Cap.2 Bumblebee
Tony parcheggiò nel suo posto macchine, accanto a due auto
blu e diede qualche pacca al tettuccio della macchina gialla,
sogghignando.
«Lo so, non è molto accogliente, ma presto avrai
altri amichetti» disse. Avanzò nel laboratorio,
passando tra una serie di pezzi di metallo in terra. Chiese:
«Adesso vediamo di darti una sistemata, che ne
dici?». Raggiunse la scrivania, infilò una chiave
inglese dietro l'orecchio, afferrò una cassetta degli
attrezzi, schioccò la lingua e fece uscire degli schermi
olografici dall'orologio che portava al polso. Tornò fino
all'auto, aprì la parte davanti e osservò la
serie di meccanismi all'interno. Fischiò, poggiando a terra
la cassetta degli attrezzi.
«Ci sarà da divertirsi». Si sporse in
avanti, osservò il motore e guardò i fili
brillanti di leggero bluastro. Tolse la chiave inglese da dietro
l'orecchio e la avvicinò ai bulloni che collegavano i fili
al motore.
La macchina indietreggiò rombando, immobilizzandosi
nuovamente. Tony si rizzò, inarcò un sopracciglio
e sogghignò.
«Hai una parete alle spalle, non puoi allontanarti
granché» disse. Avanzò, facendo
ondeggiare la chiave inglese tra indice e medio.
«Su. Hai qualche cavo bruciato dall'interno, vai decisamente
riparato”. La macchina indietreggiò ancora
sbattendo con il cofano contro la parete. «Non ti avvicinare,
gringo». Voci diverse completarono la frase provenendo dalla
radia del veicolo.
Tony inarcò un sopracciglio, infilò nuovamente la
chiave inglese dietro l'orecchio e incrociò le
braccia. «Ma guarda. Ti ho già visto da
qualche parte, vero?» domandò. Camminò
lateralmente, sporse il capo guardando attraverso il finestrino alzato
dell'automobile.
Ci fu un rumore metallico alle loro spalle, Tony si voltò di
scatto, vide FerroVecchio sporgersi oltre un mobile di vetro e
sgranò gli occhi.
«FerroVecchio, no!» ordinò. Il robot
emise dei bip, abbassando il braccio metallico con l'estintore.
Tony sospirò, sciolse le braccia incrociate e
avanzò. «Ok, non serviva una prova scenografica.
Sono un meccanico, riconosco la differenza tra un malfunzionamento del
motore ed un'attivazione» disse. Socchiuse gli occhi e
accennò un sorriso. «Tu sei uno di quelli che
quasi due anni fa ha raso al suolo Chicago, mnh?».
La macchina si spostò verso una parete in vetro sollevata e
l’attraversò, parcheggiò accanto al jet
e si trasformò in un autobot, sfiorando con il capo il
soffitto del laboratorio.
«Io ero uno dei guerrieri dello spazio che ha cercato di
salvarla» rispose utilizzando la radio.
Tony fischiò, camminò in avanti tenendo il capo
sollevato.
«Oh. Io e la mia squadra vi avremmo dato una mano, se in quel
momento non avessimo avuto da fare con un attacco di Chitauri e il loro
Generale Prima Donna» disse.
Bumblebee si girò, guardando le pareti, e
assottigliò gli occhi, le iridi tonde brillarono
più intensamente di luce blu e si tolse la maschera che gli
copriva il viso tondeggiante. Mugolò con un verso metallico.
Tony alzò il braccio ondeggiando l'oggetto che teneva in
mano.
«Se ti fai dare un'occhiata, posso sostituire i fili
bruciati. Occhio e croce, corrispondono alle corde vocali».
Bumblebee allungò la mano verso di lui e appoggiò
le dita sul pavimento. Tony poggiò le mani sul dito indice
del robot, fece leva salendogli sul palmo e avanzò verso il
braccio tenendo le braccia aperte e lo sguardo fisso in avanti.
Camminò fino al gomito, saltò lo spazio vuoto e
si aggrappò all'estremità del braccio, fece leva
e vi si mise sopra, continuò a camminare ondeggiando le
braccia ad ala. Bumblebee lo sollevò e se lo mise sulla
spalla. Tony si aggrappò ad uno degli spuntoni metallici,
guardò in basso e gli occhi gli brillarono.
«Bella panoramica» sussurrò.
Avanzò sulla sua spalla, scese lentamente fino ad arrivare
sotto il collo e infilò una mano in tasca prendendo da essa
alcuni fili.
Bumblebee abbassò lo sguardo. Tony si infilò tra
due placche metalliche, scorse dei fili leggermente bruciati lunghi due
volte il suo braccio e raggiunse la parte finale. La slegò
dal resto, tirò facendo staccare il filo e
barcollò. Lo portò sulla propria spalla, si
voltò e lo gettò dietro di sé
facendolo cadere in terra, ripeté l'operazione con gli
altri, utilizzò i fili che aveva in mano per collegare le
due estremità. I fili brillarono di blu, Tony
uscì dalle placche e si arrampicò fino alla
spalla.
«Missione compiuta. Non ho fatto un progetto ed ho
improvvisato, ma non sbaglio mai un calcolo».
Bumblebee aprì la bocca, appoggiò le mani sul
pavimento e annuì. «Prova?»
domandò. Tony scese lungo il braccio metallico,
sogghignò e si voltò, gli fece l'occhiolino.
«Hai dimenticato di dire uno, due e tre; ma funziona alla
grande!».
Bumblebee annuì un paio di volte. «Il
dottore pensava fossi io a non voler parlare, ma figo come sono, da
vero numero uno, avevo trovato una soluzione ideale»
spiegò.
Tony roteò gli occhi, incrociò le braccia e
sogghignò. «Mi dispiace, ma qui l'unico
vero genio è il sottoscritto» disse,
piegò il capo di lato, lo indicò con il
mento. «Non tutti aggiustano robot alieni con una
chiave inglese e i fili della corrente».
La manopola della radio di Bumblebee girò e la sua radio si
risintonizzò.
«Autobot, sono Optimus Prime. Gli esseri umani ci hanno teso
una trappola, ci hanno tradito. Vogliono sterminarci tutti, tenetevi
nascosti». Tony sgranò gli occhi e
ordinò: «Jarvis, attiva tutte le mark funzionanti
e avvisa Cap».
«Modalità Avengers attivata; il Capitano Rogers
è stato allertato della minaccia rivolta verso alleati.
Modalità festino attivata, le armature dalla tre alla
settantaquattro sono in volo» rispose Jarvis. Bumblebee
richiuse la maschera sul suo viso, fece apparire un cannone nella mano
destra e si guardò intorno.
«Umano, se vuoi aiutarmi, dimmi subito cosa dobbiamo fare. O
prendo e me ne vado senza di te» diede l'ultimatum. Tony
indietreggiò fino al laboratorio, una serie di placche
metalliche nere aderirono al suo corpo. «Andiamo a
riprenderlo. Gli altri ci raggiungono sul campo» disse. La
maschera gli coprì il volto, le rifiniture dorate brillarono
facendo risaltare il reattore a forma di geoide bluastro.
Spiccò il volo, raggiunse Bumblebee e fece aprire le porte
della rampa di lancio. «Ho localizzato il segnale. Mi sa che
il Texas è un po' lontano per te. Ti conviene salire sul
jet» disse. Fece aprire il portellone, guardò lo
schermo olografico dell'armatura. «Ha il pilota automatico,
in meno di quaranta secondi può giungere praticamente
ovunque» spiegò.
Bumblebee annuì, si voltò mettendosi a correre,
balzò trasformandosi in camaro gialla e salì a
bordo. Tony volò fuori, osservando lo schermo olografico.
«Se gli altri non salgono sul jet entro due minuti, fallo
decollare. Quattro minuti di ritardo sono quattro minuti di
troppo» disse, duro.
«Naturalmente, signore. Attivo la modalità
supersonica?». Tony inarcò un sopracciglio, tese
le braccia, la schiena e le gambe.
«Devo anche dirtelo?». L'armatura
accelerò lasciando una scia di fumo azzurrino alle proprie
spalle. Stark sorvolò dei campi seminati e
osservò dallo schermo una serie di puntini.
«Tracce di esplosioni provenienti dalla cittadina,
signore» disse Jarvis. Tony annuì,
accelerò la velocità di volo sorvolando alcune
case ammassate e intravide un cinema da cui venivano sparati dei razzi.
Li evitò volando a zig zag, le esplosioni gli rimbombavano
nelle orecchie e lui s'infilò nel buco del tetto del cinema.
Atterrò davanti allo schermo in ginocchio con un pugno in
terra, alzò il capo vedendo un cartellone de: “Il
buono, il brutto e il cattivo”, batté le palpebre,
i rumori di esplosioni e di oggetti rotti si fecero più
forti. Avanzò e sogghignò, illuminando i reattori
delle mani. La parete al suo fianco esplose, Tony si alzò in
volo e schivò una raffica di proiettili, inarcò
un sopracciglio e caricò il reattore centrale.
«Avete mai fatto caso che ogni tanto si incrocia qualcuno che
non va fatto incazzare?» chiese. Ghignò, tese le
mani e sparò in senso orario colpendo degli uomini, le
pareti tremarono e sentì i rumori di esplosioni.
«Quello sono io!».
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