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Dunque, questo capitolo esula un po’ dall’autobiografia,
diciamo che è una specie di analisi para-sociologica del popolo
delle vacanze, visto che la sottoscritta si trova nella ridente Jesolo
Lido, vittima del mese di villeggiatura che le viene annualmente
imposto dalla sua santa madre. Sono le 14:41 del 2 agosto, molto
probabilmente pubblicherò verso il 20. Mea culpa, ma qua
internet NON C’E’.
Prendiamo un’adolescente qualunque. Diamole un aspetto qualunque:
occhi nocciola, capelli castani mossi, altezza 1,70, peso 60 kg, seno
piccolo, tendenza all’accumulo di grasso sui fianchi. Figlia di
un geometra e di una casalinga, fratello minore di 11 anni,
comprensibilmente insopportabile. Ha finito la 3 liceo psicopedagogico,
ha due migliori amiche e un fidanzatino con le gote paonazze e una
grande stalla ove alleva con dedizione le vacche di famiglia. Lo
stereotipo della ragazza media di campagna, drogata di High School
Musical, fan di Rihanna e tante altre belle cose. L’adolescente
qualunque non sono io, anche se ne condivido il ceto sociale.
Chiamiamo la nostra adolescente media Jessica R. Non specifico il
cognome in quanto potrei rischiare di citare una persona realmente
esistente.
La nostra Jessica si reca annualmente in quel del Lido di Jesolo per
trascorrere un paio di settimane di vacanze ogni agosto, in compagnia
della sua famigliola. Lo spettacolo che le si presenta davanti agli
occhi è quello di cui lei stessa, in quanto ipotetica ragazza
media, fa pienamente parte.
La spiaggia, dedalo di ombrelloni, sdraio, letti e lettini, è il
pascolo dei ragazzini in età pre e post svezzamento, che si
producono in ultrasuoni davvero notevoli e corrono ovunque come
indemoniati. Una delle caratteristiche più peculiari di questa
fascia della società è la cocciutaggine senza paragone: i
miei stessi occhi hanno visto una bambina di non più di 7 anni
ripetere all’infinito “Chupa! Chupa!”, desiderando
ardentemente che la madre le comperasse uno di quei meravigliosi lecca
lecca. Jessica è però molto paziente, in quanto sorella
di una peste undicenne, e passa sopra alle innumerevoli ed
incalcolabili succursali degli asili sparsi sul litorale.
Altro personaggio tipico dell’estate jesolana è la
“signora”. La “signora”, per lo più
ultraquarantenne, veste bikini fascianti da centinaia di euro, coperti
malamente da svolazzanti caftani che le danno un’aria vagamente
esotica, incurante della calura e dell’umidità opprimente
è sempre perfettamente truccata e pettinata, ma soprattutto non
sta mai zitta. Si va dalle notizie più succose di Novella 2000,
ai mille problemi quotidiani che affliggono la moglie di
un’industrialotto di provincia, a cosa fare, o meglio NON fare
con i figli e via così, mostrando un’abilità nel
parlare di milioni di argomenti senza mai, in definitiva, dire nulla.
Non so se si è capito, ma le “signore” sono le mie
preferite.
Jessica si dimostra abbastanza indifferente alle “signore”,
lontane da lei per età ed estrazione sociale, ma la nostra
adolescente tipo è molto più vicina a loro di quanto
sembri: è amica delle loro figlie.
Allora, la figlia femmina per antonomasia è uno specchio della
madre, per imitazione, o per completo distacco. Non c’è
niente da fare, il modello materno o si prende a modello, o si
allontana il più possibile. Nel nostro caso, siamo di fronte a
dei soggetti che emulano le madri, conservando però
l’apparentemente incompatibile abitudine di sparlare a briglia
sciolta delle loro genitrici. La nostra Jessica le vede in gruppo per
la spiaggia, nei loro bei bikini, tutte con gli stessi occhiali da sole
(per chi volesse uniformarsi: Ray Ban Pilot bordo cromato lente nera
coprente, al massimo dell’originalità marrone
fumé), in perenne sfilata su e giù per il pontile, spesso
zitte come tombe, intente a scannerizzarsi l’una con
l’altra chiedendosi se nei laccetti dello slip ci sia qualche
dettaglio drammaticamente “out” e pensando con rammarico a
quel bel costume intero anni ’50 che hanno lasciato
nell’armadio, ma che forse sarebbe stato meglio indossare. Per
quanto Jessica non possa competere con loro le ammira e le invidia, ed
è perciò bendisposta a sottomettersi al loro
volere. Naturalmente lei questo non lo sa, ma in definitiva è
così che si comporta. Le simpatiche ragazze della spiaggia hanno
un occhio a dir poco clinico nell’individuare qualche indifeso
soggetto da prendere sotto la loro ala protettiva, perciò non ci
mettono molto ad accorgersi della nostra eroina. I primi momenti
dell’avvicinamento sono farciti di bontà e cortesie
seducenti, un modo come un altro di ostentare il meraviglioso
mondo (se lo dicono da sole) da cui provengono. Una volta diventate
amiche, cioè poco più che conoscenti, Jessica si sente
estremamente elettrizzata in quanto ammessa in un’elite che non
ha niente da dire, ma che si è costruita un’apparenza
davvero impressionante. Queste splendide ragazze sono in realtà
delle piccole aguzzine, che sanno di potersi imporre su qualcuno
più debole di loro. E non sto parlando di debolezza fisica o
mentale, ma solo di debolezza economica, peraltro unico metro di
valutazione, paragone e giudizio in loro possesso. Possono grossomodo
dettare legge in casa e questo fa loro credere di poterlo fare anche in
ogni altro contesto. Jessica è una ragazza buona ed ingenua, e
per questo ha tutta la mia stima e la mia approvazione, non riesce ad
opporsi a loro e quindi, silenziosamente ed ingiustamente, subisce. Le
sue “amiche” hanno orari molto elastici, escono e rientrano
quando e come vogliono, cambiano abito ogni sera e il divertimento per
eccellenza è sfilare (così come sul molo) per le vie
della città, come se fosse la cosa più bella del mondo.
La nostra intrepida eroina non sarebbe persona che si comporta
così ma nel suo cervello si innesca un meccanismo che le fa
esaudire ogni desiderio delle altre pur di restare nelle loro grazie.
Lo scontrarsi con queste deliziose personcine non la priva però
del piacere di bearsi della presenza di un altro immancabile
personaggio estivo: la voce dell’altoparlante. Per chi non ne
conoscesse l’esistenza, la voce dell’altoparlante è
per l’appunto una voce che, ad orari indefiniti ma comunque
costanti, trasmette messaggi della massima importanza, fra cui il
programma delle manifestazioni jesolane in tre lingue, l’annuncio
di bambini persi e le comunicazioni dello Sporting Club Animazione. Per
entrare un po’ nello specifico vi basti sapere che le
manifestazioni prevedono emozionanti incontri con grandi nomi dello
spettacolo e dello sport estratti di fresco dalla naftalina, come
Barbara Bouchet ed Arrigo Sacchi, mentre lo Sporting Club Animazione
offre ogni tipo di sollazzo e divertimento, dai balli di gruppo
all’autodifesa, dal Tai Chi all’aquagym mattutino. Per la
nostra povera Jessica, che vorrebbe solo prendere il sole in santa pace
tutto ciò è davvero tremendo. Ma, sprezzante di cotale
abominio, un bel giorno la nostra eroina decide di prendere parte ad
una sessione di aquagym.
Sono le nove del mattino (l’alba) e Jessica, con il suo bel
bikini azzurro si reca sulla battigia, dove ad aspettarla trova un
manipolo di cinquantenni appesantite dalle numerose gravidanze, un paio
di invasate dello sport che hanno appena fatto due ore di jogging e si
riscaldano per una mattinata di nuoto e racchettoni, qualche mamma
sprint che si è trascinata dietro la figlia recalcitrante e la
rappresentanza del pollaio, nella persona di un gruppetto di ragazze
urlanti. Jessica non si lascia scoraggiare e immerge anche lei i piedi
in quei 5cm di acqua (apro una parentesi di riflessione: ma
l’aquagym non si fa con l’acqua ad altezza seno?), pronta a
cominciare l’allenamento. Sopraggiunge l’istruttrice, donna
poco più che ventenne, maglietta degli sponsor in una gradevole
nuance evidenziatore arrotolata sopra l’ombelico, slip del
costume, cappellino da baseball, coda sbarazzina e l’immancabile
microfono attaccato alla guancia. La suddetta istruttrice comincia ad
agitarsi, saltellare, urlare “EH! EH! Su le mani, su le
mani!” in perfetto stile villaggio turistico, nel patetico (da
pathos, passione) tentativo di far muovere il suo attonito uditorio.
Jessica non si fa pregare e comincia subito a seguire le movenze
dell’istruttrice, mettendoci tutta se stessa e cercando di
evitare urti e collisioni con le sue vicine. Dopo una buona
mezz’ora di agili balzi e flessuosi saltelli il sudore è
colato come un ghiacciolo sotto il sole dell’una, le signore si
sono rattrappite e incartapecorite, le figlie-delle-mamme-sprint sono
sull’orlo della disperazione, solo Jessica resiste stoicamente.
È l’unica ad avere un’età adatta e un fisico
mediamente asciutto. La normalità è vicina.
Terminata questa sfiancante ginnastica mattutina, il nostro soggetto in
esame decide di concedersi una breve passeggiata per la via principale
del centro, giusto per spulciare le vetrine ed andare a caccia di
saldi. Così, in shorts e canottiera, si mette a passeggiare per
il porfido che emana calore ed umidità al 100%, facendosi strada
fra drappelli di olandesi che rimangono imbambolati appena vedono
l’insegna “pizzeria” e carrozzine misura yacht atte
al contenimento di due festosi gemellini. Il suo occhio viene rapito
dalle più svariate botteghe: un psichedelico negozietto
completamente rosa che vende solo articoli firmati Hello Kitty, una
cartoleria di lusso in cui il quaderno più economico costa 5
euro, un locale pizza-kebab, un sushi-pizza, un pizza-pesce, uno
snack-pizza (la pizza è onnipresente ed abbinabile un po’
a tutto, per la gioia degli olandesi) ed un negozio tutto in legno che
vende borse che sembrano fatte col rivestimento interno dei canotti per
bambini e scarpe prese di peso dall’Emporio del Giocoliere.
Tutto ciò sconcerta non poco la nostra intrepida eroina che,
dopo altri cinque minuti, torna di corsa a rinchiudersi nel suo
appartamento, ben felice di guardare il preserale di Pupo, aiutare sua
madre a pelare le zucchine e urlare dietro a suo fratello che le ha
rubato una maglia e la usa come mantello.
L’anno prossimo andrà in un covone di fieno. Almeno lì non c’è nessuno.
MIO SPAZIO:
perdonate il ritardo cosmico e il fatto che ho tempo zero per
ringraziarvi tutti come meritereste, ma sappiate che vi adoro! Non
scherzo…^____^
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