Ti cerco nel mare

di DameOfWax
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Il pomeriggio da Juan era stato pessimo, più del solito. Non mi aveva offerto nemmeno una schifosissima birra. «Estos son tiempos difíciles». Al diavolo.
Tornai a casa prima del solito. La porta era socchiusa. Quella stupida ragazzina non faceva mai quello che le si chiedeva. Presi una bottiglia, imprecai perché era l’ultima. Mi gettai sulla poltrona e ci restai finché non ebbi finito di bere. La casa era insolitamente silenziosa.
«Silvia», gridai. Silenzio. «Silvia. Ven aquì». Sì, vieni qui. Ancora non avevo visto la cena.
Ancora silenzio. Mi infuriai. Sapeva fare solo quello, quella stupida ragazza. Sapeva solo farmi infuriare. Mi diressi verso la sua squallida stanzetta. Vuota. Controllai nelle altre stanze. Lei non c’era. Imprecai. Ritornai in cucina e mi gettai sulla prima sedia che vidi, vicino al tavolo. La mia testa girava più del solito. Lasciai che la mia rabbia sbollisse. Sul tavolo c’era una busta di carta. Se erano faccende della ragazzina, poco importava. Ero suo padre. Potevo benissimo impicciarmi. La aprii. Era piena di soldi. Non erano una fortuna, ma pensai che con quelli avrei potuto passarci un paio di mesi con discrete quantità di alcol. Dentro alla busta c’era un biglietto. Lo afferrai. C’era una scritta.
Este dinero es para ti. No espere. Silvia”. Questi soldi sono per te. Non mi aspettare. Che diavolo significava?
Andai nella sua stanza. Aprii l’armadio. Le sue cose erano sparite. Un flashback nella mia mente. Un dolore lontano e maledetto. Quella bastarda se n’era andata. Era in grado di farmi infuriare anche quando non c’era. Presi a calci ogni cosa avessi davanti in quella stanza. Strappai le sue foto che erano rimaste incollate sul muro. Gettai quell’insulso biglietto.
Afferrai il telefono. Mezz’ora più tardi Dolores era nella mia camera da letto.





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