Risveglio
Villaggio di R****, ancora notte fonda
- Ti amo Haydée. - mormorò accarezzandole una guancia. Lei
tremò come una foglia:
- Madian... io... - lui la zittì sfiorandole le labbra con
le sue in una carezza leggera:
- Non devi dire niente, amore mio. Resta con me per sempre,
solo questo ti chiedo. - gli occhi le
si inondarono di lacrime e li chiuse, troppo sconvolta e troppo...
cos'era... felice? Non avrebbe saputo dirlo, era tutto
così confuso nella sua mente!
Sentiva solo le sue labbra che le sfioravano gli occhi e il
viso, il calore che la avvolgeva e quel corpo solido e forte che la proteggeva,
nient'altro.
- Haydée, guardami. – mormorò contro le sue labbra. Lei socchiuse gli occhi faticosamente, mentre due lacrime le
scendevano lungo le guance arrossate. Madian le asciugò lentamente con
la punta delle dita per poi tornare a scrutare in quegli occhi splendenti come
il cielo sopra le loro teste: - Hai paura di me? – le
chiese a bruciapelo, senza staccarsi di un centimetro.
La sentì sussultare tra le sue mani e d’istinto aumentò la
stretta attorno a lei, temendo che volesse allontanarlo. Lei scosse il capo
lentamente, mormorando qualche sillaba incomprensibile mentre il suo sguardo si
faceva via via sempre più triste:
- Calmati, non voglio nulla da te. Solo… questo. – sussurrò
sfiorandole le labbra con un bacio dolcissimo. Tutto inutile,
la ragazza continuava a tremare contro di lui facendolo preoccupare
oltremisura: - Non tremare Haydée, voglio solo proteggerti, non sono… lui… -
l’ultima parola la pronunciò con voce talmente dura che le fece sgranare gli
occhi dallo stupore: - Io… so tutto… ho parlato con Sybil. – spiegò
senza staccare gli occhi dai suoi e attendendo una qualsiasi reazione.
Riprese a piangere silenziosamente e Madian si sentì un
perfetto imbecille:
- No… - mormorò lei scotendo appena il capo e spingendo per
allontanarlo, ma il ragazzo non glielo permise.
La prese per la nuca stringendosela al cuore e affondò il
viso nei suoi capelli, cullandola dolcemente mentre
tentava in tutti i modi di calmarne i singhiozzi.
Haydée sentì il cuore esplodere. Nascose il viso nell’incavo
del suo collo, sfregando la fronte contro la sua pelle calda, e non si rese
conto di affondare le dita nella sua schiena mentre i
singhiozzi la squassavano.
Lui sapeva. Sapeva tutto di lei… la baciava e la stringeva a
più non posso e… le aveva appena confessato di amarla.
Madian la amava. Lei che era fuggita per mezzo mondo,
lasciandolo senza una spiegazione, solo perché aveva paura… ma paura di che?
Si rese conto che tutti i fantasmi che da anni le
attanagliavano lo spirito erano scomparsi nel suo abbraccio, se solo l’avesse voluto avrebbe potuto scacciare molto tempo prima
quel senso di terrore che la assaliva a volte la notte. Invece
era fuggita da lui, dal suo amore…
Lentamente i singhiozzi andarono scemando, ma Madian non
accennava ad allentare la stretta.
Seguitava a stringerla e ad accarezzarla, mentre le
sussurrava dolci parole d’amore e di conforto.
Poi la sentì sospirare e vibrare contro di lui, finché non
avvertì perfettamente i suoi nervi che si rilassavano e il suo abbraccio
diventare tenero e non più disperato.
Sorrise nell’oscurità e la staccò appena da sé per poterle
guardare il viso. Rimasero a lungo in silenzio, scrutandosi negli occhi mentre lui le asciugava il viso devastato dalle
lacrime, poi le sorrise sensualmente:
- Meglio? – mormorò rauco, deglutendo a fatica. Quelle
labbra, quanto desiderava ancora…
- Sì. – sibilò lei mordendosi il labbro inferiore
leggermente imbarazzata.
Lui si era dichiarato e lei era scoppiata in lacrime, non
era esattamente la risposta migliore a una
dichiarazione di quel genere!
Ma era ancora troppo presto perché lei potesse dirgli quello
che provava, stava succedendo tutto così dolcemente, non voleva rovinare tutto
con il ricordo di avvenimenti ancora dolorosi, le
serviva ancora un po’ di tempo… Madian interruppe i suoi pensieri sfiorandole
il viso col proprio:
- Posso… - le mormorò osservandola attraverso gli occhi
socchiusi, ormai contro le sue labbra, mentre con una mano le sfiorava una
guancia.
Per tutta risposta Haydée sorrise dolcemente, si alzò appena
sulle punte dei piedi e posò le labbra contro le sue, levandogli il fiato e
regalandogli un bacio dolcissimo, come lo sognava da mesi.
Lo sentì ansimare soddisfatto mentre
approfondiva il contatto e la baciava con lentezza esasperante, come a voler
gustare con la massima attenzione la sua bocca; quando interruppero il bacio
per riprendere fiato poté notare una strana scintilla accendersi nei suoi occhi
di zaffiro.
Un attimo dopo si staccò da lei, chinandosi e prendendola in
braccio, strappandole un’esclamazione sorpresa quando si ritrovò completamente
premuta contro di lui:
- Cosa… - tentò di chiedere con
voce tremante. Lui la zittì con un bacio a fior di labbra:
- Sorpresa… - mormorò rauco avviandosi verso l’abitazione.
Un minuto dopo entrarono nella stanza della ragazza,
sorridendosi come due ragazzini. Haydée si guardò attorno
mentre cominciava a preoccuparsi:
- Perché siamo qui? – mormorò
cercando di divincolarsi. Madian la posò a terra, sorridendole tranquillamente:
- Non lo indovini? – chiese sorridendole
dolcemente mentre tentava di riprenderla tra le braccia. La ragazza
guardò lui e il letto a baldacchino, sfuggendo al suo abbraccio e
indietreggiando spaventata:
- Madian, no… ti prego… - la voce le tremava
mentre gli occhi gli trasmettevano una paura folle.
Madian si fermò sui due piedi intuendo cosa la spaventava. Dov’era finita la gelida ladra che aveva combattuto contro
di lui sul Big Building? O l’inflessibile donna che
aveva estorto le informazioni che voleva a Chung e a
sua moglie? Possibile che fosse così sconvolta? Sospirò:
- Vorrei solo dormire abbracciato a te,
non voglio altro. È chiedere troppo? – mormorò dispiaciuto che lei non
si fidasse minimamente di lui. Come doveva fare per farle capire che non l’avrebbe mai forzata a fare nulla? E che era disposto ad aspettare tutto il tempo che voleva
lei per poterla dichiarare sua? La vide bloccarsi e trattenere il respiro:
- A-allora…n-non… - balbettò con
voce strozzata. Madian sorrise dolcemente e le si avvicinò
lentamente, allungando semplicemente una mano verso di lei:
- No, non voglio nulla. Voglio solo starti accanto. –
ribatté serenamente. Haydée guardò la mano che le tendeva con un ultimo sprazzo
di incertezza, poi alzò la sua tremante e fredda e la
depositò sul suo palmo, senza aggiungere altro. Gli occhi del ragazzo scintillarono mentre un sorriso irresistibile gli si
dipingeva sulle labbra, poi la attirò tra le sue braccia.
Un istante dopo erano stesi sul letto,
stretti l’uno all’altra, addormentandosi infine cullati dal pulsare dei loro
cuori.
~~~~~
Nel bel mezzo dell’Oceano, alcune ore dopo
Mitja si mosse a disagio e lanciò un’occhiata furtiva a
Winter, abbandonata sul sedile accanto al suo in una sorta di sonno troppo
vigile per i suoi gusti. Soprattutto perché sapeva che Winter aveva la guardia
alzata per colpa sua.
Ma che diamine, non era certo stato
lui a dire ad Aida di chiamarlo la sera del loro appuntamento! Quella
sciocchina aveva pescato il suo numero da chissà chi e lo aveva già chiamato
una volta, ma lui le aveva detto che era impegnato,
che non doveva disturbarlo e che non sapeva quando sarebbe tornato. Aveva
riagganciato in malo modo, sperando che avesse afferrato il concetto, invece
no! L’aveva richiamato proprio quando lui e Winter stavano
per… per… bah, chissà cosa stavano per fare!
Non sapeva nemmeno lui realizzare
quello che era successo in quegli attimi folli, si era lasciato andare
completamente e non aveva pensato a nulla, solo a lei tra le sue braccia, con
gli occhi scintillanti e le labbra morbide, talmente seducente da fargli girare
la testa, e la stoffa di quel vestito sotto le sue dita, scivolosa e
terribilmente sensuale su quelle curve…
Saltellò quasi sul posto quando il
passaggio di una hostess lo strappò ai suoi pensieri proibiti, e lanciò uno
sguardo a Winter, ancora perfettamente immobile al suo fianco.
Solo allora gli tornò alla mente il piccolo Nikolas e la sua
teoria sulla “riappacificazione tra grandi” e gli scappò un sorriso. Che
saltassero in aria tutte le testate nucleari esistenti
sulla terra, lui Winter l’avrebbe conquistata, allora sì che si sarebbe visto
chi era il vero testone tra loro!
Non poteva immaginare che i pensieri della gelida bionda erano di genere esageratamente simile al suo. Da quando era
salita sull’aereo si era imposta la linea dura, cioè
nessuna parola, nessuno sguardo e nessun gesto verso quell’essere che le sedeva
accanto e col quale aveva avuto la sventatezza di uscire agghindata come una
ragazzina svenevole.
Nulla, nemmeno per sbaglio. E così
tentava in tutti i modi di fare.
Peccato che anche solo sentirlo respirare fosse ormai una
tortura! E quello sguardo, triste e smarrito, sempre e costantemente puntato
addosso… le veniva voglia di prenderlo a sberle!!
Come sapeva che la guardava continuamente? Beh, secondo voi
il fatto che si sentisse bruciare la pelle cos’era,
scottatura? Accidenti a lui e alle
sue carezze, ma non poteva essere un pessimo baciatore, imbranato e maldestro?? No! Doveva essere anche dolce,
schifosamente sensuale e attraente in modo snervante!!
Sentì distintamente un suo lievissimo sospiro e per poco non le saltarono i
nervi.
Se non si fossero trovati in un aereo carico di gente lo avrebbe stordito a suon di sberle e avrebbe approfittato
di lui seduta stante!!
Quando l’immagine di loro due intenti ad esplorarsi, in pose
non esattamente fraterne e in un letto sfatto le attraversò la mente, avvertì
distintamente una sferzata lungo la spina dorsale e fu costretta a cambiare
posizione, mentre Mitja si bloccava a guardarla con gli occhi sgranati, in attesa di una qualsiasi reazione da parte sua che
puntualmente non arrivò.
Dopo interminabili istanti riuscì a
rilassarsi nuovamente, e non poté trattenersi dal girarsi brevemente verso il
suo compagno di viaggio, senza guardarlo apertamente e osservando
distrattamente una hostess che transitava con un carrellino.
Mitja aveva chiuso gli occhi e aveva abbandonato la testa
all’indietro sullo schienale, i capelli scompigliati più del solito e una leggera
ruga a solcargli la fronte.
Avrebbe dovuto stargli alla larga,
decisamente. Era impensabile mantenere la linea rigida che si era prefissata se
quell’idiota continuava a servirle il suo collo su un piatto d’argento, così
non faceva altro che risvegliare il suo istinto vampiresco!! Pensò furibonda piantando lo sguardo su una rivista e
imponendosi di credere che guardare il titolo per mezzora fosse estremamente interessante.
Non vide il sorrisetto stendersi sulle labbra del ragazzo
dopo pochi istanti. Non che si fosse accorto del suo
sguardo, intendiamoci, semplicemente un pensiero assurdamente logico lo aveva
sfiorato per la prima volta: È
gelosa!! E si chiese come aveva potuto non
pensarci prima…
~~~~~
Villaggio di R****, mattino inoltrato
Haydée si mosse sospirando, chiedendosi come mai sentiva un
peso gravarle sullo stomaco. Spostò una mano per capire cos’aveva sul ventre e
spalancò gli occhi trattenendo il fiato.
C’era… un braccio… saldo e piuttosto muscoloso, sicuramente
non di donna.
Mosse le dita e sentì qualcuno muoversi
dietro di lei, aumentare la stretta e aderire completamente alla sua schiena,
mentre due labbra morbide e calde si posavano sulla sua spalla nuda e il
proprietario le respirava contro la pelle immediatamente arroventata.
Si mosse lentamente, col cuore che pulsava fuori controllo,
e finalmente vide una testa bruna con i capelli scompigliati e una spalla forte
circondarla protettiva.
Non sapeva se scattare via come una molla, spaventata a
morte, o se piangere e ridere dalla felicità.
Madian… aveva dormito con lei e ancora non la smetteva di
tenerla saldamente stretta a sé. Che sensazione
meravigliosa, si sentiva perfettamente protetta e al sicuro, come aveva potuto
vivere senza l’emozione di svegliarsi al suo fianco fino a quel momento?
Sorrise calmandosi e tornò a guardare avanti a sé,
sospirando appena e cercando di muoversi il meno possibile per non svegliarlo.
Iniziò a pensare a cosa sarebbe successo
quando si fosse svegliato, a come l’avrebbe guardata, a cosa le avrebbe
detto, a come sarebbero cambiate ora le cose tra loro.
Cos’erano adesso, fidanzati? Quel pensiero la mandava nel
panico più totale, non se la sentiva ancora di essere legata a lui da qualche
promessa, per quanto adorasse la sua presenza e… i
suoi baci, fu costretta ad ammettere a sé stessa mentre il viso le si
infiammava.
Il ricordo del contatto delle loro labbra la sera precedente
la fece agitare nervosamente, non aveva mai provato un’emozione simile, né
tanto meno quel senso di completezza tra le sue braccia che ancora adesso la pervadeva.
Si morse distrattamente un labbro, persa nei meandri dei
suoi pensieri, quando un mugolio rauco le fece trattenere il fiato.
Madian tornò dal mondo dei sogni aumentando la presa su quel
corpo morbido e caldo che aveva agguantato la sera precedente, si mosse
languidamente e lasciò che le labbra si allargassero in un sorriso suadente,
mugolando soddisfatto. Poi si decise a socchiudere gli occhi e vide la donna tra le sue braccia tesa come una corda di violino.
Il sorriso si accentuò quando si
accorse che tratteneva il fiato:
- Puoi anche respirare Haydée, sono sveglio non mi disturbi! – ridacchiò sereno. Lei si rilassò immediatamente
sentendo quella nota divertita, riprendendo a respirare
mentre il cuore ballava un indiavolato can can
nel suo petto:
- Buongiorno Madian, dormito bene? – si stupì che la voce
non le tremasse, da quando era così coraggiosa?!
- Buongiorno a te Haydée, splendidamente! – rispose
rilassandosi e iniziando a baciarle lentamente la spalla. Lei era talmente stordita
e affascinata che dimenticò di arrossire e di essere timida,
limitandosi a chiudere gli occhi e a sospirare leggermente, mentre la mano di
lui correva leggera sul suo fianco, solleticandole ogni singolo nervo
attraverso la stoffa sottile del sari che aveva indossato la notte precedente.
Probabilmente Madian avrebbe proseguito a lungo nelle sue
dolci esplorazioni, spingendosi molto oltre quello che
si era ripromesso da bravo ragazzo, ma evidentemente era destino che per quel
mattino dovesse averne abbastanza così.
Infatti dopo pochi istanti si sentì
uno scoppio di risa nel giardino della casa, seguito dal vociare di alcune
donne e dalle grida di una voce maschile che Madian riconobbe come quella del
guardiano del portone:
- Che succede?! – chiese stralunato
staccandosi da lei con una faccia che era tutta un programma. Haydée scoppiò in
un risatina divertita, sgattaiolando fuori dal suo
abbraccio e raggiungendo la finestra, spalancandola per far entrare la luce
accecante del giorno:
- Sono le donne che lavorano qui, Hamida
deve aver fatto un altro dei suoi scherzi a Niaz, il
guardiano della casa. Non sai quante gliene combina, quei due sono come cane a gatto! - spiegò rapidamente prima di
mettersi a urlare qualcosa di incomprensibile alle
donne giù in giardino. Una di loro spiegò tra le risate cos’era successo, e la
confusione aumentò quando sulla soglia di casa apparve
Grantham con una sottoveste da camera in disordine,
scalzo e spettinato:
- Che diavolo sta succedendo qui!!
– sbraitò per l’ennesima volta in anni di vita in quella casa. Non passava mese infatti che Hamida, la domestica
di casa da quando era nata Haydée, non si inventasse qualche scherzetto ai
danni del permaloso guardiano del portone, che naturalmente appena ne aveva
l’opportunità ricambiava.
Madian si mise a sedere nel letto, osservando la giovane
ridere e scherzare alla finestra. La sua vita gli passò davanti in un lampo.
Aveva avuto una vita facile, mai un problema grave a turbare
la sua esistenza, mai un segreto pesante da sopportare con la sola forza delle
proprie spalle.
Osservando Haydée finalmente sorridente si chiese se sarebbe
stato in grado di sopravvivere senza impazzire a causa di un tormento simile
per tutti quegli anni, e guardandosi dentro capì che non ne sarebbe mai stato
capace. Era quasi uscito di testa per la sola
lontananza da lei durata poco più di un mese, mentre Haydée… lei aveva
sopportato il tormento, l’angoscia, la sofferenza… e tutto da sola, tutto senza
mai fare affidamento su alcuno. Lui aveva i suoi genitori, e anche Mitja e
Arkel a cui confidava tutto… si certo lei si era in
parte confidata con Phénice, con Sybil e poi con Winter, ma nessuno aveva
potuto fare niente per allontanare definitivamente da lei i fantasmi che da
troppo tempo la perseguitavano.
E lui? Lui ne sarebbe stato in
grado?
Per come la vedeva ora, sorridente e felice, gli sembrava di
si. Ma era la sua presenza o
il fatto che la giovane si sentiva a casa, circondata dall’affetto delle
persone che l’avevano vista bambina, a farla sentire finalmente sollevata?
Di una cosa fu certo: non poteva forzarla in nulla, non poteva imporle il proprio amore come aveva egoisticamente
pensato prima di rincontrarla, e lo capì in quell’istante. Poteva amarla da
lontano, ma doveva essere lei ad accettare i suoi sentimenti e a decidere se e
quando ricambiarli.
Lei lo amava, ne era quasi certo.
La notte passata insieme ne era la conferma quasi
assoluta.
Ma doveva assolutamente limitarsi a
questo. Farle sentire il proprio amore, vero e incondizionato, dimostrarle come
solo con lei voleva avere un futuro, una famiglia… sì, una famiglia!
Ma per gradi, senza traumi o sorprese, delicatamente e
tranquillamente.
Era la sua unica possibilità.
Haydée si sentì osservata e volse su di lui due occhi
sorridenti e brillanti all’inverosimile, distogliendolo dalle sue riflessioni.
- Sei pensieroso? - gli chiese dolcemente:
- Si, pensavo a te. - rispose semplicemente facendola
arrossire. Poi le allungò una mano, invitandola a sedersi accanto a lui. Quando
si fu accomodata anche lei con la schiena contro la spalliera del letto le
prese una mano, intrecciando le dita alle sue, e riprese: - Pensavo a quante
cose ho sbagliato con te, ho voluto importi un po’ troppe cose
quando ancora non eri pronta… - si fermò un istante vedendola arrossire,
poi riprese: - Ma ora ho capito quanto tu abbia ancora bisogno dei tuoi spazi,
quindi… volevo dirti che aspetterò tutto il tempo che vorrai, e quando sarai
pronta io sarò lì con tutto il mio amore pronto ad accoglierti… o a ritirarmi
per sempre, se è questo che vorrai… - pronunciò le ultime parole con un filo di
voce, guardandola con occhi lucidi e disperati, e lei capì quanto dovevano
essergli costate.
Gli sorrise appena e non poté
trattenersi dal gettargli le braccia al collo. Quell’abbraccio valeva più di
mille discorsi. Madian lo capì: lo stava ringraziando per la sua pazienza e la sua dedizione, per le sue parole e la sua comprensione. E finalmente credette di vedere un po’ di luce alla fine del
tunnel.
~~~~~
Appartamento del centro, mattino presto
Sbuffò per la milionesima volta, picchiettando le dita sulla
superficie lucida del tavolo in cucina, poi esplose:
- E allora?! Non sei ancora pronta?
Guarda che siamo in ritardo, arriveranno tra poco! – per un attimo nessuna
risposta, si chiese dove diavolo era andata a finire,
poi finalmente sentì una porta spalancarsi:
- Eccomi!! Non lamentarti, tu hai i capelli corti, non
conosci lo strazio di avere i capelli lunghi e ricci! – esclamò una vocetta
innervosita passando da una stanza all’altra.
Arkel ripiombò nella disperazione, buttando la testa
all’indietro e lasciando le braccia penzoloni. Non avrebbe mai finito di
prepararsi quella pulce pestifera?!?
Rimase così per istanti che gli parvero ore, fissando il
soffitto imponendosi di non pensare se lei si stava cambiando, se era svestita,
che biancheria indossava… poi finalmente Phénice cinguettò soddisfatta:
- Fatto, possiamo andare… ehi ma che fai lì imbambolato,
muoviti, no?! – disse dirigendosi verso l’uscita. Il
ragazzo saltò su come una molla, lamentandosi:
- Senti chi parla, è un’ora che aspetto che tu finisca di
pettinare quella specie di criniera e… - non poté finire, la pulce aveva
strillato irritata:
- Non hai aspettato un’ora, al massimo sono stati 10 minuti,
e poi bisogna curarli i propri capelli, altrimenti si rischia di diventare
mezzi pelati come te!! – disse facendolo bloccare
all’istante.
Arkel si portò lentamente una mano alla testa tastando la
sua chioma intatta, col terrore di sentire uno sfoltimento non autorizzato:
- …Ehi, non sono mezzo pelato… - brontolò mezzo
offeso. La ragazza si volse con un sorrisetto
divertito:
- Permalosone!! – disse
ridacchiando e riprendendo a scendere di corsa le scale.
Il giovane piantò il muso borbottando qualcosa contro gli
scherzi di cattivo gusto e riprese a scendere dietro di lei, chiedendosi come
poteva una parola detta per scherzo da lei essere così importante per lui… perché ne sei innamorato, pirla!!