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Autore: Illidan    21/09/2008    7 recensioni
Di come il principe Legolas fosse la disperazione di suo padre e come conobbe Aragorn, Gimli, Eomer, Faramir e Boromir dopo essere stato costretto ad andare a scuola da Elrond, e quel che ne seguì.
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Aragorn, Gimli, Legolas, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Attenzione: in questo capitolo verranno usati caratteri grafici naneschi

Attenzione: in questo capitolo verranno usati caratteri grafici naneschi. Chi non ha le font installate su Word, vedrà solo delle parole strane.

Detto questo, passiamo ai ringraziamenti:

 

@Suikotsu: Eh, noi due ne sappiamo qualcosa, vero compare? Comunque, le parole familiari sono solo una tua impressione!

 

@Chary: Sei troppo buona! Grazie per aver messo la mia storia tra i preferiti!

 

@stellysisley: Oh, bene. Spero che ti faccia sempre ridere così!

 

@Mishka: Vedi di fare molti proseliti per la tua setta! YAY!

 

@gittypanda: Certo che ti scuso il ritardo, ora abbiamo tutti da fare (chi per la scuola chi per l’università). La fine è molto lontana comunque!

 

@Rakyr il Solitario: Grazie anche a te per i complimenti e per aver preferizzato la mia storia, ma volevo chiederti... Che cavolo vuol dire nakama? Su Wikipedia viene fuori che è una città giapponese!!! Vabbeh... Riguardo ai kender, Legolas è molto peggio come ladro!

 

 

                                                                  Una tranquilla lezione di Beorn

 

Dopo che furono spariti, Elrond ordinò a Beorn di liberare i prigionieri, di mettersi i suoi soliti vestiti e di portargli dieci barattoli di miele nel suo ufficio come antidepressivo.

E così, dopo che Dain ebbe depredato Gimli di ogni suo avere riconvertibile in denaro, la vita scolastica tornò quella di sempre, e cioè le noiose lezioni di Elrond, le massacranti lezioni di Beorn e i terribili richiami per uccelli di Radagast.

Per tre mesi non successe nulla di interessante, eccetto il fatto che Boromir fu rapito da un’aquila gigante per aver sbagliato richiamo.

Ma giovedì 5 dicembre, alla fine di una lezione di Beorn nella quale erano riusciti a salutare un orso che però poi li aveva lo stesso picchiati perchè lo avevano svegliato dal letargo, l’uomo orso, dopo averli medicati, disse loro che l’indomani sarebbero partiti per un corso di sopravvivenza in situazioni estreme sulle Montagne Nebbiose.

“Ma sei matto, Beorn?!?” esclamò Legolas agitando le mani fasciate.

“Vuoi farci morire?!? Ci saranno almeno venti gradi sotto zero sulle montagne!” gridò Boromir.

“Ma no! State calmi! Andrà tutto bene! Non c’è nessun pericolo...” disse Beorn, ma fu interrotto.

“Invece ci sono! Le Montagne Nebbiose sono piene di goblin e di giganti.” disse Gimli.

“Non ci sono più goblin da tempo ormai, altrimenti non le attraverserei così spesso sempre arrivando indenne. E i giganti si sono ritirati al Monte Gundabad insieme agli altri orchi.” spiegò Beorn ai ragazzi “Salterete una settimana di lezione. E inoltre ci andranno anche le ragazze.”

“Quand’è che si parte?” chiesero i sei principi in coro alzandosi in piedi.

“Domani mattina.” disse Beorn sorridendo per essere riuscito a convincerli.

La mattina dopo uscirono vestiti pesantemente e armati fino ai denti. Avevano almeno venti maglie di lana sotto le pellicce e i caldi mantelli, tre paia di pantaloni e cinque di calze dentro gli stivali, tranne Legolas che portava i mocassini elfici (tanto non gli importava del freddo ai piedi, gli elfi non prendono mai il raffreddore). Quando si muovevano, in maniera alquanto impacciata, si sentiva il clangore delle armi che si portavano dietro nascoste dentro i vestiti.

Quando Quando Beorn, invece vestito normalmente, visto che la sua barba e i suoi capelli lo proteggevano benissimo dal freddo e che nessun possibile nemico avrebbe potuto contrastare la sua forza anche se era a mani nude, li vide commentò:“Vedo che siete bene equipaggiati. Ma siete sicuri di riuscire a camminare?”

“Ma certo, che domande! Vogliamo solo premunirci contro il freddo e i possibili nemici.” rispose Gimli spostando la sua sciarpa rossa sotto la barba per poter parlare.

“Beh, eccovi gli zaini con le provviste.” disse l’uomo orso e sollevò da terra sei zaini così pieni che quasi scoppiavano.

“Ma quanto staremo via?” domandò Legolas.

“Ve l’ho detto: una settimana. Quelle sono le provviste necessarie.” gli rispose Beorn e aggiunse “Le ragazze, per ordine di Elrond, saliranno da un’altra parte, guidate da Radagast.”

Maledetto Elrond!” bisbigliarono i giovani.

“Mi fischiano le orecchie! Qualcuno mi starà pensando.” borbottò Elrond nel suo ufficio mentre prendeva un libro da uno scaffale.

“Andiamo allora! L’ultimo che arriva mi dovrà ripetere tutti i richiami!” esclamò Beorn e, stranamente, tutti si misero a seguirlo il più in fretta possibile.

Camminarono su sentieri in salita, poi in salita e ancora in salita; finchè la strada divenne una parete. Allora si arrampicarono, si arrampicarono e si arrampicarono. Dopo due giorni di cammino, Beorn disse:“Bene: siamo arrivati. Ora voi dovete solo riuscire a tornare a Gran Burrone da soli.”

“Tutto qui?!? Ma allora è facile!” esclamò Boromir.

“Adesso ci accamperemo qui. Domattina io non ci sarò più e voi dovrete far ritorno entro giovedì prossimo.” disse l’uomo orso.

E così si sistemarono in una grotta vicina e si addormentarono.

Il giorno dopo si svegliarono e videro che Beorn non c’era più.

“Niente paura! Conosco queste montagne benissimo!” disse Aragorn.

E così, rifatti i bagagli, si misero a seguire Aragorn.

Dopo alcune ore giunsero a un bivio.

“Per di qua.” disse sicuro il giovane uomo del Nord.

Attraversarono valli e passi, abissi e picchi e arrivarono a un altra biforcazione.

“Da questa parte.” ordinò senza alcuna esitazione Aragorn.

Camminarono ancora per ore in mezzo alla neve, alle rocce e al fango.

E poi giunsero a un altro bivio.

“Mi sono perso!” disse Aragorn con un’espressione di rammarico.

“Cooosa?!? Ma come hai fatto a decidere dove andare prima?” chiesero tutti gli altri.

“Ho tirato a caso.”

“Ci siamo smarriti! Siamo morti! Beorn ritroverà le nostre carcasse nella neve fra vent’anni!” gridò Eomer isterico.

“Calma, calma! Le montagne sono tutte simili. Vedrete che riuscirò a tirarci fuori io da questo pasticcio.” disse Gimli.

“Ma certo! Adesso non contare balle, nano! Le Montagne Nebbiose non sono esattamente uguali a Erebor.” esclamò Legolas.

“No, è vero. Ma mi ricordo che da piccolo mio padre Gloin me le aveva fatte attraversare. E credo di capire dove siamo: ci troviamo esattamente a metà tra il Monte Gundabad e Gran Burrone.” disse Gimli.

“Allora torniamo indietro e cerchiamo di arrivare da Elrond.” disse Faramir.

“Non è così facile: siamo dal versante sbagliato e non possiamo andare dall’altra parte qui perchè è un precipizio. Perciò dobbiamo tornare indietro da questa parte e poi attraversare la cima più a Sud.” spiegò Gimli.

E ricominciarono a camminare, camminare e camminare.

Quando erano a un buon punto, accadde una catastrofe.

Si erano appena accampati su un pendio e stavano cominciando a prendere il cibo, ma in quel momento Boromir ebbe un’idea idiota.

“Posso sentire se c’è l’eco?”

“Assolutamente no. È nevicato da poco e potresti scatenare una valanga, pazzo incosciente.” disse Gimli con tono severo e si voltò.

“Gnè, gnè, gnè! Pazzo sarai te, cento volte più di me!” urlò Boromir alle sue spalle e, come aveva previsto Gimli, venne giù tutta la neve delle Montagne Nebbiose.

I giovani si salvarono per miracolo, ma non accadde lo stesso per una creaturina piccola e viscida che strisciava in fondo alle montagne.

Aveva appena finito di borbottare qualcosa come:“Maledetto Bagghinsss! Noi lo odiamo!!!”, quando fu sommerso da un’enorme quantità di neve e di sassi, che lo trascinarono fino alla pianura vicina al fiume Anduin.

Poichè adesso il passaggio era bloccato e Gimli non sapeva cosa fare Legolas si offrì di fare da guida, anche se non aveva la minima idea di dove fossero e in che direzione dovessero andare.

E così, imbavagliato Boromir per evitare altri guai, i sei giovani ripresero il cammino. Dopo tre giorni di salite e discese, il cibo salvato dalla valanga stava per finire e non pensavano affatto di essere vicini a Gran Burrone.

“Maledetto Legolas! Moriremo di fame e di freddo per colpa tua!” esclamò Aragorn.

“Uffa, pensate che io non lo sappia? Ma non è facile orientarsi qui, mica ci sono i cartelli stradali.” rispose Legolas.

“Guardate! Un cartello!” esclamò Faramir indicando un cartello di legno davanti a loro impiantato nel terreno. Recava una scritta in nanesco: !Enoiznetta !Etanrot orteidni !Dabadnug Etnom li avort is iov a itnavad Ennedni irouf ennev en onussen

“Mmm... ora provo a tradurre queste rune...” borbottò Faramir e cominciò a trascrivere le lettere runiche nell’alfabeto della lingua corrente sul suo taccuino. Il testo del cartello risultava questo:

!Enoiznetta !Etanrot orteidni !Dabadnug Etnom li avort is iov a itnavad .Ennedni irouf ennev en onussen

“Accidenti, non è per niente semplice!” esclamò Faramir “Tu ci capisci qualcosa, Gimli?”

“No, è un dialetto nanico antico... Ma forse posso provare a interpretarlo...” disse Gimli guardando sul taccuino di Faramir.

“Tsè! Non ci riuscirai mai a capirlo, nano!” disse Legolas.

“Davvero, signor elfosotuttoio?” disse Gimli un po’ arrabbiato.

“Ne sono sicuro!” rispose Legolas.

“Allora fallo tu!” disse Gimli dando a Legolas il taccuino di Faramir.

“Sarà un piacere dimostrare ancora una volta la superiorità degli elfi sui nani.” disse Legolas e cominciò a ragionare sul testo.

Sei ore dopo l’elfo era ancora fermo a leggere e rileggere le strane parole.

Cominciava a scendere la notte e Faramir pregava Gimli di tradurre l’iscrizione al posto di Legolas, quando il figlio di Thranduil spiccò un salto gridando:“Evvai! Ho capito!”

“Allora dicci la traduzione, avanti!” disse Aragorn.

“Ma non ha bussato nessuno...” borbottò Boromir, ma non lo sentirono.

“La traduzione è:-Attenzione, attenzione! Ci sono grandi saldi nella città di Gnudaba! Venite in frotte.-” disse Legolas fiero di sè.

“Ma fammi il piacere!” esclamò Gimli strappando il taccuino dalle mani dell'elfo e cominciando a guardarlo insieme a Faramir.

Dopo pochi minuti, Faramir esclamò:“Scappiamo ragazzi! C’è scritto:-Attenzione! Tornate indietro! Davanti a voi si trova il Monte Gundabad! Nessuno ne venne fuori indenne.- Capite che significa?!? Significa che siamo vicini al Monte Gundabad, la sede degli orchi e dei giganti del Nord!”

“Mi sa che siamo un po’ lontani da Gran Burrone...” borbottò Legolas.

“Che cosa dici, stupido elfo? Ma certo che siamo lontani! E la colpa è solo tua, perchè sei una grandissima TESTA DI KATSO!!!(Nda: Non mi è concesso tradurre l’ultima parola.)” urlò Gimli preso da un attacco di rabbia.

Ma il nano capì subito il guaio che aveva combinato gridando così.

Infatti dalla cima dell’enorme monte davanti a loro partì una freccia che sibilò vicino alle loro teste e subito dopo si sentì una voce gracchiante:“NEMICI!!! INTRUSI!!! BANCHETTIAMO CON LA LORO CARNE MIEI FIDI!!!

Legolas, Aragorn, Gimli, Faramir, Boromir e Eomer videro una nera marea di orchi e goblin scendere dalla cima del Monte Gundabad e scelsero subito la tattica da usare con fierezza e coraggio.

SCAPPIAMOOO!!!” gridarono i nostri eroi e cominciarono a correre.

Fuggirono e fuggirono e fuggirono per ore mentre le orde demoniache dei goblin li inseguivano da dietro.

Attraversarono gli Erembrulli, le oscure montagne del Nord e poi le immense distese di ghiaccio di Angmar, la sede del Re Stregone.

Quando ormai erano sfiniti e i goblin stavano per raggiungerli, furono avvolti da una nebbiolina verde chiaro luccicante e svanirono.

 

 

Cosa è successo ai sei cretini? Cos’era la nebbiolina verde chiaro? Volete saperlo?

E io non ve lo dico! MUHAHAHAHA!!!! Vi lascio ancora con la suspance finchè non commentate!!!

   
 
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