Spectrum
When
we first came here,
We
were cold and we were clear,
With
no colors on our skin,
We
were light and paper-thin.
[Quando
siamo arrivati qui la prima volta,
Eravamo
freddi e trasparenti,
Senza
colori sulla nostra pelle,
Eravamo
leggeri e sottili come carta.]
L'inverno era qualcosa di magico, al Distretto Quattro.
Era troppo a sud perché potesse nevicare, anche se antichi
racconti dei vecchi tramandavano un tempo in cui avevano visto la
spiaggia coprirsi di bianco.
L'inverno scatenava tutta la sua violenza nelle tempeste, con maestose
onde di acqua scurissima che si abbattevano sulla sabbia e sugli
scogli, spazzando via ogni altra cosa.
Per il Distretto significava meno cibo sulla tavola ogni volta che il
vento cominciava a soffiare da nord. Eppure l'inverno era quasi
venerato. Aveva tutta la ruvida potenza della natura che ristabilisce
il proprio dominio sulle cose, ingloba dentro l'enorme ventre
dell'oceano tutto ciò che trova ai suoi confini, per poi
restituirlo con violenza a chissà quale altra
estremità, lontano da lì. Lontano da ogni cosa.
Del mare si sapeva solo dove iniziava. C'era chi diceva che finisse
dove si trovavano tutte le cose perdute, e chi giurava bagnasse un
luogo dove ritrovare se stessi.
Ad ogni modo, di sicuro le sue onde lavavano via ogni cosa.
Annie l'amava, d'inverno. Restava a guardarlo finché un'onda
non si infrangeva sugli scogli e gli spruzzi non la inzuppavano di
acqua gelida, costringendola a rifugiarsi di fronte al caminetto. Ma
mentre il fumo risaliva in calde spirali, Annie si stringeva nella
coperta, e ripensava all'aria fredda e sferzante che tirava sul
promontorio.
Finnick il mare lo amava indistintamente. In ogni sua stagione.
E quando il freddo dell'acqua era violento e pungente, tuffarsi
nell'oceano era come spegnere un interruttore rimasto acceso troppo
tempo. Immergeva la testa sott'acqua e soffiava via tutta l'aria dai
polmoni.
Nel buio turbinio delle onde, ogni cosa ritrovava il suo posto.
Say
my name,
And
every color illuminates,
We
are shining,
And
we'll never be afraid again.
[Dì
il mio nome,
Ed
ogni colore si illumina,
Stiamo
brillando,
E
non avremo mai più paura.]
Ogni anno la primavera arrivava leggera dal pelo dell'acqua, portata
dai venti dell'Est.
A volte si faceva violenta, nel modo in cui agitava le fronde e
incrementava il rollio delle barche ormeggiate con cura.
Ma comunque fosse giunta, avrebbe trovato la festa di primavera ad
attenderla, sulle lunghe spiagge del Distretto, e avrebbe danzato con
gli abitanti fino a notte fonda intorno alle scintille dei
falò.
Annie avrebbe fatto l'alba, in quella danza con i venti dell'Est. I
veli colorati del suo vestito sembravano prendere vita di fronte alle
fiamme, mentre un gioco di luci e ombre si arrampicava sul suo volto.
Finnick di tanto in tanto alzava lo sguardo su di lei, seduto sul
tronco chiaro di fronte al falò, con il calore ad ondate sul
suo viso.
La guardava attraverso le lingue delle fiamme e il crepitio delle
scintille che salivano verso il cielo nero. Era giovane e libera e
rideva come se fosse stata la sua ultima occasione di essere felice, e
lei non avesse avuto intenzione di sprecarla.
La guardava e faceva insieme male e bene all'anima.
And when we come for you,
We'll be dressed up all in blue,
With the ocean in our arms,
Kissing eyes and kissing palms.
[E quando verremo per te,
Saremo vestiti tutti di blu,
Con l'oceano nelle nostre
braccia,
Baciando gli occhi e baciando i
palmi.]
Il Distretto Quattro era lontano, nello spazio e nel tempo.
Nel Tredici ogni cosa sembrava un po' opaca, svanita, anche nei
ricordi. Come se avesse una dimensione tutta sua, simile a quella di
ogni altro luogo di Panem, ma distorta.
Mancavano i passi dei marinai che uscivano in mare in piena notte, lo
scricchiolio dei ciottoli sotto i piedi, le scaglie argentee dei pesci.
Nel Tredici il grigio che circondava ogni cosa era disciplinato e
impersonale. Lunghi corridoi di stanze identiche tra loro, decine e
decine di piani sempre più in basso, sotto file infinite di
luci al neon.
Annie camminava nel suo vestito da sposa come un'onda che scombina ogni
cosa, fresca e lucente e del colore del mare. I suoi passi fluivano
verso Finnick, uno dopo l'altro, come una danza di cui non si
intravedeva la fine.
Le sue labbra erano salate sopra le sue ed era come baciare la
nostalgia di casa.
Il sorriso splendeva sulla sua bocca, ed era come seguire le stelle per
ritrovarne la via.
And when
it's time to pray,
We'll
be dressed up all in grey,
With
metal on our tongues,
And
silver in our lungs.
[E
quando sarà il momento di pregare,
Saremo
vestiti tutti di grigio,
Con
metallo sulle nostre lingue,
E
argento nei nostri polmoni.]
Il Distretto Tredici era sempre stato un posto silenzioso.
I cittadini si muovevano al suo interno con suoni ovattati, colori
spenti e voci basse. Erano addestrati a mantenere il silenzio e la
calma anche nelle situazioni di emergenza, e di fronte alle pieghe
inaspettate che potessero prendere le cose.
Annie non proveniva dal Tredici.
L'avevano sentita urlare, chiusa nella sua stanza, sovrastando quella
spessa cappa ovattata.
Non c'era stata nessuna cerimonia. I costi della guerra erano
stati troppo alti per chiedere a qualcuno di fabbricare una bara per
lui, da portare del 13. Non era certo l'unica vittima della ribellione.
E dopotutto, a cosa gli serviva una bara? Non c'era nessun corpo da
seppellire.
La gente aveva cominciato a raccogliere dei fiori. Con la fine della
guerra, i cancelli in superficie erano stati aperti, e i primi gruppi
di cittadini avevano iniziato ad esplorare le zone all'aria aperta.
Erano state mogli e madri a portarle i primi fiori. Poi i bambini, e i
pochi uomini che avessero conosciuto Finnick senza essere partiti
insieme a lui.
A volte era anche un solo fiore un po' malandato, ma Annie li metteva
tutti a seccare. Johanna aveva rubato per lei un libro dall'archivio,
il volumetto numero quattro di una raccolta che parlava della storia
dei singoli Distretti.
Una sera era arrivata una bambina con un minuscolo mazzo di fiori
azzurri tra le mani. Annie l'aveva ringraziata sorridendo, senza
riuscire a nascondere il tremore.
Era così piccola. Conosceva già il significato di
quei petali chiari?
Annie si era seduta sul letto, stanca. Di fianco al suo, il posto vuoto
era ordinato ed immutato, con il basso cuscino e la ruvida coperta
ripiegata con cura.
Nessuno in tutta Panem avrebbe mai dimenticato Finnick Odair.
Aveva strinto l'uniforme grigia tra le mani, all'altezza della pancia.
Nemmeno suo figlio.
Say my name,
And every color illuminates,
We are shining
And we'll never be afraid again.
[Dì il mio nome,
Ed ogni colore si illumina,
Stiamo brillando,
E non avremo mai più
paura.]
Annie non era sicura di come la facesse sentire quella situazione.
Tutti avevano insistito, nel Quattro, e lei non se l'era sentita di
rifiutare.
Istintivamente sapeva che l'unico vero motivo per cui si sentiva
bloccata era la mancanza di Finnick. Ma avrebbe dovuto
imparare a convivere con la sua assenza, e prima ci fosse riuscita,
meglio sarebbe stato.
Accettare la sua morte non significava dimenticarlo. Annie se n'era
resa conto lasciando andare la sua lanterna, con Sean stretto al petto.
Significava farsi forza e andare avanti.
L'acqua scintillava ancora, riflettendo le ultime tracce di grigio e
lilla dopo il tramonto. Cominciava ad imbrunire, e le lanterne si
alzavano intorno a lei. Fluttuavano piano, salendo sempre di
più, illuminando l'aria intorno di colori vivaci.
Ogni volta che nasceva un bambino, nel Quattro, si lasciava andare una
lanterna. Sean aveva solo una settimana, minuscolo tra le sue braccia,
e gran parte del Distretto si era riunita su quella spiaggia.
Una lanterna per ognuno
di loro.
C'era una luce per ogni martire, per ogni vittima, in quel crepuscolo.
Come loro, sembravano infinite.
C'era una luce per Finnick, partita dalle mani della stessa Annie. Era
stato deciso all'unanimità che fosse lanciata per prima.
Da qualche parte, in alto, brillavano le lanterne dei ragazzi morti in
quei settantacinque anni di Hunger Games. Le scintille onoravano tutti
i figli del Quattro che non avevano fatto ritorno a casa, e in ognuna
di quelle era unito in modo indelebile il ricordo degli altri
Distretti, di tutto il resto di Panem.
Per ultima, aveva lasciato andare la lanterna di Sean. C'era qualcosa
di dolce e qualcosa di amaro nel veder salire quella promessa di vita
dopo tanti omaggi ai morti.
Annie aveva stretto il figlio al petto, baciando la sua fronte. Finnick
non si sarebbe mai voluto perdere una cosa del genere, e forse era il
motivo per cui lo sentiva così vicino.
Alzò gli occhi verso le lanterne, con gli occhi che le
bruciavano. Gli era costato la vita, ma alla fine ce l'aveva fatta.
Aveva donato a suo figlio un mondo migliore.
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Note
di workinprogress.
Bene bene, e finalmente anche questa storia è finita.
La canzone su cui è costruita è Spectrum di
Florence + The Machine, e riguardo a quella non credo ci sia molto da
dire.
Il titolo sembra non avere molto senso, eccetto per il fatto che
è lo stesso della canzone. Non è solo un calo
clamoroso di creatività. La storia è costruita su
questa canzone, è ciò che la lega, e non ho
trovato nient'altro che mi sembrasse più calzante. Per di
più, Spectrum
si riferisce allo spettro, alla gamma di colori, uno dei temi a cui si
ispira la storia.
Una piccola curiosità. Spero che si sia capito che i
fiorellini azzurri portati dalla bambina sono i
nontiscordardimé. Facendo una veloce ricerca ho scoperto per
caso che Plinio il Vecchio scrive che il fiore era considerato un
simbolo di salvezza dal dolore e da ciò che potesse incupire
la vita. Non ne avevo idea. Oh beh, the more you know.
[Ah, Plinio... quanti ricordi. Grazie al cielo, sono ricordi e sono passati].
Riguardo invece alla storia in sè... mi dispiace. Ditemelo,
se vi viene la nausea con tutto questo parlare del Distretto 4 e del
mare e delle onde. Devo dire che giunta al cinquecentesimo
riferimento all'acqua ho iniziato a trattenermi. Questa è la
versione in cui mi
trattengo.
Bene, prima di salutarvi vorrei cogliere l'occasione per dire una
parola su un altro argomento. Come probabilmente avrete saputo,
l'undici agosto è morto Robin Williams. Non so che impatto
abbia avuto su di voi, ma per me è stato quasi come venire a
sapere della scomparsa di un parente. E non so nemmeno chi di voi abbia
visto L'attimo fuggente,
un film bellissimo e incredibilmente deprimente, ma vi consiglio di
vederlo una volta superato lo shock per la sua scomparsa.
Possibilmente, con una pacchetto di fazzoletti di fianco.
Oh, capitano, mio
capitano.
Scusate questa parentesi, ma sentivo il bisogno di farla.
Vi abbraccio tutti e vi auguro un bellissimo Ferragosto e delle ferie
splendide, se ancora dovete farle.
A presto,
wip
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