Serie TV > Agents of S.H.I.E.L.D.
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Autore: Life_In_A_Cartoon_Motion    18/07/2014    1 recensioni
Sono passati diciassette anni ormai, Skye e Grant sono sposati e hanno quattro bellissimi figli a riempire la loro vita di orgoglio e amore. Così come loro, anche FitzSimmons si sono sposati e, insieme alle loro due bellissime bambine, vivono una vita stupenda.
***
Ma, per quanto i rapporti tra colleghi fossero vietati, i due ignorarono le continue rotture da parte di Fury e decisero di tenere il bambino. O meglio, la bambina. Perché, da pochi mesi a quella parte, in una stupenda giornata soleggiata, venne alla luce una sana e forte femminuccia, Briar Queenie Ward.
***
Quando la piccola Briar crescerà, deciderà di seguire il suo sogno o di seguire le orme del padre? La stessa cosa faranno gli altri figli? E se un improvviso ritorno di Loki e un nuovo cattivo mutante minaccerà la terra, cosa saranno disposti a fare Briar Ward, Hatter Fitz, Raven Ward e i figli degli Avengers pur di salvare i genitori?
Crossover The Avengers e Xmen. Dad!Ward Dad!Fitz
[SkyeWard] [FitzSimmons]
Dedicata a Becky_99
Genere: Azione, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Grant Ward, Skye, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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our son3 LABORATORIO SHIELD

HATTER'S POINT OF VIEW

-Riguardalo.-

Darring sbuffa, premendo di nuovo "play", facendo ripartire le il video delle telecamere. Tara, quando si tratta di aiutare qualcuno, è la migliore. Ha fatto di tutto pur di darci quel maledetto nastro e, grazie a lei, ora noi stiamo guardando per la quinta volta il nulla.

Nel video -che registra le cose successe nelle ultime cinque ore- si vede solo lo spazzino che entra nel laboratorio, pulisce il tutto e poi esce, dimenticandosi il carrello dei rifiuti dentro. Dopo un pò, ritorna, ma i topi sono apposto e gli armadi ancora intatti.

-Passa al prossimo video.- dico, passadomi una mano tra i capelli. -Dobbiamo assolutamente trovare qualcosa.-

Banner fa per cliccare con il mouse sul video successivo, quando, all'improvviso, mi viene un lampo di genio. -ASPETTA.- strillo, euforica.

Il mio amico mi guarda non capendo, inarcando un sopracciglio. Gli rubo il mouse dalle mani e torno al video precedente, concentrandomi nei minuti dove lo spazzino ha dimenticato il carrello nel laboratorio. Lo riguardo, una seconda e terza volta, sicura come mai prima di aver trovato una possibile soluzione al mistero delle carte scomparse.

-Guarda qui.- dico, indicando il lasso di tempo scritto in piccolo, nel margine del video. -E' tutto così semplice.- aggiungo, tra me e me.

-Sarà anche tutto così semplice, - fa Darring, imitando alla perfezione la mia voce. Potrebbe fare il comico, ha un certo talento.-Ma io continuo a non capire.-
Resisto alla tentazione di spiaccicarmi una mano sulla faccia e mi ricompongo, facendo ripartire il video.-Guarda attentamente i minuti delle riprese. Quando lo spazzino entra sono le tredici, cinquanta minuti e ventinque secondi. Quando esce sono le tredici, cinquantadue minuti e sedici secondi. Invece, quando rientra, sono le quattordici, sei minuti e quarantatrè secondi. Cosa deduci da questo?- chiedo, retorica, aspettandomi una risposta.

Banner si accarezza il mento, pensieroso. -Che le pause bagno dello spazzino sono molto più lunge del normale?- dice, convinto. Sarà anche figlio di uno delle menti più geniali dell'ultimo secolo, ma in certi caso è un completo idiota.

-Ragiona.- dico, -Guarda bene i particolari del video.-. Lo faccio ripartire, in modo che lui capisca. -Cosa noti di particolare?-

Darring sbuffa, colpendo enericamente il bancone. -Hat, ti prego, perché non me lo dici tu senza tanti giri di parole?- piagniucola, riavviandosi il ciuffo castano. -Sarebbe tutto molto più facile. E tua madre sta per arrivare.-.

Sobbalzo. Già, mamma. Me l'ero quasi scordata.

-Perché devi arrivarci da solo.- ribatto. -Ora, riprendiamo. Oltre alla notevole distanza di tempo tra le due uscite, ci sono altri due particolari. Guarda l'anta dell'armadio e il coperchio del secchio.- dico, fermando il video ed indicando i due oggetti. -Cosa noti?-

-Mhmh ... quando lo spazzino entra, sono entrambi completamente chiusi. E quando esce anche.- dice. Finalmente ha deciso di impegnarsi come si deve.

- ... e quando rientra, come sono?-. Slitto con il mouse fino al pezzo in cui rientra, fermandolo.

-L'anta dell'armadio è semi aperta, mentre il coperchio del cestino ancora chiuso.-

Sorrido, finalmente ci è arrivato. -E quindi? Cosa ne deduci da questo?-

Darring corruga la fronte, picchiettando le sulla tastiera. Fissa il vuoto, per qualche secondo e, poi, si alza di scatto dalla sedia, entusiasta. -Che qualcuno ha cancellato lo spezzone di video in cui si vede il ladro commettere il furto..- dice, saltellando sul posto. -Sei un cazzo di genio, Hatter.- aggiunge, stampandomi un bacio sulla guancia.

Arrossisco, mordendomi il labbro inferiore. Finalmente, dopo tanti sforzi, sono riuscito a farlo ragionare. Non è l'opzione a cui avevo pensato io, all'inizio, ma la sua non fa una piega ed è più probabile. -Ma, ragioniamo, chi sarebbe così interessato a rubare una cavia e dei documenti?- chiedo, appoggiandomi con il gomito alla scrivania. -Di certo non un ladro comune, quanto ci ricaverebbe dalla vendita di certe informazioni? Qualche centinaia di dollari?- 

-Una spia? Magari qualche infiltrato di una casa farmaceutica.- nota Banner, accarezzandosi il pizzetto. Sgrana gli occhi, fissandomi, con un lampo di genio che gli percorre le iridi verdi. -Credo di aver capito. C'è solo una persona che può aver fatto una cosa simile, senza passare inosservata.-

Il lampo percorre anche i miei occhi, mentre un sorrisone si allarga sul mio volto. Come ho fatto a non pensarci prima? Sono una stupida, è tutto talmente semplice. Chi mai vorrebbe rubare la cura?

-Un mutante.- sussurriamo io e Banner all'uniscono, fissandoci negli occhi.

UFFICIO DI MARIA HILL

BRIAR'S POINT OF VIEW

Non sono mai stata  nell'ufficio della direttrice Hill e, la cosa, mi incute non poco. So che lei e mio padre non vanno molto d'accordo -una volta si sono pure presi a pugni, durante il cenone di Capodanno dello SHIELD, completamente ubriachi- e non vorrei che mi destituisse dal mio livello  4, solo per copa di papà. Se così sarà, lascerò tutto questo e mi iscriverò in una scuola normale, come tutte le adolescenti americane. 

Cammino a passo svelto per i corridoi dello SHIELD, tenendo stretta tra le mani la cartellina contenente il portfolio di Carcas. Saluto con un cenno del capo Romanoff e Barton -che escono dall'infermeria conciati  non troppo bene- e raggiungo la porta in vetro dell'ufficio di Maria, bussando lievemente. Quando sento la voce del mio capo che mi invita ad entrare, spingo la porta ed entro nell'ufficio, completamente bianco. Non solo il colore delle pareti, del soffitto e del pavimento sono di colore bianco, ma anche i mobili, le persiane, il tappeto e persino i fiori. Storgo il naso, non amo il bianco, ma non lo odio nemmeno. Mi ricoda gli ospedali, ma anche Raven e il suo potere.

-Buongiorno, direttrice Hill.- dico, facendomi avanti e raggiungendo la sua scrivania. Appoggio la cartellina sopra di essa e rimango immobile, le mani giunte sopra il grembo.

Maria alza lievemente gli occhi dal monitor del computer, fissandomi intensamente. -Buongiorno, agente Ward.- dice, chiudendo il computer e afferrando la cartellina. -Siediti pure.- aggiunge.

Mi accomodo su una delle poltroncine di pelle bianche, accavallando le gambe. Nella stanza scende un silenzio di tomba, mentre Maria legge il portfolio e io mi guardo intorno. Noto che, oltre al MacBook e al telefonino, non ci sono altri oggetti tecnologici. Nessun tavolo olografico -nemmeno papà ne ha uno, anche se Hatter gli ha insegnato ad usarlo qualche mese fa-, proiettore o aggeggi simili. Gli altri uffici, invece, ne sono pieni. Credo anche che sia l'unica che usa ancora le cartelline per avere le informazioni.

-Perfetto.-

I miei pensieri vengono interrotti dalle sue parole e, come una molla, scatto sull'attenti. -Efficente come sempre, veloce, precisa e senza lasciare tracce. Un lavoro degno di nota- dice, infilando la cartellina in un cassetto.

Sorrido, compiaciuta dei complimenti appena ricevuti. Sento che la mia promozione a livello cinque arriverà molto presto. -Grazie.- dico, non riuscendo a trattenere il rossore. Non sono mai stata così rossa .-forse una volta, quando Bucky mi ha fatto il primo complimento ed io ero una quindicenne in preda agli ormoni.-.

Maria si toglie gli occhiali da vista, puntando i suoi occhi nei miei. -Ti chiederai perché ti ho convocato qui, oltre per ricevere il porfolio su Casal.- dice, alzandosi dalla sedia e dirigendosi verso un mini frigo. -Vuoi una cola?- chiede. Io annuisco e lei mi lancia una bottiglietta di vetro ed un cavatappi, che afferrò al volo.

La apro e ne bevo un avido sorso. Ho davvero troppo bisogno di bere. E di andare in infermeria.

-In effetti me lo stavo chiedendo, signorina Hill.-

Maria appoggia la bottiglia sulla scrivania, aprendo un cassetto. Ne estrae una cartellina, nera e rilegata in cuoio. -Mi hanno parlato benissimo di te, tutti. I tuoi vecchi insegnanti all'accademia, il tuo AS, i tuoi compagni di squadra.-. Mi porge la cartellina  tra le mani, con un sorriso eloquente. -Aprila pure.- dice.

Io ubbidisco, senza domande e la apro, trovandomi tra le mani un intero porfolio. Tutto su di me. Ma non è suo, no, è di qualcuno d'altro. E' scritto in un altra lingua, in tedesco.

-Conosci il tedesco?- chiede, sedendosi a gambe accavallate sulla scrivania. Io annuisco, mio papà mi ha costretto ad imparare moltissime lingue, fin da piccola. -Bene, leggi.-.

Sbatto un paio di volte le palpebre, leggendo silenziosamente la prima parola che mi salta gli occhi. AGENTEN WARD: ZU BESEITGEN. Sgrano gli occhi, rimanendo totalmente senza fiato. Mi vogliono eliminare.

Maria ridacchia, bevendo un sorso di cola. -Hai capito di cosa si tratta, vero? Questo porfolio è stato ritrovato in una vecchia base dell'HYDRA, a Berlino, dagli agenti Barton e Romanoff.- dice, chiudendo la cartellina. Solo adesso noto, colorato con un rosso sgargiante, il simbolo dell'HYDRA, che campeggia sulla copertina.

L'HYDRA vuole uccidermi.

-Perché?- chiedo, trattenendo con tutta la mia buona forza di volontà le lacrime. Afferrò la bottiglia di cola e ne tracanno metà, in un solo sorso.

Hill mi fissa, puntellando le dita smaltate di nero sul legno della scrivania. -Tuo padre.- risponde, semplicemente.

Già. Papà. Li ha traditi. E ora, loro, vogliono vendicarsi su di me. Ma non ci riusciranno mai; hanno già provato più volte ad eliminarmi, ma io sarò forte, come sono sempre stata, e vivrò. Ancora. -Non mi faranno niente.- dico, spavalda, incrociando le braccia sotto al seno. Non ne sono molto sicura, ma è meglio autoconvincersi che non sarà così. Se non l'hanno fatto prima, perché adesso?

-Non ne sarei così sicura, Briar.- dice Maria, estraendo dalla tasca della tuta una chiavetta dello SHIELD. -La persona incaricata di ucciderti, è spietata come non pochi. E' chiamata la cacciatrice, tuo padre la conoscerà di sicuro. Ha lavorato per conto di Garrett, un volta. - aggiunge, porgendomi la pendrive. Io la afferrò, mentre una lacrima amara mi solca la guancia. -Qui troverai tutto ciò di cui hai bisogno.- conclude, ritornando dietro la scrivania.

Si siede, sulla poltrona, aprendo il computer. -Non voglio perdere uno dei miei migliori giovani agenti, inteso?- chiede, retoricamente. -Dovrai farti il culo, per sopravvivere, sappilo.- .

Io annuisco. -Lo sa benissimo, signorina Hill, sono una tipa tosta. Se questa ccacciatrice deve uccidermi, stia pur certa che non lo farà molto facilmente.-. Il mio tono, deciso e risoluto, sembra piacerle. Mi sorride e, con un mano, mi indica la porta.

-Ora puoi pure andare, ho finito.-

Mi alzo dalla sedia, stringendo la cartellina dell'HYDRA al petto e infilando la pendrive nella tasca dei jeans. -Grazie mille.- dico, -Vedrà che non la deluderò.-
E, prima che io possa uscire dalla porta, la voce di Maria mi ferma. -Vuoi un consiglio? Vai in infermeria. Quel braccio sanguina troppo, per i miei gusti.-

-Certamente.-


CASA ROGERS, ORE 19.50

BUCKY'S POINT OF VIEW

-Non ci pensare nemmeno, mamma. Io non starò qui tutta la sera a sentire te e papà litigare.-

Mamma mi fa gli occhi dolci, stringendo tra le mani un piatto di antipasti al salmone. -Ti prego, Bucky. Senza di te, la serata andrà a rotoli.- dice, appoggiando il piatto sull'enorme tavolo in legno, che zio Tony le ha regalato per il matrimonio. Insieme a tutta la villa. E al jet privato.

Sbuffo, appoggiandomi contro lo stipite della porta. -No. Ho già promesso a Briar che l'avrei portata fuori a cena.- borbotto, giocherellando con il braccialetto regalatomi della mia ragazza per il nostro anniversario. -Non posso annulare tutto all'ultimo minuto. Sai quanto ci rimarrebbe male?-

Mamma iniziare a far finta di piangere, usando il suo passato hollywoodiano. Lo fa sempre, quando vuole qualcosa; le prime ci cascavo sempre, anche papà, ora invece non le crediamo più.-Smettila mamma, non sei sul set di un film.- borbotto.

-Ah bene, vedo la considerazione che ha mio figlio della donna che lo ha messo al mondo.- sibila, tra i denti, assottigliando gli occhi verdi in due fessure. -Io per te non conto niente, tranne che per spillarmi soldi.- aggiunge, dirigendosi verso la cucina. -Sei proprio uguale a tuo padre.- conclude, uscendo dalla stanza con un enorme caraffa in cristallo, piena di vino. La appoggia sul tavolo e, poi, mi rivolge un occhiataccia truce.

-MAMAAAAAAAAAAAAAAAA.- strilla Blondie, entrando in cucina veloce come un tornado. Si aggrappa al costoso vestito di mia madre, stritolandole le gambe. -America non mi lascia in pace, continua a sparare e non ne posso più.- piagnucola, tappandosi le orecchie con le manine.

Corrugo le sopracciglia, incuriosito. Quando America spara, ci sono solo due motivi: o è particolarmente incazzata o è preoccupata. Fa sempre così, si rintana nel poligono e passa un intera giornata a migliorare la sua mira e a smontare rimontare le vecchie pistole di papà. Sfortuna vuole, che il poligono sia proprio accanto alla camera di Blondie e che, le pareti, non siano insonorizzate.

Mia madre digrigna i denti come un cane affamato, portandosi le braccia sotto al seno. -Non è ancora andata a prepararsi? Michael e Ginger saranno qui a momenti!- borbotta. Se non è tutto perfetto come programma lei, è un completo disastro. -Perché deve sempre essere così irresponsabile e cocciuta?-.  Scosta Blondie dal suo corpo e si dirige, a passo svelto e sbuffando, verso la cucina. -Tesoro, vai a dire a tua sorella che se non si sbriga a prepararsi saltera la cena non esce più per tutto il mese.- dice, a mia sorella minore, con un sorriso.

Blondie annuisce e zampetta fino alla porta del corridoio, sparendo dietro essa. Sento un rumore di piatti cadere, proveniente dalla cucina, e delle risatine lievi. Mi avvicino, quatto quatto come solo una spia sa fare, appostandomi dietro lo stipite per vedere ed ascoltare meglio. Vedo papà, in giacca e cravatta, vicino a mamma, quest'ultima appoggiata al ripiano della cucina. Ridacchiano, come due fidanzatini ai primi tempi. E, questa cosa non può far altro che scaldarmi il cuore. Anche se non lo danno a vedere, litigando sempre, si amano ancora come una volta.

-Hai rotto tutti i piatti, scemo.- ridacchia sotto voce, senza cattiveria, mordendosi il labbro inferiore.

.-Ne abbiamo molti altri.- sussurra papà, avvicinandosi sempre di più a lei, sfoderando uno dei soi migliori sorrisi da conquistatore.

-Dai, devo finire di prepare la tavola.- sussurra mamma, portandogli due mani sul petto per spingerlo via. Papà non si lascia intimorire e la prende per la vita, mordicchiandole il lobo dell'orecchio. E' una cosa disgustosa e tenera allo stesso tempo, vedere i propri genitori che stanno per farlo in cucina.

-L'ha detto anche il dottore, che dobbiamo passare più tempo insieme.- risponde a tono papà, toccandole il sedere con una mano. -Questo vestito ti sta benissimo, comunque. Mi piace.- dice, baciandola delicatamente sulle labbra.

Mamma sorride, addolcita.-Grazie, me l'ha regalato Michael.-.

Ecco, ha rovinato tutto il bellissimo momento.

Perché, infatti, papà si stacca da lei, prendendo le distanze.-Quando? Non me lo ricordo.- dice, corrugando le sopracciglia bionde. -Pensavo che ti saresti messa quello blu, l'ultimo che ti ho regalato ...- aggiunge.

Mamma sbuffa, portandosi le braccia lungo i fianchi. Ecco che inizia a scaldarsi. -Me la regalato il mese scorso, per il nostro vecchio anniversario. Mi fa sempre dei regali, non lo sai?- chiede, retorica. -E, comunque, il vestito blu me l'hai regalato tre anni fa. Non mi entra più, sono rimasta incinta. Ricordi?-. Il suo tono beffardo e il sorrisetto di sfida che le increspa le labbra non fa altro che aumentare la rabbia di papà.

Con il poco buonsenso che mi è rimasto, mi allontano subito dalla cucina, prima che litighino ancora, e mi dirigo verso l'ingresso, per recuperare il mio cellulare. Faccio per inseire la password, quando sento mia madre urlare.

-SEI UNO STRONZO, STEVEN ROGERS.-

Sbuffo, non la finiranno mai di litigare come due ragazzini idioti. Nemmeno io e Briar litighiamo così tanto, in realtà non litghiamo mai. Forse è perché non abbiamo mai fatto sesso e io non le faccio pressioni per farlo, magari è proprio per questo che il nostro piccolo e giovane rapporto non sta andando a rotoli. -IO VADO.- strillo, recuperando le chiavi dell'auto di papà dalla ciotola all'ingresso.

Faccio appena in tempo a salire in macchina che, sul vialetto, compare il lusssoso macchinone di Ginger e di suo padre. 


STARK TOWER

ANTHONY'S POINT OF VIEW

-J, sai dove si trovano i miei genitori?-

Entro in salotto, reggendo tra le mani un bicchierino di schotch liscio. Mi siedo, sul divano, osservando il panoramana della skyline di New York.

Il signor Stark è in laboratorio mentre la signorina Potts è con sua sorella Dakota

-
Grazie, J.-

L'alcolico mi scivola in gola, mentre il sole tramonta oltre la baia. Accendo, con un veloce schiocco delle dita, il mio nuovo modello di StarkPhone, regalatomi da papà. -Chiamare Kira.- dico

Tre squilli e, poi, la figura snella della mia segretaria compare nel soggiorno. I moderni proiettori olografici fanno miracoli. -Hey piccola.-

-Signor Stark, le serve qualcosa di così urgenete per interrompere il pranzo dei miei parenti a Phoenix?- chiede Kira, irritata, incarcando un sopracciglio digitale.

Io ridacchio, appoggiando il bicchiere sul mobiletto in vetro. -Nulla, K. Volevo solo sapere come andava il pranzo. Quel tuo vecchio zio di cui mi ha parlato tanto è di nuovo caduto nella ciotola del punch?-

Kira mi fissa, attraverso l'ologramma. -No, quest'anno non si è presentato. E, comunque, non era uno zio, ma un cugino. E non era la ciotola del punch, ma quella del vino.- dice, spazientita. -E' evidente che nemmeno quella volta mi stava ascoltando, tanto per cambiare.- borbotta.

-Amh, capisco.- noto alzandomi dal divano per dirigermi verso il bar. Mi verso un altro bicchierino di schotch, rivolgendomi poi a Kira.-Vuoi, piccola? A no, sei un ologramma. Scusa, a volte mi dimentico.- ridacchio, retorico. Sono tante le volte in cui lei mi ha offerto cose da mangiare, dimenticandosi che stavamo facendo una telefonata olografica.

Kira ride istericamente, portandosi due braccia sotto il seno.-Se mi ha chiamato per prendermi in giro, io torno pure al mio pranzo. Mia madre sta per servivere il primo.- dice, con un sorriso.-Arrivederci, signor Stark.-

-Chiudi chiamata.- dico, prima che possa mettere giù lei. Il mio ego maschile ne aveva profondamente bisogno.

Mi stiracchio pigramente sul divano, chiedendo a J di accendermi la televisione. Il fidato robot ubbidisce, sintonizzandosi sul mio canale preferito. La quarantaquattresima stagione dei Simpson scorre sul canale Fox ed io, svogliatamente, guardo l'episodio in cui Bart fa un casino accendendo l'accelleratore di particelle del professor Fink.

Tracanno anche il secondo bicchiere, sprofondando con la testa nei morbidi cuscini del divano. Sono stanco, troppo stanco. Quella maledetta armatura mi sta togliendo tutte le energie.

Così, delicatamente e come un bambino, sprofondo nel sonno più profondo, mentre la voce isterica di Lisa Simpson continua ad invedere tutta la sala.


ANGOLO DELLA FRUTTA (ascoltando My Baby di Zendaya)

Lo so, scusate, ma sembra che i ritardi ed io siamo una bellissima coppia.
Il fatto è che sono stata al mare nelle ultime settimane, senza pc e wi-fi. Così, ho dovuto scrivere la maggior parte degli aggiornamenti oggi e ieri perché, domenica, partirò per Londra.
Ma non demordete, mie care agents, perché lì porterò il pc e, se Dio mi avrà in gloria, proverò a postare qualcosa.

Bene bene.

Abbiamo capito chi è l'artefice del furto. Un mutante. Per chi non sapesse cosa è "la cura", consiglio vivamente di guardarsi Xmen:Conflitto finale. Oppure ve la spiego io? Eddai si, oggi mi sento buona :3
La cura è un iniezione capace di "curare" le mutazioni genetiche ma, nel film, non è definita e, dopo un pò, i mutanti riaqquistano i loro poteri.  Nella storia Fitz e Banner cercheranno di ricrearla, ma s(FORTUNATAMENTE) gli verrà rubata da ... loscopriretesolonelleprossimepuntatediOurSon *no spoiler*

Poi. Briar viene convoca nell'ufficio del "preside" e scopre che qualcuno vuole ucciderla. In merito a questa cacciatrice misteriosa, vi dico che scoprirete tutto nei prossimi capitoli <3

Nella famiglia Rogers tutti a litigare. Eh già, chissa poi quando scopriranno il piccolo segreto di America.

E poi c'è un nuovo personaggio, Anthony Starh Jr, il figlio del nostro amato genio, miliardio, playboy, filantropo e dell'adorabile signorina Potts.

Beh, io vado a scrivere le altre storie.

Un besos,

Lalla




  
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