«
Kurogane-sensei, Kurogane-sensei, stia attento ai gradini! »
La vocetta di Sakura, sempre troppo preoccupata e sempre troppo acuta,
lo raggiunse come uno stiletto tra le orecchie ferendogli un cervello
già mortalmente stanco. Le braccia frusciarono sotto il
tessuto cerato della tuta e la presa su quelle quattro scatole si
rinsaldò quanto bastava per permettergli di compiere
l'ultimo, faticoso, tratto. Superò un gradino, poi un altro
ancora e la brezza fredda della notte lo investì alle gambe
su cui non si era premurato di mettere i pantaloni più
lunghi. Notte estiva, certo, ma fredda e le gambe nude sotto ai bermuda
non lo aiutarono affatto nel posare le scatole al centro del
tetto piatto della scuola.
Sollevò piano lo sguardo intercettando gli occhietti
speranzosi dei suoi studenti, tutti accorsi come orsetti su un miele a
vedere cosa il burbero docente avesse poggiato a terra. Syaoran fu il
primo a sollevarne una e gli occhi castani brillarono di gioia, quella
gioia della scoperta che solo un giovane può avere.
« Allora Fay-sensei non ci ha presi in giro! Sono telescopi!
»
Un brivido di eccitazione percorse gli alunni che, subito, si diedero
da fare nella luce artificale creata dalla lampadina sopra le scale ad
aprire gli scatoloni. Peccato che quella frase avesse fatto stringere
la gola di Kurogane i cui occhi, acuti come spilli, non mancarono di
intercettare un sorriso luminoso tanto da sostituire la luna assente.
« Prendere in giro, huh? » «
Kurostellina-sama, non arrabbiarti, gli ho detto la verità!
»
Fay era partito prevenuto e, da sopra i jeans caldi e pesanti si
innalzava un maglione bianco dalle maglie larghe, fatto apposta per le
fredde serate d'estate; sul viso pulito troneggiavano le mani, poste a
ripararlo da quel ringhio basso che già andava nascendo
dalla gola di Kurogane anche mentre sollevava una scatola per
buttargliela tra le mani. « Apri, dai il buon esempio.
»
Il sorriso non venne dilavato dalle labbra di Fay, bensì
acquistò una strana rigidità nel riversarsi sulla
scatola che Kurogane aveva depositato con solita veemenza. Le palpebre
sbatterono un paio di volte come se dovesse metterla a fuoco, prima di
sedersi con le gambe incrociate e posare l'oggetto in mezzo a
quest'ultime. « Come dice il mio Kurobuconero-sama!
» L'angolo destro delle labbra di Kurogane tremò
impercettibilmente ma si costrinse a guardarlo mentre con le dita
lunghe separava il nastro da imballaggio dalla scatola, ne apriva i
lembi ed estraeva il cavalletto, le istruzioni e il corpo vero e
proprio di quel telescopio portatile. Fu difficile capire come Fay si
ritrovò con la testa incastrata tra le gambe del cavalletto,
fatto era che Kurogane venne costretto dal pigolio preoccupato di
Sakura e gli strilli isterici di Watanuki per fortuna a due postazioni
di distanza a dover tirare Fay per le spalle, con un coro di voci tutte
attorno neppure stessero facendo il tifo per due gladiatori all'epoca
romana.
« Kurogane-sensei, non tiri troppo forte! »
« Kurogane-sensei LA PREGO LA SMETTA!! »
« K-Kurogane-sensei è sicuro che sia il
procedimento giusto...? »
« Kurobarbaro-sama, sei così bravo a farmi vedere
le stelle senza telescopio, ahi~! »
« STATE ZITTI TUTTI QUANTI! » Un ultimo strappo e
il telescopio riuscì a mettersi in posizione da solo, mentre
Fay andava capendo che il suo sedere non è totalmente immune
al morso del cemento.
_________
« Si stanno davvero divertendo, eeeh~? » Avevano
rinunciato a continuare ad osservare il cielo, lasciando il telescopio
ad una Tomoyo moderatamente entusiasta, preferendo di gran lunga
sedersi sul bordo del tetto e lasciar ciondolare le gambe oltre il
bordo. Era la prima volta che Kurogane si ritrovava in silenzio accanto
al collega, senza scoppi di ira o strani movimenti delle braccia,
mulinanti come per volerlo colpire direttamente in faccia. Le palpebre
si socchiusero leggermente e non impedì al biondo di far
strusciare la mano sul cemento ruvido fino a sfiorare con i
polpastrelli morbidi e freschi le nocche nodose e callose del
più scuro. « ... » L'aprire la bocca,
cercando di parlare o di soffocare l'imbarazzo di quella situazione
troppo calma, troppo intima per chiunque -figuriamoci per lui!-, fu
interrotto sul più bello, proprio mentre le parole
cominciarono a pizzicare sulla punta della lingua. « S-senti,
io- » « WOOOAH, GUARDATE! »
Se fino ad un istante prima i loro corpi, i loro visi, erano in ombra
in quel momento bastò la sorpresa sul viso di Fay a
rischiarare quella piccola bolla, rischiando di farla scoppiare in un
istante; il cielo piangeva piccole lacrime che scendevano verso terra,
rintoccando nelle risate dei ragazzi, rilucendo negli occhi azzurri dei
più turchesi di quell'uomo troppo luminoso per potergli
rimanere accanto.
« Kuromyu-sensei, guarda, sono stelle cadenti! Esprimi un
desiderio! »
Forse non avrebbe dovuto dirlo. Forse Kurogane non avrebbe dovuto
mordersi il labbro inferiore, forse le sue dita non avrebbero dovuto
cercare in tutti i modi di intrecciarsi a quelle dell'altro.
Sicuramente la destra non sarebbe dovuta salire verso quel mento
sottile in modo da stringerlo tra le dita e senza ombra di dubbio
Kurogane non avrebbe mai, mai dovuto chinarsi per catturare il suo
respiro. Si dice che le stelle rubino l'anima... e che i buchi neri
rubino le stelle. « E' già realizzato. »
Non vedere più nulla ma solo sentire la consistenza setosa e
fresca di quelle labbra sottili, il percepire la spinta leggera di
queste ultime e il sospiro con cui si schiusero bastò, a
Kurogane. La mano lasciò il mento e scese, scese fino a
stringere una spalla ossuta e rotonda tra le dita, il cuore altro non
fece che cercare quello altrui in un sollevarsi dei petti: un bacio con
la stessa forza di uno dei fenomeni più distruttivi di
quell'universo sopra di loro.
Un'implosione.
.Fine.
________
Non posso che dedicarla a lei,
per me come una stella cadente.
Una stella cadente un po' scema, ma stiamo lì.