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} A lovely smile
-Ora-
squillò Valerie ridacchiando, facendosi sollevare da
Brittany e
Santana per l'ennesima volta nel breve tragitto verso casa. La
piccola era l'unica ad aver parlato da quando avevano lasciato il
Broadway; le altre due si erano limitate ad annuire, sorridere e
guardarsi di nascosto.
Santana
non riusciva a calmare i suoi battiti, si sentiva una ragazzina alla
prima cotta. Il suoi occhi non riuscivano a scostarsi dai muscoli,
delineati dalla camminata, delle cosce chiare di Brittany; avrebbe
dovuto usare tutto il suo autocontrollo per non avvicinarsi e
accarezzarle come soleva fare in passato.
Brittany
dal suo canto era turbata da pensieri discordi : accettare o no
Santana. Perchè se doveva rifiutarla, cavolo doveva farlo
subito, ma
ciò avrebbe comportato un dolore sincero al suo piccolo
tesoro. Ma
accettarla, bè … non era la cosa più
facile da fare, non dopo
tutto ciò che era successo.
Finalmente
giunsero davanti alla casa e mentre Valerie iniziava ad accusare la
stanchezza, appoggiandosi alle gambe della madre, questa
frugò nella
propria borsa e ne estrasse le chiavi per poi entrare, sollevando la
figlia e stringendola a se. Si bloccò poi sull'entrata,
indecisa sul
da farsi.
-Vuoi
entrare?- chiese infine, ancora incerta di aver pronunciato quello
che effettivamente voleva.
-Se
non ti dispiace- assentì timidamente l'ispanica, non
riuscendo a
fare altro.
Brittany
la lascio accomodare all'interno.
Santana entrò, ma non si sentì
a casa sua. Aveva sempre pensato di tornare e trovare tutto al
proprio posto, la sua libreria nella sala all'ingresso, i due divani
messi ad angolo, il colore delle pareti verde smeraldo, l'odore dolce
delle lavande che amava.
Invece
no, ma nulla la deluse. La casa profumava di Brittany, era
assolutamente il suo unico e perfetto odore, che aveva chiaramente
anche la piccola Vals: dolce ma non troppo, fresco e inebriante. Le
pareti erano state ridipinte di un giallo canarino e, qua e
là, sui
muri poteva leggere alcune citazioni di libri. La sua vecchia
libreria era stata rimpiazzata da una grande il doppio, dove tutti
gli scaffali più bassi erano occupati da libriccini colorati
e messi
in disordine. La sala era arredata in modo da lasciare più
spazio
possibile, con giochi e pupazzi in attesa della proprietaria e un
elegante pianoforte a coda in legno sistemato in un angolo. La cosa
che più la stupì era ciò che non era
cambiato. Nessuna foto che
avevano sistemato lei e Brittany in giro per casa era stata
sostituita, in compenso alcune erano state aggiunte, come qualche
quadro che immortalava un piccolo fagottino adorabile nella sua
crescita. Brittany aveva sempre tenuto Santana con se, ecco
perchè
quando Valerie l'aveva vista la prima volta l'aveva immediatamente
riconosciuta.
-Metto
a letto Vals- mormorò Brittany, riportando la latina alla
realtà,
facendole notare che la bambina dormiva già tra le braccia
protettive della madre. Santana seguì la bionda passo a
passo,
arrivando nella stanza della piccola. Era la vecchia stanza di
Brittany, ma le pareti anche lì erano state ridipinte e
poteva
vedere che ad altezza Valerie c'era una fila di tante paperelle
scarabocchiate, mentre ad altezza Brittany ce n'erano altrettante ben
disegnate. Ospitava solo il lettino della bambina e un grande
armadio, oltre a tanti pupazzi di svariate dimensioni.
Dopo
aver infilato delicatamente il pigiama alla piccola e averla
assicurata sotto le coperte, vicino all'inseparabile Marshall,
Brittany diede un tenero bacio alla sua pulcina adorata e si
voltò
verso Santana, facendole capire di lasciare la stanza per non
svegliare Valerie.
Le
due allora tornarono verso la sala e Brittany la invitò
tacitamente
a sedersi con lei sul divano.
-Sei una madre perfetta – ruppe il silenzio Santana
– sai, ho notato tante piccole cose in questa casa, che mi
fanno pensare solo a questo. Sei una madre perfetta, Valerie
è davvero una bambina fortunata.- bisbigliò,
arrossendo dopo aver realizzato quello che aveva detto.
-Grazie- sorrise Brittany, contenta del complimento – sai,
è diventata la cosa più importante di ogni mio
giorno, vederla contenta è tutto ciò che voglio-
cercò di spiegarsi – e dato che sono ancora io una
bambina, ci troviamo bene insieme- scherzò, alzando le
spalle, sinceramente modesta.
- Non è vero Brittany, non sei più una bambina-
affermò seria l'altra, cercando gli occhi chiari della
bionda – tu...hai cresciuto una bambina da sola, hai portato
avanti il tuo sogno, fai il lavoro che più ti piace, hai
imparato a suonare il pianoforte, hai letto tantissimi libri..-
mormorò guardando tutti i volumi che aveva davanti
– e pensavo di essere io la lettrice delle due-
ridacchiò quasi – i tuoi amici ti adorano e sei
così bella che ..- si mise poi a tossire, accorgendosi di
quelle ultime parole che le erano uscite inconsciamente, iniziando a
mostrare diverse tonalità di rosso sul suo volto. Non sapeva
perchè, ma Brittany dopo tanti anni era ancora l'unica
persona che riusciva spontaneamente, senza impegno, a farla arrossire
completamente. Brittany rise leggermente, cercando di rompere
quell'imbarazzo
quasi
insostenibile ormai per la mora.
- Grazie ancora- disse sorridendo appena.
- Sai, penso sia ora che io vada a casa- disse frettolosamente Santana,
annuendo come per convincersi che fosse la cosa migliore da fare.
-Forse hai ragione- mormorò l'altra, tornando seria di colpo.
- A .. presto – farfugliò Santana, salutando
l'altra con un gesto infantile della mano.
- Già- annuì Brittany, grattandosi distrattamente
una guancia. Chiuse poi la porta di casa, accasciandosi contro ad essa.
Dave
aveva appena girato la chiave nella macchina, quando sentì
qualcuno
bussargli sul finestrino. Lo abbassò, per poi girarsi e
domandare
-Hummel?-
Quello
stava giochicchiando con le mani e sfruttava a suo favore il buoi
della notte per nascondere il rossore che gli colorava le gote.
-Mi
chiedevo- accennò il più piccolo – ma
tu dove stai questa
settimana?-.
Dave
accennò un leggero sorriso, inarcando un sopracciglio.
-E
perchè lo vorresti sapere, di grazia?- gli rispose poi,
appoggiando
il mento sul palmo della mano e sollevando gli occhi dritti verso
Kurt.
-Bè...
perchè, so che non torneresti dai tuoi, so che non dormi da
Puck e
Rachel come Santana, quindi .. nulla, mi dispiacerebbe se tu dormissi
in auto- farfugliò, per poi incrociare le braccia ed annuire
un poco
con la testa, quasi per darsi credibilità.
-Non
vorrei scioccarti, ma ci sono motel anche a Lima –
sussurrò Dave,
affiancando la bocca con una mano, come se gli stesse raccontando
qualcosa di molto segreto.
Kurt
aprì di poco la bocca, leggermente stupito dall'aver pensato
una
cosa tanto infantile e sciocca. Era ovvio, i motel, ne aveva uno
persino poco distante da casa. Cosa diavolo gli era passato per la
testa, collegare due neuroni di solito non era impresa così
ardua.
-Sì-
mormorò imbarazzato – hai ragione, scusa, domanda
sciocca- sospirò
deluso dalla sua poca capacità di deduzione.
-Però
se vuoi ti posso dare uno strappo verso casa- propose l'altro,
inaspettatamente. Nemmeno Dave stesso era sicuro di quello che aveva
appena detto, cercò però di non farlo cogliere
all'altro, cercando
di rimanere serio. Gli fu molto dura però, perchè
davanti a lui il
volto di Hummel era scosso da tante emozioni che stava cercando di
reprimere a fatica. Forse in pochi avrebbero saputo dire cosa in
quel momento gli stava frullando per la testa, forse perfino Kurt in
quel momento avrebbe fatto fatica a farlo, ma non Dave. Dave vedeva
un bel mix di imbarazzo puro, fermento, moltissima confusione,
speranza, indecisione e un pizzico di paura. Non gli disse nulla,
aspettò solo che queste emozioni lo trapassassero
finchè non si
lasciasse convincere da una in particolare.
Doveva
essere la paura, dato il modo brusco e poco elegante in cui chiuse la
portiera.
Non
si dissero nulla e in poco arrivarono al parcheggio del motel. Scelta
discutibile per Kurt, dato che lui si aspettava di essere riportato a
casa. Ok, casa sua era semplicemente dal lato opposto della strada e
trecento metri più a destra, però in questo modo
non lo metteva
certo a suo agio. Era come un invito, ed era palese agli occhi di
tutti. Bè, forse a quelli di Kurt in particolare.
Dave
grattandosi distrattamente la nuca e sbadigliando uscì
dall'auto.
-Scusa
Hummel, mi scocciava far inversione. Non ti rompe vero fare due passi
a piedi? - bofonchiò in modo distaccato. Kurt scosse la
testa,
cercando di cancellare tutto quello che aveva pensato fino a quel
momento.
Kurt
Elizabeth Hummel, dai un contegno al tuo cervello, si ripeteva,
inutilmente. Perchè prima di tutto sapeva di aver fatto un
errore,
ovvero lasciare la sua macchina parcheggiata poco distante da quella
di Karofsky, poichè chiaramente non era giunto al locale a
piedi.
Secondo perchè, dato che ormai un errore l'aveva fatto,
aveva
iniziato a fantasticare sul come la serata sarebbe finita, e tutte le
opzioni finivano in modi a dir poco osceni.
Dato
che non c'è due senza tre, ora doveva fare il suo terzo
errore,
cioè, giunto a quel punto era d'obbligo. Non avrebbe voluto,
ma
doveva oramai.
-Vuoi
che ti accompagni?- si propose Dave, notando che l'altro era immerso
in chissà quali pensieri.
Kurt
gli si avvicinò con anche troppa spinta e senza poche storie
gli
afferrò la nuca con vigore, lo tirò verso
sè e lo baciò con
trasporto, mentre con una mano gli accarezzava perfidamente il collo.
Era un gesto subdolo, perchè sapeva che Dave non poteva
resistere
alle carezze dietro all'orecchio. Santana lo paragonava spesso e
volentieri ad uno scimmione, ma lui sapeva che in realtà era
più un
felino.
-Sì,
potresti accompagnarmi nella tua stanza?- azzardò Kurt, con
un
sorriso sornione.
Per
un istante Dave lo fissò, meditando sul da farsi. Sapeva
come
sarebbe finita, ma diciamo che se l'era un po' cercata.
Sbuffò.
-Hummel
tu sei una creatura perfida, altro che una fatina- asserì il
più
alto, poi strattonò Kurt per un braccio, conducendolo dentro
al
motel.
Qualche
mese dopo
-Oggi
è il giorno giusto, devi dirglielo, devi farlo- si convinse
Santana
guardandosi allo specchio. Annuì, come per darsi ragione da
sola,
corrucciando labbra e sopracciglia in modo strano. Si
accasciò poi
sul lavandino sbuffando.
-Non
andrà mai bene- sbuffò desolata. Si
sistemò per l'ultima volta i
capelli e, dopo l'ennesimo sospiro, uscì dal bagno e scese
le scale.
Trovò Rachel al bancone che parlottava allegramente con
delle
clienti, sfoggiando il suo radioso sorriso, serena come non mai.
Da
quando stava con Noah era un'altra persona, oddio, sempre
insopportabilmente rumorosa e piena di sé, ma felice, fin
troppo. E
cantava, quanto cantava. In modo esagerato, dal punto di vista di
Santana. In casa, sotto la doccia, al locale qualche sera, insomma
era tornata la liceale che parlava a canzoni con la gente. Ma,
nonostante non l'avrebbe mai ammesso, Santana era contenta per lei, e
per Puck. La cosa bella era che il loro rapporto non era cambiato di
una virgola, forse c'era qualche smanceria in più, ma Puck
era
ancora lo schiavo felice dell'umpalumpa amante del rosa. Quello che
era cambiato è che se Santana di sentiva di troppo prima ,
figurarsi
ora .
A
tal riguardo doveva fare qualcosa, e aveva una bella idea sul dove
trasferirsi, ma il coraggio mancava un po'. Ma non poteva
più
aspettare, aveva una scadenza quel posto vacante. Accidenti, tutta
colpa di quel Dylan, anche conosciuto come “Dylan il
Perfetto”.
Lui e quella sua adorabile scadenza del 7 di Marzo. Non lo sapeva che
lei era allergica alle deadline? Le mettevano troppe pressioni,
l'ansia di essere in ritardo, di addormentarsi e risvegliarsi giusto
il giorno dopo alla scadenza. Stavolta però era diverso,
stavolta
c'era in gioco qualcosa che non poteva perdere, non ancora.
Dylan,
il Perfetto, l'aveva conosciuto il giorno di Natale. Si era svolta
una semplice ma calda e divertente festa a casa Pierce e si era
presentato anche il ragazzotto, con un sorriso da pubblicità
e un
regalo per Valerie grosso al meno il triplo di quello che Santana
aveva comperato. Era un tipo irreale, con il suo metro e novanta, il
suo fisico da far invidia ad Hercules, una dentatura perfetta, due
occhi color del mare e i capelli mossi color grano. Subito non capiva
nemmeno perchè fosse lì, cosa ci facesse un
modello perfettamente
perfetto in mezzo a la Berry e a Miss Karofsky (alias Hummel), che
sembravano i suoi nani da giardino in confronto. Poi lui si era
avvicinato a Brittany, con un pacchetto rosso e piccolo, e le aveva
schioccato un bacio sulla guancia, abbracciandola fin troppo
amichevolmente. Santana li aveva guardati insieme, e tutto sembrava
più chiaro. Ovviamente lui era lì per Miss
PerfezioneConTantoDiGambeDaSogno, anche nota come Brittany Pierce.
Aveva in fretta scoperto che era uno dei ballerini con cui lavorava
più spesso, e da un anno a questa parte lavoravano davvero
molto
affiatati, tanto che lui aveva voluto collaborare con tutti i
progetti di Brittany, chiedendo che lei fosse inclusa nei suoi.
Insomma, due amiconi da urlo uno direbbe, se poi non notasse il modo
in cui lui la guardava. Non era un modo volgare, e questo forse le
dava ancora più fastidio, ma dopotutto si parlavo di Dylan,
il
Perfetto. La corteggiava in modo così elegante che Brittany
mai e
poi mai se ne sarebbe accorta, senza mai osare troppo, senza mai
invadere i suoi spazi in modo eccessivo, senza mai sbagliare.
Bè
Santana lo odiò fin dal principio, poi gli parlò
e scoprì che era
persino simpatico e intelligente. Insomma, un elemento da uccidere.
Chiaramente qualche difetto doveva averlo, dopotutto era umano.
Secondo lei ogni mese compiva sacrifici di giovani vergini per
offrirle al dio della perfezione. Bè, era sicuramente
possibile.
Era
decisamente gelosa di Brittany, ma cosa poteva farci, aveva capito
che non lo faceva apposta, era un suo dovere esserlo. La bionda era
una persona unica e rarissima, se non fosse stata gelosa, sarebbe
stata una sciocca psicopatica, non che esserne gelosa la esentasse da
esserlo effettivamente.
In
ogni caso si era trovata qualche settimana più tardi ad un
incontro
faccia a faccia con uno degli uomini più perfetti e irreali
del
pianeta, un uomo fin troppo sincero e leale. Le aveva confessato che
era innamorato di Brittany, ma sapeva anche cosa provava la biondina,
era a conoscenza persino del loro passato perchè lei gliene
aveva
parlato. Già questa cosa mise in allarme la latina: se
Brittany si
era confidata voleva dire che doveva essere diventato una persona
particolarmente importante nella sua vita. E quello fu il giorno in
cui le diede un ultimatum : fino al 7 Marzo si sarebbe comportato
come aveva fatto fino ad allora, ma dal giorno seguente si sarebbe
impegnato per conquistarsi la bionda contesa.
Ora, Santana era
certa che non avrebbe avuto grandi difficoltà nel farlo,
cioè
persino lei lo trovava attraente e desiderabile come uomo, e lei gli
uomini non li vedeva più come partner da anni oramai.
Considerando
che lui rientrava a pieno nei gusti di Brittany, che spruzzava qua e
là perfezione come se fosse una cosa naturale e che Valerie
lo
adorava, sì avrebbe avuto una concorrenza terribilmente
spaventosa.
Quindi
doveva mettersi all'opera, e farlo prima del 7 Marzo.
Il
5 Marzo era un bel giorno per farlo dopotutto, abbastanza sotto
pressione ma con un margine di ben due giorni, non troppo male.
Arrivò
fino a casa Pierce, ancora attanagliata dalla preoccupazione e dal
fatto che ormai aveva una certa età, e gli attacchi di cuore
erano
più probabili. Diavolo, non era più la focosa e
impavida latina di
Lima Heights.
Non
fece in tempo a disincantarsi da quei pensieri che fu colpita da una
macchia di colore blu proprio sulla gonna bianca. Ringhiando e
imprecando alzò lo sguardo verso il colpevole, per poi
trovarsi
davanti una scena buffa ma tipica di quella casa. Sam e Mike si
stavano rincorrendo, in costume, con pistole ad acqua caricate a
vernice, ed erano colorati più o meno dalla testa ai piedi.
Da un
lato vide Noah essere colpito e colpire Valerie, con le stesse armi
dei due ragazzi. Infine, spostando lo sguardo leggermente
più a
sinistra, vide Mr Perfezione che spalmava, cioè nel senso
letterale
della parola, Brittany di vernice rosa, mentre quella ridendo cercava
di scappare alla presa salda dell'altro.
Santana
aggrottò un sopracciglio e per poco non sputò
fuoco. Quella brutta
e infima persona non stava affatto rispettando gli accordi, non era
nemmeno il 7 e lui già strusciava le sue mani sul corpo
scultoreo
della bionda. Santana senza pensarci due volte si avvicinò
ai due a
larghe falcate, mentre nella testa si ripeteva che no, l'omicidio non
è mai una buona soluzione.
-Hey,
qui cosa sta succedendo?- domando l'ispanica, con un tono
più
stizzito di quanto non volesse. Brittany e Dylan si staccarono,
continuando a ridere. Dylan le sorrise, scrollando le spalle.
-Tutta
colpa della signorina- rispose, indicando la bionda al suo fianco.
Bionda che ora che Santana guardava meglio era in costume. In costume
accidenti, e quello fino ad un secondo fa se la stava tutta
palpeggiando.
Oddio,
forse qualche anno di carcere non le avrebbe fatto troppo male.
-Stavamo
facendo a gavettoni, finchè lei non ha ben pensato di
riempire la
sua pistola ad acqua con della vernice- continuò il ragazzo,
indicando i palloncini dimenticati sul prato.
-Ho
pensato fosse divertente- commentò Brittany, facendo
spallucce in
modo innocente.
Santana
con uno scatto le afferrò una mano, cosa che nessuna delle
due si
aspettava e la trascinò con se in casa, lasciando Dylan
solo. Da
quando Santana era tornata le cose tra loro non erano mai andate
benissimo, ma nemmeno malissimo. Si vedevano abbastanza spesso a
causa di Valerie, ma non c'era mai stato molto contatto fisico, se
non per sbaglio. La presa di Santana sulla mano della bionda si
allentò appena furono sole in casa. Tutti fuori stavano
giocando,
senza di certo badare a loro.
-Hey
Santana.. che c'è?- chiese la bionda, davvero incredula del
comportamento dell'altra. Ormai aveva rinunciato a pensare che tra
loro sarebbe rinato qualcosa, sentiva l'ispanica troppo lontana da
se. Per questo negli ultimi tempi aveva concesso più
attenzioni a
Dylan, dopotutto non stava facendo nulla di male.
-Devo
parlarti- mormorò Santana. Dopodichè
respirò lentamente due o tre
volte, quasi per raccogliere tanto fiato in vista di un lungo
discorso. In realtà lo faceva per cercare il momento per
partire.
-Io
in questi mesi ho capito una cosa Brittany- iniziò, cercando
di
guardarla negli occhi, se lo doveva fare, doveva farlo bene –
ho
capito che io senza di te non sono nulla- ammise rassegnata. - Ho
capito che per stare bene mi servi tu, ora anche Valerie, ma tu per
prima. Sai sono stata lontana tanto, ho conosciuto altre ragazze, ma
nessuna, dico proprio nessuna mi ha mai trasmesso un millesimo di
quello che mi dai tu quando ti guardo.-sospirò, notando lo
sguardo
serio di Brittany.
-Io
ti amo Brittany, potrei stare qui a parlarti per giorni di quanto ti
ami, di quanto mi manchi tutte le volte che sono con te, ma da te
sono distante kilometri, di quanto la tua freddezza mi uccide, di
quanto ogni tanto vorrei essere Marshall per stare un po' tra le tue
braccia. Io ..- cercò di continuare, ma Brittany
l'interruppe.
-Io
invece ti odio Santana- decretò Brittany. La mora
sgranò gli occhi,
esterrefatta. Brittany l'aveva appena accoltellata, e c'era riuscita
con sole cinque parole.
-Ti
odio perchè mi hai lasciata, perchè mi hai
tradita, perchè non ti
sei fidata di me, perchè hai lasciato che crescessi Valerie
da sola-
ammise, mentre calde lacrime le rigavano il volto –
perchè quando
avevo bisogno di te tu non c'eri, e magari abbracciavi un'altra,
perchè non sapevo cosa dire a Valerie quando lei mi faceva
notare
che tutti hanno due genitori e non capiva perchè lei ne
avesse solo
uno.- continuò, con la voce spezzata dal pianto.
Santana
non se l'aspettava, mai avrebbe davvero pensato che Brittany sarebbe
scoppiata come un fiume in piena, accusandola di tutte cose giuste e
tristemente vere, dolorose e imperdonabili.
-Ma
sopratutto, ti odio perchè non ho mai smesso di amarti.-
sussurrò,
con un filo di voce, abbassando lo sguardo. - dal giorno in cui te ne
sei andata, ho continuato ad amarti come sempre, come se tu te ne
fossi partita per tornare dopo un lungo viaggio. Ho deciso io di
aspettarti, fingendo che andasse bene così, che potevo
resistere
finchè tu non eri pronta. Ma sai, non era vero, non ero
così forte. Mi capitava di trovarmi a piangere quando non
volevo, di dovere
essere un peso per gli altri. Poi sei tornata, tu e il tuo essere
sempre tu. E nonostante ho cercato di starti lontana, di rifiutare il
tuo contatto, i tuoi tentativi di avvicinamento per farti capire cosa
ho sopportato io, non facevo altro che pensare a quanto avrei voluto
smettere di respingerti, a quanto sarebbe stato bello farmi coccolare
da te. - .
Brittany
ora stava guardando l'ispanica, che non capiva più nulla,
solo
quanto avesse sbagliato in passato e quanto non meritasse la persona
che amava.
-Aspettavo
solo questo- sorrise Brittany – che tu facessi la prima
mossa, sai,
almeno quella me la dovevi- ridacchiò, scrollando le spalle
e
asciugandosi gli occhi bagni.
-Tu
sei pazza- mormorò Santana – tu devi avere qualche
grosso problema
per amare me- constatò la latina, annuendo e avvicinandosi
all'altra, decisa.
-Santana
ho sempre parlato con fate e gnomi, qualche idea dovevi essertela
fatta anche in passato, no?- disse l'altra, sorridendo complice.
Santana
afferrò poi il viso della bionda con entrambe le mani,
alzandosi
sulla punta dei piedi per raggiungerla più facilmente, ma
l'altra la
fermo.
-San,
è tanto che non bacio una persona.. io non so se ricordo
come si fa-
mormorò imbarazzata.
-Nemmeno
io ricordo come si fa a baciare la persona che più ami al
mondo, ma
possiamo riscoprirlo assieme- propose sorridendo dolcemente, come
ormai non faceva da secoli.
Qualche
settimana dopo
Rachel
rabbrividì al tocco delle labbra del ragazzo, che si
spostavano a
suon di baci sulla sua schiena. Ormai aveva la pelle d'oca su tutto
il corpo e aveva dimenticato perchè era entrata in camera.
Noah si
stava impegnando a farglielo scordare per bene, carezzandole
dolcemente i fianchi.
Ah
già, il vestito, ecco cosa le serviva.
-Noah,
sai, noi avremmo un lavoro, nonostante lo trascuriamo spesso-
mormorò, notando poi l'orario dalla sveglia posata sul
comodino.
-Mmmh-
mugugnò l'altro.
-E
sarebbe carino che io mi presentassi vestita, sai com'è-
continuò
quella, sfruttando tutta la sua buona volontà.
-Questo
è un punto che condivido a pieno- si bloccò
immediatamente lui,
passandole il vestito -Anzi, io opterei per qualcosa di più
coprente
di ciò- riflettè, notando quanto fosse corto il
pezzo di stoffa che
le aveva appena passato. Lei scoppiò a ridere, infilando poi
l'abito
blu a balze, con un lungo spacco sulla schiena.
-Su,
preparati che scendiamo- lo spronò poi, dandole una sonora
pacca sul
sedere.
Noah
sorrise, afferrando la camicia che aveva appoggiato poco prima su di
una sedia. Quella sera sarebbe stata particolare, anche se Rachel
ancora non lo sapeva. Noah infatti aveva contattato a sua insaputa un
talent scout del teatro. Si era informato, sembrava uno importante.
Bè inizialmente non credeva che sarebbe davvero venuto, ma
poi
l'uomo si era dimostrato interessato e aveva accettato la sua
offerta, dicendogli che di lì a poco sarebbe passato al loro
locale
per sentire questa giovane stella, da Noah tanto decantata.
Aveva
scelto però di non parlarne alla ragazza : o non le sarebbe
mai
andato a genio o si sarebbe proiettata in un futuro di unicorni e
fate con lei e Barbra che saltellavano per mano sui prati. Quindi no,
non l'aveva detto a Rachel, cosa che non avrebbe fatto a meno che il
talent non si fosse dimostrato interessato, perchè certo non
voleva
darle un'altra delusione.
Da
quando stavano insieme sul serio era forse diventato ancora
più
protettivo di prima, aveva paura che tutto potesse ferire quella
piccola donna che amava tanto; ma in cuor suo sapeva che per quanto
fosse minuta, in realtà fosse forte e avesse un ego da
gigante, che
negli anni aveva addestrato a comportarsi civilmente, ma sempre un
gigante rimaneva.
-Hey,
tutto ok?- domandò la ragazza, notandolo pensieroso. Lui
annuì,
sorridendole.
-Certo,
scendiamo – disse allegramente.
Il
locale era gremito di persone, come quasi tutti i sabati sera. Rachel
ne era contenta, dopotutto era merito della sua idea, di quel piccolo
palchetto che dava un momento di gloria a chiunque avesse un po' di
coraggio per condividere con gli latri un po' di sè. Adorava
tutti
gli spettacoli, persino quelli tristemente imbarazzanti. Poi
sì, da
qualche tempo adorava anche esibirsi lì, conservando
gelosamente
ogni sorriso, viso stupito o applauso che raccoglieva con le sue
performance. Certo, forse non era il vero Broadway, ma questo non
voleva dire che salire sul palco non l'emozionasse.
Quella
sera aveva deciso di cantare Don't Rain On My Parade,
cosa
c'era di meglio della sua canzone preferita? I baci di Noah forse,
per cui prima di tutto ne strappò uno al ragazzo da dietro
al
bancone, poi si incamminò nell'angolo illuminato di bianco
della
grande sala.
-M-Mandy!-
mormorò stupita, trovando ragazza seduta in un tavolino con
alcuni
vecchi membri della compagnia di teatro con cui era stata in Europa
per anni – ragazzi!- trillò vedendoli tutti.
-Berry
– la salutò Amanda, arricciandosi con un dito i
capelli ramati –
vedo che ci siamo date da fare con il megafusto- notò,
sorridendo
melliflua. Rachel annuì, alzando un pollice, per poi
salutare il
resto dei ragazzi, chiedendo un po' a tutti come stessero le cose e
come mai si trovassero in un posto sperduto come Lima.
-Bè,
sai ho parlato ai ragazzi del tuo locale, ed eccoci qui. Erano tutti
molto curiosi- spiegò la rossa.
-G-Grazie-
disse Rachel contenta.
-Hobbit,
è il tuo momento- la informò Santana, appoggiando
una mano sulla
sua spalla e facendole l'occhiolino. Rachel spalancò gli
occhi
sentendo la base partire e come se fosse la cosa più
naturale del
mondo, mutò espressione, entrando completamente nella parte
di Fanny
e iniziò a cantare muovendosi verso il palco, proprio come
aveva
fatto tanti anni prima col Glee Club. La sua ex-compagnia rimase
allibita, mentre tutti gli occhi dei presenti iniziavano a voltarsi
verso quella piccola ma grande forza della natura, che si muoveva sul
palco come se fosse più semplice che respirare.
Neanche
aveva finito di cantare che il locale era scoppiato in un grande
applauso, che continuò per un minuto buono. Rachel
terminò, con gli
occhi lucidi e il fiatone, più per l'agitazione che per la
canzone,
non riuscendo a trattenere le lacrime di gioia. Quinn le diceva
sempre che ogni volta che la sentiva cantare non riusciva a non
emozionarsi, che forse il suo dono più grande era quello,
arrivare
al cuore delle persone. Ma Rachel, dal canto suo, non riusciva a non
emozionarsi a sua volta, alla risposta che il pubblico aveva alla sua
esibizione.
-E'
la mia ragazza- annuì soddisfatto e orgoglioso Noah,
servendo ad un
tavolo.
Rachel
dopo aver raccolto tutti i complimenti, lasciò educatamente
il
palco, dirigendosi verso il tavolo degli amici più cari che
aveva.
Valerie
in braccio a Dave applaudiva ancora la ragazza.
-Voglio
diventare come te da grande- trillò decisa la bambina.
-Vals, ieri volevi diventare un pompiere, l'altro giorno un koala, mi
potevano stare bene. Ma come la Berry, no- protestò Santana,
al suo fianco, scuotendo il capo. La bambina fece un tenero broncio,
poi si dimenò per poter andare in braccio a Brittany,
appoggiando le sue manine paffute sulle guance della madre.
-Mami vero che posso?- mugolò abbattuta.
-Certo pulcina mia- consentì Brittany sorridendo e appena
Valerie capì di poterlo fare si girò verso
l'ispanica facendole una pernacchia.
- Mi fai sempre fare la parte della mamma cattiva- borbottò
Santana, assottigliando gli occhi in direzione di Brittany.
-Nah,
è che a me Rach è sempre piaciuta-
affermò la bionda, utilizzando
poi la treccia della mora per farsi da scudo.
-Voi Pierce siete un po' troppo furbe per i miei gusti-
assentì la latina, sorridendo poi più dolcemente,
stampando infine un bacio sia sulla testa della bambina che sulla
guancia della compagna.
-Ci ami anche per quello- puntualizzò Brittany, facendole
poi un super sorrisone che sciolse Santana.
- Allora, come sono andata?- chiese Rachel radiosa.
- Sempre fastidiosamente meravigliosa- commentò Quinn,
abbracciando l'amica.
-Certo, io saprei fare di meglio- sottolineò Kurt,
sistemandosi scherzosamente il ciuffo di capelli sempre impeccabile.
-La assumiamo per un certo matrimonio, penso che possa essere
all'altezza dei signori Chang- continuò Mike, rimanendo il
più serio possibile, cosa che fece ridere ancora di
più la brunetta, la quale si sentì poi puntellare
sulla spalla da un indice.
Si
voltò, convinta fossa un collega, ma si trovò
davanti un damerino
in giacca e cravatta, con tanto di taccuino alla mano e un sorriso
interessato.
-Lei
è la signorina Rachel Barbra Berry?- domandò
pacato.
-Sì,
di cosa ha bisogno?- rispose gentilmente, senza sospettare
minimamente quello che avrebbe detto l'uomo.
-Il
mio lavoro è scoprire giovani talenti, e penso proprio di
trovarmi
davanti ad una stella di Broadway, e forse non mi riferisco solo a
questo locale- la informò.
Gli
occhi di Rachel si spalancarono e la sua bocca per poco non
toccò il
pavimento, mentre il suo cuore si era messo a martellare come un
fabbro.
In
Luglio
-Ecco
fatto- trillò Brittany, contemplando la sua piccola opera
d'arte.
Aveva raccolto i capelli di Quinn in una treccia che le faceva come
da corona, dopodichè l'aveva incastonata di piccoli ed
eleganti
fiorellini bianchi, stando attenta a rendere il tutto molto
armonioso.
-Wow
B, sei fantastica- mormorò Quinn, ammirando il lavoro
dell'altra
bionda.
-Qualcosa
di blu – cantilenò Santana avvicinandosi con un
sorriso sornione,
mentre sventolava un perizoma color mare.
-Tana-
la guardò truce la sposa, mostrandole poi gli orecchini, due
piccole
roselline bianche e blu.
-Come vuoi, Mike sarebbe stato d'accordo con me- borbottò
l'altra facendo spallucce.
-Et
voilà! – squillò Rachel, dopo aver
chiuso attentamente la
cerniera ed averla assicurata con il piccolo bottoncino a forma di
perla.
-Ohhh-
cinguettò Kurt, ammirando l'amica finalmente pronta, nel suo
maestoso vestito da sposa. Si dice che tutte le spose al giorno del
proprio matrimonio siano bellissime e, nonostante Kurt odiasse i
clichè, non poteva non pensarlo in quel momento con davanti
una
ragazza bella come il sole e felice come non mai, nel suo abito color
panna senza spalline, come sempre aveva desiderato.
-Chissà
cosa staranno facendo al mio piccolo cucciolo- bisbigliò
Santana,
mordicchiandosi un'unghia.
Valerie
di fatto in quel momento era con lo sposo. Perchè
sì, aveva
accettato di fare da damigella, ma voleva essere quella di Mike,
perchè Quinn ne aveva fin troppe a parer suo.
Così era con il
ragazzo e trotterellava in tondo nella stanza nel suo body rosa.
-Paperottina,
dobbiamo vestirci, o lo sposo arriverà in ritardo. Mike
Chang non
arriva mai in ritardo e non inizierà certo oggi- disse il
ragazzo,
fermando la bambina che ridacchiava, stringendo a sè il
papero.
-Ecco
il miglior vestito da principessa di sempre- esclamò Noah
dopo
essere entrato nella stanza di corsa. Chiaramente lo aveva
dimenticato a casa Pierce, dopo che Brittany gli aveva ricordato
almeno venti volte di prenderlo con se mentre andava da Mike, per cui
aveva fatto una volata in macchina per recuperarlo.
Ma
appena Valerie lo vide, capì che almeno non avrebbe perso
tempo a
convincere la bambina a metterselo perchè il suo visino
strabiliato
mostrava quanto le piacesse.
Mike
l'aiutò a vestisti, cercando di non rovinare il piccolo
concio che
le aveva fatto la madre prima che lasciasse casa, ma data la
quantità
di lacca con tanto di brillantini fu un compito relativamente
semplice. Ora che persino la damigella/principessa dello sposo era
pronta, non rimaneva che partire e raggiungere il luogo della
cerimonia.
Quando
Quinn scese dall'auto, al fianco di Kurt, tutti i presenti iniziarono
a sospirare, concordando sul quanto fosse perfetta in quel momento la
ragazza. Quinn, lanciando piccoli sorrisi leggermente imbarazzati un
po' a tutti, raggiunse il futuro marito e si fermò al suo
fianco.
Questo la guardò con un sorriso amorevolmente scherzoso.
-Di
spose belle ne ho viste eh, ma lei signorina-ancora-per-poco Fabrey,
per poco non mette in ombra la mia maestosità-
commentò, facendo
poi l'occhiolino alla ragazza, la quale non riuscì a
trattenere una
leggera risata.
Qualche
giorno dopo.
-No!
Non li devi mangiare! Sono per Duckie!- strillò Valerie,
togliendo
dalle mani di Santana due panini tondi. La ragazza sollevò
un
sopracciglio, senza ribattere, mentre la piccola, li rimetteva dentro
ad un sacchetto e li nascondeva dietro di sè.
-Mamma
ha detto che quando ho finito di mangiarli posso darli a Duckie e ai
suoi paperotti, vero mamma??- spiegò la bambina, sorridendo
a
Brittany, la quale stava aprendo una vaschetta contenente pasta
fredda appena comperata, per poi passarla a Valerie.
-Sì,
San dovresti saperlo. Siamo venute a fare il pic-nic qui proprio per
questo- ricordò alla compagna, la quale sbuffò
afferrando poi il
suo pranzo e incrociando le gambe imbronciata. Valerie si mise una
mano davanti alla bocca, quasi per nascondersi a Brittany e poi fece
una linguaccia all'ispanica, che non riuscì a trattenere una
risata.
La
bionda le guardava sorridendo. Da qualche mese tutto andava al
meglio, anche se non si si sarebbe aspettata che le cose si
sarebbero evolute in quel verso.
Santana
si era trasferita con loro qualche mese addietro, da allora era
diventata un continuo bisticcio tra la bambina e la latina.
Quest'ultima infatti si era accorta in fretta che dopotutto Valerie,
nonostante a prima impressione sembrasse più matura della
sua età,
era una bambina di quattro anni come tutte le altre: era benissimo in
grado di fare i capricci se voleva qualcosa, o piangere
perchè non
voleva dormire. Ma tutto ciò non le dispiaceva affatto, anzi
le
faceva piacere, perchè forse era ancora in tempo per
insegnare
qualcosa a quella piccola peste. Ciò che non le andava tanto
a genio
era come aveva reagito al suo trasferimento. Infatti la bambina era
diventata notevolmente gelosa della madre e cercava in tutti i modi
di attirare su di sé l'attenzione, di mettersi tra lei e
Santana se
si accoccolavano sul divano, di apparire come la più brava
tra le
due.
Brittany
in realtà conviveva con due che sembravano sorelle e
cercavano in
tutti i modi di essere la cocca di mamma, e ciò la divertiva
non
poco, anche perchè sapeva che in realtà le due
stavano anche molto
bene insieme.
Dopo
aver pranzato all'ombra di un grande albero e aver spezzettato con
amore i panini per nutrire la famiglia di papere adottate a distanza
dalle Pierce, Santana si sedette contro il tronco di un albero,
sfilando un libro dallo zainetto e aspettò che le altre due
la
raggiungessero. Brittany si sdraiò, appoggiando la testa
sulle gambe
di Santana, mentre Valerie si accoccolò abbracciata a lei,
usando
come cuscino Marshall. La latina aprì alla pagina indicata
dal
segnalibro e riprese poi a leggere di Harry, Ron ed Hermione in cerca
di un modo per distrarre un grande cane a tre teste di nome Fuffi,
che faceva la guardia a qualcosa di molto losco e segreto.
Le
altre due l'ascoltavano attentamente, in particolare la bambina che
si spaventava o si stupiva in base a quello che succedeva nella
storia.
-
‘Ma questi non sono uccelli!’
esclamò Harry a un tratto.
‘Sono chiavi! Chiavi alate! Guardate bene! Allora, questo
vuol dire
che...’ e si guardò attorno per la stanza, mentre
gli altri due
scrutavano lo sciame di chiavi. ‘Ma sì: guardate!
Prendiamo i
manici di scopa! Dobbiamo acchiappare la chiave che apre il port..-
-Guarda
guarda chi si vede!- esclamò una voce acuta e divertita
-Miss
NonMiPiaccionoLeBionde- continuò, avvicinandosi a Santana
sorridendo
melliflua.
L'ispanica
alzò gli occhi dal libro, trovandosi davanti due persone che
non
vedeva da un po' e che di certo non pensava di trovarsi davanti un
quel momento.
Eleonor
stava giocando con un suo lungo boccolo, mentre Vivyan guardava
interessata la scenetta che le si era presentata di fronte.
-Sai,
Dave ci aveva dato l'indirizzo in cui vivi ora, ma non trovandoti in
casa abbiamo fatto un giretto, ed eccoti qui- spiegò Leo,
sorridendo
alla vecchia amica.
-Wow-
mormorò Santana, mentre le due bionde che le erano
accoccolate
addosso si alzavano stiracchiandosi, leggermente spaesate.
-Brittany,
Valerie loro sono Eleonor e Vivyan, due mie amiche londinesi- le
presentò, mentre Eleonor le si buttò al collo per
un abbraccio.
-Santana
non vuole tornare a Londra, lei vive con me e mamma.. per sempre-
affermò decisa la piccola, tirando a sè la mano
della latina, la
quale leggermente arrossì, notando che dopotutto Valerie era
un po'
gelosa anche di lei.
-Certo
cucciolo, siamo qui solo per salutarla – le rispose Vivyan,
abbassandosi alla sua altezza e fissandola con i suoi grandi occhi
tanto magnetici quanto amichevoli, e ciò fece piacere alla
piccola.
-Allora
ba bene.. io sono Valerie Pierce e le è la mia
mamma-mormorò un po'
più timidamente, aggrappandosi ad una delle gambe di
Brittany.
-Santana,
ho sempre saputo che in fondo le bionde ti piacessero, ma non mi
sarei mai aspettata di trovarti con una specie di top model di cui la
lunghezza delle gambe mi supera in altezza- scherzò Eleonor,
mangiando con gli occhi il corpo scolpito di Brittany.
-Giù
le zampe Leo- ringhiò quasi Santana – è
felicemente occupata-
continuò serrando gli occhi -e tu B dovresti imparare a
usare jeans
più lunghi quando non siamo sole- borbottò in
direzione della
compagna, che alzò un sopracciglio contrariata.
-Ahahahha,
mai mi sarei aspettata di ritrovarti nei panni di un fidanzato geloso
– ridacchiò Vivyan.
-FidanzatA-
sottolineò Santana, alludendo fiera all'anello che Brittany
portava
al dito – e essere gelosa della mia futura moglie
è un dovere a
cui mai mi sottrarrò- concluse incrociando le braccia
decisa,
facendo ridere tutte le presenti a parte Valerie, che si era persa a
fare le capriole sul prato. L'ispanica sorrise, guardando poi in
direzione di Brittany che faceva lo stesso a sua volta.
Era
strano, ma Brittany riusciva a farle sentire tutto il suo amore con
un solo, unico e semplice sorriso, e ciò era una cosa che
per nulla
al mondo avrebbe voluto perdere.
Per
questo Santana aveva riscritto la sua regola fondamentale, trovandola
molto più giusta della vecchia “Santana
ha sempre ragione”.
“Sii
sempre gelosa di Brittany, perchè lei è tutto
ciò di cui avevi,
hai e avrai sempre bisogno”.
FIN
Hey
:)
Sì
, l'ho finita. Non ci credo nemmeno io.
Due
anni senza scrivere e poi eccola qui, dopo che chiunque, me compresa,
aveva perso ogni speranza. Poi l'altro giorno ascoltavo “Canzone
a metà” di Caparezza e mi è
tornato in mente cosa avevo
lasciato in sospeso. Tra le varie cose c'era anche questa fic, a cui
un tempo ero tanto affezionata. Allora mi sono riletta alcune
recensioni e ho capito che era stata proprio una brutta persona a
lasciarla così in sospeso :(
Quindi
me la sono riletta tutta, cercando di ricordare come avevo intenzione
di continuarla, e l'ho fatto. Sì, forse non come avrei fatto
un
tempo, non approfondendo ogni cosa, ma con un capitolo conclusivo che
desse tutte le risposte. Non ho voluto scrivere dei pezzi
più
banali, perchè volevo risaltare il contorno e spero che la
mia
scelta vi sia piaciuta e mi scuso di tutti gli errori presenti.
E
così penso proprio si conclusa la mia carriera di scrittrice
di ff.
E' quasi un addio alla coppia che più ho amato in Glee [
Brittana
forevahhh], serie TV che per me si è conclusa alla terza
stagione,
con grande delusione. Dico quasi perchè ..chissà,
magari un giorno
mi verrà voglia di scrivere qualcos'altro, probabilmente non
di
Glee, ma magari del mio amato Sherlock, o del simpaticissimo Stiles
Stilinski che ho appena iniziato a conoscere.
Vedremo!
Per
ora posso solo ringraziare tutti voi che avete letto la mia storia
fino a questo punto e che avete atteso così tanto per una
piccola e
incapace scrittrice come me.
Un
abbraccio,
Michi
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