Attenzione: in questo
capitolo verranno usati caratteri grafici naneschi. Chi non ha le font
installate su Word, vedrà solo delle parole strane.
Detto questo, passiamo ai
ringraziamenti:
@Suikotsu: Eh, noi due ne
sappiamo qualcosa, vero compare? Comunque, le parole familiari sono solo una
tua impressione!
@Chary: Sei troppo buona!
Grazie per aver messo la mia storia tra i preferiti!
@stellysisley: Oh, bene.
Spero che ti faccia sempre ridere così!
@Mishka: Vedi di fare molti
proseliti per la tua setta! YAY!
@gittypanda: Certo che ti
scuso il ritardo, ora abbiamo tutti da fare (chi per la scuola chi per
l’università). La fine è molto lontana comunque!
@Rakyr il Solitario: Grazie
anche a te per i complimenti e per aver preferizzato la mia storia, ma volevo
chiederti... Che cavolo vuol dire nakama? Su Wikipedia viene fuori che è una
città giapponese!!! Vabbeh... Riguardo ai kender, Legolas è molto peggio come
ladro!
Una tranquilla lezione di Beorn
Dopo che furono spariti,
Elrond ordinò a Beorn di liberare i prigionieri, di mettersi i suoi soliti
vestiti e di portargli dieci barattoli di miele nel suo ufficio come
antidepressivo.
E così, dopo che Dain ebbe
depredato Gimli di ogni suo avere riconvertibile in denaro, la vita scolastica
tornò quella di sempre, e cioè le noiose lezioni di Elrond, le massacranti
lezioni di Beorn e i terribili richiami per uccelli di Radagast.
Per tre mesi non successe
nulla di interessante, eccetto il fatto che Boromir fu rapito da un’aquila
gigante per aver sbagliato richiamo.
Ma giovedì 5 dicembre, alla
fine di una lezione di Beorn nella quale erano riusciti a salutare un orso che
però poi li aveva lo stesso picchiati perchè lo avevano svegliato dal letargo,
l’uomo orso, dopo averli medicati, disse loro che l’indomani sarebbero partiti
per un corso di sopravvivenza in situazioni estreme sulle Montagne Nebbiose.
“Ma sei matto, Beorn?!?”
esclamò Legolas agitando le mani fasciate.
“Vuoi farci morire?!? Ci saranno
almeno venti gradi sotto zero sulle montagne!” gridò Boromir.
“Ma no! State calmi! Andrà
tutto bene! Non c’è nessun pericolo...” disse Beorn, ma fu interrotto.
“Invece ci sono! Le Montagne
Nebbiose sono piene di goblin e di giganti.” disse Gimli.
“Non ci sono più goblin da
tempo ormai, altrimenti non le attraverserei così spesso sempre arrivando
indenne. E i giganti si sono ritirati al Monte Gundabad insieme agli altri
orchi.” spiegò Beorn ai ragazzi “Salterete una settimana di lezione. E inoltre
ci andranno anche le ragazze.”
“Quand’è che si parte?”
chiesero i sei principi in coro alzandosi in piedi.
“Domani mattina.” disse Beorn
sorridendo per essere riuscito a convincerli.
La mattina dopo uscirono
vestiti pesantemente e armati fino ai denti. Avevano almeno venti maglie di
lana sotto le pellicce e i caldi mantelli, tre paia di pantaloni e cinque di
calze dentro gli stivali, tranne Legolas che portava i mocassini elfici (tanto
non gli importava del freddo ai piedi, gli elfi non prendono mai il
raffreddore). Quando si muovevano, in maniera alquanto impacciata, si sentiva
il clangore delle armi che si portavano dietro nascoste dentro i vestiti.
Quando Quando Beorn, invece vestito normalmente, visto che la sua
barba e i suoi capelli lo proteggevano benissimo dal freddo e che nessun
possibile nemico avrebbe potuto contrastare la sua forza anche se era a mani
nude, li vide commentò:“Vedo che siete bene equipaggiati. Ma siete sicuri di
riuscire a camminare?”
“Ma certo, che domande!
Vogliamo solo premunirci contro il freddo e i possibili nemici.” rispose Gimli
spostando la sua sciarpa rossa sotto la barba per poter parlare.
“Beh, eccovi gli zaini con le
provviste.” disse l’uomo orso e sollevò da terra sei zaini così pieni che quasi
scoppiavano.
“Ma quanto staremo via?”
domandò Legolas.
“Ve l’ho detto: una
settimana. Quelle sono le provviste necessarie.” gli rispose Beorn e aggiunse
“Le ragazze, per ordine di Elrond, saliranno da un’altra parte, guidate da
Radagast.”
“Maledetto Elrond!”
bisbigliarono i giovani.
“Mi fischiano le orecchie!
Qualcuno mi starà pensando.” borbottò Elrond nel suo ufficio mentre prendeva un
libro da uno scaffale.
“Andiamo allora! L’ultimo che
arriva mi dovrà ripetere tutti i richiami!” esclamò Beorn e, stranamente, tutti
si misero a seguirlo il più in fretta possibile.
Camminarono su sentieri in
salita, poi in salita e ancora in salita; finchè la strada divenne una parete.
Allora si arrampicarono, si arrampicarono e si arrampicarono. Dopo due giorni
di cammino, Beorn disse:“Bene: siamo arrivati. Ora voi dovete solo riuscire a
tornare a Gran Burrone da soli.”
“Tutto qui?!? Ma allora è
facile!” esclamò Boromir.
“Adesso ci accamperemo qui.
Domattina io non ci sarò più e voi dovrete far ritorno entro giovedì prossimo.”
disse l’uomo orso.
E così si sistemarono in una
grotta vicina e si addormentarono.
Il giorno dopo si svegliarono
e videro che Beorn non c’era più.
“Niente paura! Conosco queste
montagne benissimo!” disse Aragorn.
E così, rifatti i bagagli, si
misero a seguire Aragorn.
Dopo alcune ore giunsero a un
bivio.
“Per di qua.” disse sicuro il
giovane uomo del Nord.
Attraversarono valli e passi,
abissi e picchi e arrivarono a un altra biforcazione.
“Da questa parte.” ordinò
senza alcuna esitazione Aragorn.
Camminarono ancora per ore in
mezzo alla neve, alle rocce e al fango.
E poi giunsero a un altro bivio.
“Mi sono perso!” disse
Aragorn con un’espressione di rammarico.
“Cooosa?!? Ma come hai fatto
a decidere dove andare prima?” chiesero tutti gli altri.
“Ho tirato a caso.”
“Ci siamo smarriti! Siamo
morti! Beorn ritroverà le nostre carcasse nella neve fra vent’anni!” gridò
Eomer isterico.
“Calma, calma! Le montagne
sono tutte simili. Vedrete che riuscirò a tirarci fuori io da questo
pasticcio.” disse Gimli.
“Ma certo! Adesso non contare
balle, nano! Le Montagne Nebbiose non sono esattamente uguali a Erebor.”
esclamò Legolas.
“No, è vero. Ma mi ricordo
che da piccolo mio padre Gloin me le aveva fatte attraversare. E credo di
capire dove siamo: ci troviamo esattamente a metà tra il Monte Gundabad e Gran
Burrone.” disse Gimli.
“Allora torniamo indietro e
cerchiamo di arrivare da Elrond.” disse Faramir.
“Non è così facile: siamo dal
versante sbagliato e non possiamo andare dall’altra parte qui perchè è un
precipizio. Perciò dobbiamo tornare indietro da questa parte e poi attraversare
la cima più a Sud.” spiegò Gimli.
E ricominciarono a camminare,
camminare e camminare.
Quando erano a un buon punto,
accadde una catastrofe.
Si erano appena accampati su
un pendio e stavano cominciando a prendere il cibo, ma in quel momento Boromir
ebbe un’idea idiota.
“Posso sentire se c’è l’eco?”
“Assolutamente no. È nevicato
da poco e potresti scatenare una valanga, pazzo incosciente.” disse Gimli con
tono severo e si voltò.
“Gnè, gnè, gnè! Pazzo sarai
te, cento volte più di me!” urlò Boromir alle sue spalle e, come aveva previsto
Gimli, venne giù tutta la neve delle Montagne Nebbiose.
I giovani si salvarono per
miracolo, ma non accadde lo stesso per una creaturina piccola e viscida che
strisciava in fondo alle montagne.
Aveva appena finito di
borbottare qualcosa come:“Maledetto Bagghinsss! Noi lo odiamo!!!”, quando fu
sommerso da un’enorme quantità di neve e di sassi, che lo trascinarono fino
alla pianura vicina al fiume Anduin.
Poichè adesso il passaggio
era bloccato e Gimli non sapeva cosa fare Legolas si offrì di fare da guida,
anche se non aveva la minima idea di dove fossero e in che direzione dovessero
andare.
E così, imbavagliato Boromir
per evitare altri guai, i sei giovani ripresero il cammino. Dopo tre giorni di
salite e discese, il cibo salvato dalla valanga stava per finire e non
pensavano affatto di essere vicini a Gran Burrone.
“Maledetto Legolas! Moriremo
di fame e di freddo per colpa tua!” esclamò Aragorn.
“Uffa, pensate che io non lo
sappia? Ma non è facile orientarsi qui, mica ci sono i cartelli stradali.”
rispose Legolas.
“Guardate! Un cartello!”
esclamò Faramir indicando un cartello di legno davanti a loro impiantato nel
terreno. Recava una scritta in nanesco: !Enoiznetta !Etanrot orteidni !Dabadnug Etnom li
avort is iov a itnavad Ennedni irouf ennev en onussen
“Mmm... ora provo a tradurre
queste rune...” borbottò Faramir e cominciò a trascrivere le lettere runiche
nell’alfabeto della lingua corrente sul suo taccuino. Il testo del cartello
risultava questo:
!Enoiznetta !Etanrot orteidni
!Dabadnug Etnom li avort is iov a itnavad .Ennedni irouf ennev en onussen
“Accidenti, non è per niente
semplice!” esclamò Faramir “Tu ci capisci qualcosa, Gimli?”
“No, è un dialetto nanico
antico... Ma forse posso provare a interpretarlo...” disse Gimli guardando sul
taccuino di Faramir.
“Tsè! Non ci riuscirai mai a
capirlo, nano!” disse Legolas.
“Davvero, signor
elfosotuttoio?” disse Gimli un po’ arrabbiato.
“Ne sono sicuro!” rispose
Legolas.
“Allora fallo tu!” disse
Gimli dando a Legolas il taccuino di Faramir.
“Sarà un piacere dimostrare
ancora una volta la superiorità degli elfi sui nani.” disse Legolas e cominciò
a ragionare sul testo.
Sei ore dopo l’elfo era
ancora fermo a leggere e rileggere le strane parole.
Cominciava a scendere la
notte e Faramir pregava Gimli di tradurre l’iscrizione al posto di Legolas,
quando il figlio di Thranduil spiccò un salto gridando:“Evvai! Ho capito!”
“Allora dicci la traduzione,
avanti!” disse Aragorn.
“Ma non ha bussato
nessuno...” borbottò Boromir, ma non lo sentirono.
“La traduzione è:-Attenzione,
attenzione! Ci sono grandi saldi nella città di Gnudaba! Venite in frotte.-”
disse Legolas fiero di sè.
“Ma fammi il piacere!”
esclamò Gimli strappando il taccuino dalle mani dell'elfo e cominciando a
guardarlo insieme a Faramir.
Dopo pochi minuti, Faramir
esclamò:“Scappiamo ragazzi! C’è scritto:-Attenzione! Tornate indietro! Davanti
a voi si trova il Monte Gundabad! Nessuno ne venne fuori indenne.- Capite che
significa?!? Significa che siamo vicini al Monte Gundabad, la sede degli orchi
e dei giganti del Nord!”
“Mi sa che siamo un po’
lontani da Gran Burrone...” borbottò Legolas.
“Che cosa dici, stupido elfo?
Ma certo che siamo lontani! E la colpa è solo tua, perchè sei una grandissima TESTA DI KATSO!!!(Nda: Non mi è concesso tradurre l’ultima parola.)”
urlò Gimli preso da un attacco di rabbia.
Ma il nano capì subito il
guaio che aveva combinato gridando così.
Infatti dalla cima
dell’enorme monte davanti a loro partì una freccia che sibilò vicino alle loro
teste e subito dopo si sentì una voce gracchiante:“NEMICI!!! INTRUSI!!! BANCHETTIAMO CON LA LORO CARNE MIEI FIDI!!!”
Legolas, Aragorn, Gimli,
Faramir, Boromir e Eomer videro una nera marea di orchi e goblin scendere dalla
cima del Monte Gundabad e scelsero subito la tattica da usare con fierezza e
coraggio.
“SCAPPIAMOOO!!!” gridarono i nostri eroi e cominciarono a correre.
Fuggirono e fuggirono e
fuggirono per ore mentre le orde demoniache dei goblin li inseguivano da
dietro.
Attraversarono gli
Erembrulli, le oscure montagne del Nord e poi le immense distese di ghiaccio di
Angmar, la sede del Re Stregone.
Quando ormai erano sfiniti e
i goblin stavano per raggiungerli, furono avvolti da una nebbiolina verde
chiaro luccicante e svanirono.
Cosa è successo ai sei
cretini? Cos’era la nebbiolina verde chiaro? Volete saperlo?
E io non ve lo dico!
MUHAHAHAHA!!!! Vi lascio ancora con la suspance finchè non commentate!!!