Green eyes
Honey, you are the
rock upon which I stand.
Coldplay,
Green eyes.
Annie era entrata nella sua vita in punta di piedi.
Quando l'aveva
incontrata per la prima volta non aveva nemmeno notato il suo volto.
Non era altro che un viso giovane in mezzo alla folla del Distretto 4,
e Finnick camminava in fretta, con gli occhi bassi e le mani spinte
fino in fondo nelle tasche.
La sua
destinazione era la spiaggia, il mare ancora agitato dopo la tempesta
notturna, l'aria gelida e sferzante che veniva da nord. Aveva bisogno
che spazzasse via ogni pensiero e facesse una bianca pulizia nella sua
mente.
Si spostava in
fretta tra la folla, incurante di cosa avrebbero potuto pensare le
persone che lo conoscevano, e cieco a quelle che ancora lo fissavano
come se fosse appena tornato dai Giochi. Alzava lo sguardo, di tanto in
tanto, quando la massa di corpi caldi premeva contro di lui.
Aria, aveva
bisogno di aria.
Annie Cresta
non era stata che un volto senza nome, vista e non guardata. E se anche
l'avesse notata, Finnick sarebbe comunque andato avanti a passo svelto.
Non c'era alcun fascino nella bellezza, ora gli era ben chiaro.
Quel giorno
Finnick era rimasto fino a notte fonda seduto sulla spiaggia.
L'unica
bellezza che non doveva pagare il proprio pegno era quella del mare.
Annie aveva
gli occhi verde mare.
Ironicamente nel Distretto 4 era una caratteristica piuttosto comune, riscontrabile anche nello stesso Finnick.
Occhi di smeraldo,
lo chiamavano a volte a Capitol City.
No, avrebbe voluto
replicare lui. Non sono
i miei gli occhi di smeraldo.
La gente
sembrava non accorgersi di quanto fossero luminosi e belli gli occhi di
Annie. Forse era perché raramente incrociavano il suo
sguardo.
Avevano paura di Annie la pazza.
Non è pazza,
Finnick sussurrava a se stesso. Non lo poteva urlare a squarciagola. È forte, e bellissima.
Aveva la
stessa bellezza del mare. E proprio come lui, non doveva pagare pegno
per questo.
A Capitol City
non c'erano molte richieste per godere della compagnia di Annie. Non
mancavano, comunque, quelli che avrebbero voluto provare l'esperienza
di domare la pazza,
e che erano disposti a pagare per una sfida che pareva eccitante.
Ma Annie non
metteva mai piede a Capitol City, e Finnick continuava a collezionare
segreti.
Annie amava
gli scogli.
Difficilmente
metteva piede nell'oceano, ma non sapeva rinunciare alla sua bellezza.
Passavano ore accucciati sugli scogli del Distretto, lei e Finnick,
quando lui non era a Capitol City. E se era via, Annie ci andava da
sola, e spesso cantava, nella brezza e negli spruzzi.
Sei come uno scoglio, Finn,
gli aveva detto Annie una volta, un pomeriggio d'autunno. L'aveva
stretto a sé e gli aveva dato un bacio sulle labbra.
Tutti
continuavano a dire quanto lui fosse utile a Annie, quanto la sua
presenza l'aiutasse a non perdere la testa.
Come
uno scoglio, Finn.
Finnick
avrebbe voluto spiegare a tutti che non era così, che si
sbagliavano.
Era lei a
salvarlo.
Non c'era
niente che non andasse in Annie. Nessuno, nessuno dei
vincitori degli Hunger Games ne usciva privo di cicatrici. Quelle di
Annie correvano in profondità, nascoste, e qualche volta
affioravano. Stava negli altri vederle per ciò che erano, e
non tutti erano in grado di farlo.
Era piena di
vita, Finnick riusciva a sentirlo. La stringeva tra le braccia e sotto
le sue dita il sangue pulsava furioso nelle vene. La guardava aiutare i
bambini del Distretto, mentre i suoi occhi verde mare brillavano.
Annie amava la vita, e
aveva tanto di quello stesso amore da dare.
Ma portava
anche con sé un'altra realtà della quale era
impossibile liberarsi. Era come un parassita, radicato e amaro, un
rampicante impossibile da estirpare.
Finnick capiva
bene. Il suo parassita era fatto di segreti.
Segreti, segreti.
Tutte le volte che passava la notte in compagnia di qualcuno, a Capitol
City, le persone si convincevano che lui avesse donato loro una parte
di sé.
Segreti, segreti.
Si sbagliavano. Non c'era nulla, nulla che Finnick era disposto ad
affidare a loro.
Come la tela
di un ragno, ecco com'era il ragazzo d'oro di Capitol City. Le lusinghe
che gli venivano offerte non erano altro che il filo con cui Finnick
tesseva la sua splendente ragnatela di promesse.
E come falene
accorrevano verso quello scintillio viscoso, senza rendersene conto,
senza sapere che si stavano avviluppando nelle loro stesse lusinghe,
nei favori, nei segreti.
E Finnick,
Finnick danzava sui fili con il cuore pesante e una speranza come una
piuma.
Ogni volta che
era a Capitol City, pensava a lei. Annie che cantava sugli scogli e
continuava a lottare anche quando tremava. Annie che si sentiva
terrorizzata e lo amava e amava la vita.
Annie che
sembrava così sottile ed era così forte.
Pensava a lei,
e tesseva la sua tela.
A casa, alla
fine di tutto, c'erano i suoi occhi verde mare, e lì, in
silenzio, iniziava e finiva ogni cosa.
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Workinprogress
al rapporto:
Pubblicazione
notturna! Non che sia una grandissima novità. Raramente mi
troverete a pubblicare alle sette di mattina.
Bene, allora,
che dire. Manca circa un quarto all'una, l'ho appena finita di scrivere
e non l'ho riletta del tutto, solo un'occhiata qua e là.
Hardcore.
Questa fic
è nata letteralmente per merito di _eco.
Oggi ho letto la sua fic 'Tento
qualcosa' ed è nata questa in immediata risposta.
Andatela a leggere, correte, perchè è bellissima,
ed io mi sono ovviamente ispirata tantissimo
a quella.
Se vi piace il
genere dei Coldplay andatevi anche ad ascoltare anche Green eyes, o
magari date solo un'occhiata al testo, e ditemi che non sono Finnick ed
Annie. Coraggio, fight
me.
Spero che vi
sia piaciuta, lo stile è una specie di sperimentazione,
anche questo ispirato dalla fic di _eco. Insomma, cosa state
aspettando, andate a leggerla e basta.
Vi auguro una
buona notte o, se com'è più probabile siete a
letto (dove anch'io dovrei essere), un buon risveglio.
Un bacione a
tutti
wip
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