Può essere speciale...

di 9Pepe4
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Il terreno era arido. Alcuni alberi secchi lo costellavano, i loro rami erano scheletri che s’innalzavano verso il cielo, come a volerlo ghermire in una stretta prepotente.
Il bambino non volse attorno lo sguardo, lo tenne fisso davanti a sé, sdegnoso.
Era uno sguardo di pece, il suo. Bollente e al contempo gelido. Una capigliatura a fiamma e una coda arruffata affermavano la sua appartenenza alla razza saiyan.
Non poteva avere più di quattro anni, forse cinque, ma aveva lo sguardo di un adulto.
Di solito andava in giro per lo spazio a conquistare pianeti, ma quel giorno era diverso. Era il suo compleanno.
Diede un calcio ad un sasso. Quello andò a cozzare contro il tronco di una pianta spoglia. Un magro uccellino svolazzò qua e là, allarmato. Con un balzo, il Principe Vegeta lo acchiappò. Lo squadrò divertito mentre si agitava, cercando invano di liberarsi. Si divertì a torturarlo spezzandogli una delle fragili zampe. Infine, stufo del gioco, lo ammazzò sbattendolo con decisione contro il terreno.
Compleanno. Non voleva dire niente. Solo un avvicinarsi alla corona, al dominio del proprio pianeta, al diventare Re, a sconfiggere chiunque altro.
Compleanno. Solo una sciocchezza.

– Papà, papà!
Vegeta sbuffò. Trunks continuò a chiamarlo con insistenza, e infine il Principe aprì gli occhi seccato. – Che vuoi? – chiese al bambino.
Lui ammutolì. Poi, dopo essersi fatto coraggio, spiegò: – Mamma ha detto che oggi è il tuo compleanno.
Accidenti a quella donna. Non sapeva proprio tacere. – E allora?
Trunks parve preso contropiede. Lo guardò confuso. – Ero venuto a farti gli auguri – mormorò.
Vegeta non replicò.
Vedendo che non diceva nulla, il figlio fece per andarsene. Sulla soglia, però, si girò indietro. – Buon compleanno, papà – farfugliò, e corse via.
Dopo un po’ il saiyan si alzò e si accostò alla finestra. Trunks stava giocando in giardino. Dava calci decisi al pallone. Un merlo dal piumaggio nero e lucido si posò accanto al bimbo, che gli lanciò alcune briciole di pane.
Vegeta sorrise suo malgrado.
Per la prima volta, il suo compleanno gli parve un giorno speciale.




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