Cap.
3: Surprise
Era
seduta dentro la tenda, e stava leggendo un pesante tomo.
“Numerologia e Grammatica”. Il
modo in cui l'aveva
ottenuto era stato alquanto curioso. L'aveva trovato sul pavimento,
davanti alla porta di camera sua. Era incartato, e assieme ad esso
c'era un biglietto. Il messaggio non era nulla di particolare, un
semplice “Per Elizabeth”; la
cosa strana era che, a
giudicare dalla grafia, quel regalo arrivava da suo fratello.
Il
suo rapporto con Edgar, come c'era da aspettarsi, era cambiato
parecchio da quando lei era arrivata ad Hogwarts. Rendendosi conto
che i suoi sforzi per tentare di recuperare il loro legame erano
stati vani, Elizabeth aveva deciso di appoggiarsi soltanto ai suoi
nuovi amici, e lasciar perdere un fratello che non voleva
più
saperne niente di lei. Ovviamente la cosa le faceva male, ma non
poteva certo piangerci su per sempre.
Tuttavia,
nel corso degli ultimi due anni, aveva notato qualcosa. A volte,
durante le cene, le capitava di lanciare uno sguardo verso il tavolo
dei Serpeverde. Spesso e volentieri scopriva suo fratello ad
osservarla, quasi come se, pur da molto lontano, la stesse
controllando. Non aveva paura di lui, ma sperava che, se davvero non
si trattava soltanto di una coincidenza, le sue intenzioni fossero
buone. Magari non era così disgustato da lei come voleva far
credere.
Il
regalo sembrava una conferma delle sue teorie. La sua passione per la
matematica non era mai svanita, e quando dovette scegliere le materie
da seguire durante il terzo anno Aritmanzia fu la prima che
inserì
nell'elenco. Regalarle il libro di testo era stata una manifestazione
di attenzione.
Naturalmente,
Elizabeth aveva cercato di parlarne con lui, ma lui aveva negato
tutto. Era strano: se quello era un modo per farle vedere che in
qualche modo teneva ancora a lei, perché non mostrarlo
apertamente?
-
Ehi! - esclamò Megan, entrando nella tenda. -
Perché non metti giù
quel librone? Tra poco si mangia, e poi dobbiamo iniziare ad andare
verso lo stadio!
Elizabeth
rise. Megan era così eccitata per quella finale... adorava
il
Quidditch, e per tutta l'estate non aveva fatto altro che parlare di
come, una volta rientrate a scuola, avrebbe fatto i provini per
entrare nella squadra. Quanto a lei, lo sport le era abbastanza
indifferente, ma come poteva resistere alla sua migliore amica che le
faceva gli occhi dolci? Da qualche parte nell'accampamento c'era
anche la sua famiglia, ma lei si era trasferita nella tenda di Megan
alla prima occasione. Era una comunissima tenda babbana, ma era
comoda e, nonostante fossero ancora confusi da tutta la situazione, i
genitori di Megan avevano fatto di tutto affinché lei fosse
a suo
agio.
-
Perché è interessante! - disse lei, mostrandole
la pagina sulla
Tabella Pitagorica. Era affascinante sapere che anche le formule
magiche potevano essere ricondotte a dei numeri, ma Megan non
condivideva il suo entusiasmo.
-
A proposito di interessante... - fece Megan,
cambiando tono di
voce - c'è un ragazzo, qua fuori, che ti
sta cercando... se è
chi penso io, direi che ti conviene proprio staccarti da quel
mattone!
Un
ragazzo? pensò
Elizabeth,
uscendo dalla tenda. Ma chi può... oh.
Impiegò
qualche secondo a registrare chi si trovasse davanti a lei. Un
ragazzo alto, dai capelli neri e gli occhi azzurri, che le stava
sorridendo con calore. Era cambiato parecchio, in quei due anni in
cui non si erano visti. E, cavoli, era diventato proprio un
bel
ragazzo.
-
Jules! - esclamò Elizabeth, correndogli incontro.
-
Liz – fece lui, abbracciandola. Poi, la baciò
sulle guance, come
era solito fare in Francia. Elizabeth si sentì arrossire.
-
Non mi avevi detto che saresti venuto qui! – fece Elizabeth.
Il
cuore le batteva forte.
-
Beh, la finale della Coppa del Mondo di Quidditch è un
evento
importante... nonché un'ottima occasione per fare una
sorpresa alla
mia migliore amica!
Elizabeth
sorrise, continuando ad abbracciarlo. Era come se volesse recuperare
il tempo in cui erano stati lontani.
-
Sono così felice che tu sia qui!
-
Ahem – fece Megan, che era dietro di loro. - Io sono ancora
qui,
eh!
-
Oh, scusa – disse Elizabeth, sciogliendo l'abbraccio. -
Julian, lei
è Megan, la mia migliore amica.
I
due si strinsero le mani. Elizabeth era così felice di
vedere due
delle persone più importanti della sua vita fare conoscenza.
-
Ora vi lascio soli, devo aiutare mamma con la cena. A dopo! - disse
Megan, facendo loro l'occhiolino. Elizabeth scosse la testa.
-
Come stai? - le chiese Julian. Era più una domanda di
cortesia, dato
che non avevano mai smesso di sentirsi, almeno via lettera.
-
Ora sto di sicuro bene – rispose lei. - Sono in buona
compagnia! E
tu?
Julian
fece uno dei suoi sorrisi calorosi, ed Elizabeth sentì una
strana
sensazione allo stomaco. Le farfalle. Ecco di cosa si tratta.
Arrossì, e scacciò via quel pensiero. Lui era il
suo migliore
amico, del resto. Un migliore amico figo, ma pur
sempre amico.
-
Sono qui, pronto a guardare una bella partita di Quidditch con la
ragazza che preferisco di più al mondo. Posso chiedere di
più?
“La
ragazza che preferisco di più al mondo”...
beh, era un inizio.
Parlarono
come se non si fossero mai separati, camminando a braccetto. Julian
le raccontò di come passasse le sue serate assieme al padre,
andando
in un osservatorio astronomico ad imparare quanto più
potesse sulle
stelle e sullo spazio.
-
Sarai un asso in Astronomia – disse Elizabeth.
-
È la mia materia preferita – rispose lui. - Se non
fosse stato per
la magia, credo che mi sarebbe piaciuto molto diventare un
astronauta.
-
Uno di quei Babbani che volano per lo spazio, giusto?
Julian
rise, probabilmente a causa della sua definizione molto limitata di
“astronauta”. - Sì, uno di loro.
-
Non so che carriere babbane prevedano l'utilizzo della matematica, ma
io ho deciso di seguire Aritmanzia, quest'anno – disse
Elizabeth,
con orgoglio. - Ed è stato tutto grazie a te e al primo
libro che mi
hai prestato.
-
Oh, davvero? Ne sono molto felice – rispose lui, poi la
trascinò
verso la tenda dei suoi genitori.
I
signori Beaumont furono molto felici di vederla. La prima cosa che la
madre di Julian fece, ovviamente dopo averla abbracciata, fu darle un
regalo.
-
Spero di aver scelto bene – disse la donna, mentre lei apriva
il
pacchetto. Dentro c'era un bel cerchietto per i capelli, con sopra
attaccato un piccolo fiocco di colore blu.
-
L'ha fatto a mano – disse Julian, alzando gli occhi al cielo.
-
Voleva che si intonasse ai tuoi begli occhi, così, visto che
il
colore è simile a quello dei miei, me l'ha fatto provare un
sacco di
volte finché non era soddisfatta dalla tonalità.
Elizabeth
scoppiò a ridere. Immaginare Julian con un cerchietto in
testa era
estremamente divertente.
-
Beh, per fortuna non devo solo immaginare la scena! - disse la
ragazza, posando a tradimento il cerchietto sulla testa del ragazzo.
- Grazie, signora Beaumont! - disse, mentre Julian si lamentava.
-
Te l'ho già detto, tesoro, puoi chiamarmi Marie –
disse la donna,
con affetto. - Richard! - urlò, rivolta verso il retro della
tenda.
- Elizabeth è appena arrivata! Ovviamente –
tornò a rivolgersi
verso la ragazza – cenerai con noi, prima della partita, vero?
-
Non lo so – fece Elizabeth – insomma,
c'è anche Megan....
-
Vai a chiamarla – disse Julian. - Siete entrambe invitate.
Mangiare
assieme ai Beaumont e a Megan fu stupendo. Il padre di Julian e Megan
avevano qualcosa in comune: la passione per i film di fantascienza.
Ne parlarono durante tutta la cena, e furono decisamente scioccati
quando Elizabeth disse loro di non avere alcuna idea di cosa Star
Wars fosse. Ovviamente, Megan si offrì volontaria
per guardare
con lei tutta la serie, e lei accettò, perché era
proprio curiosa
di sapere che cosa ci fosse di così entusiasmante.
Dopo
cena, si diressero tutti assieme verso lo stadio. Nonostante lo sport
non fosse proprio la sua passione, l'entusiasmo di Megan (la quale
non faceva altro che saltellare da una parte all'altra con aria
eccitata) era contagioso, ed Elizabeth non vedeva l'ora di godersi la
serata....
*
Erano
sedute sui loro sacchi a pelo, dentro la tenda. Megan era sotto
l'effetto dell'euforia post-partita, e se solo ci fosse stato
abbastanza spazio, probabilmente si sarebbe messa a ballare. Invece,
si stava accontentando di canticchiare.
-
L'Irlanda ha vin-to! E Lizzie ha un ragaz-zo! - fece l'amica,
ridendo.
-
Oh, smettila! - disse Elizabeth, tirando un piccolo pugno all'amica.
Stava diventando bordeaux. - Jules non è il mio ragazzo,
è solo il
mio migliore amico!
-
Certo. Anche se appena l'hai visto ti sono venuti gli occhi a
cuoricino? Avanti, non dirmi bugie!
Era
ovvio che Megan si fosse accorta del suo repentino cambio di
espressione non appena aveva visto Julian. Persino lei era rimasta
scioccata. L'ultima volta in cui si erano visti, entrambi erano
ancora dei bambini, e adesso... beh, lui era sicuramente cambiato, e
decisamente in meglio. Due anni prima, di certo non si sarebbe mai
soffermata a contemplare la profondità dei suoi occhi, o il
suo
sorriso... per non parlare del fatto che, anche caratterialmente
parlando, era un ragazzo d'oro. Forse si stava davvero beccando una
bella cotta per lui....
-
Insomma, è molto carino, però....
Furono
interrotte da delle urla.
-
Cosa succede? - chiese Megan, spaventata.
-
Non lo so, ma restiamo qui – fece Elizabeth.
Sentirono
una serie di passi, come se un sacco di gente stesse correndo accanto
a loro. Ad un tratto, la tenda si aprì, e una figura fece
capolino.
-
M-mamma? - mormorò Elizabeth, stupita.
-
Uscite fuori, subito – disse la donna. - Megan, i tuoi
genitori
sono qui con me.
Corsero
entrambe fuori, senza nemmeno cambiarsi. Si mossero tra le tende,
mentre le urla e il rumore degli incantesimi risuonavano attorno a
loro. Poco più avanti stava succedendo qualcosa, e quando
Elizabeth
si rese conto di che cosa si trattasse, si bloccò.
Vi
erano una serie di figure nere incappucciate, che tenevano in alto le
bacchette. Elizabeth, pur non avendoli mai visti, li riconobbe subito
per ciò che erano. Mangiamorte. Con le
loro bacchette stavano
facendo levitare alcune persone, trattandoli come burattini. Si
trattava della famiglia che gestiva il campeggio. Babbani.
-
Elizabeth, non fermarti! - gridò sua madre, trascinandola
per un
braccio.
Continuarono
a correre finché non raggiunsero la foresta. Anche Julian e
la sua
famiglia erano lì con loro. Non appena si fermarono,
Elizabeth
scoppiò a piangere tra le braccia della madre. Vedere quei
Mangiamorte l'aveva spaventata.
Sua
madre le accarezzò i capelli, mentre lei riprendeva
coscienza di ciò
che la circondava. Attorno a lei c'erano Julian e Megan, con le
rispettive famiglie; c'erano sua madre ed Edgar, oltre ad un altro
gruppo di persone. Mancava qualcuno.
-
Mamma, dov'è papà? - domandò.
Sua
madre continuò ad accarezzarle i capelli. Sembrava quasi che
non
volesse risponderle. - Tesoro....
Poi,
Elizabeth ricordò qualcosa. Durante la prima guerra magica,
prima
che lei nascesse, la sua famiglia aveva avuto a che fare con
Colui-che-non-deve-essere-nominato, tanto che suo nonno era morto in
battaglia. Suo padre non aveva mai menzionato nulla riguardo un suo
eventuale coinvolgimento, ma Elizabeth era sempre stata sicura che,
nonostante tutto, lui di trovasse dalla parte degli innocenti.
Alzò
gli occhi, ed incontrò lo sguardo triste di sua madre.
Questo bastò
a far crollare ogni sua certezza.
*
Davanti
al Pensatoio, Elizabeth ricordò la delusione che aveva
provato in
quel momento. Suo padre aveva sempre avuto delle opinioni sul mondo
che non le erano sembrate giuste. Aveva cercato di inculcare quegli
ideali anche nei suoi figli, ma con lei non ci era riuscito.
Tuttavia, mai aveva potuto immaginare che avrebbe agito di
conseguenza.
Alla
fine del suo terzo anno di scuola aveva visto Harry Potter uscire
fuori dal labirinto usato per la terza prova del Torneo Tremaghi,
portandosi dietro il corpo di Cedric Diggory. Potter aveva detto che
Colui-che-non-deve-essere-nominato era tornato.
Elizabeth,
almeno inizialmente, era indecisa se credergli o meno. Quello che era
certo era che quell'estate suo padre aveva passato molto tempo fuori
casa, e non per lavoro. Una parte di lei avrebbe voluto scappare via
assieme a sua madre; il problema era che dipendevano completamente da
suo padre dal punto di vista economico, e lei era soltanto una
quattordicenne impaurita da ciò che suo padre avrebbe potuto
fare se
avesse scoperto la loro fuga. Così entrambe, madre e figlia,
rimasero in quella casa.
Elizabeth
si tuffò in un altro ricordo.
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