quelle due settimane.
Alice
non aspettava altro che quel momento: ormai si era stancata di vedere
la sua compagna con quell'atteggiamento da sottomessa che poco le si
addiceva.
La
aiutò a mettere i bagagli in auto, poi si sedette e la
tirò su di
sé, regalandole un bacio a fior di labbra.
Gioia
in un primo momento aveva cercato d'allontanarla, ma si trattava di
Alice e non le resisteva; triste verità.
“Sai
che sei perdonata, vero?”
Gioia
sospirò e si passò una mano tra i capelli,
imbarazzata
dall'espressione indecifrabile del conducente.
“Sì
più o meno”. Poi si rivolse all'uomo che aspettava
istruzioni.
“Dobbiamo andare a...” guardò per un po'
la cartina, rinunciando
ad interpretarla e limitandosi ad indicare la zona.
Non
rispose alla domanda di Alice in modo più completo e il
viaggio fu
fatto in un silenzio tombale.
Gioia
girò le chiavi nella toppa e aprì la porta, non
appena lo fece, due
furie le si lanciarono contro.
“Che
ci fate voi due qui?” Chiese sorpresa e divertita nel vedere
una
Dory stravolta e un Jonathan in abito da sera.
“Approfittiamo
del fatto che Alice sia ric...” stava per dire il ragazzo,
beccandosi un'occhiataccia da parte della sua ancora inconsapevole
futura sposa. “Ok, il biglietto aereo lo abbiamo pagato noi,
Alice
ci ha offerto una stanza in questo hotel però...”
L'interpellata
alzò gli occhi al cielo. “Solo per i tuoi
programmi, non per
altro. Vedi di fare le cose per bene”. Si limitò a
dire,
trascinando dentro i bagagli: Gioia voleva portarli fino in camera,
cercando di dimostrare ancora una volta la sua mascolinità,
mal per
lei aveva già le braccia a pezzi una volta arrivate
all'ascensore e
i “te l'avevo detto” riferiti al fatto che avrebbe
fatto meglio a
delegare il compito a chi di dovere erano stati essenziali.
“In
realtà, Gioia, ci sarebbe una cosa. Vogliamo farci
perdonare”.
Jonathan
si morse le labbra per evitare di correggere Dory. Lui in fondo non
aveva fatto nulla di che, tuttavia era meglio tacere se non voleva
passare la notte sul divano.
La
rossa frugò nella sua borsa fino ad estrarne un quaderno. Il
codex
alearum.
Gioia
la guardò male, quel quaderno aveva messo in pericolo la
relazione
tra lei e Alice.
“Aspetta,
già Jonathan e Alice sanno quel che voglio fare”.
Si affrettò a
dire Dory prima che l'altra la mangiasse viva.
“Sei
pronta Gioia?” Chiese Dory.
Teneva
in una mano il loro quaderno e nell'altra, posta sotto di esso, aveva
un accendino.
“Pronta”.
Affermò Gioia, guardando poi il quaderno che piano piano
prendeva
fuoco.
Venne
gettato nel camino della lussuosa stanza dell'hotel.
Alice
ridacchiò.
“Questa
è la fine dei tuoi anni di festini”.
Gioia
le cinse la vita in un delicato abbraccio. “Ora iniziano i
guai
seri. Pensa che dovrò dire a mia madre di te”.
Dory
quasi si soffocò con la sua stessa saliva e disse dopo molti
tentativi: “Dille che hai i soldi! Piangerà da un
occhio
soltanto”.
“Beh
tesoro,” la interruppe Jonathan mettendosi in ginocchio
davanti a
lei. “Se bruciare il quaderno significa per Gioia il dire
addio
alle sue notti d'avventura, forse vuole dire la stessa cosa anche per
te. Quindi... sposami!” Le sorrise, mostrandole l'anello che
aveva
tormentato fino ad un attimo prima, quando Dory era fin troppo
concentrata sul quaderno per badare a ciò che Jonathan
stringeva tra
le mani.
Il
ragazzo aveva mandato all'aria una serata di preparativi, eppure era
sicuro che non gli sarebbe mai capitata occasione migliore.
Lei
fece un urletto stridulo, poi gli diede uno scappellotto sulla testa.
“E
questo che significherebbe?” Chiese Jonathan perplesso.
“Forse...
un no?”
“No!
Amore, scusami! L'abitudine!” Rise Dory, baciandolo con foga
e
facendosi mettere l'anello.
Jonathan
era più confuso per come lo aveva chiamato. In tutti quegli
anni il
soprannome più dolce che gli aveva affibbiato era stato
“adorabile
rompiscatole”.
“Amore?”
Trovò infine il coraggio di chiedere.
Dory
lo baciò ancora. “Non farci l'abitudine, stavolta
è un'occasione
speciale”.
E
mentre quei due si guardavano con la felicità di chi aveva
appena
sigillato un'unione, Gioia si sporse a dare un bacio sulla punta del
naso alla sua Alice.
“So
che mi hai perdonata, ma adesso mi sono perdonata anche io. Ti amo,
Alice”.
La
donna carezzò col dorso della mano la pelle delicata del suo
viso e
le sorrise come non aveva mai fatto. “Ti amo anche io,
Gioia”.
Fine
Angolo
dell'autrice
E'
sempre strano arrivare alla conclusione di una long e le parole noto
che vengono spesso a mancare in queste ricorrenze.
Ho
notato che le visualizzazioni dal primo capitolo all'ultimo prima di
questo non sono diminuite precipitosamente e che sono riuscita a
coinvolgere costantemente i lettori e di questo non sarei potuta
essere più felice.
Un
ultimo ringraziamento va sempre a Darcon21 che mi ha seguita fino
alla fine, ma anche a chi ha messo in una delle tre liste una delle
mie prime originali.
Questa
storia partecipa al contest “Pack up the louie!” E
probabilmente
avrà una rivisitazione che cancellerà molte delle
imperfezioni che
forse avrete notato da un capitolo all'altro.
Cos'altro
dire?
Tyler
è arrabbiatissimo per esser rimasto indietro, anche lui
voleva
andare a Londra! Diciamolo che è un po' il sogno di tutti,
ma va
beh, può consolarsi con il suo bel parrucchiere!
Alla
prossima!
Mirella__
|