Dovette fare attenzione al
pericoloso scricchiolio della porta, quando ne abbassò la
maniglia per poter entrare in quella stanza condivisa; una semplice
serata di libertà assieme ai ragazzini, un giro in quella
città tanto strana -a partire dal nome, per quale diavolo di
motivo un posto si sarebbe dovuto chiamare Piffle?!- per comprare a
Sakura un gelato e a sé stesso un alcoolico dal colorito
strano, un azzurro profondo e rilucente nel delicato bicchiere con
stelo sottile. Lo aveva osservato per svariati secondi prima di tornare
alla realtà a causa di qualcosa di eccessivamente morbido
contro la piega del gomito: avrebbe potuto davvero mangiarsela, quella
palla di pelo bianca, invece di poggiarla con una delicatezza del tutto
estranea alle proprie mani in mezzo ai corpi stanchi di Syaoran e
Sakura.
Si aspettava un quarto corpo dormiente nel letto posto accanto al
proprio ma, nonostante la penombra, non riconobbe nessuna forma avvolta
su sé stessa e nessun filo dorato sul cuscino di cotone
bianco. Gli bastò un'occhiata al resto della stanza -un
armadio, due comodini e una poltrona- per trovarlo seduto su
quest'ultima. Non riconobbe l'azzurro del drink bevuto un paio di ore
prima negli occhi di Fay, ora occupati ad essere coperti dalle palpebre
e avvolti da un respiro lieve e regolare. Lo sguardo di Kurogane
indugiò sulle gambe lunghe strette al petto, sul busto
poggiato diagonalmente rispetto allo schienale come se avesse bisogno,
anche su un mobile non adatto a passarvi la notte, della sicurezza di
esserci per sé stesso.
« ... » Schiuse piano le labbra su cui dovette
passare la lingua per inumidirle: possibile che Fay dovesse comportarsi
ancora peggio dei bambini che, anzi!, erano riusciti ad addormentarsi
in una posizione umana? I passi rintoccarono sul pavimento e la tuta
frusciò nel momento in cui Kurogane piegò le
ginocchia e tese le braccia, per passare le mani sotto le gambe magre e
la schiena sottile del compagno. Solo un fremito sulla fronte
denunciò la sorpresa di avere qualcuno di così
leggero tra le braccia e, se non fosse stato per le luci cittadine che
pentravano dalla finestra ad oblò, non avrebbe mai potuto
notare quel viso e di conseguenza fermarsi in mezzo alla stanza, a
pochi passi dal letto.
Non vi si era mai soffermato eppure in quel momento -senza poter dare
la colpa all'alcool- i globi vermigli del ninja si presero forse un po'
troppo tempo ad indugiare sui capelli chiari lasciati cadere spettinati
e scomposti sulla fronte, gli zigomi alti e il mento sottile che
regalavano a quell'ammasso di sorrisi falsi come Giuda una parvenza di
verità. Le labbra, però, non sorridevano;
rimanevano schiuse lasciando intravedere poco della chiostra di denti
bianchi, permettendo al fiato tiepido di accarezzare le dita vicine di
Kurogane. Il pollice parve muoversi da solo, ne fu sorpreso anche lui:
lo vide carezzare quelle appendici rosate, saggiarne la morbidezza con
i calli a causa della spada e ne sentì l'odore. Sapeva di
menta quell'alito e per un pericoloso, minuscolo attimo fu tentato dal
capire se il sapore fosse il medesimo.
« Kuro-nyu~... » Solo la voce di Fay stesso gli
permise di tornare bruscamente alla realtà con uno schiocco
della colonna vertebrale che lo fece scattare col capo verso l'alto,
spaventato nell'aggrottarsi della fronte da quell'ammasso di desideri,
voglie e domande che si erano affaccendate nello spingergli la testa
verso il basso. Dovette scacciarli scuotendola e continuando a
camminare, fuggendo irrimediabilmente dal cono di luce per poter
depositare il proprio fardello, per la seconda volta nel giro di dieci
minuti. Non fece finta di essere sorpreso, quindi, nell'osservare con
la coda dell'occhio Fay pronto a raggomitolarsi ancora, mormorando a
bassa voce qualcosa di terribilmente simile a tutte le varianti del suo
nome: Kurogane reagì con un grugnito. Lo infastidiva ma
avrebbe potuto davvero lasciarlo in quel modo tanto pietoso per andare
lui a dormire sulla poltrona? Poggiò un ginocchio sul
materasso e vi si distese, vestito ancora dei medesimi abiti della
giornata e permettendogli di premere col capo contro il suo petto, di
pungergli il ventre con le ginocchia ossute e di carezzargli il collo
con il respiro salente verso l'alto.
Forse cullato da quel respiro, forse semplicemente rassicurato dalla
posizione normale dell'altro, permise alle palpebre di farsi pesanti
sulle iridi, non rinunciando a notare una cosa che prima era sembrata
insignificante: di traverso al bracciolo di quella poltrona diretta nel
suo campo visivo, giaceva la maglietta che solitamente usava come
vestito per dormire. Non emise suono inizialmente, limitandosi a
distogliere velocemente lo sguardo e a nascondere le guance
eccessivamente in fiamme nel cotone del cuscino. Il rumore di una di
quelle macchine volanti sfrecciante sopra le loro teste fu il pretesto
per pronunciare una frase che mai Fay avrebbe dovuto sentire.
« Come se potessi lasciarti, idiota. »
E fu davvero una fortuna per Kurogane il non vedere il sorriso
vero formarsi sulle
labbra addormentate del mago.
.Fine.
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Mi scuso in anticipo per la piattezza e, temo, l'OOC dilagante di
Kurogane, ma ho iniziato Tsubasa e volevo dare un contributo ;_;
Dedicata al mio Fay.