Marcel last chap
Siamo
finalmente giunti all'ultimo capitolo di questa storia. Spero che
possiate apprezzarlo, nonostante non sia esattamente “nelle mie
corde”.
Avvertimenti: salto temporale in avanti di qualche anno rispetto allo scorso capitolo,
fluff, probabili spoiler di Cime Tempestose anche se è stato
pubblicato quasi duecento anni fa, fluff, probabilmente fastidiosi
link YouTube nel bel mezzo della storia, probabile mistificazine
(uao, che parolona) di alcune tradizioni inglesi che, ahimé, conosco
poco (capirete leggendo).
Ah,
continuo ad avere difficolta col layout della pagina, perdonatemi. Non
riesco a capire perché e non imparerò mai. Spero non vi
dia fastidio (so che ve lo darà ma sono proprio incapace,
scusate).
“We
are gonna build a life together
You
and I for ever and ever
And
we'll, we'll make babies on the beach
Under
the stardust
And
I'll hear your voice come through the door
A
thousand times, maybe more
And
I'll smile inside to know you're mine
Completely”
(The
Wedding Song – Angus & Julia Stone)
Harry
è stanco, no, è più che stanco, è esausto, sfinito,
spossato e il suo unico desiderio è quello di dormire per almeno
due settimane e dimenticarsi del resto del mondo. La sessione di
esami è quasi finita, ma è proprio quel quasi che gli fa
venire voglia di strapparsi i capelli e mollare tutto. Per
fortuna – o purtroppo – lui non è uno che si arrende.
Percorrendo
il tragitto che dal campus porta agli alloggi degli studenti, Harry
si fruga nelle tasche per cercare le chiavi del piccolo appartemento
che condivide con Louis. Lui e l'altro ragazzo hanno in programma di
cenare con Zayn e Perrie, ma è tutto il pomeriggio che Harry si sta
scervellando per trovare una scusa plausibile per non andare. Magari
Louis potrebbe venirgli in soccorso, inventandosene una delle sue.
Dopotutto è lui quello bravo con le parole, con la sua quasi
laurea in Letteratura e tutto quanto. A Harry è sempre piaciuto
scribacchiare, poesie più che altro, ma è Louis che ha sempre avuto
fantasia.
Quando
Harry ha scelto il suo corso di laurea, quasi due anni prima, era
psicologicamente preparato per quello che gli sarebbe toccato –
Chimica non è una passeggiata – solo che non aveva messo in conto
la stanchezza fisica. Onestamente non si sarebbe aspettato che
otto, dieci ore di lezione al giorno, più intermibabili ore in
laboratorio sparse lungo il corso della settimana, più fare il
bucato, cucinare, rassettare, mettere a posto la casa, lo avrebbero
distrutto. Per fortuna che c'è Louis ad aiutarlo (se non
proprio con le faccende di casa, almeno ad allentare la tensione).
Massaggiandosi
gli occhi con le dita, Harry estrae le chiavi dalla borsa – erano
lì e non in tasca, dopotutto – e le inserisce nella toppa. Per un
attimo indugia con la fronte appoggiata sulla porta, ma si riprende
in fretta, per non correre il rischio di addormentarsi in piedi.
“Lou,
sono tornato!”, annuncia, appena messo piede in casa, ma non riceve
alcuna risposta. Louis sarà in camera a studiare. O a guardare
Breaking Bad, visto che è quello che fa quando vuole
rilassarsi. Harry è riuscito a togliere dalla testa di Louis l'idea
che, con le sue abilità e il proprio fiuto per gli affari, tutte e
due avrebbero potuto mettere su un laboratorio per “cucinare”
droghe se le cose con l'Università fossero andate storte.
“Vado
in bagno a togliermi le lenti a contatto che mi stanno uccidendo e
vengo da te”, continua il riccio, consapevole di non avere un
ascoltatore.
Dopo
essersi liberato di quelli che lui definisce “aggeggi infernali”
- Louis lo ha convinto a indossarli a tempo pieno – Harry si reca
in camera.
“Lou,
non trovo gli occhiali!”, esclama, aprendo la porta. La stanza è
immersa nella semi-oscurità, le persiane sono chiuse e l'unica fonte
di luce proviene da una piccola abat-jour sul comodino.
Avvicinandosi
a letto, Harry scopre che Louis sta dormendo su un fianco in
posizione fetale, una mano sotto la guancia e un libro aperto stretto
nell'altra mano.
“Louis”,
lo chiama Harry, mentre un sorriso si fa strada sul suo volto. Lui è
appena tornato da un pomeriggio infernale in biblioteca e il suo
ragazzo è qui che dorme come un angioletto, come se non avessero una
sfilza di esami da preparare in tempo record. Però Louis è così
tenero, mentre russa leggermente, come un bambino, pacificamente
appisolato come se non avesse alcuna preoccupazione al mondo.
Harry
si inginocchia per essere all'altezza del viso di Louis e riuscire a
vederlo meglio. Lo sveglierebbe con un bacio sulle labbra, a mo' di
principe Filippo che sveglia da un sonno secolare la sua Bella
Addormentata, se Louis non avesse un filo di bava che gli cola da un
angolo della bocca.
Il
riccio ridacchia, estasiato dalla visione che ha davanti agli occhi,
prima di sporgersi verso l'altro ragazzo e baciarlo sul naso.
Louis
si sveglia di soprassalto – Harry fa appena in tempo a spostarsi
per evitare di beccarsi una testata sul mento – e, dopo essersi messo a
sedere, si asciuga la saliva col dorso della mano, osservando Harry
con un'espressione offesa.
“Stavo
dormendo”, piagnucola.
“L'ho
visto”, replica Harry con un sorriso. “Non dovevi studiare?”.
“Stavo
studiando!”, protesta Louis, sventolandogli il libro che ancora
stringe in mano davanti alla faccia.
Harry
poggia le braccia sul letto, intreccia le mani e ci si appoggia col
mento.
“Cime
Tempestose è nel programma d'esame?”, domanda, tenendo gli
occhi semi-chiusi per mettere meglio a fuoco il ragazzo davanti a sé.
Louis
annuisce.
“Devo
scrivere un saggio sul significato della brughiera e-”. Il ragazzo
sbuffa e si lascia di nuovo cadere su un fianco. “Non ne ho voglia,
Haz. Non ne ho dannatamente voglia”.
“Hai
visto i miei occhiali?”, chiede Harry che non ne può più di
strizzare gli occhi e di vedere Louis come un ammasso di colori senza
contorni.
“Sono
dove li lasci sempre, sul lavandino. Sei proprio cieco tu, eh?”,
risponde prontamente Louis. “E grazie per la considerazione, ti
stavo raccontando le mie disgrazie e tu pensi ai tuoi occhiali!”.
Harry
ride e scuote il capo.
“Fammi
spazio”, ordina, mettendosi in piedi. Non ha voglia di trascinarsi
di nuovo fino al bagno, e poi, se tutto va come deve andare, tra poco
si sarà addormentato e gli occhiali per dormire, fortunatamente, non
gli servono.
Louis
si sposta verso il centro del letto, senza cambiare posizione. Harry
si stende accanto a lui, dandogli le spalle.
“Devo
continuare a parlare con la tua nuca?”, domanda Louis.
“Mh-mh”,
replica il riccio, cercando a tentoni dietro di sè il braccio
dell'altro ragazzo e avvolgendoselo intorno al petto. “Parla pure,
ti ascolto con le orecchie, non con gli occhi. E poi, comunque, non
ci vedo”.
Louis
si fa più vicino, aderendo col petto alla schiena di Harry e
infilando una gamba in mezzo a quelle del suo ragazzo.
“Comodo?”,
mormora.
“Sì”,
sospira Harry, soddisfatto. “Dicevi?”.
“Dicevo
che non ho voglia di scrivere questo saggio”, continuna Louis come
se non vedesse l'ora di riprendere il discorso. “E poi odio
Heathcliff”.
“Heathcliff
è sexy”, mormora Harry, chiudendo gli occhi.
“Heathcliff
è un pazzo furioso!”, esclama Louis, con tale foga che a Harry
prende quasi un colpo. “E Catherine è una psicopatica con manie di
controllo!”.
“Non
ti piace proprio questo libro, eh?”, mugugna il riccio.
“No,
al contrario, lo adoro”, dice Louis con trasporto. “Solo
che ho qualcosa da ridire su come Heathcliff e Catherine abbiano
gestito la loro relazione”
Harry
ridacchia.
“Quiei
due sono pazzi e scusami se non ci trovo niente di romantico nel modo
in cui si sono distrutti a vicenda”, insiste Louis.
“Sono
pazzamente innamorati”, offre Harry che è sempre uno che cerca di
trovare il lato positivo nelle cose.
“Anche
io sono pazzamente innamorato di te, ma non per questo la
nostra deve essere una storia d'amore tragica”, ribatte Louis. “Più
che pazzi d'amore loro sono pazzi e basta, secondo me. Tutto questo
amore sprecato...”.
“Triste,
vero?”, mormora Harry, sonnecchiante, giocherellando con le dita di
Louis.
“Devastante”,
risponde accorato l'altro ragazzo. “Questo libro è snervante. Non
ho mai letto un libro che mi abbia fatto sentire più...impotente
di questo. Sei costretto ad assistere allo spettacolo di Heathcliff e
Catherine che volontariamente sabotano la loro felicità e non
puoi farci niente”.
“Non
puoi mai farci niente, quando leggi un libro”, replica
Harry. “Che tu lo voglia o no, devi accettare il destino che
l'autore ha scelto per i suoi personaggi”.
Louis
sospira contro la nuca di Harry, provocandogli la pelle d'oca.
“Però
speri sempre in un lieto fine, no?”.
“Nella
vita come nella letteratura il lieto fine non è assicurato, lo sai”.
Louis
esita un attimo.
“Non
è per questo che leggiamo? Perché abbiamo bisogno del nostro lieto
fine assicurato?”.
Sentendo
il fiato caldo di Louis sulla pelle e la pressione del suo
braccio sul petto, Harry ha la certezza di aver già trovato
il suo lieto fine.
“Credo
che ognuno abbia un motivo diverso, se per leggere ci sia bisogno di
un motivo, si intende”, replica Harry. Per essere uno che ha
studiato fino a mezz'ora prima e che rischia di crollare addormentato
da un momento all'altro, ha un cervello piuttosto sveglio. “I
miei libri preferiti, per esempio, hanno tutti un finale triste”.
“Questo
succede perché sei una persona cattiva, Harry, che augura ai
personaggi di un libro tutto il male del mondo”, lo prende in giro
Louis, stringendoselo al petto.
“Allora
è colpa mia se Heatcliff e Catherine non riescono a coronare il loro
sogno d'amore?”.
“No,
è solo colpa di Emily Brontë che era una zitella acida”, replica
Louis.
Harry
ride silenziosamente, troppo stanco pure per trovare la forza di
manifestare come si deve la propria ilarità.
“Scherzo,
amo Emily”, aggiunge subito dopo Louis. “Solo che darei qualunque
cosa pur di non scrivere questo saggio. Scrivilo tu per me”.
Harry
alza gli occhi al cielo. Inutilmente, visto che Louis non può
vederlo.
“E
tu prepara l'esame di Biochimica per me”, gli fa eco
prontamente.
Louis
appoggia la fronte sulla sua spalla, emettendo un lamento di
frustrazione.
“Non
vedo l'ora che arrivi il giorno del matrimonio, almeno avremmo finito
con gli esami”.
Harry
accarezza le dita ossute del suo ragazzo, dalla base fino alla punta.
Quando se le avvicina al viso – per indagare sul motivo per cui
sembrino macchiate di qualcosa – scopre che è gli rimasta una
traccia di inchiostro sui polpastrelli. A lui succede spesso quando
legge, che l'inchiostro della pagina stampata gli sporchi le dita.
Gli è sempre piaciuta l'idea che i libri possano lasciare una
traccia sulla pelle, per quanto labile. È
come se si instaurasse un'ulteriore connessione
tra lui e loro.
“Mi
fai il solletico”, mormora Louis.
“Mh-mh”,
replica Harry noncurante, continuando a giocherellare con le sue
dita.
In
due anni di relazione con Louis, Harry ha fatto passi da gigante nel
campo del contatto fisico.
All'inizio è stato difficile lasciarsi andare, ma Louis non gli ha
mai, mai
fatto pressioni di alcun genere. Ci hanno messo due mesi prima di
scambiarsi qualcosa di più di un semplice bacio, e nove mesi prima
di fare l'amore. A Harry serviva tempo per ottenere fiducia in Louis
e soprattutto in sé stesso e Louis ha saputo aspettare senza
mettergli alcuna urgenza. Harry non poteva trovare persona migliore.
Certo,
agli occhi di chi non è Louis, Harry può sembrare ancora il solito
ragazzo freddo e impacciato, però se si guarda alle piccole
cose il cambiamento è
evidente: quegli abbracci che ogni tanto regala al suo migliore amico
– Zayn se ne stupisce ogni volta - e i ti
voglio bene che
dispensa ai suoi cari ne sono la prova. Louis lo ha aiutato a trovare
un equilibrio e a superare le sue paure e insicurezze, proprio come
aveva promesso di fare e non passa giorno che Harry non gliene sia
grato. Non è che l'altro ragazzo lo abbia cambiato,
gli ha solo dato una mano per far emergere la persona che si celava
dietro Marcel.
“Hai
deciso che camicia indossare per il matrimonio?”, domanda il riccio
dopo qualche istante di silenzio, più che altro per il timore che
l'altro si sia addormentato. E no, questo non può succedere se lui
è ancora sveglio.
“La
tua,
no?”, replica Louis, dimostrandogli di essere ancora vigile.
“Dopotutto l'ho comprata io”.
Da
quando Harry ha deciso di dare un tocco più moderno al suo
guardaroba, Louis è diventato una sorta di personal stylist
per lui. Harry non glielo lascia fare perché la parola di Louis è
legge ma perché lui stesso è pigro e preferisce lasciarsi
guidare dal fiuto di qualcun altro piuttosto che scervellarsi a
trovare un abbinameno adeguato o un capo di abbigliamento che non gli
stia tre volte più grande.
“Mi
sembra la scelta migliore, visto che non abbiamo tempo per fare
shopping, impegnati con lo studio come siamo”, concorda.
“Non
abbiamo tempo per fare niente”, protesta Louis, facendo
scivolare una mano verso l'addome di Harry in maniera allusiva.
Il
riccio scoppia a ridere e gli blocca il polso.
“Dove
credi di andare?”.
Louis
gli morde una spalla. Harry sente la puntura dei suoi denti
attraverso la maglia e stringe la presa sul suo polso, riportandolo
all'altezza del proprio petto.
“Adesso
ho troppo sonno per fare qualunque cosa”, borbotta,
tracciando i contorni della corda tatuata sul polso di Louis con le
dita.
Questo
è solo uno dei tatuaggi di Louis che si “abbina” a uno di Harry.
I loro corpi raccontano la loro storia d'amore meglio di come
potrebbe fare qualunque libro. Contrariamente a quanto ci si aspetti,
è stato Harry il primo a entrare nel tunnel dei tatuaggi. Louis lo
ha seguito a ruota e adesso i due hanno ingaggiato una specie di gara
a chi ne ha di più. Harry è attualmente in vantaggio.
“L'università
sta logorando la nostra vita sessuale. Dovremmo sporgere denuncia”,
si lamenta Louis.
Harry
ride.
“Fai
pure”, lo incoraggia. “Poi fammi sapere come va a finire”.
Louis
lo bacia sulla nuca.
“D'accordo”.
Harry
sbatte le palpebre ripetutamente, per combattere la tentazione di
chiuderli e addormentarsi. Sta
così comodo, col corpo dell'altro ragazzo a fargli da coperta e il
suo respiro a cullarlo.
“Harry?”, lo chiama
Louis dopo qualche secondo, allarmato.
Harry si irrigidisce
immediatamente.
“Sì?”.
“Dimmi che non è
stasera la cena con Zayn e Perrie”.
“Te
lo direi volentieri, Lou, ma è proprio
stasera”.
Louis
si lascia sfuggire un verso che è quasi un ruggito. Harry lo sente
vibrare nella propria cassa toracica.
“Dobbiamo
inventarci qualcosa, non ho voglia di andarci”, piagnucola l'altro
ragazzo.
Harry
è felice che lui e Louis siano così in armonia da desiderare – o
non desiderare – le stesse cose.
“Pensa
a una scusa”.
Louis
poggia il mento sulla spalla di Harry e la sua barba di una settimana
gli punge la pelle.
“Potremmo
dirgli che abbiamo contratto una malattia altamente contagiosa e non
possiamo uscire perché il rischio di contagiare qualcuno è
veramente alto”, suggerisce. “Oppure potremmo inventarci
l'improvviso decesso di un nostro prozìo a caso”.
Harry
sospira, improvvisamente pervaso dal senso di colpa.
“Oppure
potremmo dire la verità”, afferma. “Cioè che siamo stanchi e
preferiremmo rimanere a casa”.
“Ci
odieranno per sempre”.
“L'onestà
è sempre la soluzione migliore”.
“Hai
ragione, saggio Harold”, ammette Louis. “Manda un sms a Zayn”.
Harry
corruga la fronte.
“Perché
io?”.
“Zayn
è il tuo miglioe amico”.
“E
Liam è il tuo ma avresti fatto comunqe disdire me”.
Louis
grugnisce.
“Ok,
gli scrivo io”, si arrende. “Dammi cinque minuti e vado a
prendere il cellulare”.
Harry
sorride.
“E
già che ci sei ordina una pizza che non ho voglia di cucinare”.
Louis
lo morde di nuovo sulla spalla.
“Cosa
faresti se non ci fossi io?”.
“Probabilmente
starei già dormendo come sogno di fare da quando sono tornato a
casa”.
Louis
si solleva su un gomito improvvisamente e afferra il viso di Harry
con una mano, obbligandolo a voltarsi verso di lui.
“Scusami
se sono un ostacolo al tuo riposo”, scherza, prima di stampargli
un bacio sulla bocca. “Mi tolgo dai piedi così puoi dormire”.
Harry
arriccia il naso.
“No,
cretino, dobbiamo mangiare prima”.
La
presa di Louis è ancora salda sul suo viso e Harry comincia a fare
male il collo.
“Avverto
Zayn e chiamo la pizzeria”, lo rassicura Louis. “Ti amo”,
conclude con un ultimo bacio prima di lasciarlo andare.
C'era
una volta, i primi tempi, in cui Harry rispondeva a ogni ti amo
di Louis con un impersonale idem o anch'io, quando era
ancora restìo a manifestare vocalmente i propri sentimenti,
preoccupato di rendersi troppo vulnerabile. Ma quei tempi sono
finiti e non c'è niente che lo trattenga adesso dall'aprire il suo
cuore.
“Ti
amo”, replica infatti senza esitazione. “Adesso vacci a procurare
la cena”.
*
Il
fatto che Louis sia nervoso sta rendendo Harry nervoso.
“Ehi,
Lou”. Il riccio attira l'attenzione del proprio ragazzo toccandogli
un gomito. “Calmati, andrà tutto bene”.
Louis
si sbottona l'unico bottone della giacca poi, ripensandoci, lo
riabbottona.
“Oggi
è un giorno importante”, afferma. “Come sono i miei capelli?”.
Harry
rimane perfettamente immobile per qualche secondo mentre Louis cerca
di specchiarsi nei suoi occhiali da sole.
“I
tuoi capelli sono perfetti, Lou”, dichiara, afferrandogli le
spalle. “Non c'è niente che non vada in loro. O in te”.
Louis
chiude gli occhi, inspira ed espira.
“Va
meglio?”, domanda Harry.
“No,
voglio vomitare”.
Harry
gli prende il viso tra le mani. La pelle di Louis non è mai stata
così liscia. Ci voleva un matrimonio per farlo sbarbare
completamente.
“Non
ti sembra di stare esagerando?”.
Louis
cerca di evitare gli occhi di Harry.
“Oggi
è un giorno importante”, ripete. “Aspetta, non è che la giacca
mi sta troppo corta dietro?”.
Harry
grugnisce mentre Louis si divincola dalla sua presa e si volta
affinché lui possa esaminare la lunghezza della giacca. Il riccio si
gode per un istante l'immagine del sedere del suo ragazzo fasciato
nei pantaloni eleganti che Louis ha scelto per il matrimonio, prima
di rispondere.
“Non
è troppo corta”, dice seccamente. “Altre paranoie?”.
Louis
si rigira, sconsolato.
“Ho
la nausea, forse ho bevuto troppo all'addio al celibato”.
Harry
si passa una mano sul viso.
“È
stato due giorni fa”.
Louis
si asciuga i palmi delle mani sui pantaloni.
“Mi
ami?”, domanda con un filo di voce.
Harry
solleva un sopracciglio.
“Ti
sembrano domande da fare?”.
Louis
fa un passo verso di lui e gli afferra tutte e due le mani.
“Rispondimi”.
Harry
getta gli occhi al cielo.
“Certo
che ti amo, non c'è biso-”.
Louis
lo sorprende con un bacio, mettendolo a tacere. Harry gli poggia le
mani sui fianchi per non rischiare di essere sbilanciato
all'indietro.
“Perfetto”,
sussurra l'altro ragazzo, posando la testa sulla sua spalla. “Avevo
bisogno di sentirtelo dire”.
Harry
ridacchia, passandogli una mano tra i capelli. Louis si allontana
improvvisamente.
“Mi
spettini”, si giustifica.
Harry
si morde la lingua per non imprecare.
“Sei
insopportabile”.
“Però
mi ami lo stesso, giusto?”.
“Non
sarei qui con te a sorbirmi le tue paranoie se non ti amassi,
giusto?”.
Louis
fa un sorriso tirato.
“Okay”.
“Perché
hai questi dubbi proprio oggi?”, domanda Harry. L'altro ragazzo non
è mai stato così insicuro, qualcosa non va.
Louis
si stringe nelle spalle.
“Che
ne dici di sbottonare questa camicia, Harold?”, propone, cambiando
discorso.
Harry
si porta istintivamente le mani al petto quando Louis allunga le
proprie verso la sua camicia.
“Sbottonare?”,
gli fa eco. “Non esiste che io entri in chiesa con le tette al
vento”.
Louis
scoppia a ridere e Harry si sente sollevato. La tensione non ha
abbandonato le spalle dell'altro ragazzo ma con la sua risata sembra
averne rilasciato un po'.
“Aprila
almeno durante il ricevimento”, implora.
Harry
non è sicuro che andarsene in giro con la camicia aperta a un
matrimonio sia di buon gusto. Il suo stesso outfit –
assemblato da Louis – gli sembra già abbastanza fuori luogo.
Potesse almeno liberarsi della sciarpa! Ma gliel'ha regalata la madre
di Louis quindi è fuori discussione.
“Louis,
Hazza!”, esclama una voce.
Harry
osserva Perrie incedere verso di loro, una mano a tenere il vestito
per evitare che strofini per terra e l'altra a schermarsi il viso
affinché le piume del suo fascinator non le cadano sugli
occhi.
“Bel
cappello, Harry”, commenta la ragazza quando li raggiunge,
leggermente a corto di fiato.
“Uhm,
grazie”, replica il riccio, che odia il suo cappello ma che
si rifiuta di togliere perché lo protegge dal sole. Almeno una parte del suo abbigliamento si sta rivelando utile sotto il sole di Luglio.
“Louis,
tu non dovresti essere da qualche altra parte a fare qualche altra
cosa?”, domanda la bionda, il cui rossetto rosso dona al suo viso
un'aria aggressiva.
“Tipo?”,
ribatte Louis, sulla difensiva.
“Tipo
supportare Liam nei suoi ultimi minuti da uomo libero?”.
L'espressione
di Louis è quasi sofferente.
“Andrà
tutto bene”, ripete Harry per l'ennesima volta.
L'altro
ragazzo si mette gli occhiali da sole sul naso ed esibisce
un'espressione decisa. La sua trasformazione in una sorta di James Bond
determinato a far funzionare il matrimonio del proprio migliore amico
ha richiesto solo qualche secondo e un paio di Ray-Ban.
“Ok,
raggiungo il mio uomo”, dichiara. “Ci vediamo in chiesa”.
“Ehi,
credevo di essere io il tuo uomo!”, protesta Harry.
Louis
si solleva sulle punte e gli stampa un bacio sulla bocca.
“La
gelosia ti dona”, osserva. “A dopo, ti amo”.
“Non
sono geloso”, borbotta Harry, parlando alla sua schiena.
“Sbaglio
o Louis è un po' acidello oggi?”, domanda Perrie, tirandosi su il
vestito e mettendo in mostra i suoi tacchi vertiginosi. Perché abbia
scelto un abito così lungo è incomprensibile a Harry.
“È
solo...nervoso”, ribatte il riccio, scrollando le spalle. O almeno
questo è quello che gli piace ripetersi. L'atteggiamento di Louis
gli ha fatto annodare lo stomaco in maniera spiacevole.
“Neanche
dovesse sposarsi lui!”, esclama la ragazza.
“Sì,
ma Louis è il testimone dello sposo, è normale che sia un po' in
ansia. Credo”, mormora, incerto.
“Tra
un po' tocca a te, lo sai?”, squittisce Perrie agitandogli il suo
anello di fidanzamento sotto il naso.
“Questo
lo dici tu”, replica Harry. “Zayn non mi ha mai chiesto di
fargli da testimone”.
“Non
te lo ha ancora chiesto, vuoi dire”, lo corregge Perrie,
arricciando le labbra. “Chi altri potrebbe scegliere? Sei tu il suo
migliore amico”.
Harry
non sa cosa rispondere all'obiezione della ragazza.
“Accompagnami
da Zayn e Niall”, ordina Perrie, prendendolo sotto braccio.
“Dove
sono?”.
“All'ingresso
della chiesa. Li ho lasciati lì a parlare con Andy”.
Harry
la scorta lungo il prato guardando ostinatamente per terra, per paura
di calpestarle accidentalmente il vestito.
“Ehi,
guardate chi vi ho portato?”, annuncia la bionda, sventolando una
mano verso il suo ragazzo e l'irlandese.
Zayn
e Niall si voltano verso di loro. Il moro piega la testa di lato,
accigliato.
“Amico,
come diavolo ti sei conciato?”.
Harry
si sente avvampare. Già di per sé non si sente granchè a suo agio
con il proprio abbigliamento, se poi qualcuno gli fa notare di essere
conciato come un hipster scappato da un manicomio (di hipster) la
situazione non può che peggiorare. Ammettere che è stato Louis a
scegliere i suoi vestiti, però, lo metterebbe ancora di più in
imbarazzo.
“Dai,
non è male”, interviene Niall, il cui abbigliamento formale –
con tanto di giacca e cravatta – rende Harry ancora più
consapevole di essere un tantino fuori luogo col suo cappello da
ebreo ortodosso, il suo foulard vagamente femminile e i suoi stivali
da motociclista.
“Sicuro
di non esserti buttato nell'armadio stamattina ed esserne uscito con
le prime cose che ti sono rimaste attaccate addosso?”, lo prende in
giro Zayn.
“Zayn,
piantala”, lo rimprovera Perrie. “Smettila di prenderti
gioco dell'eccentricità del nostro Harold”.
Harry
le lancia uno sguardo di disapprovazione.
“Così
non aiuti”.
Niall
scoppia a ridere e Perrie stringe le labbra per evitare di emularlo.
Harry
era convinto che, da qualche parte, nel manuale del “buon amico”
ci fosse scritto che gli amici vanno supportati in tutto e per tutto
e soprattutto non vanno presi per il culo nei momenti di maggiore debolezza.
Ma forse i suoi di amici non lo hanno mai letto. E se lo hanno
fatto lo hanno sicuramente dimenticato.
“Andy
ci ha detto che dovremmo entrare in chiesa”, li informa Zayn. “La
sposa dovrebbe arrivare tra poco e Liam è già dentro”.
Con
uno scatto che fa temere a Harry che con i tacchi che indossa avrebbe
potuto prendere una storta, Perrie li supera.
“Potevi
dirlo prima!”, si lamenta. “Sbrigatevi!”.
Harry,
Zayn e Niall le arrancano dietro mentre Perrie percorre la navata
principale – i suoi tacchi fanno un rumore che attrae l'attenzione
di tutti – fino alla panca in terza fila indicata loro dall'usciere, Andy, appunto. La
chiesa è adornata di fiori bianchi e profumati, in maniera sobria e
non pomposa. Di pomposo però ci sono i cappelli di alcune
delle invitate sedute proprio davanti a loro quattro.
Liberandosi
del proprio di copricapo, Harry rivolge la sua attenzione all'altare,
dove Louis sta parlando all'orecchio di Liam. Quest'ultimo ha le mani
giunte dietro la schiena e, a giudicare da come le stringe, sembra
terrorizzato.
Sentendosi
gli occhi di Harry addosso, Louis si volta a guardarlo. Il riccio gli
sorride incoraggiante e l'altro ragazzo gli rivolge un cenno del capo
per poi girarsi di nuovo verso lo sposo. Tutto qui?
“Secondo
me Louis vuole lasciarmi”, è la frase che sfugge dalle labbra di
Harry quando il nodo che Louis gli ha annodato allo stomaco diventa
troppo stretto.
“Che
cazzo dici?”, esclama Perrie al suo fianco, facendo voltare quasi
tutta la fila davanti.
Harry
le lancia uno sguardo shockato, più per l'epifania che ha appena
avuto che per l'esternazione della ragazza.
“Perrie,
siamo in chiesa, per dio!”, sussurra Zayn, peggiorando la
situazione con la sua imprecazione. Gli invitati della fila davanti –
tutti parenti di Liam – continuano a rivolgere sguardi di
disapprovazione al loro indirizzo.
“State
dando spettacolo”, li avverte Niall.
“Harry
dice caz-volate”, si giustifica Perrie.
“Louis
è convinto che non lo ami abbastanza e ha capito che non vale la
pena stare con me e vuole lasciarmi”, piagnucola Harry.
Il
matrimonio del migliore amico del proprio ragazzo non è il posto –
o il momento – ideale per avere una crisi,
ma Harry non può farci niente. È
iniziata.
“Harry,
sei proprio un coglione”, dice Perrie, mollandogli un pugno sul
braccio.
“Oh
mio dio”, geme Harry prendendosi la testa fra le mani. Era solo
questione di tempo prima che Louis si accorgesse che lui fosse una
causa persa.
Tuttavia, non capisce dove
abbia sbagliato e cosa
abbia fatto esattamente per dare al suo ragazzo l'impressione di non
amarlo abbastanza.
“Potreste
evitare di usare certi termini in un luogo sacro?”,
interviene una voce, appartenente a una donna della fila davanti, che
si è voltata con tutto il corpo e che adesso li sta guardando
dall'alto in basso.
“Mi
perdoni, signora, ma la situazione è tragica”, afferma
Perrie, pallida in volto.
“Posso
sapere qual è il tuo problema?”, domanda Zayn, scavalcando la sua
ragazza e afferrando Harry per una manica.
“Harry
è impazzito”, lo informa Perrie.
“Impazzito
in che senso?”, si intromette Niall, sbucando oltre la spalla di
Zayn.
“Ti
ricordi quando ci ha comunicato la sua decisione di votarsi a una
vita di castità permanente perché pensava che non sarebbe mai
riuscito ad andare a letto con Louis?”, risponde la ragazza. “
Questa volta è peggio”.
Stavolta
sono in tre a voltarsi, due donne e un uomo. Harry sarebbe
mortalmente in imbarazzo se non fosse che ha altre preoccupazioni ad
affliggerlo.
“Usciamo
un attimo”, propone Niall.
“Il
matrimonio sta per iniziare”, afferma Zayn.
“Harry
ha perso il senno”, dice Perrie. “Dobbiamo intervenire”.
Niall
scatta in piedi e, chiedendo scusa a tutte le persone sedute sulla
loro stessa panca, si fa strada verso la navata laterale.
Perrie
e Zayn trascinano Harry fuori dalla chiesa.
“Se
mi fai perdere l'ingresso della sposa ti uccido”, minaccia Perrie.
“Nessuno
vi ha chiesto di mettere su una squadra di pronto intervento”,
sbotta Harry che è già abbastanza fuori di sè per aver realizzato
che la sua relazione è agli sgoccioli. L'unico amore della sua vita
vuole lasciarlo, come potrà andare avanti?
Perrie
lo colpisce in testa con la borsetta.
“Allora,
che cosa si è inventato questa volta?”, domanda Niall, guardando
Harry come se fosse mentalmente instabile.
“Questo
deficiente si è convinto che Louis voglia lasciarlo”, lo informa
Perrie.
Zayn
scoppia a ridere. Harry è nel bel mezzo della crisi esistenziale più
grave della propria vita e il suo migliore amico gli ride in
faccia?
“Zayn”,
lo chiama Perrie a mezza bocca.
L'altro
ragazzo è piegato in due dalle risate.
“Voglio
andare a casa”, annuncia Harry.
“Tu
non vai da nessuna parte”, sentenzia Perrie, afferrandolo per un
braccio.
“Hai
sbattuto la testa?”, domanda Niall, seriamente preoccupato.
“Niall,
avresti dovuto vederlo, Louis oggi è stranissimo”,
piagnucola Harry. “Non so cosa ho fatto, ma credo gli siano venuti
dei dubbi e penso che voglia lasciarmi”.
Il
riccio è consapevole di sembrare un pazzo vaneggiante ma è
terrorizzato, non ha mai avuto tanta paura nella sua vita. Niente può
competere col terrore di perdere la persona che più si ama al mondo.
Perrie
si aggrappa al braccio di Niall – Zayn ha ancora un ghigno dipinto
sul volto e sembra ancora più matto di Harry – e sospira.
“Harry,
Louis ti ama più della sua stessa vita, cazzo”, afferma
l'irlandese. “Anche un cieco lo vedrebbe”.
“Appunto
per questo non può più stare con me”, ribatte Harry. “Il
problema sono io che non sono in grado di amarlo come si deve”.
Niall
lo fissa in silenzio, a corto di parole.
“Probabilmente
questo matrimonio gli ha fatto capire che io e lui non possiamo
funzionare”, continua Harry. “Lui merita qualcuno che lo ami come
Sophia ama Liam”.
“E
cioè?”, interviene Perrie.
“Come
una persona normale ama un'altra persona normale”.
“Ricomincia
con questa storia”, borbotta Zayn, accendendosi una sigaretta.
“Pensavo avesse superato questa fase”.
“Perché,
tu come lo ami Louis?”, indaga Perrie.
“Pazzamente”.
In
fin dei conti, pensa Harry, la storia d'amore tra lui e Louis è
tragica come quella di Heathcliff e Catherine e, come la loro, non è
destinata ad avere un lieto fine.
“Fammi
capire, secondo la tua logica Louis dovrebbe lasciarti perché lo ami
troppo?”, domanda Niall.
“No,
perché lo amo male!”, esclama Harry.
“Che
cazzo vuol dire?”, insiste l'irlandese.
“Non
lo so”, mormora Harry. Ed è vero, non ha la più pallida idea di
cosa sia andato storto ma qualcosa è decisamente andato
storto.
“Perrie,
dammi la borsetta”, ordina Niall.
Harry,
per un attimo, teme che il suo amico voglia dargliela in testa, ma
l'altro ragazzo la apre e ne tira fuori una fiaschetta.
“Bevi,
ne hai bisogno”.
Harry
guarda la fiaschetta con orrore.
“Come
potrebbe aiutarmi?”.
“Fidati,
l'alcool aiuta sempre”.
Harry
ingolla un sorso di quello che sembra essere rum e si sente un po'
meglio. O, comunque, non è più sull'orlo dello svenimento.
“Harry,
ascoltami bene”, gli intima Zayn, schiacciando col piede il
mozzicone di sigaretta. “Louis non ti lascerà mai,
capito? Mai. Fidati di me, che sono il tuo migliore amico e
non ti ho mai detto una bugia in vita mia. E adesso, per favore,
rientriamo che è arrivata la macchina della sposa”.
Il
muso di un automobile è appena sbucato alla fine del vialetto. È
solo questione di minuti prima che il mezzo giunga all'ingresso della
chiesa.
Perrie
si morde le unghie, chiaramente combattuta tra il tornare subito in
chiesa e mollarli tutti lì e rimanere a supportare il suo amico.
Quando si rende conto di essersi sporcata le dita di rossetto,
impreca.
“Sei
sicuro?”, mormora Harry senza staccare gli occhi dal proprio
migliore amico.
Zayn
lo fissa, serio e irremovibile.
“Te
lo prometto, Harry”.
Qualcosa
nello sguardo e nel tono dell'altro ragazzo fa sì che il corpo di
Harry venga attraversato da un'ondata di sollievo.
“Ok”.
“Perfetto,
disastro scampato, possiamo rientrare?”, implora Perrie.
Harry
monitora con la coda dell'occhio l'avanzare dell'auto.
“Posso
avere un altro sorso di quello prima?”.
Perrie
strappa dalle mani di Niall la fiaschetta e se la rimette in borsa.
“No,
andiamo dentro!”, ordina. “Adesso”.
Con
un ultima pacca sulla spalla di Harry, Zayn lo congeda e si affretta
dietro alla propria ragazza, che in poche falcate supera la soglia
della chiesa e sparisce dalla sua vista.
“Se
non ti va di entrare adesso posso rimanere qui fuori con te per un
po'”, offre Niall.
Il
rumore del freno a mano risveglia Harry dal suo stato di trance.
“No,
tranquillo, sto meglio, andiamo”.
Ed
è vero che Harry si sente meglio, anche se i capelli sulla sua nuca
sono umidi di sudore, per l'ansia e la corsa fuori - e dentro - la
chiesa. Lui e Niall non fanno neanche in tempo a risedersi sulla
panca che le note della Marcia Nuziale di Mendelssohn annunciano agli invitati
l'imminente ingresso della sposa, imponendo a tutti di alzarsi in
piedi.
Harry
non può impedirsi di sentirsi un po' in colpa per aver allarmato i
suoi amici, mentre osserva Perrie – il rossetto leggermente sbavato
e qualche ciuffo di capelli fuori posto – che ha lo sguardo
ostinatamente rivolto verso l'entrata. Il suo momento di panico gli
sembra improvvisamente stupido e immotivato, anche se la stretta allo
stomaco non si è del tutto allentata. C'è comunque qualcosa
che non va in Louis e lo stress per essere il testimone dello sposo
giustifica solo in parte il suo strano atteggiamento.
Quando
Sophia mette piede dentro la chiesa, a braccetto del padre e col suo
seguito di damigelle e paggetti, Harry sente Niall fremere al suo
fianco.
“Chi
è quella?”, domanda.
Harry
è sul punto di rispondere “la sposa, cretino”, prima di rendersi
conto che il suo amico non si sta riferendo a lei.
“La Damigella d'Onore”, replica, seguendo il suo sguardo. “Credo sia
la sua migliore amica”.
“Accidenti”,
mormora Niall e Harry è sicuro che abbia fatto un grande sforzo
per non usare un imprecazione più colorita. “Come si chiama?”.
“Barbara,
è una mo-”.
Perrie
lo zittisce prima che Harry possa finire la frase.
Sophia
non è solo bella ma è raggiante.
Sembra che un alone dorato le circondi il capo e le faccia
risplendere il viso. I capelli sciolti le ricadono sulle spalle nude
e a ogni passo la gonna del suo abito di raso color avorio ondeggia
dolcemente. È una visione
che commuove.
Harry
rivolge uno sguardo allo sposo: il volto di Liam esprime un
caleidoscopio di emozioni. Tra queste, prevalgono orgoglio e
incredulità. Il riccio riporta l'attenzione su Sophia, i cui
occhi sono fissi sulla figura dell'uomo che la aspetta all'altare. Il
suo brillare non è dovuto ai gioielli, al vestito o alla luce, ma nasce dal desiderio di congiungersi all'uomo che ama e alla
prospettiva di ciò che li aspetta. Harry si è sempre domandato cosa
rendesse gli sposi così belli ai matrimoni e adesso crede di
aver trovato la risposta.
Osservando
le peonie del bouquet di Sophia, si domanda che profumo abbiano. Non
si ricorda se ha mai avuto l'opportunità di annusarle.
“Penso
di essere diventata lesbica”, afferma Perrie a un certo punto,
sovrappensiero, con un tono di voce abbastanza sostenuto da farsi
udire da un po' di gente. Qualcuno - Harry non è sicuro se della
fila davanti o di quella di dietro – tossicchia.
“Potevi
pensarci prima”, ribatte Zayn, mentre Niall se la ride.
“Sul
serio, l'hai vista?”, insiste Perrie, indicando la sposa col mento.
“Mi
dispiace, ma è già impegnata”, replica Zayn, scrollando le
spalle.
I
colpi di tosse diventano più insistenti.
“Dateci
un taglio”, prega Harry. È
un miracolo se non li abbiano già buttati fuori dalla chiesa.
“Devo
farmi presentare quella Barbara”, afferma Niall.
“Chi?”,
domanda Zayn.
“Ragazzi”,
implora Harry.
Quando
Sophia raggiunge Liam all'altare, questi si sporge in avanti, come se
volesse baciarla, si rende conto dell'errore, fa un passo indietro,
inciampa. In chiesa scoppia un boato di risa.
Sophia
si nasconde il viso dietro al bouquet, ridendo garbatamente, poi
allunga una mano per stabilizzare il suo futuro marito.
Louis
si volta verso il quartetto e fa l'occhiolino a Harry. Questi
avvampa. So
quello che stai pensando, vorrebbe dirgli. Forse la sua crisi di
prima è stata davvero insensata. Forse Harry ha qualcosa che non va
nel cervello.
“Se
tu facessi una cosa del genere il giorno del nostro matrimonio ti
mollerei sull'altare”, afferma Perrie all'indirizzo del suo
fidanzato, nascondendo la minaccia dietro un sorriso.
“Prendo
nota, grazie”, ribatte Zayn, chinando il capo.
Perrie
gli poggia una mano sulla spalla e si sporge per parlargli
all'orecchio.
“Stavo
scherzando”, sussurra. “Me la vedrei con te dopo la
cerimonia”.
“Uh-uh”,
fischia Niall, col risultato di attirare l'attenzione di sposi,
testimoni, damigelle e via dicendo.
“Non
badate a me, iniziate pure!”, esclama, rosso come un pomodoro.
Sophia
e Liam scrollano le spalle e Barbara ride. Un punto per Niall.
“Vi
odio”, borbotta, rivolgendosi a Zayn e Perrie.
Harry
gli dà di gomito.
“Almeno
ti sei fatto notare da qualcuno”.
“Bella
figura di merda!”, esclama l'irlandese. Questa volta ci manca poco
che qualcuno degli invitati gli lanci in testa il libro delle
preghiere.
*
Harry
sta ancora cercando di liberarsi degli ultimi chicchi di riso che gli
sono rimasti attaccati ai capelli – come hanno fatto ad arrivare
fino a lui, poi? - quando Louis si avvicina a lui e agli
altri.
“Sembro
un panda, vero?”, si lamenta Perrie mentre cerca di ripulirsi dal
mascara che le è colato sulla faccia.
“Se
non avessi frignato tutto il tempo”, le fa eco Niall.
“Scusa
se sono una persona emotiva e non un pezzo di ghiaccio come
te”, ribatte la ragazza.
Zayn
le circonda le spalle con un braccio.
“Sembri
un adorabile panda, sì”.
Perrie
mette il broncio.
“Tutto
ok?”, domanda Louis a Harry, aiutandolo a staccare un chicco di
riso intrappolato in uno dei suoi ricci. “Questi cosi sono il male.
Penso che mi siano arrivati fin dentro alle mutande”.
Harry
ride, sollevato.
“Sì,
tu?”.
“Diciamo
di sì”, risponde Louis. “È
stato un lavoraccio calmare Liam prima della cerimonia, ma penso di
aver fatto un buon lavoro”.
“Hai
fatto un ottimo lavoro”,
lo rassicura il riccio.
“Peccato
che Liam abbia fatto quella gaffe
all'inizio”, interviene Niall.
“Ehi,
non posso fare miracoli”,
ribatte Louis. “Gli ho spiegato per filo e per segno tutto quello
che avrebbe o non avrebbe dovuto fare, ma quando uno è scemo è
scemo”.
“Povero
Liam, era emozionato!”, esclama Harry.
“A
proposito di gaffe...vi
siete fatti notare, voi quattro”, afferma Louis. “Sbaglio o a un
certo punto siete perfino spariti,
poco prima dell'inizio della funzione?”.
Harry
lancia uno sguardo di supplica ai suoi tre amici, una silenziosa
preghiera per non farli parlare.
“Avevo
bisogno di prendere un po' d'aria”, mente. “E loro mi hanno
accompagnato”.
Louis
corruga la fronte.
“Come
mai?”, domanda, accarezzandogli il viso.
“Non
lo so”, mormora Harry. “Ma non ti preoccupare, sto bene”.
Gli
occhi di Louis indugiano sui suoi per qualche secondo.
“Meno
male”, dice infine. “Adesso andiamo che ci aspettano per le
foto”.
L'altro
ragazzo prende Harry per mano e lo guida verso il retro della chiesa,
dove si terrà il ricevimento. Un gigantesco tendone bianco, eretto
al centro dell'ampio prato, ospiterà il banchetto.
“Lou”.
Harry tira il suo ragazzo per il braccio, imponendogli di fermarsi e
voltarsi verso di lui. Perrie, Zayn e Niall li superano, senza
prestare loro troppa attenzione.
“Qualcosa
non va?”, domanda Louis, con un leggero tremore nella voce.
“No,
è che-”. Harry si interrompe, fissando per un attimo gli invitati
oltre le spalle di Louis. “Io ti amo, ok?”.
Louis
impallidisce. Harry riesce chiaramente a vedere il colore abbandonare
di botto il suo viso.
“Mi
stai lasciando?”, squittisce Louis, ritraendo la mano ancora
stretta a quella del suo ragazzo. “Mi stai lasciando oggi”.
Un fulmine colpisce
Harry. O almeno questo è quello che prova lui nell'udire le parole
del suo ragazzo.
“No, tu mi
stai lasciando!”, accusa.
“Ci stiamo
lasciando?”, domanda Louis, con gli occhi sbarrati.
Harry sente le
ginocchia cedere. Vorrebbe accasciarsi per terra. Non ha idea di
quello che sta succedendo.
“Io non voglio
lasciarti”.
“Neanche
io!”, esclama Louis.
Il
cuore di Harry manca un battito.
“Ah,
no?”.
“No,
come ti salta in mente? È
proprio l'ultimo
dei mie piani”
Harry
si lancia addosso a Louis e lo stringe tra le braccia. Quelle di
Louis sono intrappolate tra i loro due corpi, privandolo della
possibilità di ricambiare l'abbraccio.
“Ti
amo, Louis. Ti amo! Non ne dubitare mai!”.
Louis
scoppia a ridere.
“E
io ti odio, mi hai fatto prendere un colpo”.
“Tu
mi hai fatto prendere un colpo”.
“Io
non ho fatto niente”.
Harry
fa un passo indietro.
“Hai
ragione, sono un idiota”.
Louis
gli prende il viso tra le mani.
“Io
sono più idiota di te, fidati”.
Harry
si sporge in avanti.
“Sicuro
che non vuoi lasciarmi?”, domanda sulle sue labbra.
“Chiedimelo
un'altra volta e ci faccio un pensierino”, replica Louis, poi
stringe la presa sul suo viso. “Sto scherzando. Baciami, idiota”.
Harry
ridacchia prima di premere le labbra su quelle di Louis.
“Adesso
andiamo che dobbiamo fare le foto con gli sposi”, dice questi. “E
poi ho bisogno di bere qualcosa di forte perché devo essere
adeguatamente preparato per quello che ho progettato di fare durante
il banchetto”.
“Cioè?”.
“Lo
vedrai”.
“Lou,
eravamo d'accordo che non avresti messo troppo in imbarazzo
Liam nel tuo discorso da testimone”.
Louis
scoppia a ridere.
“Fidati,
non sarà Liam quello a sentirsi in imbarazzo”.
Dopo
le foto di rito, gli invitati sciamano dentro al capannone per
consumare il banchetto. Harry ha preferito farsi sistemare allo
stesso tavolo dei suoi amici piuttosto che sedersi accanto a Louis,
il cui posto d'onore è al tavolo degli sposi. Il riccio si sarebbe
sentito a disagio seduto al lungo tavolo con gli sposi, i loro
genitori, il testimone e le damigelle, perciò, con la scusa di non
voler abbandonare Zayn, Perrie e Niall – i quali non conoscono
prarticamente nessuno a questo matrimonio – ha chiesto a Liam di
fargli un favore.
“Ho
fame”, brontola Perrie, togliendosi il fascinator e
poggiandolo sul tavolo. “Quando si mangia?”.
“Perrie,
hai vent'anni non cinque, controllati”, la rimprovera Zayn.
“Anch'io
ho fame”, si intromette Niall.
Lo
stomaco di Harry si trova d'accordo con loro.
“Tutto
bene qui?”, domanda Andy, fermatosi al loro tavolo.
“Abbiamo
fame”, lo informa Perrie, beccandosi un'occhiataccia da parte del
suo ragazzo.
“Oh,
temo che ci vorrà ancora un po' prima di mangiare”. Andy frantuma
il loro sogno di riempirsi lo stomaco. “Comunque, se non vi va di
starvene qui ad aspettare potete uscire fuori e ingannare l'attesa
passeggiando sul prato o giocando a cricket”.
“Cricket?
Perchè dovrei voler giocare a cricket?”, domanda Niall quando Andy
se n'è andato.
“Non
lo so, ma Liam ha pensato che qualcuno avrebbe voluto farlo, al suo
matrimonio”, ribatte Zayn, versandosi un bicchiere d'acqua.
“Solo
perché a lui piace il cricket non significa automaticamente
che debba piacere a tutti”, protesta Niall. "Fosse stato il golf...".
“Non
è che gli piaccia il cricket, Liam è nella squada di cricket
dell'università, praticamente ne è ossessionato”,
interviene Perrie.
Niall
si stringe nelle spalle.
“Penso
che me ne starò qui ad aspettare, voi andate se volete”.
“Guarda
che non prendi in giro nessuno”, lo avverte Harry. “ Tu vuoi
rimanere qui a sbavare su Barbara”.
“Oh,
sta zitto”, replica Niall ma la direzione del suo sguardo lo
tradisce. Barbara è in piedi di fronte al tavolo degli sposi che
parla con Louis, nell'attesa che gli sposi tornino da chissà dove si
siano andati a cacciare per poter dare inizio al pranzo.
Harry
non vuole fare il fidanzato appiccicoso – anche se tutto ciò
a cui riesce a pensare in questo momento è mettere le mani su Louis
e non lasciarlo più andare, per scongiurare un'altra crisi -
perciò opta per farsi un giro fuori dal capannone.
Versandosi
un bicchiere di vino, il riccio si congeda dai suoi amici.
Non
conoscendo quasi nessuno e, soprattutto, non avendo voglia di
ingaggiare una conversazione con qualcuno, Harry tira fuori il
cellulare con l'intento di fare qualche foto interessante da caricare
su Instagram (Louis non la smetterà mai di prenderlo in giro per
questa sua fissazione).
Mentre
si guarda intorno alla ricerca del suo prossimo soggetto, la sua
attenzione viene attirata da una familare testa rossa, che si sta
guardando intorno con aria smarrita.
“Ed!”,
esclama.
Il
destinatario del suo richiamo si volta di scatto verso di lui.
“Che
ci fai qui?”, domanda Harry quando l'altro ragazzo lo ha raggiunto,
con una chitarra in spalla e un abbigliamento ancora più bizzarro
del suo. “Non sapevo venissi”.
Ed
si guarda le scarpe.
“Ehm,
è stata una cosa dell'ultimo minuto, a dire il vero”, afferma.
“Credevo
che Liam avesse affittato una band per la festa”, osserva Harry, lo
sguardo fisso sulla chitarra del suo amico.
Ed
si gratta il capo.
“In
realtà mi ha chiamato Louis”, ammette.
“Louis?”.
Harry è perplesso. “Perché?”.
“Diciamo
che aveva bisogno di un altro musicista”.
L'atteggiamento
di Ed è sospettoso, però la sua spiegazione è plausibile.
Louis, in quanto testimone, ha avuto una sua parte
nell'organizzazione del matrimonio, quindi è comprensibile che abbia
pensato lui all'intrattenimento musicale. Quello che è strano, però,
è che non abbia accennato a Harry della presenza di Ed.
Come
per magia, Louis compare alle sue spalle.
“Ecco
dov'eri!”, esclama, poggiandogli una mano su un fianco. “Il
banchetto è appena iniziato e ti consiglio di affrettarti dentro se
non vuoi rimanere a digiuno. Oh, ciao, Ed, bene arrivato”.
Ed
sposta lo sguardo alternativamente tra Harry e Louis, stranamente a
disagio. L'ipotesi che i due nascondano qualcosa diventa certezza.
“Ciao,
Louis”.
“Il
tuo concetto di eleganza mi...sbalordisce”, commenta l'altro
ragazzo, ispezionando l'abbigliamento del rosso, che indossa una
giacca nera su un paio di jeans e porta ai piedi delle Converse.
Ed
non batte ciglio.
“Disse
quello che sta insieme a questo qui”, replica, indicando
Harry.
Il
riccio ha finalmente la certezza che non avrebbe dovuto seguire i
consigli di moda del proprio ragazzo. Soprattutto quando suddetto
ragazzo lo ha obbligato a sbottonarsi la camicia.
Louis
scuote il capo, ignorando le parole di Ed.
“Voi
non avete fame?”.
Una
volta dentro al capannone, Louis saluta Harry con un bacio sulla
guancia, prima di dirigersi al tavolo degli sposi, dove molti stanno
già mangiando. Sembra che sia cresciuta di nuovo un po' di distanza
tra di loro e Harry non riesce a scrollarsi questa sensazione di
dosso. È tutto il giorno che
i suoi sentimenti nei confronti dell'altro ragazzo sono altalenanti.
Quando sembrava che tutto si fosse aggiustato ecco che l'ansia che
qualcosa non vada ritorna.
Tornato
al proprio tavolo, Harry trova i suoi amici intenti a fissare i
propri piatti vuoti.
“Credevo
aveste già iniziato a mangiare”, dice, stupito.
“Aspettavamo
te!”, ribatte Niall, scattando in piedi.
Mentre
stanno colmando i loro piatti di cibo, al tavolo del buffet, Harry
avverte una presenza al suo fianco.
“Quelle
sembrano buone”, afferma una voce sconosciuta, indicando delle
patate lesse che non sembrano buone affatto.
Il
riccio ci mette qualche secondo per realizzare che Barbara non si sta
rivolgendo a lui ma a Niall. L'irlandese si blocca con il cucchiaio
col quale si stava servendo a mezz'aria.
“Uhm”.
“Le
proverò”, decide la ragazza, regalando a Niall un sorriso,
nonostante il ragazzo sia troppo sconvolto per articolare una frase
di senso compiuto.
“Stai
bene?”, domanda Harry, dopo che Barbara si è spostata di qualche
passo.
Niall
la sta ancora fissando intontito, mentre il cucchiaio che tiene in
mano sgocciola il suo contenuto sulla tovaglia.
“Quell'essere
angelico mi ha parlato o è stato tutto un sogno?”.
Harry
ridacchia.
“Sei
messo male”, commenta, come se lui di solito sia messo meglio.
“Harry,
tu non capisci, la mia vita ha appena acquistato un senso e adesso
devo mangiare, ciao”.
Il
riccio non fa neanche in tempo a rispondergli che Niall fugge verso
il loro tavolo.
“Barbara
sarà felice di sapere che Niall l'ha definita un essere
angelico”.
Harry
si volta verso il suo nuovo interlocutore.
“Liam!”,
esclama sorpreso, come se la presenza dello sposo al buffet sia un
evento straordinario.
L'altro
ragazzo sorride.
“Dobbiamo
presentarli”, continua.
Harry
adocchia il roast-beef con l'acquolina in bocca.
“Sì,
ti prego, fa qualcosa”, risponde distrattamente.
Liam
scoppia a ridere.
“Volentieri”.
Harry
gli dà una pacca sulla spalla.
“Ti
ringrazio a nome di Niall”.
“Mi
inventerò qualcosa”, promette Liam.
Harry
prende una generosa quantità del tanto agognato roast-beef.
“Non
ho fatto colazione”, si giustifica.
Liam
aggrotta la fronte.
“Oh,
tranquillo, mangia tutto quello che vuoi”, lo rassicura. “Io non
ho molta fame”.
Il
riccio lo guarda con la coda dell'occhio.
“Ti
capisco, anche a me si chiude lo stomaco in certi momenti”.
Liam
ridacchia.
“Vedremo
il giorno del tuo matrimonio”.
Harry
distoglie l'attenzione da alcuni ortaggi bolliti che è indeciso se
mettere nel piatto o meno.
“Penso
che il giorno del mio matrimonio non riuscirei neanche a bere
dell'acqua”, ammette, con le farfalle allo stomaco. Non che ci
abbia pensato molto, al giorno del suo matrimonio, però...ci ha
pensato abbastanza, soprattutto dopo l'annuncio del
fidanzamento di Zayn e Perrie. Sembra che tutti i suoi amici si siano
sposati o siano sul punto di farlo. Pensare che sono così giovani.
La
loro conversazione è interrotta dall'arrivo di Perrie.
“Liam,
è tutto buoni-ssimo!”, dice, masticando e parlando senza
premurarsi di mettersi una mano davanti alla bocca.
“Grazie”,
replica Liam, compiaciuto.
“Pare
che tu abbia apprezzato particolarmente anche il vino”,
afferma sarcastico Harry.
“No,
è che Niall ci ha versato dentro un po' del suo rum”. Perrie
arrossisce, lanciando uno sguardo in tralice a Liam. “È
buono anche senza”, si corregge.
Lo
stomaco di Harry si contorce al pensiero di un cocktail di vino e
rum. Come facciano i suoi amici a ingurgitare cose simili va al di là
della sua comprensione.
“Non
ne dubito”. Liam sorride, divertito. “Torno dalla mia consorte,
adesso. Buon proseguimento”.
“Ha
detto consorte!”, squittisce Perrie. “Che carino!”.
Harry
la afferra per un braccio e se la tira dietro fino al loro tavolo, al
quale si è aggiunto anche Ed.
“Hazza,
chi è questa Barbara della quale Niall non smette di parlare?”,
domanda il rosso.
“La
Damigella d'Onore”, lo informa Harry.
“Ma
non è tipo una modella?”.
Harry
annuisce.
“Sì,
è una modella di intimo. Credo che di recente abbia firmato un
contratto con qualcuno di famoso”.
Niall
si strozza col purè. Zayn gli versa da bere.
“Sai
per chi ha lavorato prima?”. Ed non demorde. “Non mi
dispiacerebbe vedere qualche suo...lavoro”.
“Ehi,
l'ho vista prima io!”, protesta l'irlandese. “E mi ha pure
parlato”.
Harry
fa cenno di no con la testa verso Ed.
“Le
hai almeno risposto?”, domanda Perrie.
Niall
scuote il capo, sconsolato.
“Mi
ha colto di sorpresa”.
“Sei
un deficiente”, lo prende in giro Ed.
Harry
decide di auto-escludersi dalla conversazione, rivolgendo la propria
attenzione al tavolo degli sposi. Per quanto possa essere patetico,
Louis gli manca. E pensare che lui è sempre stato un tipo al
quale è sempre bastata la compagnia di se stesso.
Ma
questo era prima che arrivasse Louis, prima che si innamorasse, prima
di scoprire che condividere la propria vita con qualcun altro non
significa necessariamente rinunciare alla propria individualità e
indipendenza. Louis gli ha sempre concesso i suoi spazi e Harry si è
sempre più spesso ritrovato a desiderare di voler colmare questi
spazi
con la presenza di Louis. Dopo più di due anni insieme questo
desiderio non si è ancora sopito, anzi, si è amplificato. Forse non
è sano, ma è
quello che è.
Gli viene in mente una frase di Cime
Tempestose,
che ha riletto assieme a Louis dopo gli esami: “Lui
è sempre sempre, sempre nella mia mente: non come una gioia, non più
di quanto io lo sia per me stessa, ma come il mio stesso essere”.
Harry rabbrividisce.
Quando
tutti, o quasi, hanno finito di consumare il proprio pasto, il padre
della sposa attira l'attenzione dei commensali picchiettando un
coltello su un bicchiere di vetro. È arrivato il momento del
brindisi agli sposi e dei discorsi.
Harry prova una fitta di ansia in vece di Louis.
Dopo
che il padre della sposa e quello dello sposo si sono espressi in
discorsi brevi, concisi e poco carichi di emozione – bisogna
ammetterlo – è il turno del testimone.
Harry
cerca di apparire il più rilassato possibile, nel caso Louis decida
di puntare lo sguardo verso di lui e, di conseguenza, farsi prendere
dal panico. Perrie batte le mani in maniera eccitata, Zayn ha un
ghigno preoccupante sulla faccia, Niall è distratto da Barbara e
Ed...è sparito.
“Salve,
sono Louis”, inizia il ragazzo, armeggiando con un foglio in mano.
Harry lo osserva con un misto di preoccupazione e tenerezza mentre
cerca di aprirlo. Il fruscìo della carta riverbera per tutta la
stanza – amplificato dal microfono – immersa in un silenzio
carico di aspettativa.
“Scusate”,
dice Louis, con un sorriso imbarazzato, prima di fermarsi un attimo a
prendere fiato. Quando riprende a parlare sembra essere tornato se
stesso: sicuro di sé e impenetrabile. “Dicevo, sono Louis e quello
che tengo in mano è il discorso che ho scritto per Liam e Sophia. Ho
promesso al mio migliore amico che non ci sarei andato giù pesante e
l'unica ragione per la quale ho mantenuto la mia promessa è che il
mio ragazzo ha supervisionato il processo di stesura e mi ha impedito
di scrivere il, diciamo, novanta per cento di quello che avrei voluto
scrivere. Quindi, Liam caro, è lui che devi ringraziare se non ho
menzionato quella volta in cui ti sei ubriacato e hai cantato al
karaoke Wrecking
Ball in
mutande cavalcando una banana gigante.
Il che è avvenuto due giorni fa al tuo addio al celibato”.
L'intera sala scoppia a ridere. Harry si schiaffa una mano sulla
faccia. Non ha il coraggio di sbirciare la reazione dello sposo, men
che meno quella della sposa. “Oops”.
Louis
continua raccontando di quando e come e dove ha conosciuto Liam.
“Per
farvi capire quanto Liam sia una persona fantastica,
vi basta sapere che quando, a quindici anni, gli ho confessato di
essere gay – è stata la prima persona alla quale l'ho detto e
anche l'unica, per un po' – lui mi ha baciato.
Scusami Sophia, spero tu non sia gelosa”. Louis si ferma per
saggiare la reazione della ragazza. Sophia sta sorridendo senza
alcuna riserva. Louis lo considera come un incentivo a continuare.
“Lo ha fatto per dimostrarmi che non ci fosse niente di male e per
farmi sentire meglio, sebbene per colpa di questo suo gesto
disinteressato e istintivo io mi sia preso una cotta durata
un'estate. Però non smetterò mai di ringraziarlo, perché, forse
lui non lo sa, ma mi ha aiutato tantissimo e a volte penso che la mia
vita avrebbe preso un corso diverso se in quel momento così delicato
Liam non mi avesse fatto sentire immediatamente accettato e amato
per quello che sono”.
Harry
era un po' incerto su questa parte del discorso, però, dopo che
Louis gli ha assicurato che Liam non si vergogna di quello che ha
fatto e che, anzi, spesso è lui stesso a raccontare questa storia,
ha dato all'altro ragazzo la sua approvazione.
Dopo
una digressione su come Liam abbia conosciuto Sophia e di come Louis
abbia capito che lei fosse quella giusta (“Liam è sempre stato uno
fissato con le apparenze,
ma quando una volta ha accolto in casa sua Sophia senza cambiarsi
d'abito ma rimanendo in tuta e pantofole, ho capito che lei sarebbe
rimasta nei
paraggi per
un po'”), il ragazzo conclude il suo discorso con l'ennesimo
brindisi agli sposi.
Tuttavia,
contrariamente alle aspettative di tutti, Louis non sembra
intenzionato a mollare il microfono.
“Spero
che adesso non si metta a cantare”, dichiara Niall, lanciando
un'occhiata al posto lasciato vuoto da Ed. Harry pensa che in fondo
c'era da aspettarselo: la presenza del rosso al matrimonio era
alquanto sospetta. Forse Louis non si sentiva a suo agio a cantare
spalleggiato da una band sconosciuta e, dal momento che lui e Ed
hanno cantato insieme qualche volta, gli sarà sembrato naturale
proporre all'altro ragazzo di farlo assieme a lui.
“A
riprova del fatto che sia il migliore migliore amico che potessi
desiderare, Liam mi ha consentito di rubargli le luci della ribalta
per qualche minuto”, annuncia Louis. “Grazie, Liam, ti voglio
bene. E grazie, Sophia, anche se tu, come tutti gli altri, non hai la
più pallida idea di quello che sta per succedere”.
Louis
sposta indietro la sedia, aggira il tavolo e si sistema al centro
della sala. Le luci si abbassano nello stesso momento in cui Ed
prende posto su uno sgabello accanto a lui.
“Harry”,
esordisce.
Il
cuore di Harry fa una capriola. Anzi, due. Forse anche tre. Gli
invitati seguono lo sguardo di Louis e uno dopo l'altro spostano la
loro attenzione su Harry, che è combattuto tra la voglia di sentire
quello che ha da dirgli – cantargli? - Louis e quella di
sotterrarsi. Lui odia essere al centro dell'attenzione. Il suo
ragazzo
lo sa.
“Non
è mia intenzione metterti in imbarazzo, ma, conoscendoti è
inevitabile”, continua. Harry decide che vuole sotterrarsi.
“Però ti prego di ascoltare quello che ho da dirti prima di
fuggire a gambe levate. Per
favore”.
Harry
annuisce debolmente, tenendo gli occhi fissi su Louis, perché non ha
il coraggio di voltarsi e vedere gli occhi di tutti puntati su di
lui.
“Ti
amo, ti ho sempre amato – non dal primo
momento che ti ho visto, perdonami, ma è perché non ti avevo visto
bene
– e ti amerò sempre. Mi piace pensare che sia stato il destino a
metterti sulla mia strada, perché non avrei trovato una
corrispondenza
migliore neanche se mi fossi impegnato a cercarla. Forse non mi
merito la fortuna che ho avuto, però chi sono io per ribellarmi al
destino? Però penso che mi sarei volentieri ribellato al destino se
non avesse scelto te ma qualcun
altro.
Nessuno mi avrebbe fatto sentire me stesso come te, nessuno mi
avrebbe completato
come te e nessun mi avrebbe amato
come te. Per citare la nostra amata Emily: di qualsiasi cosa siano
fatte le nostre anime, la mia e la tua
sono identiche. Per questo non vorrò mai nessun altro. Non potrei
volere nessun altro. Lo so che anche tu mi ami, perché il destino
non potrebbe essere stato così stronzo da farmi innamorare di una
persona che non avrebbe potuto ricambiarmi, e ti assicuro che non ne
ho mai dubitato. Se ogni tanto ti chiedo se mi ami è perchè temo
che tu
ne possa dubitare e fare qualcosa di sconsiderato.
Non che io non abbia fiducia in te, ne ho più di quanta immagini, ma
a volte sei tu che non ce l'hai e questo mi addolora terribilmente.
Però io credo in te, credo in noi e ti amo come si sono amati
Heatcliff e Catherine: fino
alla fine del mondo.
Eccetto che voglio stare con te in questa vita e non nell'altra,
possibilmente. Cioè, anche
nell'altra. Però, uhm, non mi va di fare piani per l'aldilà
mentre siam nell'al-di-qua, ecco”.
Il
silenzio che si è creato all'inizio del discorso di Louis viene
spezzato da qualche risata. Harry pensa che, se Louis gli avesse
fatto questa “dichiarazione” in privato, a questo punto lui
sarebbe stato in lacrime. Ma c'è troppa gente e le sue emozioni
sono, in qualche modo, bloccate.
Questo non gli impedisce di essere profondamente toccato, e
rassicurato, dalle parole dell'altro ragazzo. Adesso aspetta con
ansia di sapere cos'altro ha in serbo Louis per lui, non senza una
certa apprensione.
“Voglio
cantarti questa canzone perché mi sembra un modo carino e originale
per, uhm, farti una richiesta particolare”, dice Louis.
Harry
si rende conto di essersi perso nella sua mente per qualche secondo.
Richiesta
particolare?
Ed
inizia a suonare la sua chitarra, accompagnato da una violinista
della band ingaggiata da Liam. Le luci si concentrano su Louis e i
musicisti. Nel capannone nessuno osa fiatare, tutti pendono,
silenziosi e immobili – come il cuore di Harry – dalle labbra di
Louis.
Zayn
poggia una mano sulla gamba del riccio per arrestarne il tremito.
“Rilassati,
ok?”.
Harry
posa una mano su quella del suo amico e annuisce, nello stesso
momento in cui Ed fa il conto alla rovescia prima che Louis inizi a
cantare.
(Love Is On The Radio)
I
was alone and my stomach was twisted,
But
I can get up now, the dark clouds have lifted
Back
in the old life, before you existed,
I
couldn't see right, my windows were misted
Said
one word, made me feel much better,
Starts
with L and it's got four letters
Harry
riconosce vagamente la canzone, anche se non sa attribuirle un
titolo. Louis canta con la sicurezza di uno che lo fa di mestiere e il suo talento innato si nota.
Things
are looking up, looking up
There's
magic everywhere you go
Strangers
stop to say hello
So
turn it up, turn it up
As
loud as you can make it go
'Cause
love is on the radio
Ed
ogni tanto accompagna Louis con la voce e sembra divertirsi un mondo.
Now
that I've found you, my heart's beating faster,
We
could be happy forever and after
We
could be married, like Mr
and Mr,
We'll
have a son and we'll give him a sister
Just
one thing holding us together,
A
four letter word and it lasts forever
Harry
ci impiega tutto il ritornello per ricollegare le parole richiesta
particolare
con il pezzo che Louis ha appena cantato e ci manca poco che svenga
per l'ondata di amore e felicità che lo pervade. Gli sembra di
annegare
e quasi non si rende conto che Louis si è avvicinato per cantargli
in faccia l'ultima strofa, con un sorriso che va da un orecchio
all'altro. Il resto della stanza non esiste più, è tutto un Louis
Louis Louis e we could be married...
Funny
one thing led to another,
You
came along, filled my days with colour
And
its been an everlasting summer,
Since
we found each other
Louis
fa un giro su se stesso e continuna a cantare, coinvolgendo gli altri
invitati. Harry è in uno stato di shock tale che, anche se sa che
Zayn gli sta parlando all'orecchio, non riesce a capire una singola
parola.
Quando
Louis finisce di cantare è accolto da un scroscio di applausi
assordanti. Il ragazzo fa un breve inchino prima di rivolgere la sua
attenzione a Harry, poggiare il microfono sul tavolo e inginocchiarsi
davanti a lui. Per la prima volta nella sua vita, senza mettercisi di impegno,
Harry riesce a dimenticare
l'esistenza del resto del mondo e a concentrarsi sul momento, su
Louis.
“Harry
Edward Styles, alla luce di quanto cantato, vuoi diventare mio
marito?”.
Harry
ha un momento di deja-vu
e
ripensa a quel momento di quasi tre anni prima, quando, nella sua
cameretta, Louis gli ha proposto di diventare il suo ragazzo.
Senza
la minima esitazione – e
come potrebbe esitare?,
è tutto quello che ha sempre desiderato, anche se fino a questo
momento non ne aveva idea – Harry risponde:
“Okay”.
Louis
finge indignazione, anche se ha un ghigno che gli deforma la faccia.
Harry
scoppia a ridere, sebbene sia una risata bagnata
di lacrime.
“Okay,
Louis William Tomlinson, voglio diventare tuo marito”.
Zayn,
Perrie, Niall e gli invitati seduti ai tavoli vicini – quelli che
effettivamente siano stati in grado di udire lo scambio di battute
tra i due – applaudono.
Louis
si rimette in piedi e si piega in avanti per circondare Harry in un
abbraccio.
“Ti
amo da impazzire”, dice questi, da qualche parte nei pressi
dell'orecchio di Louis.
“Solo
un pazzo avrebbe accettato di sposarmi”, ribatte il suo futuro
marito,
sedendoglisi in grembo.
Harry
gli stringe la vita, appoggiando la testa sul suo petto.
“Ovviamente
non c'è nessuna fretta”, continua Louis. “Non dobbiamo sposarci
domani. E per quanto riguarda i figli,
insomma, possiamo parlarne-”.
Harry
ridacchia.
“Mi
va bene tutto, Lou, voglio fare tutto
con te”, afferma, strusciando la faccia sulla camicia di Louis.
“Possiamo aspettare o possiamo sposarci domani,
se lo vuoi. E possiamo avere tutti i figli che vuoi”.
Louis
gli prende una mano.
“Davvero?”.
“Davvero
sullo sposarci domani o
sull'avere
figli?”.
“Non
c'è bisogno di sposarci domani, Harry caro, vorrei finire
l'università prima”, lo rimprovera Louis. “Ma davvero vuoi avere
dei figli con me? Anche se siamo così giovani?”.
Sebbene
non abbiano mai affrontato l'argomento bambini,
Harry ha sempre fantasticato su un futuro assieme a Louis comprendente dei
figli. E poi loro due ci sanno proprio fare, altrimenti la loro amica
Lou non li avrebbe nominati baby-sitter ufficiali della figlia Lux.
“Sì”,
risponde semplicemente Harry.
Louis
gli afferra il mento con due dita e lo bacia sulle labbra.
“Ti
amo”.
“Scusate”,
li interrompe Perrie. “È
stato tutto fantastico e commovente, ma non vi pare che manchi
qualcosa?”.
I
due la guardano con sospetto. La ragazza agita le dita della mano
sinistra. Louis impallidisce.
“L'anello”,
mormora. “L'ho...l'ho dimenticato a casa”.
Harry
gli stringe un fianco con le dita.
“Non
importa, me lo darai dopo”, lo rassicura. Non aveva minimamente
pensato all'anello e, comunque, non gli importa davvero.
“Che
stupido che sono, inginocchiarmi, farti la proposta e dimenticare
l'anello”.
“Lou,
sul serio, non fa niente, hai avuto tante cose a cui pensare, oggi”.
“Vuoi
davvero sposare uno che si dimentica anche delle cose più
elementari?”.
Harry
lo pizzica sulla coscia. Louis scatta in piedi, rimuove una
margherita dal vaso di fiori al centro della tavola, ne accorcia il
gambo coi denti e si inginocchia di nuovo ai piedi di Harry.
“Dammi
la mano”.
Harry
allunga la mano sinistra e aspetta pazientemente che Louis avvolga il
fiore al suo anulare.
“Va
meglio?”.
“È
il migliore anello di fidanzamento di sempre”, commenta Harry,
sventolando la mano di fronte alla faccia corrucciata di Perrie.
Mentre
loro erano impegnati in questo siparietto, gli sposi si sono
preparati per il primo ballo insieme. Harry, con Louis di nuovo in
braccio, osserva Liam e Sophia danzare. Liam sembra una tavola di
legno e il riccio prova un moto di compassione per lui, misto a
comprensione.
Quando
l'invito a ballare è esteso al resto della sala, Louis si alza in
piedi e offre una mano a Harry.
“Non
puoi dirmi di no”, implora.
Harry
sospira e accetta la sua proposta. In fondo, è solo un lento, non
può fare peggio
di Liam. O forse sì.
Louis
lo trascina al centro della sala e gli poggia le mani sui fianchi.
Harry unisce le mani dietro la sua testa e si guarda i piedi.
“Non
è poi così difficile”, lo incoraggia Louis.
“È
la prima volta che balliamo insieme”, ribatte Harry, mentre le note
di A
Thousand Years risuonano
per tutto il capannone. “Anzi, per me è la prima volta che ballo,
punto”.
“Considerala
come la prova generale del nostro primo ballo al nostro matrimonio”,
replica Louis con un ghigno.
Quando
Harry riesce a rilassarsi scopre che, in effetti, non
è poi così difficile.
“Ehi”,
lo chiama Louis, dopo un po'. “Puoi sempre ripensarci, lo sai? Il
fatto che tu abbia accettato subito la mia proposta non è una
garanzia di-”. Louis si morde le labbra. “Insomma, non hai
esitato un attimo prima di accettare di passare il resto della tua
vita con me quindi magari è stata una decisione affrettata e, uhm”.
Harry
lo guarda fisso finché Louis non solleva lo sguardo.
“Ho
sempre saputo che avrei voluto passare il resto della mia vita con
te, Louis”, afferma convinto. “Matrimonio o meno. Voglio stare
con te per il resto della mia vita e, te lo giuro, non ho il minimo
dubbio”.
Louis
si rilassa.
“Ero
così agitato, oggi”, ammette. “Tra le mie responsabilità da
testimone e l'ansia per come avresti reagito...stavo impazzendo”.
Harry
accarezza la nuca di Louis con le dita.
“Ho
notato”, afferma. “Quando io e i ragazzi siamo usciti dalla
chiesa, prima dell'inizio della cerimonia, è stato perchè ho avuto
una specie di attacco di panico. Credevo fossi strano
perché volessi lasciarmi”.
Louis
aggrotta la fronte.
“Solo
tu puoi farti dei film
del genere, lo sai?”.
Harry
ride.
“Ehi, anche tu hai creduto che io stessi per lasciarti, prima!”.
Louis
non ha la possibilità di rispondere perché Liam spunta al loro
fianco.
“Congratulazioni!”,
esclama, poggiando una mano sulla spalla di Louis e l'altra su quella
di Harry. “Anche se da laggiù non ho sentito molto qualcosa mi
dice che adesso siete ufficialmente fidanzati”.
Fidanzati, io e Louis siamo fidanzati,
pensa Harry. Ha promesso all'uomo che ama che, prima o poi, lo
sposerà e, nonostante sia un passo importante, Harry sente che
poco è cambiato tra loro due. Davvero ha sempre saputo
che loro avrebbero passato insieme il resto della vita, stupide
crisi a parte. Tuttavia, non vede l'ora di informare i suoi amici. Aspetta, i miei amici lo sanno già, sono tutti qui!,
pensa, rimproverandosi mentalmente per la propria stupidità.
Deve dirlo a sua madre e sua sorella. Forse è la volta buona che
Anne si complimenti con lui per qualcosa.
“Perdonami
se ho rovinato il tuo ricevimento, Payno. Porgi le scuse a Sophia da
parte mia”, dice Louis, semi-serio.
“Scuse?”,
domanda Liam, incredulo. “Sophia non solo si è commossa ma ha
anche ripreso tutto col cellulare. Presto sarai una star di
YouTube!”.
“No,
ti prego”, mormora Harry, che non ci tiene particolarmente a essere
il co-protagonista di un video virale.
“Bell'anello”, scherza Liam. "Comunque...Harry Tomlinson o Louis Styles? Quale suona meglio?".
Harry strabuzza gli occhi. Non ha la minima idea di come funzioni la storia dei cognomi. Dovranno parlarne. Ci sono una montagna di cose delle quali dovranno parlare, ma non è questo il momento.
"Louis Styles sembra il nome di un pornodivo", commenta Louis.
Liam si piega in due dal ridere.
Mentre Harry contempla l'idea di dare a Louis, o a Liam, una rispostaccia, una mano si poggia sull'altra sua spalla.
“Ragazzi,
Perrie è ubriaca”, annuncia Zayn. “Posso partecipare al vostro
strano ballo?”.
Harry
realizza che lui e Louis stanno ancora ballando e che anche Liam sta
ondeggiando
insieme a loro.
“Accomodati
pure”, afferma Louis, mettendogli una mano sulla nuca.
“Come
va, Harry?”, domanda Zayn. “Piaciuta la sopresa di Louis?”.
Harry
assottiglia gli occhi.
“Tu
lo sapevi!”,
esclama. “Ecco perché oggi ridevi!”.
Zayn
fa spallucce.
“Chi
altri lo sapeva?”, domanda il riccio a Louis.
“Solo
Liam e Zayn”, risponde. “Mi servivano due persone dalla mia
parte”.
“E
Ed?”.
“Sapeva
della canzone – l'abbiamo preparata qualche giorno fa – ma non
che volessi chiederti di sposarmi”.
“Ehi,
che succede qui?”, interviene Niall, sbucando alle spalle di Zayn.
“Perché mi sento tagliato fuori da qualcosa di importante?”.
Liam
scoppia a ridere.
“Stiamo
solo ballando, non stiamo facendo niente di importante”,
spiega. “Ma sei comunque il benvenuto”.
Niall
si posiziona tra Harry e Zayn.
“Louis,
non ho avuto il tempo di dirtelo perché tu e Harry eravate una cosa
sola
su quella sedia, ma sei stato fenomenale, prima”, dichiara.
“Quando?
Io sono sempre
fenomenale”.
Louis
viene fulminato da quattro paia di occhi.
“Quando
fa così basta ignorarlo”, consiglia Harry.
“Ehi!”,
protesta Louis, pestandogli un piede. “Non sono ancora tuo marito e
già mi maltratti”.
“Aspettati
una vita di maltrattamenti, allora!”, ribatte Harry, facendogli la
linguaccia.
“Perché
perdiamo ancora tempo con questi due?”, si lamenta Liam.
“Non
lo so, io sono qui per nascondermi da Perrie”, risponde Zayn,
lanciando uno sguardo alla sua ragazza che sta ballando con
un'anziana signora.
“Niall
quella è una fiaschetta di alcool o sei felice di vederci?”,
domanda Liam.
Niall
scoppia a ridere e si tocca la tasca dei pantaloni.
“Ne
vuoi un po'?”.
Liam
scuote il capo.
“No,
ma se vieni con me ti presento qualcuno a cui farebbe piacere berne
un sorso”.
Niall
arrossisce.
“Vai”,
ordinano in coro Harry, Louis e Zayn.
“A
dopo, ragazzi!”, si congeda Liam seguito da uno zompettante Niall.
“La
situazione è diventata imbarazzante”, afferma Zayn, spostando lo
sguardo da Louis a Harry. “Vado a salvare la nonna di Liam dalle
grinfie di Perrie”.
“Finalmente
soli”, scherza Louis quando Zayn se n'è andato.
Harry
rimane qualche secondo in silenzio a osservarlo, sulle note di All
Of Me.
My
head's under water but I'm breathing fine, you're crazy and I'm out
of my mind.
“Grazie”,
sussurra, alzando una mano per accarezzargli il viso.
“Di
che?”.
“Mi
rendi felice”.
Louis
sorride, con un velo di timidezza.
“È
il mio scopo nella vita”, afferma. “Spero di non fallire mai la mia missione”.
Harry
ricambia il suo sorriso.
“Non
lo farai, ne sono certo”.
THE
END (!!!)
So
che di solito le dediche si fanno all'inzio, però avrei rischiato di
spoilerarvi qualcosa, quindi le faccio adesso: dedico questo capitolo
a M., che mi ha fatto conoscere i McFly, mi ha “portato” a un
loro concerto e mi ha consigliato di superare il “blocco dello
scrittore” ascoltando le loro canzoni (ha funzionato) e che mi
manca tantissimo, e a B., che inconsapevolmente mi ha dato l'idea per
scrivere questo capitolo e che è la più grande Sophiam
shipper che esista, probabilmente. Grazie mille a tutte e due, care!
E
grazie a voi che avete letto e/o recensito questa storia. Vi voglio
bene!
Ah,
avrete notato che mi sono divertita a prendermi gioco
dell'abbigliamento di Harry al matrimonio di Jay. Non possiamo negare
che stesse da dio, ma onestamente non ho mai visto qualcuno conciato
così a un matrimonio. Forse solo in qualche episodio di Four Weddings, a pensarci meglio.
E un'ultima cosa: per coloro che shippavano Niam nella mia storia, mi dispiace!
Ps:
non vorrei rompervi le scatole, però vi consiglio di ascoltare i
McFly, se non li conoscete già. Sono tutto ciò che vorrei fossero i
One Direction (o che mi auguro diventino un giorno), ovvero liberi
e al sicuro dai, come dire, drammi, nei quali, ammettiamolo,
troppo spesso si ritrova coinvolto il fandom dei 1D.
Alla
prossima storia!
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