***
Capitolo 2
Panther
Lily aveva iniziato a parlare già da qualche minuto e non era certa
di essere riuscita a dare risposte sensate alle varie domande che le
aveva posto
su
le sue preferenze culinarie; probabilmente gli aveva detto che sì,
la lingua di cavallo si accostava benissimo ai cavolfiori grigliati e
per dessert avrebbe gradito del delizioso pot-pourri
di cozze e vongole. Ma non poté fare a meno di fissarlo con tanto
d'occhi mentre con tutta tranquillità prendeva pentole e alimenti e
ne ricavava quel delizioso profumino che la stava investendo! Aveva
accettato anche troppo velocemente l'esistenza di un gatto parlante,
dall'aspetto incredibilmente adorabile ed educato, ma non poteva
nella stessa mezz'ora accogliere anche la notizia che da micetto si
poteva trasformare in una enorme pantera simil umana. Però in quel
modo si poteva spiegare quel nome singolare...
«Miss
Levy...?» chiese il singolare essere
vivente, notando la mancanza di risposta della ragazza.
Si
girò verso di lei guardandola interrogativo, per poi
rendersi conto qualche secondo più tardi che cosa l'aveva distratta
così tanto. «Perdonatemi signorina, sono davvero tanti anni che non
parlo con qualcuno se non quel bisbetico di Gajeel e ho dimenticato
che per le persone comuni gli Exceed come me non sono altro che
leggende popolari. E invece esistiamo, solo che non tutti sono così
fortunati da poterne vedere uno» le fece un occhiolino complice e
tornò ad occuparsi del pasto.
Levy
rimase assorta nei suoi pensieri, scavando nella memoria alla ricerca
di informazioni: era sicurissima di aver letto qualcosa a proposito
di quegli esseri. Le ci volle poco per ricordarsi di una piovosa e
fredda serata d'autunno
in cui era ancora
una bambina:
ricordava
ancora la forte soddisfazione nell'essere riuscita a trascinare di
nascosto nella sua cameretta uno dei libri più grossi su cui avesse
mai messo occhio alla tenera età di otto anni. Le era stato
severamente proibito di leggere prima di coricarsi visto che la notte
era fatta per dormire, ma la piccola non poteva farne a meno. Per
quella sera si era scelta una raccolta di fiabe e favole e a cena le
fremevano le mani dalla voglia di rinchiudersi in camera a leggere!
Per poco non venne scoperta e dovette fingere di essersi
addormentata
con la lampada accesa -il libro nascosto sotto il suo corpo e le
coperte tirate fin sopra le orecchie- e la lettura poté riprendere
solo qualche minuto dopo, il tempo di riprendersi dallo spavento. Una
delle storie raccontava di questi esseri magici, tendenzialmente
pacifici e benevoli, che si accompagnavano sempre alle fate, trovando
beneficio gli uni con le altre. Potevano assumere più di una forma
ed avevano una certa predilezione per chi sceglievano di proteggere.
Purtroppo non ricordava altre caratteristiche o particolari che la
potessero aiutare a capire meglio Panther Lily, se non forse
l'attaccamento verso quello che sembrava esserne il padrone.
Dopotutto non
appariva in grave pericolo in quella casa ma era sempre bene averne
la conferma. «Quindi questa è una casa
magica, giusto?» chiese senza troppi preamboli, alzandosi a vedere
come procedeva la sua cena:
non si era dimenticata di avere uno stomaco sulla soglia di una
guerra civile. Lily la vide avvicinarsi e,
dopo essersi fatto leggermente da parte, le rispose che l'edificio
era un normalissimo costrutto di calce e mattoni; solo chi vi
alloggiava era particolare.
«Le
posso fare un domanda che probabilmente avrei dovuto formulare fin da
subito?» chiese la ragazza spezzando il silenzio che si era creato
poco prima. «Certamente, se è in mio potere risponderle lo farò
con piacere» rispose invitandola a sedersi al bancone-isola in mezzo
alla cucina e servendola, finalmente, con la cena. Levy non si fece
pregare altrimenti e prima di riprendere a parlare attaccò il pasto
come se avesse avuto il timore di vederlo sparire di lì a breve.
«Scusatemi» riuscì a dire qualche minuto dopo, il piatto vuoto
per poco più della metà, vergognandosi per il comportamento non
troppo signorile dimostrato al suo ospite -a quello gentile e carino-
«di solito non sono così maleducata... ma tornando alla domanda di
prima: perché sono qui? Quel tipo, quel Gajeel,
a parte
insultarmi non è stato in grado di illuminarmi in proposito. Perché
sono stata rapita? I miei famigliari non sono così benestanti da
potersi permettere un riscatto e...» quello era un fiume in piena di
parole, non una domanda! Lily si chiese quanto sarebbe durato ancora
il suo fiato e decise che era meglio mettersi comodo,
così mentre
lei continuava a porre quesiti di vario genere – ma dove siamo?
C'era forse bisogno di colpirla e legarla?- il gatto tornò nella sua
forma normale e sedutosi sul bancone la ascoltò pazientemente mentre
si sfogava su di lui. «Miss Levy, si fermi, la prego!» c'era un
limite a tutto però,
per cui la interruppe: «le spiegherò
quel che posso. Innanzitutto si tranquillizzi, tecnicamente non è
stata rapita. L'idea iniziale era quella di averla come nostra
ospite,
ma un certo
testone che non pensa mai alle conseguenze ha estremizzato il gesto»
cercò di essere più diplomatico e tranquillo
possibile,
nei limiti consentiti da quella spiegazione; in sostanza
erano delle pessime scuse e si sarebbero meritati tutta la sua ira e
il suo biasimo, e la denuncia alle autorità. Levy lo guardò
sconvolta: era stata aggredita -non solo lei, ma anche Jet e Droy-,
trattata come un sacco di patate, legata, presa a male parole MA si
era trattato di un modo selvaggio di offrirle un periodo di svago in
campagna in un maniero enorme. «Mi sta prendendo in giro» rispose
perplessa, non
trovando altra
soluzione. «No, la prego, mi creda quando le dico che non doveva
andare così!
Posso mostrarle anche
una lettera di presentazione e l'invito ad alloggiare qua per tutto
il tempo che le sarebbe servito a concludere al meglio il lavoro.»
Quello scherzo stava diventando un po' troppo intricato per lei, quel
gatto aveva uno strano senso dell'umorismo! «Ma di che lavoro sta
parlando?! Sono una semplice ragazza che non sa nulla sul lavoro!»
«Avremmo esigenza delle sue conoscenze letterarie e linguiste. Mi è
giunta voce, mentre facevo un giro in città, di questa ragazza molto
capace in quell'ambito e Mavis solo sa quanto ne abbiamo bisogno» E
adesso chi era questo Mavis? Levy si nascose il volto dietro il palmo
delle mani:
guardare
quell'essere assurdo non la stava aiutando ad analizzare al meglio la
situazione che stava diventando di attimo in attimo sempre più
strana e assurda. Lily rispettò quel momento di raccoglimento della
ragazza
in quanto aveva la sensibilità atta a comprendere il suo
disorientamento e sperò che dopotutto avrebbe
accettato di aiutarli. Poi le sentì mormorare qualcosa e,
scusandosi, le chiese di ripetere:
allora
Levy ripose la mani
in grembo e domandò che cosa si sarebbero aspettati che facesse
lei in caso di risposta affermativa. Si vergognava di aver dato una
simile risposta a tutta la questione, dopotutto non doveva essere
lì; a casa sua
c'era la sua famiglia che stava soffrendo nel saperla in pericolo e
tutto quello che provava in quel momento era una grande curiosità.
Cosa c'era che non andava in lei? Perché la sua sete di conoscenza
doveva essere così spropositata,
a scapito di
ben altri valori? Lily la consolò con un sorriso comprensivo e le
spiegò in breve il motivo della sua presenza. «Quindi devo
sciogliere una maledizione,
ma per
farlo devo scoprire da sola tutti i termini e le modalità e l'unico
indizio che abbiamo è che in biblioteca giace la risposta. Non
sembra una cosa facile» eppure era già eccitata all'idea della
ricerca, delle ipotesi e delle tonnellate di libri. «Nell'ipotetico
caso in cui decidessi di accettare...» le era dato di volta il
cervello?
Nessuna
persona normale avrebbe accettato di rimanere in casa di sconosciuti,
rapitori per di più, per un pugno di libri -una biblioteca intera!-
«ci sarebbe la possibilità di informare la mia famiglia
del fatto che sto bene in modo che non diano alle fiamme l'intera
città?».
Phanter
Lily le rivolse un sorriso tutto denti e le fece un inchino
promettendole che avrebbe recapitato personalmente la lettera,
che avrebbe
potuto scrivere di proprio pugno a breve.
«E
un cambio
di abiti, ve ne prego,
non posso rimanere con questi stracci addosso!» Così tornò a
finire di mangiare il pasto più sollevata, pensando già a come
sistemare il problemino “rapimento” e “aggressione”. Ma
soprattutto si chiese come avrebbe mai potuto convincere i suoi due
amici a lasciarla tutta sola in quel posto con due, anzi uno e mezzo,
uomini. «Per tutti i libri ancora non scritti nel mondo! Sarò
ricoperta di infamia e nessun gentiluomo vorrà mai prendere questa
ragazza indifesa dall'onore perduto!» urlò così, sbattendo la
forchetta sul piano di legno e guardando con orrore il nulla di
fronte
a sé.
Lily
fu preso dal terrore nel veder quella ragazza cambiare repentinamente
umore,
e quelle frasi urlate per lui non avevano molto senso. Si decise
infine a chiederle che cosa le fosse preso, quando
notò che i suoi occhi nocciola si stavano riempiendo di lacrime.
Capì a stento che una signorina non poteva assolutamente rimanere
sola in presenza di un uomo e un gatto – la coincidenza non gli
piacque particolarmente- altrimenti il suo futuro sarebbe stato pieno
di vergogna e biasimo. Come se già non la guardassero storto perché
aveva l'abitudine di leggere in ogni situazione, anche in barba al
galateo: nessun uomo veniva attratto dalla sua cultura e passione!
L'Exceed notò, con una certa dose di perplessità, che quello era
diventato uno sfogo su vasta scala
e, per quanto fosse lusingato della fiducia concordatagli dalla
ragazza, non aveva
nessuna intenzione di sorbirsi la frustrazione di una giovane donna.
«Che ne dite se vi vado a prendere carta e penna, eh? Torno subito!»
e letteralmente fuggì verso l'atrio lasciandola sola con i suoi
patemi.
Levy appoggiò la fronte sul tavolo e sospirò sconfitta.
«Povero gatto, l'ho disperato con le mie sciocchezze...» borbottò
tra
sé quanto
fosse stupida e dopo essersi asciugata gli occhi si raddrizzò
battendosi energicamente le guance
intenzionata a riordinare le idee
per la lettera. La parte più difficile sarebbe stata davvero
persuadere quelli che erano i suoi unici amici che non le sarebbe
successo nulla. Anche
se, in tutta verità, questo
non poteva saperlo nemmeno lei... Lily era un perfetto esempio di
gentleman ed era rimasta affascinata dai suoi modi di fare, dalla sua
strana natura e da quelle orecchie così tenere e soffici:
parlare con lui era piacevole e stimolante, ma per quanto riguardava
il padrone di casa la situazione era esattamente l'opposto. Per
quanto
avesse trovato facile fidarsi di quel gatto così particolare, sperò
che la sua abilità nel giudicare gli altri non la mettesse ancora
più nei guai, si chiese come
avesse potuto decidere di propria iniziativa di rimanere lì: era
quasi certa che, se glielo avesse chiesto, il piccolo
accompagnatore l'avrebbe riportata a casa sana e salva in un istante.
Ma soprattutto perché avrebbe dovuto impegnarsi tanto, mandando alle
ortiche la sua reputazione già traballante, per un bruto scorbutico
che non aveva fatto altro che deriderla e ferirla? Eppure era venuto
a cercare proprio lei, esattamente per quelle qualità che apprezzava
tanto di se stessa e che tutti guardavano storto,
credendo
che fosse un tantino stramba.
Levy sospirò guardando il bianco
soffitto, come cercando la soluzione nascosta chissà dove
nell'intonaco. Finalmente le veniva data la possibilità di
dimostrare
quanto valeva, che
male c'era a provarci? Jet e Droy l'avrebbero capita, lo sentiva, e
in fin dei conti teneva solo alla loro considerazione e stima. Il suo
filo di pensieri venne interrotto dal lieve
bussare alla porta: la ragazza
non ebbe bisogno di girarsi per capire che si trattava di Lily e
della sua speranza di trovarla di tutt'altro umore rispetto a quando
si era praticamente fiondato lontano da lei. «Venite pure, la
tempesta è passata» lo invitò lei prendendosi in giro. L'Exceed si
scusò imbarazzato e le consegnò diversi fogli, lettere, un calamaio
d'argento e penne d'oca. «Se le serve altro me lo faccia sapere!» e
dopo aver riassunto le forme di un gigante scuro prese a pulire
piatti e pentole. «Ma non avete dei domestici?» chiese Levy,
rimasta sorpresa dalla totale mancanza di servitori -prima aveva un
leggero sospetto, ora la certezza- in un maniero così grande.
«L'avete notato, eh? Diciamo che avere un titolare come Gajeel non
ha aiutato la causa». La ragazza gli credette all'istante e,
lasciandosi scappare una leggera risata, tornò a concentrarsi sui
simboli che era intenta a segnare in un foglio a parte.
Lily si fermò
ad osservarla curioso ed affascinato ma la giovane se ne accorse solo
dopo aver finito di annotare ventun caratteri diversi sia in forme
che angolature. Il gigante buono la guardò
interrogativamente e lei arrossì leggermente per poi spiegare: «Anni
fa inventai un alfabeto tutto mio e solo io, Droy e Jet ne conosciamo
il significato! Ho pensato che fosse l'unico modo per far saper che è
la loro Levy che sta scrivendo e che va tutto bene sul serio!»
«Davvero geniale!» si complimentò il gatto,
che venne
ricompensato con un enorme sorriso entusiasta. Rimase ad ammirarla
per qualche minuto ed infine tornò alle sue incombenze accompagnato
dal leggero grattare della penna sulla carta.
Poche
ore più tardi Lily riaccompagnò la ragazza alla sua stanza, dopo
averle rimediato una camiciola da notte: le augurò un buon riposo e
la salutò anzitempo dicendole
che sarebbe partito l'indomani mattina all'alba. «E mi
raccomando...!» «Il cambio, state tranquilla signorina» così
dicendo le sventolò sotto al naso la lista lunghissima di cose da
prendere dalla sua camera da letto. «E non vi preoccupate, lascerò
una nota a Gajeel spiegandogli il piacevole sviluppo!» e lei lo
ringraziò accarezzandogli la piccola testa pelosa. Era vero che
aveva
scelto liberamente di rimanere sotto quel tetto, ma lo era anche il
fatto che il proprietario del maniero, nonché suo
ex carceriere, non
ne era ancora a conoscenza e
lei non
poteva immaginare quale reazione avrebbe avuto alla notizia.
La partenza di Lily la rendeva felice perché i suoi famigliari
avrebbe avuto presto sue notizie, ma allo stesso tempo la
terrorizzava
perché sarebbe rimasta da sola con lui.
E il fatto che
in quello stesso istante fosse in giro per la brughiera per sfogare
la sua frustrazione, come le aveva detto il gatto, non la rassicurava
affatto. Finiti i convenevoli la ragazza si cambiò velocemente
lanciando a terra il suo vestito ormai da buttare e mettendo da parte
la sottogonna che, per quanto fosse rovinata nell'orlo, era ancora
utilizzabile. Con un sospiro soddisfatto si lasciò inglobare dalle
morbide coperte, addormentandosi in pochi istanti.
***
«Non.
Ci. Posso. Credere.»
Aveva
passato la notte profondamente addormentata, aveva addirittura
sognato di essere riconosciuta come la più grande esperta archeologa
dell'accademia universitaria! E i vari dolorini sparsi per tutto il
corpo avevano iniziato ad attenuarsi sensibilmente. Insomma, un vero
e proprio sonno
ristoratore, se non fosse stato che al risveglio aveva sentito
nuovamente un fastidioso peso sotto al seno che le comprimeva
leggermente il respiro. Con mani tremanti aveva confermato quelli che
erano i suoi più cupi sospetti: ancora catene. Si lasciò sfuggire
un urlo pieno di rabbia e risentimento e, con le lacrime agli occhi,
alzò il busto dal comodo letto e studiò la sua nuova tortura; ma la
prima cosa che le venne in mente fu che qualcuno le avesse messo le
mani addosso, probabilmente toccando parti del suo corpo estremamente
private, il tutto quando indossava solo una
leggera camiciola. Il senso del pudore violato a momenti non la
distrusse completamente. Si coprì i seni incrociando le braccia e si
strinse le ginocchia al petto, cullandosi un po', cercando di
ritrovare il coraggio di affrontare quella bestia che era diventata
nuovamente
sua carceriera.
In
verità la piccola Levy non poteva sapere che, paradossalmente, il
suo rapitore era stato accorto, nel suo stupore di trovarla libera,
curata e avvolta in una delle sue vecchie camicie, a non legarla
nuovamente per il polso fasciato ed era stato ancora più attento a
non sfiorare nemmeno per sbaglio quella piccola ragazza più del
dovuto – tranne quando l'aveva fatta rotolare su un fianco svariate
volte per fissarle la catena addosso.
Che
non avesse visto la lettera che il gatto gli aveva lasciato? O aveva
forse deciso di ignorarla a prescindere? Quale che fosse la verità
non cambiava la sua situazione che era peggiorata dato che in quel
momento non poteva nemmeno vestirsi
decentemente:
«Lily ti prego, torna presto!».
In
breve si presentò nuovamente il problema fisiologico e Levy guardò
sconsolata la porta del bagno:
forse se fosse stata abbastanza veloce... scattò dal letto lanciando
le pesanti coperte di lato, prese in braccio quante più catene
potesse tirar su per non farle sbattere a terra e appoggiò
l'orecchio alla porta della stanza. Il pesante silenzio la convinse a
correre nella piccola stanzina, ma prima spinse uno dei comodini
contro la porta – sapeva che non sarebbe mai riuscita a fermarlo
con quel piccolo espediente, ma almeno lo avrebbe rallentato un poco.
Fortunatamente riuscì a sbrigare i suoi bisogni e si lavò con acqua
gelida quel tanto che le riuscì in quella condizione.
Tornata nella
stanza più grande, infreddolita ma decisamente più presentabile,
notò una pila di libri ai piedi del letto che le doveva essere
sfuggita mentre cercava di tornare umana. Lasciò cadere a terra la
pesante catena, sfilò via una delle svariate coperte sul letto
avvolgendosela addosso ed
infine si inginocchiò per studiare il contenuto dei tomi. «Ma che
cosa...?!» i primi libri potevano essere molto utili ma di certo non
sarebbero serviti a spazzare alcuna maledizione,
dato che il loro contenuto era tutto meno che misterioso. Non ebbe
modo di scoprire l'utilità degli altri
che la porta venne quasi scardinata dalla sua sede e il comodino volò
per qualche metro prima di schiantarsi a terra,
finendo in pezzi
di legno sparsi ovunque.
Gajeel guardò sorpreso il misero ostacolo
che aveva, involontariamente, provveduto a distruggere:
poi spostò
l'attenzione sulla sua giovane e stupita ospite. «Pensavi davvero di
fermarmi così?» le chiese infine, divertito, indicando i poveri
resti del mobile e osservando l'originale modo in cui si era
agghindata: con quell'enorme coperta addosso sembrava ancora di più
una bambina. Una mocciosa che credeva di poterlo fermare con un
comodino e un libro,
visto come lo stava stringendo al petto come difesa.
In tutta verità
Levy si era dimenticata del piccolo espediente trovato per avvertirla
dell'arrivo dell'uomo
ma immaginò che non sarebbe servito a nulla spiegarlo a quel bruto,
quindi saltò
i convenevoli e gli intimò di liberarla. «Anzi, potete lasciarmi
solo la chiave, provvederò io stessa a togliermi questo giogo!» in
tutta risposta ebbe un'occhiata sbalordita seguita da una risata di
petto. «Certo, certo mezza pinta. Non sono uno scemo come Lily, io!»
Levy stava per contraddirlo e spiegargli la situazione quando l'altro
aggiunse un divertito: «E poi di cos'hai paura, che tocchi della
pelle ossuta?» la ragazza arrossì piena di vergogna e orgoglio
ferito
e, furiosa, gli lanciò
l'unica cosa che aveva in mano: il libro. Oggetto che fu schivato
senza problemi dall'uomo, che continuava a ridere di lei.
Troppo impegnato a redarguirla dal non gettare via quello che avrebbe
potuto servirle per il suo
lavoretto, si accorse all'ultimo che lei aveva appallottolato la sua
coperta/vestito e che gli era stata lanciata addosso pure quella.
Questa volta non riuscì ad evitarla,
perché a metà volo si era aperta completamente e venne ricoperto
dalla stoffa -che scoprì essere impregnata dell'odore della ragazza
e che, tutto sommato, per essere una mocciosa aveva un buon profumo.
Non indugiò troppo nella novità e se la sfilò via, per vedere
cos'altro avrebbe avuto da tirare quella piccola belva. «Oi, calma.
Cosa avrò mai detto di-» un'occhiataccia da parte della diretta
interessata non gli permise di finire la frase. A guardarla
bene sembrava davvero una piccola
tigre in gabbia, con quella camiciola più grande di lei, gli azzurri
capelli selvaggi che le incorniciavano il volto rosso di rabbia e
fieri occhi castani.
Presa dalla foga tentò di sfilarsi l'anello
della catena spingendolo verso il basso ma riuscì solo a farlo
scendere fino al punto vita e, in compenso, si guadagnò un'altra
risata sguaiata. «Con quel bel di dietro che ti ritrovi sarà dura
farla passare di lì, gihihi». La ragazza lo guardò sconvolta e si
portò le mani tremanti alla parte del corpo appena offesa,
come per accertarsi
che non fosse cresciuta spropositatamente nella notte. «Siete un
bruto!» lo apostrofò Levy, pronta a scagliare un altro libro a
difesa del suo orgoglio. «Oh oh oh, mi hanno detto cose peggiori,
nanetta!» lei continuò a guardarlo male e Gajeel si sentì
vagamente a disagio,
per cui passò
di nuovo all'attacco, com'era nella sua indole. «È ora di mettersi
a lavoro adesso. Chi non lavora non mangia. E vedi di non lanciare
più libri: quella merda si legge, non si usa come arma» «Cosa...?
Prima slegami razza di becero barbaro, non ho nessuna intenzione di
aiutarti in queste condizioni!» Lo sguardo dell'uomo si incupì
leggermente «Non sono un coglione, mocciosa. Già una volta hai
tentato di lanciarti di sotto, per non parlare del misero tentativo
fatto con quel pezzo di legno. Quindi resti legata.» «Ma che
problemi hai? Lily non ti ha lasciato scritto niente?!» Quel dannato
gatto era diventato fin troppo gentile con quella spostata, al suo
ritorno avrebbe subito tutte le sue lamentele a riguardo!
«Panther
Lily» calcò sul nome intero dell'Exceed, solo lui poteva usare la
forma abbreviata! «ha detto che è in città, tanto mi basta. Ora
inizia a lavorare
e, se farai la brava, troverai una
colazione degna di re!» E la lasciò nuovamente sola, con
l'irresistibile voglia di urlargli dietro ogni tipo di insulto che
conosceva.
Continua...
In
quasi ritardo, ma allo scadere del sesto giorno eccomi qua! (Mi sento
un po' Gandalf ora che ci penso XD) In verità avrei potuto postare
un po' prima ma lavoro e il mio corpo che ogni tanto mi abbandona -se
non sto male ogni tre per due non sono contenta- sono riuscita sola
ora .-.
Comunque!
Dato che, con questo passo lemme lemme, non so se riuscirò a finire
la fict entro il 22 mi chiedevo se postare ad una distanza minore di
giorni (3 o 4) più o meno con capitoli della stessa lunghezza o
lasciare lo stesso periodo di tempo (5 o 6) ma allungare
sensibilmente la portata del capitolo... cosa preferireste? Così
almeno mi adeguo al parere comune!
Un
grazie a Girl Pumpkin perché sì
(sappi che sento il dovere morale di postare in orario proprio per te
x°D) e grazie a Bluesun (invece
per amor tuo (?) ho scritto un po' di più xD).
Ma
soprattutto grazie alla mia amatissima seconda testa, senza di te
sarei perduta ♥
Non
so che altro aggiungere o.o Spero vi piaccia come si sta sviluppando,
piano piano, la storia!
A
presto! ♥
|