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LABORATORIO SHIELD
HATTER'S POINT OF VIEW
-Riguardalo.-
Darring sbuffa, premendo di nuovo "play", facendo ripartire le il video
delle telecamere. Tara, quando si tratta di aiutare qualcuno,
è
la migliore. Ha fatto di tutto pur di darci quel maledetto nastro e,
grazie a lei, ora noi stiamo guardando per la quinta volta il nulla.
Nel video -che registra le cose successe nelle ultime
cinque
ore- si vede solo lo spazzino che entra nel laboratorio, pulisce il
tutto e poi esce, dimenticandosi il carrello dei rifiuti dentro. Dopo
un pò, ritorna, ma i topi sono apposto e gli armadi ancora
intatti.
-Passa al prossimo video.-
dico, passadomi una mano tra i capelli. -Dobbiamo assolutamente
trovare
qualcosa.-
Banner fa per cliccare con il mouse sul video successivo, quando,
all'improvviso, mi viene un lampo di genio. -ASPETTA.- strillo,
euforica.
Il mio amico mi guarda non capendo, inarcando un sopracciglio. Gli rubo
il mouse dalle mani e torno al video precedente, concentrandomi nei
minuti dove lo spazzino ha dimenticato il carrello nel laboratorio. Lo
riguardo, una seconda e terza volta, sicura come mai prima di aver
trovato una possibile soluzione al mistero delle carte scomparse.
-Guarda qui.-
dico, indicando il lasso di tempo scritto in piccolo, nel
margine del video. -E'
tutto così semplice.- aggiungo, tra me e
me.
-Sarà anche tutto
così semplice, - fa Darring, imitando alla
perfezione la mia voce. Potrebbe fare il comico, ha un certo talento.-Ma io continuo a non capire.-
Resisto alla tentazione di spiaccicarmi una mano sulla faccia e mi
ricompongo, facendo ripartire il video.-Guarda attentamente i minuti
delle riprese. Quando lo spazzino entra sono le tredici, cinquanta
minuti e ventinque secondi. Quando esce sono le tredici, cinquantadue
minuti e sedici secondi. Invece, quando rientra, sono le quattordici,
sei minuti e quarantatrè secondi. Cosa deduci da questo?-
chiedo, retorica, aspettandomi una risposta.
Banner si accarezza il mento, pensieroso. -Che le pause bagno dello
spazzino sono molto più
lunge del normale?- dice, convinto. Sarà anche
figlio di uno
delle menti più geniali dell'ultimo secolo, ma in certi caso
è un completo idiota.
-Ragiona.-
dico, -Guarda bene i
particolari del video.-. Lo faccio
ripartire, in modo che lui capisca. -Cosa
noti di particolare?-
Darring sbuffa, colpendo enericamente il bancone. -Hat, ti prego,
perché non me lo dici tu senza tanti giri di parole?-
piagniucola, riavviandosi il ciuffo castano. -Sarebbe tutto molto
più facile. E tua madre sta per arrivare.-.
Sobbalzo. Già, mamma.
Me l'ero quasi scordata.
-Perché devi
arrivarci da solo.- ribatto. -Ora, riprendiamo.
Oltre alla notevole distanza di tempo tra le due uscite, ci sono altri
due particolari. Guarda l'anta dell'armadio e il coperchio del
secchio.- dico, fermando il video ed indicando i due
oggetti. -Cosa
noti?-
-Mhmh ... quando lo
spazzino entra, sono entrambi completamente chiusi.
E quando esce anche.- dice. Finalmente ha deciso di
impegnarsi come si
deve.
- ... e quando rientra,
come sono?-. Slitto con il mouse fino al pezzo in cui
rientra, fermandolo.
-L'anta dell'armadio
è semi aperta, mentre il coperchio del cestino ancora
chiuso.-
Sorrido, finalmente ci è arrivato. -E quindi? Cosa ne deduci da
questo?-
Darring corruga la fronte, picchiettando le sulla tastiera. Fissa il
vuoto, per qualche secondo e, poi, si alza di scatto dalla sedia,
entusiasta. -Che qualcuno
ha cancellato lo spezzone di video in cui si
vede il ladro commettere il furto..- dice, saltellando sul
posto. -Sei
un cazzo di genio, Hatter.- aggiunge, stampandomi un bacio
sulla
guancia.
Arrossisco, mordendomi il labbro inferiore. Finalmente, dopo tanti
sforzi, sono riuscito a farlo ragionare. Non è l'opzione a
cui
avevo pensato io, all'inizio, ma la sua non fa una piega ed
è
più probabile. -Ma,
ragioniamo, chi sarebbe così
interessato a rubare una cavia e dei documenti?- chiedo,
appoggiandomi
con il gomito alla scrivania. -Di
certo non un ladro comune, quanto ci
ricaverebbe dalla vendita di certe informazioni? Qualche centinaia di
dollari?-
-Una spia? Magari qualche
infiltrato di una casa farmaceutica.- nota
Banner, accarezzandosi il pizzetto. Sgrana gli occhi, fissandomi, con
un lampo di genio che gli percorre le iridi verdi. -Credo di aver
capito. C'è solo una persona che può aver fatto
una cosa
simile, senza passare inosservata.-
Il lampo percorre anche i miei occhi, mentre un sorrisone si allarga
sul mio volto. Come ho fatto a non pensarci prima? Sono una stupida,
è tutto talmente semplice. Chi mai vorrebbe rubare la cura?
-Un mutante.- sussurriamo
io e Banner all'uniscono, fissandoci negli occhi.
UFFICIO DI MARIA HILL
BRIAR'S POINT OF VIEW
Non sono mai stata nell'ufficio della direttrice Hill e, la
cosa,
mi incute non poco. So che lei e mio padre non vanno molto d'accordo
-una volta si sono pure presi a pugni, durante il cenone di Capodanno
dello SHIELD, completamente ubriachi- e non vorrei che mi destituisse
dal mio livello 4, solo per copa di papà. Se
così
sarà, lascerò tutto questo e mi
iscriverò in una
scuola normale, come tutte le adolescenti americane.
Cammino a passo svelto per i corridoi dello SHIELD, tenendo stretta tra
le mani la cartellina contenente il portfolio di Carcas. Saluto con un
cenno del capo Romanoff e Barton -che escono dall'infermeria conciati
non troppo bene- e raggiungo la porta in vetro dell'ufficio
di
Maria, bussando lievemente. Quando sento la voce del mio capo che mi
invita ad entrare, spingo la porta ed entro nell'ufficio, completamente
bianco. Non
solo il colore
delle pareti, del soffitto e del pavimento sono di colore bianco, ma
anche i mobili, le persiane, il tappeto e persino i fiori. Storgo il
naso, non amo il bianco, ma non lo odio nemmeno. Mi ricoda gli
ospedali, ma anche Raven e il suo potere.
-Buongiorno, direttrice
Hill.- dico, facendomi avanti e raggiungendo la
sua scrivania. Appoggio la cartellina sopra di essa e rimango immobile,
le mani giunte sopra il grembo.
Maria alza lievemente gli occhi dal monitor del computer, fissandomi
intensamente.
-Buongiorno, agente Ward.- dice, chiudendo il computer e
afferrando la cartellina. -Siediti
pure.- aggiunge.
Mi accomodo su una delle poltroncine di pelle bianche, accavallando le
gambe. Nella stanza scende un silenzio di tomba, mentre Maria legge il
portfolio e io mi guardo intorno. Noto che, oltre al MacBook e al
telefonino, non ci sono altri oggetti tecnologici. Nessun tavolo
olografico -nemmeno papà ne ha uno, anche se Hatter gli ha
insegnato ad usarlo qualche mese fa-, proiettore o aggeggi simili. Gli
altri uffici, invece, ne sono pieni. Credo anche che sia l'unica che
usa ancora le cartelline per avere le informazioni.
-Perfetto.-
I miei pensieri vengono interrotti dalle sue parole e, come una molla,
scatto sull'attenti. -Efficente
come sempre, veloce, precisa e senza
lasciare tracce. Un lavoro degno di nota- dice, infilando
la cartellina
in un cassetto.
Sorrido, compiaciuta dei complimenti appena ricevuti. Sento che la mia
promozione a livello cinque arriverà molto presto. -Grazie.-
dico, non riuscendo a trattenere il rossore. Non sono mai stata
così rossa .-forse una volta, quando Bucky mi ha fatto il
primo
complimento ed io ero una quindicenne in preda agli ormoni.-.
Maria si toglie gli occhiali da vista, puntando i suoi occhi nei miei.
-Ti chiederai
perché ti ho convocato qui, oltre per ricevere il
porfolio su Casal.- dice, alzandosi dalla sedia e
dirigendosi verso
un mini frigo. -Vuoi una
cola?- chiede. Io annuisco e lei mi lancia una
bottiglietta di vetro ed un cavatappi, che afferrò al volo.
La apro e ne bevo un avido sorso. Ho davvero troppo bisogno di bere. E
di andare in infermeria.
-In effetti me lo stavo
chiedendo, signorina Hill.-
Maria appoggia la bottiglia sulla scrivania, aprendo un cassetto. Ne
estrae una cartellina, nera e rilegata in cuoio. -Mi hanno parlato
benissimo di te, tutti. I tuoi vecchi insegnanti all'accademia, il tuo
AS, i tuoi compagni di squadra.-. Mi porge la cartellina
tra le
mani, con un sorriso eloquente. -Aprila
pure.- dice.
Io ubbidisco, senza domande e la apro, trovandomi tra le mani un intero
porfolio. Tutto su di me. Ma non è suo, no, è di
qualcuno
d'altro. E' scritto in un altra lingua, in tedesco.
-Conosci il tedesco?- chiede,
sedendosi a gambe accavallate sulla
scrivania. Io annuisco, mio papà mi ha costretto ad imparare
moltissime lingue, fin da piccola.
-Bene, leggi.-.
Sbatto un paio di volte le palpebre, leggendo silenziosamente la prima
parola che mi salta gli occhi. AGENTEN
WARD: ZU BESEITGEN. Sgrano gli occhi, rimanendo
totalmente senza fiato. Mi vogliono eliminare.
Maria ridacchia, bevendo un sorso di cola. -Hai capito di cosa si
tratta, vero? Questo porfolio è stato ritrovato in una
vecchia
base dell'HYDRA, a Berlino, dagli agenti Barton e Romanoff.- dice,
chiudendo la cartellina. Solo adesso noto, colorato con un rosso
sgargiante, il simbolo dell'HYDRA, che campeggia sulla copertina.
L'HYDRA vuole uccidermi.
-Perché?- chiedo,
trattenendo con tutta la mia buona forza di volontà le
lacrime.
Afferrò la bottiglia di cola e ne tracanno metà,
in un
solo sorso.
Hill mi fissa, puntellando le dita smaltate di nero sul legno della
scrivania. -Tuo padre.- risponde,
semplicemente.
Già. Papà. Li ha traditi. E ora, loro, vogliono
vendicarsi su di me. Ma non ci riusciranno mai; hanno già
provato più volte ad eliminarmi, ma io sarò
forte, come
sono sempre stata, e vivrò. Ancora. -Non mi faranno niente.-
dico, spavalda, incrociando le braccia sotto al seno. Non ne sono molto
sicura, ma è meglio autoconvincersi che non sarà
così. Se non l'hanno fatto prima, perché adesso?
-Non ne sarei
così sicura, Briar.- dice Maria, estraendo
dalla
tasca della tuta una chiavetta dello SHIELD. -La persona incaricata di
ucciderti, è spietata come non pochi. E' chiamata la
cacciatrice, tuo
padre la conoscerà di sicuro. Ha lavorato per conto di
Garrett,
un volta. - aggiunge, porgendomi la pendrive. Io la
afferrò,
mentre una lacrima amara mi solca la guancia. -Qui troverai tutto
ciò di cui hai bisogno.- conclude, ritornando
dietro la
scrivania.
Si siede, sulla poltrona, aprendo il computer. -Non voglio perdere uno
dei miei migliori giovani agenti, inteso?- chiede,
retoricamente.
-Dovrai farti il culo,
per sopravvivere, sappilo.- .
Io annuisco. -Lo sa
benissimo, signorina Hill, sono una tipa tosta. Se questa ccacciatrice deve
uccidermi, stia pur certa che non lo farà molto facilmente.-.
Il
mio tono, deciso e risoluto, sembra piacerle. Mi sorride e, con un
mano, mi indica la porta.
-Ora puoi pure andare, ho
finito.-
Mi alzo dalla sedia, stringendo la cartellina dell'HYDRA al petto e
infilando la pendrive nella tasca dei jeans. -Grazie mille.-
dico,
-Vedrà che non
la deluderò.-
E, prima che io possa uscire dalla porta, la voce di Maria mi ferma.
-Vuoi un consiglio? Vai
in infermeria. Quel braccio sanguina troppo,
per i miei gusti.-
-Certamente.-
CASA ROGERS, ORE 19.50
BUCKY'S POINT OF VIEW
-Non ci pensare nemmeno,
mamma. Io non starò qui tutta la sera a sentire te e
papà litigare.-
Mamma mi fa gli occhi dolci, stringendo tra le mani un piatto di
antipasti al salmone. -Ti
prego, Bucky. Senza di te, la serata
andrà a rotoli.- dice, appoggiando il piatto
sull'enorme tavolo
in legno, che zio Tony le ha regalato per il matrimonio. Insieme a
tutta la villa. E al jet privato.
Sbuffo, appoggiandomi contro lo stipite della porta. -No. Ho già
promesso a Briar che l'avrei portata fuori a cena.-
borbotto,
giocherellando con il braccialetto regalatomi della mia ragazza per il
nostro anniversario. -Non
posso annulare tutto all'ultimo minuto. Sai
quanto ci rimarrebbe male?-
Mamma iniziare a far finta di piangere, usando il suo passato
hollywoodiano. Lo fa sempre, quando vuole qualcosa; le prime ci cascavo
sempre, anche papà, ora invece non le crediamo
più.-Smettila
mamma, non sei sul set di un film.- borbotto.
-Ah bene, vedo la
considerazione che ha mio figlio della donna che lo
ha messo al mondo.- sibila, tra i denti, assottigliando
gli occhi verdi
in due fessure. -Io per
te non conto niente, tranne che per spillarmi
soldi.- aggiunge, dirigendosi verso la cucina. -Sei proprio uguale a
tuo padre.- conclude, uscendo dalla stanza con un enorme
caraffa in
cristallo, piena di vino. La appoggia sul tavolo e, poi, mi rivolge un
occhiataccia truce.
-MAMAAAAAAAAAAAAAAAA.-
strilla Blondie, entrando in cucina veloce come
un tornado. Si aggrappa al costoso vestito di mia madre, stritolandole
le gambe. -America non mi
lascia in pace, continua a sparare e non
ne posso più.- piagnucola, tappandosi le
orecchie con le manine.
Corrugo le sopracciglia, incuriosito. Quando America spara, ci sono
solo due motivi: o è particolarmente incazzata o
è
preoccupata. Fa sempre così, si rintana nel poligono e passa
un
intera giornata a migliorare la sua mira e a smontare rimontare le
vecchie pistole di papà. Sfortuna vuole, che il poligono sia
proprio accanto alla camera di Blondie e che, le pareti, non siano
insonorizzate.
Mia madre digrigna i denti come un cane affamato, portandosi le braccia
sotto al seno. -Non
è ancora andata a prepararsi? Michael e
Ginger saranno qui a momenti!- borbotta. Se non
è tutto perfetto
come programma lei, è un completo disastro. -Perché deve
sempre essere così irresponsabile e cocciuta?-.
Scosta
Blondie dal suo corpo e si dirige, a passo svelto e sbuffando, verso la
cucina. -Tesoro, vai a
dire a tua sorella che se non si sbriga a
prepararsi saltera la cena non esce più per tutto il mese.-
dice, a mia sorella minore, con un
sorriso.
Blondie annuisce e zampetta fino alla porta del corridoio, sparendo
dietro essa. Sento un rumore di piatti cadere, proveniente dalla
cucina, e delle risatine lievi. Mi avvicino, quatto quatto come solo
una spia sa fare, appostandomi dietro lo stipite per vedere ed
ascoltare meglio. Vedo papà, in giacca e cravatta, vicino a
mamma, quest'ultima appoggiata al ripiano della cucina. Ridacchiano,
come due fidanzatini ai primi tempi. E, questa cosa non può
far
altro che scaldarmi il cuore. Anche se non lo danno a vedere, litigando
sempre, si amano ancora come una volta.
-Hai rotto tutti i
piatti, scemo.- ridacchia sotto voce, senza cattiveria,
mordendosi il labbro inferiore.
.-Ne abbiamo molti altri.-
sussurra papà, avvicinandosi sempre di più a lei,
sfoderando uno dei soi migliori sorrisi da conquistatore.
-Dai, devo finire di
prepare la tavola.- sussurra mamma, portandogli
due mani sul petto per spingerlo via. Papà non si lascia
intimorire e la prende per la vita, mordicchiandole il lobo
dell'orecchio. E' una cosa disgustosa e tenera allo stesso tempo,
vedere i propri genitori che stanno per farlo in cucina.
-L'ha detto anche il
dottore, che dobbiamo passare più tempo
insieme.- risponde a tono papà, toccandole il
sedere con una
mano. -Questo vestito ti
sta benissimo, comunque. Mi piace.- dice,
baciandola delicatamente sulle labbra.
Mamma sorride, addolcita.-Grazie,
me l'ha regalato Michael.-.
Ecco, ha rovinato tutto il bellissimo momento.
Perché, infatti, papà si stacca da lei, prendendo
le
distanze.-Quando? Non me
lo ricordo.- dice, corrugando le sopracciglia
bionde. -Pensavo che ti
saresti messa quello blu, l'ultimo che ti ho
regalato ...- aggiunge.
Mamma sbuffa, portandosi le braccia lungo i fianchi. Ecco che inizia a
scaldarsi. -Me la
regalato il mese scorso, per il nostro vecchio
anniversario. Mi fa sempre dei regali, non lo sai?-
chiede, retorica.
-E, comunque, il vestito blu me
l'hai regalato tre anni fa. Non mi entra più, sono rimasta
incinta. Ricordi?-. Il suo tono beffardo e il
sorrisetto di sfida
che le increspa le labbra non fa altro che aumentare la rabbia di
papà.
Con il poco buonsenso che mi è rimasto, mi allontano subito
dalla cucina, prima che litighino ancora, e mi dirigo verso l'ingresso,
per recuperare il mio cellulare. Faccio per inseire la password, quando
sento mia madre urlare.
-SEI UNO STRONZO, STEVEN
ROGERS.-
Sbuffo, non la finiranno mai di litigare come due ragazzini idioti.
Nemmeno io e Briar litighiamo così tanto, in
realtà non
litghiamo mai. Forse è perché non abbiamo mai
fatto sesso
e io non le faccio pressioni per farlo, magari è proprio per
questo che il nostro piccolo e giovane rapporto non sta andando a
rotoli. -IO VADO.- strillo,
recuperando le chiavi dell'auto di papà dalla ciotola
all'ingresso.
Faccio appena in tempo a salire in macchina che, sul vialetto, compare
il lusssoso macchinone di Ginger e di suo padre.
STARK TOWER
ANTHONY'S POINT OF VIEW
-J, sai dove si trovano i
miei genitori?-
Entro in salotto, reggendo tra le mani un bicchierino di schotch
liscio. Mi siedo, sul divano, osservando il panoramana della skyline di
New York.
Il signor Stark è in laboratorio mentre la signorina Potts
è con sua sorella Dakota
-Grazie, J.-
L'alcolico mi scivola in gola, mentre il sole tramonta oltre la baia.
Accendo, con un veloce schiocco delle dita, il mio nuovo modello di
StarkPhone, regalatomi da papà. -Chiamare Kira.- dico
Tre squilli e, poi, la figura snella della mia segretaria compare nel
soggiorno. I moderni proiettori olografici fanno miracoli. -Hey piccola.-
-Signor Stark, le serve
qualcosa di così urgenete per interrompere il pranzo dei
miei parenti a Phoenix?- chiede Kira, irritata, incarcando
un sopracciglio digitale.
Io ridacchio, appoggiando il bicchiere sul mobiletto in vetro. -Nulla, K. Volevo solo sapere
come andava il pranzo. Quel tuo vecchio zio di cui mi ha parlato tanto
è di nuovo caduto nella ciotola del punch?-
Kira mi fissa, attraverso l'ologramma. -No, quest'anno non si
è presentato. E, comunque, non era uno zio, ma un cugino. E
non era la ciotola del punch, ma quella del vino.- dice,
spazientita. -E'
evidente che nemmeno quella volta mi stava ascoltando, tanto per
cambiare.- borbotta.
-Amh, capisco.-
noto alzandomi dal divano per dirigermi verso il bar. Mi verso un altro
bicchierino di schotch, rivolgendomi poi a Kira.-Vuoi, piccola? A no, sei un
ologramma. Scusa, a volte mi dimentico.- ridacchio,
retorico. Sono tante le volte in cui lei mi ha offerto cose da
mangiare, dimenticandosi che stavamo facendo una telefonata olografica.
Kira ride istericamente, portandosi due braccia sotto il seno.-Se mi ha chiamato per prendermi
in giro, io torno pure al mio pranzo. Mia madre sta per servivere il
primo.- dice, con un sorriso.-Arrivederci, signor Stark.-
-Chiudi chiamata.-
dico, prima che possa mettere giù lei. Il mio ego maschile
ne aveva profondamente bisogno.
Mi stiracchio pigramente sul divano, chiedendo a J di accendermi la
televisione. Il fidato robot ubbidisce, sintonizzandosi sul mio canale
preferito. La quarantaquattresima stagione dei Simpson scorre sul
canale Fox ed io, svogliatamente, guardo l'episodio in cui Bart fa un
casino accendendo l'accelleratore di particelle del professor Fink.
Tracanno anche il secondo bicchiere, sprofondando con la testa nei
morbidi cuscini del divano. Sono stanco, troppo stanco. Quella
maledetta armatura mi sta togliendo tutte le energie.
Così, delicatamente e come un bambino, sprofondo nel sonno
più profondo, mentre la voce isterica di Lisa Simpson
continua ad invedere tutta la sala.
ANGOLO DELLA FRUTTA (ascoltando My Baby di Zendaya)
Lo so, scusate, ma sembra che i ritardi ed io siamo una bellissima
coppia.
Il fatto è che sono stata al mare nelle ultime settimane,
senza pc e wi-fi. Così, ho dovuto scrivere la maggior parte
degli aggiornamenti oggi e ieri perché, domenica,
partirò per Londra.
Ma non demordete, mie care agents, perché lì
porterò il pc e, se Dio mi avrà in gloria,
proverò a postare qualcosa.
Bene bene.
Abbiamo capito chi è l'artefice del furto. Un mutante. Per
chi non sapesse cosa è "la cura", consiglio vivamente di
guardarsi Xmen:Conflitto finale. Oppure ve la spiego io? Eddai si, oggi
mi sento buona :3
La cura è un iniezione capace di "curare" le mutazioni
genetiche ma, nel film, non è definita e, dopo un
pò, i mutanti riaqquistano i loro poteri. Nella
storia Fitz e Banner cercheranno di ricrearla, ma s(FORTUNATAMENTE) gli
verrà rubata da ...
loscopriretesolonelleprossimepuntatediOurSon *no spoiler*
Poi. Briar viene convoca nell'ufficio del "preside" e scopre che
qualcuno vuole ucciderla. In merito a questa cacciatrice misteriosa, vi
dico che scoprirete tutto nei prossimi capitoli <3
Nella famiglia Rogers tutti a litigare. Eh già, chissa poi
quando scopriranno il piccolo segreto di America.
E poi c'è un nuovo personaggio, Anthony Starh Jr, il figlio
del nostro amato genio, miliardio, playboy, filantropo e dell'adorabile
signorina Potts.
Beh, io vado a scrivere le altre storie.
Un besos,
Lalla
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