Please take me away, I
disperately promise to be a good girl, to be worthy of your love
I don't need the
paintbooks, the dolls and the dresses ... Just tell me, why left your
pictures and gone?
-Flora ... -
Chiamò Luke, ma si bloccò. -Ah già,
dimenticavo che non è venuta con noi. - Sospirò.
Avrebbe tanto voluto visitare la galleria con lei.
Il professore
gli sorrise. -Oh, guarda che scultura magnifica. Non trovi che quella
rosa sia molto realistica, Luke?
*
Flora
tremava. Aveva finito tutte le lacrime, e non era cambiato niente.
Sarebbe stato troppo bello se fosse stato solo un incubo -o forse non
riusciva semplicemente a svegliarsi?
Il professore
avrebbe sicuramente trovato una soluzione, avrebbe trovato un'uscita,
senza arrendersi.
E
lei? Lei ne era capace? Aveva imparato qualcosa dal suo tutore?
Non
lo sapeva. Si sentiva inutile. Avrebbe chiuso volentieri gli occhi e
avrebbe dormito per sempre, ma in quel posto proprio non ci riusciva.
Il rumore di
passi ricominciò.
Flora
scattò in piedi, ancora con le gambe che le tremavano.
Tap, tap, tap.
Fece
un passo indietro, guardandosi attorno.
Tap, tap, tap.
Un
altro passo ancora. -Chi c'è? - Chiese con quel po' di voce
che le rimaneva.
Tap, tap, tap.
Doveva
uscire di lì.
Si
voltò e si incamminò verso un corridoio buio,
finchè non si trovò ad un bivio; due corridoi,
gemelli, speculari. C'erano solo due particolari che li distinguevano:
i quadri -un quadro blu per un corridoio e un quadro rosso per un
altro- e la parete completamente scritta del corridoio con il quadro
blu.
VIENI
VIENI VIENI VIENI VIENI ...
Flora
ignorò quelle scritte inquietanti e prese il corridoio
opposto, ma scoprì presto che la porta alla fine del
corriodio non si apriva.
Doveva seguire
le scritte, ma sapeva che non avrebbe portato a nulla di buono.
Non
poteva scegliere, non poteva scappare.
Era in gabbia,
poteva solo sopravvivere.
Sospirò;
il professore non c'era. Era sola. Ed era il momento di dimostrare che
anche lei era capace di fare qualcosa. E promise a se stessa che
avrebbe trovato un'uscita, indipendentemente da cosa avrebbe trovato
davanti a sè.
Era
ora di dimostrare che anche lei era forte.
Serrò
i pugni e seguì le scritte, finchè non si
trovò davanti ad un tavolino, sul quale era poggiata una
rosa rossa in un vaso. Dietro c'era una porta.
Cosa ci faceva
una rosa rossa nel bel mezzo di ... di un mondo immerso in un quadro?
Flora lo fissò per qualche secondo e decise di lasciar
perdere; tentò di spostare il tavolino dalla porta
così che sarebbe riuscita a passare, ma quello sembrava
inchiodato al pavimento.
Era un gioco già programmato.
Prese
la rosa, con mano tremante, e appena la toccò un dolore la
pervase momentanemente. E così com'era arrivato, il dolore
sparì.
Cos'era
successo? Non lo sapeva. Le interessava solo di uscire da
lì. Provò a spostare il tavolino e questa volta
ci riuscì. Senza farselo ripetere due volte, aprì
la porta con foga; e si ritrovò smarrita in una piccola
stanza.
Ai suoi piedi
una chiave.
Davanti a
sè il quadro di una donna, i quali capelli, lunghissimi,
sbucavano fuori dal quadro, andandosi a poggiare sulla cornice. Aveva
gli occhi chiusi e un sorriso pacifico sul volto.
Non aveva
più voglia di pensare. Si chinò per prendere la
chiave, simulando coraggio, ma se avesse potuto, sarebbe scappata di
corsa da quel posto orribile. L'afferrò e chiuse gli occhi,
cercando la maniglia della porta. Non voleva guardare il quadro. Ma,
quando afferrò la maniglia, con la coda degli occhi si
accorse che la donna la fissava, con occhi da rettile.
Lo
sapeva, non aveva più scampo.
Uscì
dalla stanza definitivamente, e si accorse che le scritte sulle pareti
erano cambiate:
LADRA
LADRA LADRA LADRA LADRA ...
-Non sono una
ladra! - Urlò, serrando i pugni, e si incamminò
con passo deciso verso il corriodio opposto.
Un'altra
scritta apparve ai suoi piedi:
LADRA
Si
morse il labbro inferiore, tentando di trattenere le lacrime, e corse.
Infilò la chiave nella toppa e aprì la porta, per
poi chiuderla in fretta alle sue spalle.
Stringendo la
rosa tra le mani, decise definitivamente che per uscire da quell'incubo
doveva dimostrare di esser capace di reggersi sulle proprie gambe.
Ne aveva
abbastanza anche di starci troppo a pensare; era lì, ed era
ora di darsi da fare. Noncurante, camminò con passo sicuro,
avanzando imperterrita.
Qualcosa le
afferrò la gamba.
Davanti a
sè spuntarono una, due, tre mani dalle pareti.
In
una frazione di secondo capì che aveva commesso un
gravissimo errore; e si sentì trascinare via.
Decisione
sbagliata, piccola Flora.
Angoletto autrice
Ciao a tutti, belli, brutti, gatticorni arcobaleni e non (?)
Sono tornata dopo mesi perchè ... Niente, il computer ha
deciso di bloccarmi il pacchetto office, ha iniziato a disconnettersi
dal proxy, in un periodo si spegneva dopo aver aperto chrome ... Ma
finalmente tutto è passato grazie alla magia gattosa dei
gatticorni (?)
In ogni caso, sono riuscita per miracolo a scrivere il secondo
capitolo. Il primo vi è piaciuto tantissimo (e ringrazio per
i complimenti qwq se non fosse stato per voi avrei cancellato la
fanfiction!), quindi spero che questo secondo sia all'altezza delle
vostre aspettative, anche se scritto mesi dopo. Ringrazio ancora una
volta tutti voi! Cercherò di pubblicare un capitolo ogni
7-10 giorni, scusate, ma mi ritrovo sempre con molti impegni.
Questo angoletto si sta dilungando un po' troppo D: In ogni caso, spero
che vi piaccia e spero che continuiate a seguire la storia.
Al prossimo capitoloh :3
[critiche sempre ben
accette!]
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