Lady
War
Capitolo
13: Faccia a faccia
L'attesa era
terminata.
E meno male: era stufo di aspettare, rintanato dietro quel cespuglio
come un codardo, che qualche stupido essere umano cascasse nel
tranello. Che cos'era poi quello, se non un modo subdolo e vigliacco
per vincere?
Di tutte le modalità con cui aveva operato nella sua lunga
esistenza, si era sempre trovato a detestare e denigrare gli
appostamenti e le imboscate. Modi più passivi, che non
entravano nel vivo dell'azione; non gli permettevano di sfogare la
rabbia che si portava dentro, anzi: l'aumentavano. Tutto il suo corpo
fremeva, in procinto di esplodere. Lui aveva bisogno di liberarsi, di
sentire il rumore delle pallottole che perforavano la testa dei suoi
obbiettivi. Ed aveva anche bsogno di avvertire su di sé il
manto gelido della morte riscaldarlo di piacere, nel mentre il sangue
scorreva e colorava la terra di rosso carminio. Lui non avrebbe mai
potuto vedere un simile spettacolo. Forse era la cosa che
più ripudiava del suo essere Demone, una creatura in bilico
tra la vita e la morte, in grado di provare ira o ribrezzo ma incapace
di respirare ed insiensibile al freddo: un Akuma.
Perlomeno la sua elevata posizione gli consentiva di divertirsi spesso.
Tutto ciò che voleva, in fondo, era divorarsi carne fresca e
impaurita. Carne umana, la più succulenta e deliziosa. Ma
anche la più difficile da ottenere, soprattutto visti i
tempi che correvano.
- Abbiamo avvistato gli Esorcisti - una grossa creatura alta e
possente, molto simile ad una gigantesca lucertola squamosa
parzialmente avvolta nell'ombra, raggiunse il comandante nel suo
personale nascondiglio e con voce rauca e mostruosa gli diede la tanto
attesa notizia - Procediamo col piano?
La sua coda oscillava nervosamente in tutte le direzioni. Il superiore
se ne rese conto. Percepì lo spostamento d'aria e sorrise,
compiaciuto. A breve si sarebbero divertiti come non mai.
- Perché, aspetti anche un mio ordine? - domandò
retorico evidenziando la dentatura candida, che presto avrebbe
assaporato vorace le membra degli Apostoli di Dio - Che tutto si svolga
come programmato da Sua Eccellenza il Conte...
Un breve cenno di assenso, accompagnato da un ringhio famelico e
disumano; e il rettile si dissolse nel buio, sparendo nella notte.
†
Il lume evanescente che Claire si era apprestata a seguire pareva
volesse giocare con la sua già precaria pazienza, e
spingerla
oltre il limite dell'esasperazione. Andava dietro un tronco e
scompariva, mentre una nuova luce s'accendeva a qualche metro di
distanza, dal nulla.
L'Esorcista stava seriamente rischiando di rimetterci l'autocontrollo.
In un momento di rabbia domandò dove diamine fosse finita
Leda,
ma questa comparve in quello stesso istante al suo fianco, pronta a
sostenerla - sebbene contro voglia - nella caccia alla luce. Bone Blade
attivata aveva assunto l'aspetto di due lame d'osso taglienti e veloci
a colpire. Parevano proprio due spade, che sporgevano dalla manica del
cappotto dando l'illusione che non fossero una parte del suo corpo; che
non fuoriuscissero affatto dai polsi della ragazza, bensì
che si
trattasse di armi saldate appositamente alle braccia.
- Proviamo ad accerchiarla - propose la neo Esorcista schivando per
miracolo una grossa radice. Cominciava ad avere il fiatone; non era
abituata a tutta quell'azione.
Con espressione stupita Claire accennò un 'sì'
con la
testa. In pochi secondi le due ragazze si divisero e presero strade
opposte; un azione fulminea che le portò a rincorrere il
barlume
da due diverse direzioni, con tutta l'intenzione di circondarlo ed
infine acchiapparlo.
Eppure, sebbene Claire dimostrasse di possedere una tenacia e
resistenza singolari, temprate da numerose altre situazioni
come
quella, Leda già sentiva il petto bruciarle per la fatica.
Aveva
la gola secca, ed arrancava tra gli alberi cercando in tutti i modi di
non sbatterci contro. In quel momento, si rese conto di quanto quel
duro allenamento sostenuto durante tutto il mese in realtà
avesse contato poco o niente; e anche come l'esercizio vero fosse da
ricercare in momenti come quello, dove il corpo era spinto oltre i
limiti perché solo sorpassandoli era possibile vincere.
Ecco la difficoltà dell'essere Esorcisti: una volta
cominciato a
correre, non puoi più fermarti. Puoi solo andare sempre
più lontano, sempre più veloce... Ma senza mai
fermarti.
Senza mai riposarti un secondo perché, nel caso in cui lo
facessi, quello sarebbe l'istante in cui moriresti; il momento cruciale
che determinerebbe la tua disfatta.
Leda aveva cominciato la sua corsa senza rendersene conto; ed ora, era
costretta ad andare avanti.
Nello schivare per miracolo un grosso pino, finì per
spostarsi
di lato all'ultimo e barcollare, rischiando così di perdere
l'equilibrio. Invece compì due goffi saltelli su di un piede
e
infine, si fermò a riprendere fiato piegandosi sulle
ginocchia.
Ansimava rumorosamente, come se avesse fino a quel momento trattenuto
il fiato sott'acqua. Non era abituata a quel movimento, non era
abituata a star dietro a qualcuno. Non era abituata a niente.
Pensandoci bene, lei non possedeva abitudini. Non avendo mai avuto la
possibilità di crearsele, difficilmente avrebbe potuto
raggiungere le prestazioni di Claire, o di chiunque altro. La vita di
strada non dava certezze, le abbatteva. Dovevi cavartela con le
opportunità che ogni giorno ti venivano offerte,
accettandole
nel bene e nel male, senza poterti aspettare nulla di più.
Ma
Leda non si sarebbe arresa solo perché messa in ginocchio da
una
simile realtà.
Strinse i denti, chiuse i pugni e con uno sforzo immane riprese a
correre. Non avrebbe accettato rimproveri dalla sua collega, anzi, le
avrebbe dimstrato di non essere solo una mocciosa incapace, ma una
giovane donna in grado di sostenere il peso delle
responsabilità.
Perle di sudore bollente scorrevano lungo la sua pelle gelida per il
freddo e il vento, che le sferzava violento il viso, come a volerla
costringere ad arretrare. Ma la giovane mise più forza nei
suoi
passi, ignorando il dolore di pancia, dei muscoli in fiamme e
dell'istinto che la implorava di fermarsi. Aumentò ancora di
velocità.
Nulla le avrebbe impedito di essere alla pari di qualunque altro
Esorcista!
Improvvisamente, davanti a lei brillò una forte luce dorata.
Spalancò gli occhi per la sorpresa. Il loro obbiettivo, il
famoso spirito della foresta, si trovava proprio di fronte a lei!
Facendo appello ad ogni grammo di forza rimasto a darle appoggio,
scattò verso sinistra col l'intenzione di inchiodare lo
spettro
prima che potesse sparire ancora. Ma quello scomparve.
Leda frenò bruscamente sull'erba, scrutando veloce la selva
che
la circondava con l'intento di rintracciare la sua preda,
misteriosamente sparita. Ed eccola ricomparire, alla sua destra! Subito
le fu dietro, tranciando di netto un ramo sporgente che le bloccava la
via con una delle lame di Innocence.
- Non mi scappi! - esclamò, la voce distrutta dalla
stanchezza, ma la voglia di farcela ancora viva nel cuore.
Ma quando sembrava che fosse sul punto di acchiapare la bizzarra luce,
la vide dissolversi ancora; come una fiamma estintasi nel nulla. Si
bloccò. Ora sì che cominciava a farle saltare i
nervi!
Cosa diamine aveva intenzione di fare giocando ad acchiapparella?!
Sul terreno si allungò davanti a lei l'ombra dei suoi
stivali.
Con uno scatto furioso si voltò e la vide ancora. Ma non le
andò dietro. Non avrebbe concluso nulla a quel modo, e se
voleva
prenderla, doveva giocare d'astuzia e prevedere le sue mosse. Claire
sembrava essere sparita, così come Tyki e Toma. Quindi,
avrebbe
dovuto uscirne da sola.
Certo, anticipare le azioni di quell'idiota di spiritello non sarebbe
stato facile, ma era sempre la sua missione; l'incarico che lei aveva
il dovere di portare a termine. E non voleva rimanere
lì a riflettere troppo su quell'affermazione,
perché sapeva che poi l'avrebbe reputata stupida, inutile.
Quasi ridicola, se accostata a quella particolare situazione nella
quale erano i fatti a parlare, e non i suoi futili incitamenti. Senza
quindi soffermarsi troppo sul clichè che le faceva da
monito, studiò con sguardo truce i movimenti del bagliore
fluttuante.
Ora spariva dietro ad un albero, ora riappariva dietro un cespuglio: le
sue azioni parevano sconclusionate, senza logica alcuna. Ma Leda
notò una cosa che probabilmente correndo come un'ossessa non
avrebbe saputo vedere: non c'era nulla di caotico nei suoi movimenti,
anzi. Erano assai accurati, forse fin troppo. Perché quando
faceva perdere le tracce di sé, ricompariva in un punto
appena vicino al precedente. E la cosa strana era che... Sembrava
volesse tracciare uno schema, formare un disegno di qualche tipo.
Per quanto avesse potuto correrle dietro, nulla avrebbe modificato i
punti dei quali si sarebbe servita per delineare il proprio percorso, e
questa era proprio la falla che la neo Esorcista aspettava, il punto
debole da colpire!
Mosse
un passo in
avanti, come a voler stuzzicare la luce. Quella non cambiò
il suo percorso. Quindi, se non era in qualche modo costretta, non
sentiva l'esigenza di spostarsi?
Leda stette perciò immobile, come un tronco,
osservando per qualche secondo le sue mosse, cercando di coglierne
l'ordine, la successione. In tutto erano cinque: uno si trovava molto
vicino a lei, due erano ad una certa distanza l'uno dall'altro,
paralleli, così come gli ultimi due, solo più
ravvicinati. Unendoli con linee immaginarie, dopo un'attenza analisi,
Leda fece una scoperta scioccante. Quei vertici uniti tra loro
costituivano un disegno molto particolare, un simbolo maledetto che
troppe volte aveva avuto l'orrore di osservare, avvolto dalle fiamme e
circondato dalla polvere...
- Un... Un pentacolo... ! - esclamò titubante e sconcertata
la
giovane, sentendo irrigidirsi di colpo ogni muscolo. Che
cosa diamine significava?!
- ESATTOOOO!!!
Una voce stridula, gracchiante, simile a cumuli di cingoli metallici
sferraglianti; questo ciò che Leda udì, prima di
ricevere
un violentissimo colpo allo stomaco da qualcosa che era sbucato dai
cespugli dietro di lei.
Il respiro tagliato bruscamente, la vista azzerata... Reagire, o almeno
provarci, si rivelò del tutto inutile: la giovane Esorcista
finì col sbattere furiosamente la schiena contro un grosso
tronco, per poi ricadere a peso morto tra l'erba secca e le radici. Un
rivolo rossastro, sgorgato silenziosamente da un taglio sulla fronte,
cominciò a macchiare il terreno mentre boati sempre
più
forti e spaventosi facevano tremare gli steli verdastri. Tutta
traballante, e con le braccia incapaci di sorreggerla stabilmente,
tentò di alzarsi mentre le sue labbra a stento si
trattenevano
dal piegarsi in una smorfia rabbiosa.
Come diamine aveva potuto permettere una cosa simile?! Aveva lasciato
che il nemico si beffasse di lei attraverso l'uso di stratagemmi
idioti, per poi isolarla dal gruppo e attirarla in trappola. Lo aveva
capito in quell'istante, in quel maledettissimo istante in cui era
impossibile riflettere sulle proprie azioni o tornare indietro; era
stata una stupida! Ed ora, che le sarebbe successo?
- Inno... Cence... - inutili furono i tentativi di attivare la sua Bone
Blade. Nell'istante in cui aveva ricevuto il colpo le lame si erano
ritirate, ed ora a causa del violento mal di testa che l'aveva assalita
richiamarle sarebbe stato impossibile. Leda maledì se stessa
per
essersi lasciata abbindolare così facilmente dal nemico,
alla
sua prima missione per giunta... Una cosa a dir poco imperdonabile! Ed
ora tutti quei discorsi sul non arrendersi mai, sul perseverare e
mettercela tutta diventavano mucchi di polvere sparsi nel vento;
favolette inutili, infantili, partorite d'impeto da una mente che
avendo visto molteplici disgrazie, troppo facilmente cedeva di fronte a
quei rari e ciechi momenti di fortuna che, avrebbe dovuto comprenderlo,
non le appartenevano e non sarebbero mai rimasti per sempre con lei.
Infine, aveva perso l'equilibrio ed era caduta... E anche in una
maniera piuttosto miserabile.
- Dann... ! - sibilò a denti stretti, ripiombando a terra e
sollevando tremante lo sguardo lucido e furente, per fissare negli
occhi il suo assalitore. E il suo cuore perse un battito, quando si
ritrovò di fronte ad una creatura mostruosa, che dalla sua
possente mole la guardava come fosse stata un trofeo prezioso: pelle
squamata e lucente, metallica; gli occhi dorati da predatore piccoli e
brillanti facevano da cornice a un muso stretto e lungo, dal quale
saettava vogliosa una lingua biforcuta. E non fu in grado di notarlo
subito, ma... Dietro a quel possente corpo da rettile si muoveva
fremente una grossa coda che ogni tanto, sbattendo sul terreno arido,
lo faceva tremare. Era stato quel mostro a colpirla, quell'Akuma!
Doveva essere un livello due, senza dubbio. Komui le aveva spiegato che
erano quelli che in quanto ad aspetto esteriore variavano maggiormente,
assumendo di volta in volta forme che potevano avvicinarsi a quelle di
altri esseri viventi e viceversa. Quello che troneggiava di fronte a
lei, mostruoso, aveva tutta l'aria di essere una lucertola troppo
cresciuta, solo increibilmente più schifoso.
- Ah Ah! - sibilò grottesca la creatura, sorridendo in
maniera
terribilmente sinistra; cosa del tutto innaturale, dato che non era
nemmeno simile ad un essere umano - Proprio come aveva detto. Sei
caduta nel tranello, piccola stupida Esorcista!
Leda guardò davanti a sé, dove dagli alberi stava
spuntando qualcosa. Inizialmente non fu in grado di dire se si
trattasse di Akuma o meno, ma qualunque cosa fosse stata avrebbe
risolto il mistero dello strano spirito della foresta.
Perché la
luce che aveva così ardentemente seguito si stava
avvicinando, e
i movimenti di fronde che l'accompagnavano nel tragitto che la seprava
da lei presagivano un incontro decisamente poco piacevole. La giovane
Esorcista sentì dei passi pestare le foglie e i rami secchi;
tremò appena pensando che se quella era una trappola e loro
si
erano ben raccomandati di estraniarla dal gruppo, le chance di
cavarsela questa volta sarebbero state decisamente minime. Si accorse
di provare paura. Paura come quella volta nel canale fognario della
sede, dove era stata attaccata nella più completa
oscurità senza aiuti nelle vicinanze. Certo, non era sola
questa
volta, ma... Qualcosa le diceva che non sarebbe stata la stessa cosa.
Che nessun salvatore dell'ultimo minuto sarebbe accorso per sottrarla
al doloroso destino cui ogni passo del misterioso spirito l'avvicinava.
Però... Questa volta anche la situazione era diversa. Era
ferita, ma di certo ci vedeva forte e chiaro e non era in condizioni
tanto disastrose da non potersi muovere. Se avesse trovato il modo di
guadagnare tempo, prima che quegli esseri decidessero di ucciderla,
forse sarebbe riuscita a calmare un po' il male alla testa e a regire.
Doveva solo attendere... Solo attendere...
- Che strano. Provo una piacevole sensazione di deja-vù... -
ed
ecco sbucare dalla selva la risposta a tutti gli interrogativi di quel
surrogato di missione della cui reale entità Leda si rendeva
conto solo ora. E spalancò allibita gli occhi nel trovarsi
davanti un... Ragazzo. Non era troppo alto, né troppo
imponente;
anzi, a dirla tutta pareva piuttosto gracile e anonimo. Vestiva abiti
normali, gli stessi che avrebbe indossato un suo coetaneo: giacca
scura, piena di toppe, e scarpe impolverate. E fin lì la
giovane
non pensò ci fosse nulla di bizzarro in lui. Ma quando gli
guardò il viso, un groppo formatolesi in gola quali le
impedì di respirare. L'avrebbe chiamata visiera, se solo le
fosse somigliata un po'. Ma quella che aveva era una placca metallica
saldata all'altezza degli occhi, che gli arrivava fino a dietro le
orecchie, terminando come se la stesse semplicemente indossando. Ma non
era così: era parte integrante del suo volto, e non vi si
poteva
scorgere nulla sopra che fosse riconducibile a un'apertura, o a un
buco. Quel ragazzo... Era forse... ?
- Forse perché tutto questo è già
successo, più o meno un mese e mezzo fa, direi...
Si avvicinò, con passo calmo, lento, misurato. Poi, si
chinò su di lei esibendo un sorriso poco raccomandabile;
smalto
bianco e lucente a formare una dentatura non certo perfetta, ma
comunque inquietante. Pochi istanti dopo, qualcosa comparve nella sua
mano, lucida e fredda: una pistola di piccole dimensioni. Leda
sgranò gli occhi, avvertendo una strana sensazione di
pericolo
che le ingarbugliò lo stomaco. E sussultò,
perdendo uno o
due battiti, quando la sentì posarsi delicatamente sulla
propria
fronte pallida e sudata. In quel momento, ebbe uno strano
presentimento... Come se avesse già vissuto quel momento.
- C'eravamo io, te e la mia pistola... Esattamente così.
La sua mano, che stringeva l'impugnatura saldamente eppure con
ostentata delicatezza, sembrava quasi carezzare dolcemente l'arma,
muovendo il pollice sulla leva dell'otturatore smanioso di poter
sparare un colpo. E Leda ne fu terrorizzata perché dentro di
sé sentiva che lo avrebbe fatto, lo avrebbe fatto e pure a
sangue freddo. Non poteva guardarlo negli occhi, ma percepiva
sprigionarsi da quel ragazzo un'aura nera come la pece, densa e
soffocante.
Il suo respiro si fece frammentato, irregolare; cominciò ad
avere paura.
Il ragazzo se ne accorse. La sua lingua passò rapida sulle
labbra, inumidendole. Poi sorrise, e la giovane Esorcista si perse nel
guardare quei denti bianchi, opachi, che più di tutto le
facevano paura. Come se da un momento all'altro potessero azzannarla
per strapparle di dosso la carne...
Il mal di testa non era ancora passato, anche se i contorni
cominciavano a divenire sempre più nitidi. Tuttavia, qualche
giramento lo aveva ancora e non riusciva a drizzarsi nemmeno a sedere.
Poteva solo rimanere a terra come una miserabile ed osservare,
finché non avesse avuto forze sufficienti a contrastare i
suoi
assalitori.
- Chi sei... ? Cosa diamine stai dicendo? - sussurrò
traballante
con voce roca e stanca. Cercò di ricordare, ma mai aveva
visto
un viso come quello in vita sua. Eppure, perché le sembrava
di
conoscerlo?
- Oh, giusto. Probabilmente non ti ricordi di me... Ma io
sì,
che mi ricordo di te, tesorino. Sono arrivato vicino ad ammazzarti
tanto così, l'ultima volta...
Leda non capì, fino a quando l'altro non terminò
con tono spaventosamente sinistro la frase.
- ... In quella fogna...
Ricordi.
Invasero la sua mente come un fiume in piena. Un corridoio di metallo
arrugginito, il silenzio... Poi quel boato, lo sparo, il dolore,
l'oscurità che rapidamente l'aveva divorata e infine, quella
distorta sensazione di essere a un passo dalla morte, con la canna di
una pistola puntata alla testa. Non le venne da piangere, e nemmeno si
sentì atterrita per trovarsi di fronte a colui che aveva
tentato
di ucciderla e ci era quasi riuscito. No, non era più una
ragazzina, era cresciuta. Ed ora, ciò che la pervadeva era
la
rabbia. Stringendo con forza i pugni a terra, a stento si trattenne dal
colpirlo con un pugno. L'unico dettaglio che seppe bloccarla fu quello
che se lei ci avesse realmente provato, lui avrebbe reagito
uccidendola. Quindi represse l'odio e calmò il proprio
animo,
che come un vulcano agitato rischiava di esplodere e sfogare tutta la
sua furia.
Doveva avere pazienza; doveva attendere...
- Per caso... - fece emergere cauta la sua voce, senza tuttavia provare
paura. Se quel bastardo aveva voglia di chiacchierare, lo avrebbe
accontentato. Ma poi sarebbe stata la sua fine - ... Centri qualcosa
con l'assedio della Sede Nordamerica?
Il silenzio calò improvvisamente. Leda alzò lo
sguardo
per incontrare il viso del suo assalitore, completamente apatico. Ma fu
questione di secondi, prima che esplodesse in una risata sguaiata e
irriverente, volta non solo a beffarsi della sua ingenuità
ma
anche a confermare quando chiesto. E se ne rese conto: non c'era nulla
di normale in quel ragazzo cieco, anzi. Avrebbe potuto affermare con
certezza che non era nemmeno umano.
- Un'altra domanda - pronunciò tombale, facendo appello ad
ogni
grammo di buona volontà rimastole per non farlo a fette
lì sul posto. Era lui quindi il responsabile dello sterminio
del
tutto gratuito di una popolazione innocente, e del barbaro assassinio
dei suoi cari. O se non lo era direttamente, il solo fatto di aver
confermato a quel modo le sue preoccupazioni lo rendeva complice dei
reali carnefici. Oh, come avrebbe voluto vederlo morto, fatto a pezzi,
sepolto talmente in profondità che nemmeno l'Inferno avrebbe
potuto accoglierlo. Con gli occhi lucidi per il dolore e la rabbia,
mentre sentiva il mondo attorno a sé stabilizzarsi e il mal
di
testa diminuire, concluse - Sei un Akuma anche tu?
- Sei una ragazza curiosa - rispose il ragazzo, senza attendere un
secondo, mentre ancora teneva la sua pistola sulla giovane Esorcista,
imperterrito - Però sì, sono un Akuma, un
"giocattolo" di
Sua Eccellenza il Conte, come dite voi. Non ricordo come si chiamasse
il proprietario di questo corpo, ma la mia anima porta il nome di
Jeremy. Tanto piacere, Esorcista.
†
- E' passata di qua, me lo confermi?
- Così mi è sembrato, Nobile Claire. Suggerisco
di
aspettare finché quella luce non ricomparirà;
anche la
Nobile Leda è sparita, dovremmo cercarla...
Claire e Toma avevano perso ogni speranza. Circondati unicamente da
alberi, cespugli e ogni sorta di impedimento naturale, avevano perso di
vista lo spirito errante della foresta nel momento in cui avevano
deciso di dividersi per acchiapparlo. Improvvisamente, ad un
punto imprecisato della caccia, era sparito nel nulla e non lo avevano
visto risbucare da nessuna parte. Che fosse stato tutto uno scherzo?!
Per giunta, la notte calava rapidamente lì al nord e il
trovarsi
in una foresta non migliorava di certo le cose: ogni cosa era
già divenuta preda della notte, e del suo velo invisibile
che
rende cieco anche chi della notte è confidente. Tra le
proprie
mani, Claire stringeva intensamente la propria frusta, unica arma in
suo possesso e unica difesa in caso di attacco nemico. La situazione
non le piaceva proprio per niente, e sentiva uno strano presentimento
roderle i pensieri, come un tarlo fastidioso nel cervello. C'era
qualcosa di molto strano in quella situazione, di decisamente troppo
bizzarro perché la giovane, abituata ormai da anni a
compiere
ogni genere di missione, trovasse nelle sue dinamiche qualcosa di anche
solo lontanamente abituale. Non c'era nulla di regolare in quel
nascondino snervante, nulla che volesse andare secondo la prassi cui
ormai si era abituata.
Se anche fosse stato un agguato di Akuma, ormai era passato troppo
tempo e fu costretta suo malgrado a scartare l'ipotesi; se fosse stata
davvero Innocence allora doveva trattarsi di una tipologia veramente
fuori dal comune. La bionda era perplessa, si guardava attorno girando
cautamente su se stessa e badando a scrutare ogni dettaglio del luogo
prima di cambiare visuale. Non doveva perdersi neanche la
più
piccola incongruenza...
- Qui non c'è niente - confermò con una nota
irritata nella
voce, infine - torniamo indietro.
Toma sistemò ulteriormente l'attrezzatura anti Akuma che si
portava sulla schiena, come a voler controllare che ci fosse ancora, e
si apprestò a seguire la collega, che a passo di marcia si
faceva strada tra i rami bassi degli alberi scansandoli senza
pietà, con movimenti bruschi e che tradivano il nervosismo
che
stava crescendo dentro di lei. Ecco cosa succedeva a mandare in
missione una bimbetta capricciosa come quella! Quando sarebbe tornata -
perché sarebbe tornata, con o senza Leda - avrebbe dato una
bella lezione a quel dispotico di Komui. E a chiunque altro
avesse avuto la disgraziata idea di farle ripetere l'esperienza.
- Dannazione a quella novellina! Dove se n'è andata?! Ed
è sparita pure la carogna!
- Se desidera potrei inoltrarmi alla loro ricerca - si propose Toma
affiancandola, senza mostrare espressione alcuna sotto le bende che gli
coprivano parte del volto.
A quelle parole Claire rispose immediatamente, con tono duro e deciso,
da vero leader.
- No, non voglio sprecare neanche un minuto per quei buoni a nulla. Tu
mi servi qui, ora, per immobilizzare l'Innocence con il Talisman nel
caso si faccia viva - e nessuna replica sarebbe stata accolta, non da
lei.
Il Finder abbassò lo sguardo, continuando poi a seguirla in
silenzio.
†
Ormai le forze erano quasi del tutto tornate. Leda sentiva che
l'intorpidimento causatole dalla brutta botta presa alla testa si stava
attenuando: i contorni degli alberi più alti rischiarati
dalla
luce della luna apparivano sempre più chiari e definiti. E
al
contempo le cicatrici alla base delle mani iniziavano a pruderle, quasi
la forza che vi risiedeva bramasse d'esser sfoderata. E lo sarebbe
stata, la giovane Esorcista non aveva alcun dubbio che sarebbe riuscita
a sbaragliare i suoi nemici una volta ritornata in forma. Il grosso
Akuma somigliante a un rettile era ancora lì, a pochi passi
da
lei con quel perenne ghigno stampato sul muso squadrato, e la fissava
intensamente, mostrando la propria impazienza con il movimento
irrequieto della coda; l'unica cosa davvero pericolosa, secondo Leda.
Se infatti quella l'avesse colpita ancora, difficilmente avrebbe potuto
cavarsela, perciò doveva fare attenzione. Quell'affare
sembrava
abbastanza possente per frantumarle qualche costola, e il fatto che col
primo colpo subito non avesse riportato gravi danni era stata una
fortuna incredibile. Oppure, qualcos'altro?
- Pensierosa? - Jeremy era ancora chino su di lei, con la pistola
puntata. E dire che se non si fossero trovati in una situazione del
genere, Leda avrebbe continuato a pensare e a sostenere che quel
ragazzo fosse del tutto un essere umano. E la cosa la turbava,
perché era il primo Akuma che vedeva comportarsi a quel
modo. Il
primo che riuscisse a... Parlare come una persona normale; il primo
che, in qualche modo, le pareva ragionasse in maniera differente dai
suoi simili. Non sembrava affatto una macchina assassina programmata
per uccidere, tutto il contrario. Eppure... Non poteva fare a meno di
provare un indescrivibile terrore guardandolo in faccia, guardando quei
canini bianchi pronti a divorarla.
Ma presto sarebbe tutto finito. Nella sua testa scorrevano veloci
miliardi di ragionamenti, uno più assurdo dell'altro, volti
a
trovare una via di fuga da quel paradosso che l'avrebbe portata alla
morte, se non avesse fatto qualcosa per impedirlo. I suoi occhi
saettavano da un punto all'altro della foresta, cercando di scorgere
quante più scappatoie possibili. E ce n'erano. Solo...
Doveva
aspettare il momento adatto prima di colpire.
- No... - rispose perciò calma, dopo aver tirato un lungo
respiro per placare l'agitazione; c'era un terribile dubbio che
l'attanagliava, e prima di attivare l'Innocence era sua premura
dissiparlo - Per quale motivo non mi hai ancora ucciso?
Aveva posto quella domanda con una punta di timore mal celato, senza
sapere quale sarebbe stata la reazione dell'Akuma. Per come lo aveva
visto giocherellare con la propria arma impaziente di usarla, poteva
dire con certezza che volesse qualcosa da lei. Non che le importasse
scoprirlo, solo voleva guadagnare ancora un po' di tempo.
- Ah, bene bene - Jeremy parve sollevato da quella domanda, quasi
aspettasse che gli venisse posta - Così velocizziamo i tempi.
Ah, quindi un motivo c'era...
- Allora, stiamo cercando una cosa particolare, che il mio Maestro
desidera ardentemente - disse con voce annoiata; i dettagli non gli
erano mai piaciuti. Aveva sempre preferito agire e colpire, solo per
uccidere. Missioni complicate come quella, nelle quali entravano in
gioco il recupero di strani manufatti o qualsivogllia altro oggetto lo
avevano sempre scocciato - E' una cosa molto importante, e mi
è
stato detto di chiedere a te. Mi sembra... Che avesse parlato di
qualcosa tipo scrigno, o roba del genere...
- Scrigno? - Leda lo ripeté allibita. Che scemenza era mai
quella? E quando parlava di "Maestro" intendeva lui, il Conte?
- Sì, più o meno la forma è quella -
rispose
l'Akuma, mimando un cubo con le mani; quella fu la prima volta che
tolse la pistola dalla fronte della giovane - Ne ho bisogno, capito?
Dov'è?
Ecco. Ora sì che la situazione si faceva rischiosa. Quale
risposta avrebbe dovuto dare? Cosa avrebbe dovuto dire? Se avesse detto
di non possedere nulla del genere, lui l'avrebbe uccisa, ma se avesse
detto di sì... Ah! Che confusione! Cosa doveva fare?!
Mentre nei suoi pensieri aveva inziato a infuriare una tempesta, il
tempo passava tra silenzi preziosi e snervanti. I due Akuma fissavano
l'Esorcista con aria interrogativa e spaventosamente ansiosa. Doveva
pensare in fretta a una soluzione, o sarebbero stati dolori...
- Ehm... - incespicò inizialmente, volgendo lo sguardo al
terreno, in cerca di una risposta convincente. In fondo, non doveva
intrattenerli per molto. Le bastava solo aspettare di essere di nuovo
funzionante al cento per cento, e poi...
- A cosa dovrebbe servirvi una cosa del genere? - domandò
d'impeto, senza riuscire a trovare qualcosa di meglio con cui ribattere.
A quelle parole Jeremy parve reagire in maniera discordante: strinse
l'impugnatura della pistola, nervoso, poi tornò a sorridere
in
maniera ambigua.
- Questa è una cosa che non posso dirti, piccoletta - disse
scuotendo appena la testa.
- Ma come fate a sapere che ce l'ho io? - domandò ancora
Leda,
iniziando a prenderci gusto. Se comunque non potevano farle del male,
tanto valeva sfruttare la situazione: avrebbe acquisito informazioni e
al tempo stesso avrebbe avuto la certezza di sbaragliarli quando il
momento sarebbe giunto.
- Be', tu sei figlia di Albert Fringe, no? - fece Jeremy indicandola
con la canna della pistola - Se è una cosa che ha costruito
lui,
tu devi sapere senz'altro dove si trova.
E ora... Cosa c'entrava suo padre?
Troppa confusione. Improvvisamente sentì la propria
curiosità crescere. Voleva sapere cosa stessero cercando
quei
dannati Akuma e perché servisse loro qualcosa costruito da
suo
padre. Che lei sapesse, aveva lavorato come membro della sezione
scientifica all'Ordine Oscuro un po' di tempo prima, ma non aveva modo
di sapere quali diavolerie avesse progettato nel frattempo. Lei aveva
davvero pochi ricordi che lo riguardavano, e spesso li confondeva con
fantasie della propria mente; con l'immaginazione di una bambina
privata di una figura di riferimento, la cui mancanza si sentiva a
volte in maniera incredibile. Ma lei non lo aveva mai odiato per aver
abbandonato la famiglia, no. Cosa strana a dirsi, però era
così. Ne aveva sempre parlato con orgoglio, ed era contenta
di
vedere Alan felice pensando che suo padre contribuiva a proteggere il
mondo dal Conte. Le rare volte in cui era tornato a casa, prima che la
guerra si facesse più aspra in Europa, non lo aveva mai
sentito
parlottare di strani scrigni o congegni particolari con sua madre. Per
cui... Davvero, non sapeva cosa rispondere. Certo, prima di mettersi al
servizio del Vaticano, aveva fatto il giocattolaio: un mestiere che
aveva sempre amato. Ma come poteva questo in qualche modo avere
collegamenti con il Costruttore?
- Mio padre... Costruiva giocattoli da giovane. Nemmeno io so di
preciso dove possa essere la cosa che cercate...
Ecco. Ora aveva definitivamente terminato gli argomenti. Con quella
semplice frase aveva ammesso di non sapere nulla. Il tempo per
tergiversare era finito. Doveva agire ora, altrimenti non ne avrebbe
più avuto la possibilità.
- Un bel dilemma... -affermò Jeremy, massaggiandosi il collo
con
aria sconsolata - Quindi abbiamo messo su questo spettacolino idiota
solo per niente?
Si rialzò. I suoi movimenti di fecero più
repentini, trascinati; meno calcolati che in precedenza.
- Procediamo col piano! - lo incalzò il lucertolone
avvicinandosi e facendo tremare il terreno con la sua mole. Aveva la
bava alla bocca. Era stanco di aspettare, così come il suo
compagno - Uccidiliamoli!
- Va bene. Farò poi rapporto personalmente al Con...
Ma Jeremy non fece in tempo a voltarsi che si bloccò
lì, sul posto; le labbra, dischiuse appena in un gesto di
sorpresa che né Leda né l'altro Akuma furono in
grado di comprendere, parvero voler mormorare qualcosa. Ma nessuna
parola fece in tempo a scivolare fuori che il ragazzo prese a guardarsi
attorno, forse dimentico del fatto che non potesse vedere. Sembrava
aver perso il senno; come se ci fosse stato qualcosa al di
là degli alberi che lo terrorizzasse. Come se una
mostruosità ancora peggiore si annidasse nel buio, e lo
spiasse...
- Che ti prende?! - ringhiò spazientito il lucertolone,
avvicinandosi al compagno.
Stava succedendo qualcosa di strano e Leda, rannicchiata ancora a
terra, a stento credette a ciò che vide. Perché
quel ragazzo aveva iniziato a comportarsi in quella maniera? Chi o cosa
ne era responsabile?
Poco male. Ora che i suoi nemici parevano più che distratti,
poteva finalmente contrattaccare e restituire loro il favore con anche
un bel po' di interessi! Non le importava la disparità di
numero, l'unica certezza di cui aveva bisogno era di trovarsi a una
distanza sufficientemente sicura per non essere alla portata della coda
del lucertolone, e per il resto, la sua agilità l'avrebbe
sicuramente aiutata a sopraffarli.
Fu un gesto fulmineo, accuratamente calcolato quello che la spinse a
buttarsi di lato per allontanarsi con un balzo un po' maldestro dalla
traiettoria del gigantesco Akuma e portarsi debitamente lontano da lui.
Ripreso l'equilibrio dopo aver compiuto una sottospecie di capriola
sull'erba secca, finalmente poté gridare a pieni polmoni e
chiamare la propria Innocence.
- BONE BLADE: ATTIVAZIONE!!!
Le lame ossee squarciarono la pelle delle cicatrici sui polsi e
fuoriuscirono completamente, avvolte da un bagliore biancastro che
rischiarò per un breve attimo le tenebre della foresta
estendendosi per molti metri in profondità. Due spade di
luce, le sue, che avrebbero rispedito quelle disgustose creature da
dove erano venute!
La giovane Esorcista sorrise così spavalda, la
consapevolezza di averli ingannati a dovere viva nel petto che batteva
al ritmo del suo cuore agitato. Era ora di regolare i conti, e punirli
per ciò che avevano fatto a lei, ad Alan, e a tutti i suoi
cari!
- Fatevi sotto, dannati Akuma! - gridò, lo sguardo furente
che brillava d'odio.
Ripresosi dallo strano comportamento tenuto qualche istante prima,
Jeremy strinse l'impugnatura della pistola, sorridendo soddisfatto;
come se finalmente le cose avessero preso ad andare nella giusta
maniera: quella più diverente. Sorrise, mostrando quei denti
bianchi che presto si sarebbero immersi nelle carni della ragazza e
puntandole l'arma contro non poté fare a meno di passare la
lingua sulle labbra, affamato.
- Con piacere...
Angolo di Momoko
Allora, salve a tutti... Poi... Ah, sì! Il prossimo capitolo
sarà l'ultimo -3- *Para con la tastiera i coltelli che le
volano addosso*.
No, tranquilli, non è la fine di tutto! xD Vi spiego: ho
deciso di dividere la storia in più parti, o fasi, ciascuna
collegata a uno o più momenti salienti della trama. Col
prossimo capitolo si conclude la prima parte. E non preoccupatevi (?),
non lascerò la storia incompiuta. Lo faccio, oltre che per
aiutarmi a lavorare sui miei altri progetti, anche per dare un ordine
alla storia, senza ficcarle dentro troppi capitoli - cosa che non mi
è mai piaciuta -.
Quindi... Spero che questa mia scelta non vi crei troppi problemi, in
ogni caso fatemi sapere, perché se mi dite che è
un'idea stupida faccio dietrofront immediatamente. Me è
ancora novellina e deve imparare ;^;
Beeeene... Io avrei concluso. Nel caso voleste il mio indirizzo per
mandarmi pacchi bomba e/o minacce, ditemelo çAç''
Inoltre, ringrazio tantissimo tutti quelli che ogni volta spendono
parte del loro tempo per commentare, e anche chi legge e basta. Siete
fantastici, mi riempite d'orgoglio come nessun'altro ;)
Come sempre, se ci sono cose che non vanno bene o errori di
qualsivoglia genere, vi prego di farmelo notare!!
Ora mi dileguo, un bacione a tutti!!
A prestooo,
Momoko <3
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