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Autore: DirtyCharity    06/09/2014    2 recensioni
Liberamente ispirata alla bellissima favola de: "La Bella e la Bestia" rivisitata per darle quel tocco alla Fairy Tail (e alla GajeelLevy). Giusto un attimo un cliché ma ogni tanto un po' di sano ammore non guasta!
[Partecipante al BlackIce-CreamParade! indetto dal forum TheBlackParade]
Rating arancio per colpa di Gajeel, sempre colpa sua!
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gajil Redfox, Levy McGarden, Pantherlily
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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*** Capitolo 2




Panther Lily aveva iniziato a parlare già da qualche minuto e non era certa di essere riuscita a dare risposte sensate alle varie domande che le aveva posto su le sue preferenze culinarie; probabilmente gli aveva detto che sì, la lingua di cavallo si accostava benissimo ai cavolfiori grigliati e per dessert avrebbe gradito del delizioso pot-pourri di cozze e vongole. Ma non poté fare a meno di fissarlo con tanto d'occhi mentre con tutta tranquillità prendeva pentole e alimenti e ne ricavava quel delizioso profumino che la stava investendo! Aveva accettato anche troppo velocemente l'esistenza di un gatto parlante, dall'aspetto incredibilmente adorabile ed educato, ma non poteva nella stessa mezz'ora accogliere anche la notizia che da micetto si poteva trasformare in una enorme pantera simil umana. Però in quel modo si poteva spiegare quel nome singolare...
«Miss Levy...?» chiese il singolare essere vivente, notando la mancanza di risposta della ragazza.
Si girò verso di lei guardandola interrogativo, per poi rendersi conto qualche secondo più tardi che cosa l'aveva distratta così tanto. «Perdonatemi signorina, sono davvero tanti anni che non parlo con qualcuno se non quel bisbetico di Gajeel e ho dimenticato che per le persone comuni gli Exceed come me non sono altro che leggende popolari. E invece esistiamo, solo che non tutti sono così fortunati da poterne vedere uno» le fece un occhiolino complice e tornò ad occuparsi del pasto.
Levy rimase assorta nei suoi pensieri, scavando nella memoria alla ricerca di informazioni: era sicurissima di aver letto qualcosa a proposito di quegli esseri. Le ci volle poco per ricordarsi di una piovosa e fredda serata d'autunno in cui era ancora una bambina: ricordava ancora la forte soddisfazione nell'essere riuscita a trascinare di nascosto nella sua cameretta uno dei libri più grossi su cui avesse mai messo occhio alla tenera età di otto anni. Le era stato severamente proibito di leggere prima di coricarsi visto che la notte era fatta per dormire, ma la piccola non poteva farne a meno. Per quella sera si era scelta una raccolta di fiabe e favole e a cena le fremevano le mani dalla voglia di rinchiudersi in camera a leggere!
Per poco non venne scoperta e dovette fingere di essersi addormentata con la lampada accesa -il libro nascosto sotto il suo corpo e le coperte tirate fin sopra le orecchie- e la lettura poté riprendere solo qualche minuto dopo, il tempo di riprendersi dallo spavento. Una delle storie raccontava di questi esseri magici, tendenzialmente pacifici e benevoli, che si accompagnavano sempre alle fate, trovando beneficio gli uni con le altre. Potevano assumere più di una forma ed avevano una certa predilezione per chi sceglievano di proteggere. Purtroppo non ricordava altre caratteristiche o particolari che la potessero aiutare a capire meglio Panther Lily, se non forse l'attaccamento verso quello che sembrava esserne il padrone. Dopotutto non
appariva in grave pericolo in quella casa ma era sempre bene averne la conferma. «Quindi questa è una casa magica, giusto?» chiese senza troppi preamboli, alzandosi a vedere come procedeva la sua cena: non si era dimenticata di avere uno stomaco sulla soglia di una guerra civile. Lily la vide avvicinarsi e, dopo essersi fatto leggermente da parte, le rispose che l'edificio era un normalissimo costrutto di calce e mattoni; solo chi vi alloggiava era particolare.

«Le posso fare un domanda che probabilmente avrei dovuto formulare fin da subito?» chiese la ragazza spezzando il silenzio che si era creato poco prima. «Certamente, se è in mio potere risponderle lo farò con piacere» rispose invitandola a sedersi al bancone-isola in mezzo alla cucina e servendola, finalmente, con la cena. Levy non si fece pregare altrimenti e prima di riprendere a parlare attaccò il pasto come se avesse avuto il timore di vederlo sparire di lì a breve.
«Scusatemi» riuscì a dire qualche minuto dopo, il piatto vuoto per poco più della metà, vergognandosi per il comportamento non troppo signorile dimostrato al suo ospite -a quello gentile e carino- «di solito non sono così maleducata... ma tornando alla domanda di prima: perché sono qui? Quel tipo, quel Gaj
eel, a parte insultarmi non è stato in grado di illuminarmi in proposito. Perché sono stata rapita? I miei famigliari non sono così benestanti da potersi permettere un riscatto e...» quello era un fiume in piena di parole, non una domanda! Lily si chiese quanto sarebbe durato ancora il suo fiato e decise che era meglio mettersi comodo, così mentre lei continuava a porre quesiti di vario genere – ma dove siamo? C'era forse bisogno di colpirla e legarla?- il gatto tornò nella sua forma normale e sedutosi sul bancone la ascoltò pazientemente mentre si sfogava su di lui. «Miss Levy, si fermi, la prego!» c'era un limite a tutto però, per cui la interruppe: «le spiegherò quel che posso. Innanzitutto si tranquillizzi, tecnicamente non è stata rapita. L'idea iniziale era quella di averla come nostra ospite, ma un certo testone che non pensa mai alle conseguenze ha estremizzato il gesto» cercò di essere più diplomatico e tranquillo possibile, nei limiti consentiti da quella spiegazione; in sostanza erano delle pessime scuse e si sarebbero meritati tutta la sua ira e il suo biasimo, e la denuncia alle autorità. Levy lo guardò sconvolta: era stata aggredita -non solo lei, ma anche Jet e Droy-, trattata come un sacco di patate, legata, presa a male parole MA si era trattato di un modo selvaggio di offrirle un periodo di svago in campagna in un maniero enorme. «Mi sta prendendo in giro» rispose perplessa, non trovando altra soluzione. «No, la prego, mi creda quando le dico che non doveva andare così! Posso mostrarle anche una lettera di presentazione e l'invito ad alloggiare qua per tutto il tempo che le sarebbe servito a concludere al meglio il lavoro.» Quello scherzo stava diventando un po' troppo intricato per lei, quel gatto aveva uno strano senso dell'umorismo! «Ma di che lavoro sta parlando?! Sono una semplice ragazza che non sa nulla sul lavoro!» «Avremmo esigenza delle sue conoscenze letterarie e linguiste. Mi è giunta voce, mentre facevo un giro in città, di questa ragazza molto capace in quell'ambito e Mavis solo sa quanto ne abbiamo bisogno» E adesso chi era questo Mavis? Levy si nascose il volto dietro il palmo delle mani: guardare quell'essere assurdo non la stava aiutando ad analizzare al meglio la situazione che stava diventando di attimo in attimo sempre più strana e assurda. Lily rispettò quel momento di raccoglimento della ragazza in quanto aveva la sensibilità atta a comprendere il suo disorientamento e sperò che dopotutto avrebbe accettato di aiutarli. Poi le sentì mormorare qualcosa e, scusandosi, le chiese di ripetere: allora Levy ripose la mani in grembo e domandò che cosa si sarebbero aspettati che facesse lei in caso di risposta affermativa. Si vergognava di aver dato una simile risposta a tutta la questione, dopotutto non doveva essere lì; a casa sua c'era la sua famiglia che stava soffrendo nel saperla in pericolo e tutto quello che provava in quel momento era una grande curiosità. Cosa c'era che non andava in lei? Perché la sua sete di conoscenza doveva essere così spropositata, a scapito di ben altri valori? Lily la consolò con un sorriso comprensivo e le spiegò in breve il motivo della sua presenza. «Quindi devo sciogliere una maledizione, ma per farlo devo scoprire da sola tutti i termini e le modalità e l'unico indizio che abbiamo è che in biblioteca giace la risposta. Non sembra una cosa facile» eppure era già eccitata all'idea della ricerca, delle ipotesi e delle tonnellate di libri. «Nell'ipotetico caso in cui decidessi di accettare...» le era dato di volta il cervello? Nessuna persona normale avrebbe accettato di rimanere in casa di sconosciuti, rapitori per di più, per un pugno di libri -una biblioteca intera!- «ci sarebbe la possibilità di informare la mia famiglia del fatto che sto bene in modo che non diano alle fiamme l'intera città?».

Phanter Lily le rivolse un sorriso tutto denti e le fece un inchino promettendole che avrebbe recapitato personalmente la lettera, che avrebbe potuto scrivere di proprio pugno a breve. «E un cambio di abiti, ve ne prego, non posso rimanere con questi stracci addosso!» Così tornò a finire di mangiare il pasto più sollevata, pensando già a come sistemare il problemino “rapimento” e “aggressione”. Ma soprattutto si chiese come avrebbe mai potuto convincere i suoi due amici a lasciarla tutta sola in quel posto con due, anzi uno e mezzo, uomini. «Per tutti i libri ancora non scritti nel mondo! Sarò ricoperta di infamia e nessun gentiluomo vorrà mai prendere questa ragazza indifesa dall'onore perduto!» urlò così, sbattendo la forchetta sul piano di legno e guardando con orrore il nulla di fronte a sé.
Lil
y fu preso dal terrore nel veder quella ragazza cambiare repentinamente umore, e quelle frasi urlate per lui non avevano molto senso. Si decise infine a chiederle che cosa le fosse preso, quando notò che i suoi occhi nocciola si stavano riempiendo di lacrime. Capì a stento che una signorina non poteva assolutamente rimanere sola in presenza di un uomo e un gatto – la coincidenza non gli piacque particolarmente- altrimenti il suo futuro sarebbe stato pieno di vergogna e biasimo. Come se già non la guardassero storto perché aveva l'abitudine di leggere in ogni situazione, anche in barba al galateo: nessun uomo veniva attratto dalla sua cultura e passione! L'Exceed notò, con una certa dose di perplessità, che quello era diventato uno sfogo su vasta scala e, per quanto fosse lusingato della fiducia concordatagli dalla ragazza, non aveva nessuna intenzione di sorbirsi la frustrazione di una giovane donna. «Che ne dite se vi vado a prendere carta e penna, eh? Torno subito!» e letteralmente fuggì verso l'atrio lasciandola sola con i suoi patemi.
Levy appoggiò la fronte sul tavolo e sospirò sconfitta. «Povero gatto, l'ho disperato con le mie sciocchezze...» borbottò tr
a sé quanto fosse stupida e dopo essersi asciugata gli occhi si raddrizzò battendosi energicamente le guance intenzionata a riordinare le idee per la lettera. La parte più difficile sarebbe stata davvero persuadere quelli che erano i suoi unici amici che non le sarebbe successo nulla. Anche se, in tutta verità, questo non poteva saperlo nemmeno lei... Lily era un perfetto esempio di gentleman ed era rimasta affascinata dai suoi modi di fare, dalla sua strana natura e da quelle orecchie così tenere e soffici: parlare con lui era piacevole e stimolante, ma per quanto riguardava il padrone di casa la situazione era esattamente l'opposto. Per quanto avesse trovato facile fidarsi di quel gatto così particolare, sperò che la sua abilità nel giudicare gli altri non la mettesse ancora più nei guai, si chiese come avesse potuto decidere di propria iniziativa di rimanere lì: era quasi certa che, se glielo avesse chiesto, il piccolo accompagnatore l'avrebbe riportata a casa sana e salva in un istante. Ma soprattutto perché avrebbe dovuto impegnarsi tanto, mandando alle ortiche la sua reputazione già traballante, per un bruto scorbutico che non aveva fatto altro che deriderla e ferirla? Eppure era venuto a cercare proprio lei, esattamente per quelle qualità che apprezzava tanto di se stessa e che tutti guardavano storto, credendo che fosse un tantino stramba.
Levy sospirò guardando il bianco soffitto, come cercando la soluzione nascosta chissà dove nell'intonaco. Finalmente le veniva data la possibilità di dimostra
re quanto valeva, che male c'era a provarci? Jet e Droy l'avrebbero capita, lo sentiva, e in fin dei conti teneva solo alla loro considerazione e stima. Il suo filo di pensieri venne interrotto dal lieve bussare alla porta: la ragazza non ebbe bisogno di girarsi per capire che si trattava di Lily e della sua speranza di trovarla di tutt'altro umore rispetto a quando si era praticamente fiondato lontano da lei. «Venite pure, la tempesta è passata» lo invitò lei prendendosi in giro. L'Exceed si scusò imbarazzato e le consegnò diversi fogli, lettere, un calamaio d'argento e penne d'oca. «Se le serve altro me lo faccia sapere!» e dopo aver riassunto le forme di un gigante scuro prese a pulire piatti e pentole. «Ma non avete dei domestici?» chiese Levy, rimasta sorpresa dalla totale mancanza di servitori -prima aveva un leggero sospetto, ora la certezza- in un maniero così grande. «L'avete notato, eh? Diciamo che avere un titolare come Gajeel non ha aiutato la causa». La ragazza gli credette all'istante e, lasciandosi scappare una leggera risata, tornò a concentrarsi sui simboli che era intenta a segnare in un foglio a parte.
Lily si fermò ad osservarla curioso ed affascinato ma la giovane se ne accorse solo dopo aver finito di annotare ventun caratteri diversi sia in forme che angolature. Il gigante buono la guardò
interrogativamente e lei arrossì leggermente per poi spiegare: «Anni fa inventai un alfabeto tutto mio e solo io, Droy e Jet ne conosciamo il significato! Ho pensato che fosse l'unico modo per far saper che è la loro Levy che sta scrivendo e che va tutto bene sul serio!» «Davvero geniale!» si complimentò il gatto, che venne ricompensato con un enorme sorriso entusiasta. Rimase ad ammirarla per qualche minuto ed infine tornò alle sue incombenze accompagnato dal leggero grattare della penna sulla carta.



Poche ore più tardi Lily riaccompagnò la ragazza alla sua stanza, dopo averle rimediato una camiciola da notte: le augurò un buon riposo e la salutò anzitempo dicendole che sarebbe partito l'indomani mattina all'alba. «E mi raccomando...!» «Il cambio, state tranquilla signorina» così dicendo le sventolò sotto al naso la lista lunghissima di cose da prendere dalla sua camera da letto. «E non vi preoccupate, lascerò una nota a Gajeel spiegandogli il piacevole sviluppo!» e lei lo ringraziò accarezzandogli la piccola testa pelosa. Era vero che aveva scelto liberamente di rimanere sotto quel tetto, ma lo era anche il fatto che il proprietario del maniero, nonché suo ex carceriere, non ne era ancora a conoscenza e lei non poteva immaginare quale reazione avrebbe avuto alla notizia.
La partenza di Lily la rendeva felice perché i suoi famigliari avrebbe avuto presto sue notizie, ma allo stesso tempo la terrorizz
ava perché sarebbe rimasta da sola con lui. E il fatto che in quello stesso istante fosse in giro per la brughiera per sfogare la sua frustrazione, come le aveva detto il gatto, non la rassicurava affatto. Finiti i convenevoli la ragazza si cambiò velocemente lanciando a terra il suo vestito ormai da buttare e mettendo da parte la sottogonna che, per quanto fosse rovinata nell'orlo, era ancora utilizzabile. Con un sospiro soddisfatto si lasciò inglobare dalle morbide coperte, addormentandosi in pochi istanti.





***




«Non. Ci. Posso. Credere.»
Aveva passato la notte profondamente addormentata, aveva addirittura sognato di essere riconosciuta come la più grande esperta archeologa dell'accademia universitaria! E i vari dolorini sparsi per tutto il corpo avevano iniziato ad attenuarsi sensibilmente. Insomma, un vero e proprio sonno ristoratore, se non fosse stato che al risveglio aveva sentito nuovamente un fastidioso peso sotto al seno che le comprimeva leggermente il respiro. Con mani tremanti aveva confermato quelli che erano i suoi più cupi sospetti: ancora catene. Si lasciò sfuggire un urlo pieno di rabbia e risentimento e, con le lacrime agli occhi, alzò il busto dal comodo letto e studiò la sua nuova tortura; ma la prima cosa che le venne in mente fu che qualcuno le avesse messo le mani addosso, probabilmente toccando parti del suo corpo estremamente private, il tutto quando indossava solo una leggera camiciola. Il senso del pudore violato a momenti non la distrusse completamente. Si coprì i seni incrociando le braccia e si strinse le ginocchia al petto, cullandosi un po', cercando di ritrovare il coraggio di affrontare quella bestia che era diventata nuovamente sua carceriera.
In verità la piccola Levy non poteva sapere che, paradossalmente, il suo rapitore era stato accorto, nel suo stupore di trovarla libera, curata e avvolta in una delle sue vecchie camicie, a non legarla nuovamente per il polso fasciato ed era stato ancora più attento a non sfiorare nemmeno per sbaglio quella piccola ragazza più del dovuto – tranne quando l'aveva fatta rotolare su un fianco svariate volte per fissarle la catena addosso.
Che non avesse visto la lettera che il gatto gli aveva lasciato? O aveva forse deciso di ignorarla a prescindere? Quale che fosse la verità non cambiava la sua situazione che era peggiorata dato che in quel momento non poteva nemmeno vestirsi decentemente: «Lily ti prego, torna presto!».
In breve si presentò nuovamente il problema fisiologico e Levy guardò sconsolata la porta del bagno: forse se fosse stata abbastanza veloce... scattò dal letto lanciando le pesanti coperte di lato, prese in braccio quante più catene potesse tirar su per non farle sbattere a terra e appoggiò l'orecchio alla porta della stanza. Il pesante silenzio la convinse a correre nella piccola stanzina, ma prima spinse uno dei comodini contro la porta – sapeva che non sarebbe mai riuscita a fermarlo con quel piccolo espediente, ma almeno lo avrebbe rallentato un poco.
Fortunatamente riuscì a sbrigare i suoi bisogni e si lavò con acqua gelida quel tanto che le riuscì in quella condizione.
Tornata nella stanza più grande, infreddolita ma decisamente più presentabile, notò una pila di libri ai piedi del letto che le doveva essere sfuggita mentre cercava di tornare umana. Lasciò cadere a terra la pesante catena, sfilò via una delle svariate coperte sul le
tto avvolgendosela addosso ed infine si inginocchiò per studiare il contenuto dei tomi. «Ma che cosa...?!» i primi libri potevano essere molto utili ma di certo non sarebbero serviti a spazzare alcuna maledizione, dato che il loro contenuto era tutto meno che misterioso. Non ebbe modo di scoprire l'utilità degli altri che la porta venne quasi scardinata dalla sua sede e il comodino volò per qualche metro prima di schiantarsi a terra, finendo in pezzi di legno sparsi ovunque.
Gajeel guardò sorpreso il misero ostacolo che aveva, involontariamente, provveduto a distrugg
ere: poi spostò l'attenzione sulla sua giovane e stupita ospite. «Pensavi davvero di fermarmi così?» le chiese infine, divertito, indicando i poveri resti del mobile e osservando l'originale modo in cui si era agghindata: con quell'enorme coperta addosso sembrava ancora di più una bambina. Una mocciosa che credeva di poterlo fermare con un comodino e un libro, visto come lo stava stringendo al petto come difesa.
In tutta verità Levy si era dimenticata del piccolo espediente trovato per avvertirla dell'arrivo dell'u
omo ma immaginò che non sarebbe servito a nulla spiegarlo a quel bruto, quindi saltò i convenevoli e gli intimò di liberarla. «Anzi, potete lasciarmi solo la chiave, provvederò io stessa a togliermi questo giogo!» in tutta risposta ebbe un'occhiata sbalordita seguita da una risata di petto. «Certo, certo mezza pinta. Non sono uno scemo come Lily, io!» Levy stava per contraddirlo e spiegargli la situazione quando l'altro aggiunse un divertito: «E poi di cos'hai paura, che tocchi della pelle ossuta?» la ragazza arrossì piena di vergogna e orgoglio ferito e, furiosa, gli lanciò l'unica cosa che aveva in mano: il libro. Oggetto che fu schivato senza problemi dall'uomo, che continuava a ridere di lei. Troppo impegnato a redarguirla dal non gettare via quello che avrebbe potuto servirle per il suo lavoretto, si accorse all'ultimo che lei aveva appallottolato la sua coperta/vestito e che gli era stata lanciata addosso pure quella. Questa volta non riuscì ad evitarla, perché a metà volo si era aperta completamente e venne ricoperto dalla stoffa -che scoprì essere impregnata dell'odore della ragazza e che, tutto sommato, per essere una mocciosa aveva un buon profumo. Non indugiò troppo nella novità e se la sfilò via, per vedere cos'altro avrebbe avuto da tirare quella piccola belva. «Oi, calma. Cosa avrò mai detto di-» un'occhiataccia da parte della diretta interessata non gli permise di finire la frase. A guardarla bene sembrava davvero una piccola tigre in gabbia, con quella camiciola più grande di lei, gli azzurri capelli selvaggi che le incorniciavano il volto rosso di rabbia e fieri occhi castani.
Presa dalla foga tentò di sfilarsi l'anello della catena spingendolo verso il basso ma riuscì solo a farlo scendere fino al punto vita e, in compenso, si guadagnò un'al
tra risata sguaiata. «Con quel bel di dietro che ti ritrovi sarà dura farla passare di lì, gihihi». La ragazza lo guardò sconvolta e si portò le mani tremanti alla parte del corpo appena offesa, come per accertarsi che non fosse cresciuta spropositatamente nella notte. «Siete un bruto!» lo apostrofò Levy, pronta a scagliare un altro libro a difesa del suo orgoglio. «Oh oh oh, mi hanno detto cose peggiori, nanetta!» lei continuò a guardarlo male e Gajeel si sentì vagamente a disagio, per cui passò di nuovo all'attacco, com'era nella sua indole. «È ora di mettersi a lavoro adesso. Chi non lavora non mangia. E vedi di non lanciare più libri: quella merda si legge, non si usa come arma» «Cosa...? Prima slegami razza di becero barbaro, non ho nessuna intenzione di aiutarti in queste condizioni!» Lo sguardo dell'uomo si incupì leggermente «Non sono un coglione, mocciosa. Già una volta hai tentato di lanciarti di sotto, per non parlare del misero tentativo fatto con quel pezzo di legno. Quindi resti legata.» «Ma che problemi hai? Lily non ti ha lasciato scritto niente?!» Quel dannato gatto era diventato fin troppo gentile con quella spostata, al suo ritorno avrebbe subito tutte le sue lamentele a riguardo!
«Panther Lily» calcò sul nome intero dell'Exceed, solo lui poteva usare la forma abbreviata! «ha detto che è in città, tanto mi basta. Ora inizia a lavora
re e, se farai la brava, troverai una colazione degna di re!» E la lasciò nuovamente sola, con l'irresistibile voglia di urlargli dietro ogni tipo di insulto che conosceva.







Continua...












































In quasi ritardo, ma allo scadere del sesto giorno eccomi qua! (Mi sento un po' Gandalf ora che ci penso XD) In verità avrei potuto postare un po' prima ma lavoro e il mio corpo che ogni tanto mi abbandona -se non sto male ogni tre per due non sono contenta- sono riuscita sola ora .-.

Comunque! Dato che, con questo passo lemme lemme, non so se riuscirò a finire la fict entro il 22 mi chiedevo se postare ad una distanza minore di giorni (3 o 4) più o meno con capitoli della stessa lunghezza o lasciare lo stesso periodo di tempo (5 o 6) ma allungare sensibilmente la portata del capitolo... cosa preferireste? Così almeno mi adeguo al parere comune!

Un grazie a Girl Pumpkin perché sì (sappi che sento il dovere morale di postare in orario proprio per te x°D) e grazie a Bluesun (invece per amor tuo (?) ho scritto un po' di più xD).

Ma soprattutto grazie alla mia amatissima seconda testa, senza di te sarei perduta ♥

Non so che altro aggiungere o.o Spero vi piaccia come si sta sviluppando, piano piano, la storia!


A presto! ♥

   
 
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