Capitolo
4
Il capitano Leptis, comandante delle guardie di palazzo, stava
approfittando di una pausa per chiacchierare un po’ con due
vecchi compagni d’arme, quando aveva sentito un urlo
femminile provenire da poco lontano. Tutti e tre si erano guardati per
un solo istante prima di correre nella direzione del grido.
La scena che si parò davanti ai loro occhi aveva
dell’incredibile: la contessa Lynliss stringeva un elfo
riverso al suolo, ferito da una freccia. Leptis riconobbe
immediatamente il principe Dayel e si riscosse in un lampo,
risvegliando anche gli altri due, che sembravano in trance dalla
sorpresa:
- Jannison, corri immediatamente a chiamare il medico di corte, e poi
fai avvertire il re! Fangem, blocca immediatamente ogni porta ed ogni
finestra, e fai setacciare tutti i dintorni! Bisogna trovare chi
è stato! Muovetevi! –
I due corsero via, e lui si diresse verso Lynliss, che stava cullando
l’eroe elfo, piangendo e balbettando frasi sconnesse. I suoi
singhiozzi erano tali da far credere a Leptis che si sarebbe spezzata
in due; andava assolutamente calmata. Le pose le mani sulle spalle e le
parlò con voce il più calma possibile:
- Abbiamo chiamato il medico, ora sta arrivando, non temete –
guardò la ferita, e la sua lunga esperienza di soldato gli
mostrò subito quanto fosse grave, così profonda e
così vicina al cuore. Si impose di non tremare, mentre
comprendeva quanto la situazione fosse disperata; in quel momento la
priorità era la contessa.
Un veloce scalpiccio attirò la sua attenzione. Si
voltò e vide accorrere il medico di corte, seguito da un
paio di giovani soldati; uno dei due portava in mano una barella,
l’altro una coperta. Il dottore si avvicinò e
cercò di spostare Lynliss, ma lei era fuori di
sé, e strinse Dayel con maggiore forza; bastò una
occhiata del medico per far capire a Leptis che andava allontanata:
- Coraggio contessa, è per il suo bene. Vi prego, lasciatelo
e venite con me… - la forzò leggermente ma in
qualche modo lei comprese e se lo lasciò togliere dalle
mani, mentre Leptis la rimetteva in piedi, sorreggendola tenendole un
braccio attorno alle spalle, dato che era evidente come non fosse in
grado di reggersi da sola.
- E’ grave – mormorò il dottore
– bisogna essere molto veloci, se vogliamo avere qualche
possibilità – Lynliss tremava violentemente,
mentre non staccava gli occhi da quelli chiusi del suo amore
– Voi due – riprese il medico, rivolto ai soldati
– mettetelo sulla barella e copritelo, va tenuto al caldo, e
poi correte con me nella camera del principe, presto, non
c’è un secondo da perdere! –
I due soldati eseguirono immediatamente gli ordini, e se ne andarono
velocemente, lasciando lì il capitano e la fanciulla
tremante. Lui si chinò verso di lei, e stava per dirle
qualcosa quando le gambe le cedettero e lei gli cadde fra le braccia,
svenuta.
Forse era meglio così. Qualunque cosa fosse accaduta, per
lei era meglio che per il momento non si rendesse conto di nulla.
La sollevò senza fatica e si diresse verso le sue stanze,
sperando di trovare una ancella che si occupasse di lei.
Durin correva quasi alla cieca per i corridoi del castello. Stava
allenandosi con l’arco per recuperare la mobilità
del braccio che era rimasto ferito nella battaglia a Tyrsis quando un
soldato mandato da Eventine si era avvicinato di corsa chiamandolo a
gran voce; raggiuntolo, gli aveva detto che Dayel era stato ferito da
una freccia, e che il dottore temeva che potesse morire…
No, Dayel non poteva morire! Si asciugò nuovamente gli occhi
con un movimento secco del braccio, cercando di vedere attraverso le
lacrime che continuamente gli annebbiavano la vista. Non era possibile:
avevano affrontato di tutto, avevano visto in faccia la morte tante
volte ed erano sempre riusciti a sfuggirle, non poteva cederle adesso!
Inciampò in una pietra del pavimento, ma rimase in piedi e
riprese immediatamente a correre, più veloce di prima. Ma
perché diavolo avevano costruito un castello così
grande? Ci volevano secoli a raggiungere una stanza…
Finalmente giunse nel corridoio che ospitava le loro camere, e vide il
re davanti alla porta di Dayel, assieme ad alcune guardie:
- Eventine! – lo chiamò. Il sovrano si
voltò con una espressione triste. No, non poteva essere!
Durin si lanciò verso la porta, ma venne bloccato dalle
forti braccia del cugino:
- No, Durin, aspetta! –
Durin si voltò a fronteggiarlo come una furia:
- Devo vederlo! –
- Adesso c’è il dottore con lui! Ti prego,
lascialo lavorare! –
- Dayel è lì dentro! Devo andare da lui!
–
- Cerca di calmarti! – e con un gesto poco degno di un
monarca Eventine schiaffeggiò il cugino, che si
bloccò immediatamente guardandolo stupito, una mano sulla
guancia colpita. Eventine sospirò – Scusami. Ma
dovevi assolutamente calmarti e fermarti. Il dottore ha detto chiaro e
tondo che vuole essere lasciato solo intanto che lo cura –
- Ma tu… con il dottore hai parlato… Il soldato
che è venuto ad avvertirmi mi ha detto… -
- Sì, io sono entrato un attimo per parlare con il dottore
mentre lavorava… -
- Cosa ti ha detto? –
- Durin, è ancora troppo presto per… -
- Cosa ti ha detto? –
- Durin… -
- Cosa ti ha detto? – l’ultimo era ormai un urlo
isterico.
- Ha detto… che è molto grave… che
chiunque sia stato aveva una mira formidabile, è arrivato
vicinissimo al cuore… Ha detto… che ci sono
pochissime speranze… - afferrò Durin per le
braccia mentre sembrava sul punto di crollare a terra. Era
improvvisamente diventato pallidissimo, negli occhi uno sguardo vuoto.
Lo sostenne mentre lo faceva sedere in terra e gli faceva poggiare la
schiena contro il muro.
- No... - sollevò gli occhi per guardare Eventine, senza
cambiare espressione – Non è possibile... Non
lui... Ha sofferto tanto, perchè ancora a lui...? -
- Non lo so... Ma non ti preoccupare, vedrai che andrà tutto
bene... -
- Chi è stato? Perchè l'ha fatto? -
- Non lo sappiamo ancora, ma ho mobilitato tutte le guardie ed i
soldati, che hanno bloccato il palazzo e stanno perquisendo tutti i
dintorni. Non ci sfuggirà -
Lo sguardo smarrito vagò nel corridoio e parve riacquistare
un po' di lucidità:
- E Lynliss? -
- Ha perduto conoscenza – gli rispose il capitano Leptis -
quando ha visto il principe ferito. L'abbiamo portata nella sua stanza,
ed ora è assistita da due ancelle, fino a che il medico non
potrà occuparsi di lei -
Lo sguardo di Durin perdette nuovamente luce e rimase in silenzio,
fissando il vuoto. Eventine riprese a passeggiare nervosamente avanti e
indietro, aspettando il medico.
Dopo quasi mezz'ora il dottore uscì dalla camera di Dayel
con una espressione triste sul volto, il viso ostinatamente basso.
Pareva non avere il coraggio di guardare nessuno negli occhi.
- Allora? - chiese Durin rialzandosi – Come sta? -
- La ferita è molto grave, ed ha perso moltissimo sangue
prima che riuscissi a fermare l'emorragia... Non so se
riprenderà conoscenza, non so se e quanto
resisterà... -
Eventine rimase impietrito, mentre Durin fu costretto e riappoggiarsi
al muro, temendo di cadere:
- No... Non è possibile... - il comandante Leptis si
avvicinò sollecito, ma lui respinse l'aiuto e senza
più vedere nulla e nessuno entrò barcollando
nella stanza del fratello.
Quello che vide gli mozzò il fiato in gola. Dayel giaceva
nel letto, pallido. I folti capelli castani contrastavano in modo
stridente con l'innaturale candore della pelle, e il respiro fievole
sembrava potesse fermarsi in ogni momento.
Durin si sedette sul materasso accanto al fratello e gli prese una mano
portandosela al petto e stringendola leggermente:
- Ciao piccolo – mormorò – mi hanno
detto che un pazzo ha cercato di farti fuori… Come se
qualcuno potesse farti qualcosa dopo quello che hai passato!
Perché è così, vero? Non puoi farti
sconfiggere adesso che siamo tornati a casa… Ricordi? Mi
dicevi sempre di non preoccuparmi per te, che tu saresti sopravvissuto
a tutto, perché dovevi tornare a casa e sposare Lynliss, che
gliel’avevi promesso e non potevi mancare ad una promessa che
le avevi fatto… Ti fai fregare adesso? Non puoi lasciarla
sola… Non puoi abbandonare me… -
singhiozzò – Ti prego fratellino, non mi
lasciare… Torna da me… - la voce gli
mancò e potè solo restare lì,
immobile, a piangere tutte le sue lacrime.
Era incredibile. Non aveva pianto neppure a Storlock, quando aveva
visto Dayel crollargli davanti agli occhi, senza forze e probabilmente
ormai quasi senza sangue, ed aveva dovuto aspettare per ore che
qualcuno gli dicesse qualcosa. Non era riuscito a piangere, anche se lo
avrebbe voluto… Avrebbe voluto sfogare la sua rabbia, la sua
frustrazione, la sua impotenza, e non ci era riuscito…
Ora invece piangeva, ma si rendeva conto che non aiutava, che non
avrebbe aiutato finché il suo fratellino non avesse aperto
gli occhi.
Con la mano libera gli carezzò la fronte bruciante di
febbre, ed il dito scese poi lungo la guancia. Si chinò e si
stese accanto a lui, senza lasciargli la mano, sperando che lui
sentisse la sua presenza; neppure si accorse di aver chiuso gli occhi.
Si riscosse improvvisamente a notte fonda, svegliato da Dayel che si
agitava e gemeva nel sonno. Si alzò a guardarlo: gli occhi
erano socchiusi, e dalle labbra livide e tremanti uscivano
faticosamente parole sconnesse, inframmezzate da gemiti di dolore.
Stava delirando a causa della febbre.
- Dayel – mormorò avvicinando il proprio volto al
suo e posandogli sulla fronte una pezzuola bagnata – cerca di
calmarti… Devi stare tranquillo… -
Ma lui non lo ascoltava, vedeva e sentiva cose da cui suo fratello era
escluso:
- Maledetta… bestia… Shea! Flick! No, loro
no… Shea… è
l’erede… Non può essere
ferito… Maledetti gnomi… Non posso cedere,
no… Dobbiamo… trovare…
Allanon… Shea… Flick… stanno
morendo… Devo… andare avanti… Dobbiamo
salvarli… Menion… Non
ucciderà… qualcuno… a sangue
freddo… nemmeno… uno gnomo… Ma
dobbiamo… salvarli… -
- Cerca di stare calmo… Ti prego, fratellino… -
- No… Devo resistere… Durin! – strinse
la sua mano con più forza, ed il fratello si
avvicinò a lui:
- Sono qui… Non temere, sono qui… -
- Aiutami… Devo… andare avanti… ma
questa barella… è pesante… ma devo
andare avanti… Shea… Flick… Stanno
morendo… Ma… non ce la faccio
più… Moriranno se cedo…
moriranno… per colpa mia… No, non posso ucciderli
io… Siamo andando troppo lenti… - improvvisamente
con uno scatto si mise seduto, e cercò di alzarsi in piedi.
Durin lo trattenne:
- Fermo! Che fai? Stai fermo, ti prego… -
- No! – quasi gridava, e Durin si chiese da dove uscisse
tutta quella forza – Non posso… Devo
correre… O moriranno… per colpa mia… -
sembrò afflosciarsi tra le braccia del fratello, che lo
strinse forte, cercando di trattenere il pianto – Ho
freddo… tanto freddo… C’è
buio… Ho paura di morire al buio e al freddo…
Durin… aiutami… - la voce già tanto
fievole si spense e si abbandonò svenuto. Ma Durin non lo
coricò nel letto, continuò a tenerlo stretto e a
cullarlo dolcemente.
- Stai tranquillo, fratellino… Sono qui con te, non ti
faranno più del male… Stai tranquillo…
-
Rieccomi qui!!!
OnlyAShadow:
Ciao! Come vedi la sto tirando un po' per le lunghe, perchè
non ho ancora deciso nulla sulla sorte di Dayel (bugia...
però mi piace la suspense...). Soffrirai ancora un po'...
:-) Sono contenta di averti fatto cambiare idea su Eventine, a me
è sempre piaciuto parecchio (come qualunque personaggio -
meglio se maschile - con un minimo di sangue elfo nelle vene...)... In
compenso mentre scrivo sto iniziando io ad odiare un personaggio che mi
è sempre stato simpatico... Eh, la personalità
della scrittrice e quella della lettrice stanno facendo a pugni nella
mia debole psiche... :-) Spero che continui a leggermi, e che anche
questo capitolo ti piaccia!
Grazie ancora anche a tutti coloro che leggono in silenzio!
Ciao ciao a tutti! Alla prossima!
RoxRox
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