Ovviamente
mi scuso per il ritardo, ovviamente avrei voluto postare
prima, ovviamente la mia vita non mi permette certe libertà,
ovviamente… basta, leggete il capitolo che è
meglio.
Ah, oramai la storia ha preso una piega un po’ macabra, spero
non vi sconvolgerete, ma siete ragazzi forti, su che manca poco.
Rispondo alle vostre recensioni (e ci mancherebbe):
Kun: Hola caro! Contenta di leggere nuovamente il
tuo nome fra i
“recensori”, lo ritengo un lusso vista la tua
pigrizia, posso vantarmene? XD
Beh visto che la tua recensione era molto incentrata sulla lemon, ti
risponderò subito: la lemon arriverà, su questo
puoi giurarci, diavolo sono almeno 4 capitoli che la voglio scrivere!
Guarda che piacciono anche a me, figuriamoci… ma non posso
farti una previsione certa, il plot non è molto chiaro
nemmeno a me. Ad ogni modo non demoralizzarti, la fine (quindi anche la
lemon) è vicina!
Grazie mille per i complimenti (sei troppo buono) e… ma
davvero hai visto una valanga? Figo! Forse…
Un bacione grande!!! (hey non vedo l’ora di leggere il
prossimo cap della tua sasuXnaru!)
Kura92: eheh immaginavo che la parte del criceto
potesse un
po’ sconvolgere, certe volte proviamo più empatia
per quei piccoli esserini che per altri umani, forse perché
loro appaiono sempre innocenti ai nostri occhi. Odi Ghito? Mmmh non
credo allora che con questo capitolo la tua opinione
cambierà.
Grazie mille per i complimenti e per la perseveranza con cui segui la
ff, un bacione!!
Elisa_: a te non so davvero cosa dire se
non grazie per aver
betato anche questo capitolo! E non scusarti quando mi correggi le
cose! Te l’ho chiesto io! XD ad esempio in questo capitolo,
vuoi errori di distrazione, errori di battitura etc…
c’erano tante piccole imperfezioni che ora grazie al tuo
occhio pignolo non ci sono più, non potrei esserti
più debitrice. Per non fare spoiler a chi si dovesse
imbattere in questa risposta, soddisferò le tue
curiosità a fine capitolo. Grazie ancora di tutto!!!
saku_chan the crazy dreamers: beh sì
effettivamente sono
successi un po’ di “imprevisti” lo scorso
capito… e la ff ora ha un po’ più di
carattere, ad ogni modo sono contenta che tu abbia apprezzato il cambio
parziale di genere, un po’ di azione non fa mai male eheh.
Per quanto riguarda la tua mancanza di ispirazione non preoccuparti, ti
capisco perfettamente, purtroppo non è una cosa che dipende
da te. Una abbraccione, ciao!
_pEaCh_: eheh XD no August lasciamolo stare, ha
già i suoi
problemi e poi non potrei mai sottrarlo al nostro caro Leorio, per chi
mi hai preso, per Ghito?! XD non sono tanto perfida... (forse). Invece
per quanto riguarda la fluffosa fiction…
E’ MORTA! mwahahaha ora arriva il bello, sangue, budella,
cervelli spappolati… no vabbè non esageriamo XD
però un po’ di azione/macabro a me non dispiace
anzi…
Coooomunque… ops! Mi sa che non ho fatto in tempo ad
aggiornare e ora il tuo compleanno è passato, se
è così TANTI AUGURI (anche se probabilmente un
po’ (tanto) in ritardo…) un bacio, ciao!!!
Lacrime
di sangue…
Con un sospiro Leorio depennò l’ennesimo ospedale
dalla lista.
Non sapeva se essere più ottimista o più
preoccupato. Kurapica poteva anche non esserci mai andato a quella
lezione, ma allora perché non si era presentato
all’appuntamento?
Mancavano solo due ospedali e Leorio non poteva essere più
impaziente. Si erano ormai fatte le dieci e la testa cominciava a
dolergli per la tensione e lo stress, o forse perché non si
era concesso nemmeno una pausa per mettere qualcosa sotto i denti. Come
poteva d’altronde pensare a magiare? La persona
più cara che aveva era dispersa e il suo stomaco, che si
contorceva stretto in una morsa d’acciaio, non faceva che
ricordarglielo.
Varcò la soglia del grande centro ospedaliero e
seguì le indicazioni gialle che conducevano al pronto
soccorso. Il rumore delle ambulanze di passaggio gli arrivava ovattato,
attutito dall’abitudine.
Entrò nella grande sala d’attesa ritrovando
l’ennesimo angosciante spettacolo. Persone di ogni razza,
età e ceto sociale aspettavano il loro turno stipati in
panche rigide e scomode dall’aria anonima. Gemiti e rantoli
di dolore e di fastidio si sovrapponevano fra loro riempiendo
l’aria.
Leorio distolse velocemente lo sguardo e si diresse verso la bacheca
dove ormai sapeva di poter trovare l’elenco dei feriti. Non
era il solo a studiare quella lista, con lui c’erano un paio
di ragazzi, probabilmente anche loro studenti e un signore e una
signora di mezza età, quest’ultima era
sull’orlo delle lacrime.
Leorio lesse con attenzione la lista mentre il cuore gli martellava
furioso nel petto.
Niente. Kurapica non figurava nemmeno in quella stramaledetta lista, ma
vi era ancora uno spiraglio di speranza, due ragazzi, era spiegato nel
foglio, non avevano ancora ripreso conoscenza ed erano privi di
documento di identificazione, chissà che tra loro non ci
fosse proprio il suo biondino.
Non era sicuro di volere che Kurapica fosse tra quegli sconosciuti,
infondo se non avevano ancora ripreso conoscenza voleva dire che le
loro condizioni erano abbastanza critiche, però, se
così fosse stato, la ricerca sarebbe finita e quantomeno
poteva avere la certezza che fosse ancora vivo.
Con questa seppur minima speranza a rincuorarlo si voltò
verso il foglio che invece indicava chi, purtroppo, non ce
l’aveva fatta.
Respirò profondamente, socchiudendo le palpebre, poi
iniziò a scorrere la lista con apprensione. Odiava questo
momento, lo odiava profondamente e ogni volta sperava fosse
l’ultimo, che nell’altro ospedale tutto sarebbe
finito e invece si ritrovava ancora una volta con il cuore in gola e lo
stomaco dolorante. Oltre al danno, la beffa, non sapeva con quale
cognome Kurapica si fosse iscritto quindi doveva assicurarsi di leggere
la lista attentamente e in tutta la sua interezza.
Settee Mariko… Uhyno Joshua… Zattal
Petrok.
Grazie al cielo Kurapica non era fra di loro e Leorio, visibilmente
sollevato, riprese a respirare poggiando la schiena al muro e
rilassandosi un attimo.
La signora che prima osservava l’elenco dei feriti ora
singhiozzava sulla spalla di quello che molto probabilmente era suo
marito.
Leorio si diresse poi verso lo sportello e chiese di poter vedere le
due vittime non ancora identificate.
Gli venne indicato l’edificio adiacente, terzo piano, stanza
325, a lui sì unì lo studente che prima studiava
con lui la lista.
Entrati nel grande edificio indicato loro, cercarono il corridoio
giusto che stranamente si rivelò assolutamente caotico e
affollato. Le stanza straripavano di persone, medici, parole, vi era
perfino qualche agente. Probabilmente era lì che erano stati
portati i feriti scampati alla strage e le infermiere aveva sicuramente
fatto uno strappo alla regola concedendo così tante visite e
soprattutto a quell’ora tarda.
Leorio e il ragazzo entrarono nell’unica stanza silenziosa
del piano, l’unica cosa che la riempiva, oltre il forte odore
di disinfettante, era il ronzio delle macchine attaccate ai pazienti e
il suono stabile dell’elettrocardiogramma.
A Leorio bastò una semplice occhiata per capire che quei due
ragazzi addormentati non erano Kurapica, difatti uno era moro e
l’altra era senz’altro una donna. Si
apprestò quindi ad uscire dalla stanza, sebbene non ne
avesse neanche varcato del tutto la soglia, mentre il ragazzo al suo
fianco avanzava titubante verso i letti metallici.
L’aspirante medico ripercorse dunque il corridoio al
contrario, catturando inconsciamente tratti di conversazione,
improvvisamente però una parola ebbe il potere di farlo
immobilizzare e tendere le orecchie: “Rapimento”.
Un ragazzo con un’evidente fasciatura al braccio parlava con
un agente che prendeva diligentemente appunti su un anonimo taccuino.
<< Quell’uomo ha ucciso quasi tutti i miei
compagni capisce?! Li ha freddati come se niente fosse! Quel tizio
meriterebbe di morire in modo atroce! >> disse
enfaticamente.
<< Comprendo il suo turbamento, ma per favore mi illustri
quanto più dettagliatamente la dinamica del sequestro
>> lo esortò l’uomo.
Leorio si accovacciò fingendo di allacciarsi una scarpa.
<< Il capo di quei… quei criminali, ha chiesto
ad un suo scagnozzo di indicargli una persona, credo, ero abbastanza
lontano da loro. Beh comunque sia questo alla fine ha fatto un cenno
verso August, il nostro inserviente e un attimo dopo l’hanno
catturato. >> cercò di spiegare lo studente.
<< Quindi secondo lei possiamo affermare che
l’incursione aveva come fine ultimo quello del sequestro e
non quello di un semplice atto terroristico ad esempio? Ci piacerebbe
sapere la sua opinione. Ancora non riusciamo a dare un senso a
ciò che è successo >>
<< Io davvero non lo so. Quando ero ancora lì
pensavo che dopo aver preso August e quel ragazzo biondo se ne
sarebbero andati, invece quel pazzo ha cominciato a sparare
all’impazzata, così, senza motivo! >>
Ragazzo biondo? Pensò Leorio con ansia.
<< Volevo discutere con lei anche di questo secondo
punto, mi descriva cosa è successo dopo, cosa ricorda di
questo secondo rapimento >> disse l’agente
cambiando foglio.
<< Sì ma dopo vorrei tornare dalla mia
ragazza, sa… è ancora molto scossa
>> supplicò il giovane.
<< Va bene >> acconsentì il
poliziotto.
<< Beh… diciamo che i miei ricordi sono un
po’ confusi, stavo pensando ad un modo per avvertire la
polizia senza farmi vedere, quindi non ho seguito bene tutto quello che
è successo, ma ricordo che ad un certo punto un ragazzo
biondo delle prime file, non… non ricordo il suo nome, non
eravamo amici, si è alzato per difendere gli altri credo e
ha tirato fuori una specie di catena e non ho la più pallida
idea del perché avesse un aggeggio del genere in aula, ma
è stato davvero coraggioso, ha affrontato il capo e gli ha
addirittura tirato un pugno, poi mi sa che si sono detti qualcosa, ma
io ero troppo lontano e non ho sentito niente, alla fine
così, di punto in bianco, il biondino si è
accasciato a terra e quel tipo con il casco se l’è
caricato in spalla e agente, mi creda, quel tipo non sembrava
muscoloso, ma l’ha sollevato senza sforzo, con una mano
sola!!! E dire che era alto quanto quel ragazzino biondo, non di
più. Beh comunque sia questo è tutto quello che
so, quel criminale poi se n’è andato con quel
ragazzo in spalla, ma prima di lasciare l’aula ha fatto
quello che ha fatto. >> concluse con amarezza.
<< La ringrazio molto >> affermò
l’agente << la sua testimonianza ci
sarà di grande aiuto. Se avremo altre domande da rivolgerle
la contatteremo >>
<< Ok, arrivederci >> disse sbrigativo il
ragazzo prima di rientrare nella piccola stanza sovraffollata.
Leorio ancora a terra, era visibilmente scosso.
Quindi era questo quello era successo a Kurapica? … era
stato… rapito?
Un ragazzo biondo, le catene… e poi cos’altro si
poteva aspettare da lui se non che intervenisse per salvare i suoi
compagni? Ma come biasimarlo… probabilmente, anzi
sicuramente, anche lui avrebbe fatto lo stesso.
Ma ora cosa poteva fare? Non sapeva chi fossero quei criminali
né che fine avessero fatto, non aveva nulla in mano,
dannazione! Come avrebbe mai potuto anche solo avvicinarsi a loro?
… a Kurapica? Doveva forse lasciare che se ne occupasse la
polizia? No, non poteva starsene con le mani in mano, non quando
c’era di mezzo la vita dell’unica persona di cui
gli importasse realmente qualcosa, doveva agire e in fretta anche, ma
come?
Si diresse velocemente fuori dall’edificio, sarebbe tornato
all’università, avrebbe cercato nuovi indizi,
scoperto qualcosa, ecco cosa avrebbe fatto. Doveva tornare dove tutto
era cominciato. Non importava come, ci avrebbe pensato strada facendo.
Riattraversò la sala d’attesa del pronto soccorso
immerso nei propri pensieri. Lo sguardo vagò perso verso
l’elenco di nomi che qualche minuto prima aveva letto con
così tanta apprensione e sorprendentemente scorse un profilo
conosciuto.
Lunghi capelli color prugna, denti sporgenti… quella donna
non poteva essere altri che…
<< Senritsu! >> esclamò Leorio
con enfasi, ma la donna si era già voltata verso di lui.
<< Mi sembrava di conoscere il battito di questo
cuore… la sua musicalità è davvero
unica >> affermò la donna sorridendo.
<< Senritsu ho bisogno di parlarti di Kurapica, ti
prego… troviamo un posto tranquillo >> disse
allarmato.
<< O-ok >> accettò lei sorpresa
da tanta agitazione.
Leorio la prese per mano e la condusse fuori, al freddo della notte.
Quando raggiunsero un posto abbastanza isolato, l’aspirante
medico si voltò verso di lei e le disse con urgenza:
<< Sei venuta qui per Kurapica giusto? Avete notizie di
lui? >>
<< Avverto la tua preoccupazione Leorio, ma vedrai che la
cosa si risolverà presto, sono fiduciosa a riguardo,
Kurapica non è uno sprovveduto >> rispose con
gentilezza.
<< Lo so che non è uno sprovveduto, ma
è solo ed è stato rapito, ora sarà
chissà dove e noi non possiamo fare niente per aiutarlo!
Come posso pensare che andrà tutto bene? Dobbiamo andare a
cercarlo, ma non posso andarci da solo, mi serve il tuo aiuto Senritsu,
ti prego! >> ora che ne parlava si scopriva
più preoccupato che mai.
<< K-Kurapica è stato rapito?!
>> balbettò la donna.
<< Perché non lo sapevi? Beh effettivamente se
ti trovi qui in ospedale stavi cercando una pista. Merda, speravo
potessi aiutarmi… >> disse rassegnato Leorio
passandosi stancamente una mano sul viso.
<< Leorio collaboriamo. Tu ci dici quello che sai e noi
ti consentiremo di partecipare alla ricerca ok? Tanto so che sarebbe
impossibile tentare di lasciarti fuori… ora accompagnami
all’auto e raccontami tutto quello che hai scoperto su
Kurapica, poi andremo nella nostra base e prepareremo un piano,
dobbiamo cercare di mantenere la calma, solo così potremo
agire razionalmente. >> disse la donna cercando
rassicurazione nelle sue stesse parole.
<< Va bene >> accettò Leorio.
Leorio davvero non si aspettava che quell’energumeno davanti
all’auto fosse un hunter professionista, anzi, si stava
già preparando ad uno scontro.
<< Leorio questo è Basho >>
disse sorridendo Senritsu << non è pericoloso,
tranquillo >> aggiunse dopo aver appurato lo stato
d’animo del giovane medico.
L’uomo nerboruto con il ridicolo gilet lo salutò
allegramente, Leorio fece un leggero cenno con il capo.
<< Basho ti spiego tutto strada facendo, ora torniamo
alla base, ho scoperto che fine ha fatto Kurapica >>
affermò la donna ora seria.
Basho parcheggiò in uno squallido vicolo di periferia che
però a Leorio era tutt’altro che sconosciuto.
Scesero dall’auto e percorsero un breve tratto a piedi.
Leorio li seguiva sempre più sconcertato. Il parco, le
vetrine, il bar… tutto stava assumendo un’aria
sempre più familiare e recenti ricordi riaffioravano con
prepotenza. Quando poi svoltarono in un vicolo senza uscita, dopo aver
superato quella famosa insegna arancione, Leorio non riuscì
più a trattenere la propria curiosità.
<< Qualche giorno fa mi era sembrato di vedere Kurapica
svoltare proprio in questo vicolo… quindi non mi sbagliavo,
era proprio lui! Ma… allora non è a fondo cieco
come credevo! >> domandò più a se
stesso, prendendosi una tacita rivincita con Ghito che non gli aveva
creduto.
<< Ovviamente abbiamo utilizzato degli stratagemmi per
evitare che la nostra base venisse scoperta troppo facilmente, ma
purtroppo i fondi a nostra disposizione sono quelli che sono e il
nostro sistema di sicurezza è tutt’altro che
eccellente, ma abbiamo cercato di arrangiarci. >>
spiegò comprensiva << innanzitutto come puoi
notare abbiamo scelto una zona decisamente malfamata, dove la gente
tende a non immischiarsi, beh non che la nostra
disponibilità economica ci permettesse di meglio
effettivamente… >> disse arrossendo.
<< Insieme al nostro budget si è ridotto pure
il nostro stipendio, se non fossi ricercato dalla Mafia me ne sarei
già andato da un pezzo! La vita merita di essere vissuta a
pieno, qui non combiniamo niente da mesi! >>
grugnì Basho.
<< Ad ogni modo >> proseguì
Senritsu << per tutelarci da eventuali intrusi abbiamo
adottato un semplice stratagemma di riconoscimento del Nen e una
banalissima materializzazione. Questo muro >> disse
tastando la superficie della parete in mattoni << non
è altro che Nen. Il nostro collega Dost è davvero
abile in questo genere di materializzazioni. Lui aspetta
all’interno, e quando qualcuno della nostra squadra espande
la propria aura lui dissolve il muro e ci consente di entrare. Non
è molto, ma finora ha funzionato >> concluse
con un sorriso; poi utilizzò questo espediente e il muro
scomparve rivelando uno stretto passaggio con delle scale che
conducevano al piano superiore e terminavano con una porta in legno
deteriorata dal tempo. Questa si aprì non appena Basho e
Senritsu raggiunsero il pianerottolo, rivelando un uomo biondissimo,
con lunghi capelli lisci legati in una coda bassa e una canottiera
bianca che metteva in evidenza il fisico prestante. I colleghi lo
salutarono cordialmente, Leorio si presentò.
<< Leorio dici? Che nome strano, ma non più
del mio infondo, il mio nome completo è Dostan Kaitan III,
ma puoi chiamarmi Dost >> suggerì con un
sorriso, stringendogli la mano in una morsa d’acciaio.
Leorio guaì internamente, che presa eccezionale!
Sì stupì che non fosse del
potenziamento…
Una volta varcato l’ingresso si accorse di quanto
quell’appartamento fosse spartano, il salotto con angolo
cottura comprendeva un tavolo con sei sedie di legno, un misero
cucinino a gas e sorprendentemente un’enorme libreria
semi-vuota e numerosi scaffali inutilizzati seminati in giro per la
stanza. Le stoviglie invece sembravano essere state riposte
presumibilmente nell’enorme credenza sopra il fornello.
Che i mobili fossero stati dati in dotazione con la casa?
Perché sembravano essere decisamente inutili alla comitiva e
alquanto stridenti con l’appartamento sostanzialmente spoglio.
Senritsu parve leggergli nella mente e si affrettò a svelare
l’arcano mistero.
<< Dost è un ottimo carpentiere, ha costruito
lui tutti questi mobili, sebbene gli oggetti di uso quotidiano
effettivamente scarseggino in questa casa… è il
suo hobby, nonché la sua ex-professione, quindi abbiamo
sfruttato la sua abilità e passione >> disse
rivolgendo un sorriso all’uomo << per abbellire
e riempire questo minuscolo appartamento. Prima era
pressoché vuoto >>
Sotto consiglio di Senritsu, in questo momento più materna
che mai, i tre uomini furono invitati a cenare e risposarsi, in modo da
poter ragionare a mente lucida il giorno seguente e intavolare un piano
di ricerca dettagliato. Erano successe molte cose quel giorno e la
mezzanotte era oramai passata da un pezzo, quella sera avrebbero dovuto
lasciare le cose in sospeso sperando che Kurapica se la cavasse, almeno
per il momento.
Leorio fu invitato a riposare nella camera di Kurapica.
L’aspirante medico seppure titubante accettò.
Dischiuse la porta ancora turbato, non se la sentiva di andare a
dormire, sentiva, sapeva che il suo biondino aveva bisogno di lui, ma
cosa poteva fare? Non avrebbe ottenuto risultati importanti senza
l’aiuto della squadra, lo sapeva benissimo, non era un
ottuso, ma i suoi sentimenti combattevano costantemente con la sua
ragione e lui stava impazzendo.
Entrò nella stanza sospirando frustrato, dando
un’occhiata in giro e notando che quel piccolo ambiente
spartano si adattava perfettamente a quello che Kurapica poteva
apparire ad un estraneo: freddo, preciso ed essenziale, ma Leorio
sapeva che era solo una maschera, o meglio, quello che lui sarebbe
voluto apparire, certo bisognava andare a fondo per
capirlo, molto
affondo.
Quel dannato è chiuso come una cozza! Si
ritrovò
a pensare o forse un’ostrica sorrise a se
stesso
perché al suo interno nasconde un grande
tesoro…
Poggiò la borsa a tracolla sulla scrivania, lasciandosi poi
cadere pesantemente sul piccolo letto singolo, incrociando le braccia
dietro la testa e osservando pensieroso il soffitto, lo stesso soffitto
sul quale lo sguardo di Kurapica si era soffermato così
tante volte.
Leorio si rialzò poco dopo con un potente colpo di reni, non
doveva deprimersi! L’avrebbe ritrovato, a tutti i costi.
“Andrà tutto bene” si ripeté
“tutto bene…”
Sentiva il sangue colargli dalle numerose ferite sul petto,
solleticandolo mentre scendevano giù a macchiargli la tunica
chiara. Il dolore sembrava attenuarsi, o meglio, probabilmente era il
suo corpo che si stava desensibilizzando, ormai non riusciva
più a distinguere da dove provenisse, da quale delle
numerose lacerazione avesse preso vita.
Il petto, i fianchi, le braccia pulsavano senza tregua e la carne viva
a contatto con l’aria bruciava, eccome se bruciava! Ma non
poteva cedere alle provocazioni del suo carnefice, ne andava della sua
dignità e questo era un motivo più che
sufficiente per continuare a lottare, ma in cuor suo sapeva che non era
solo per questo che pativa quelle umiliazioni in silenzio, che
combatteva a denti stretti, senza emettere un fiato. Aveva bisogno di
sentire quanto valeva, che lui era la scelta giusta e si rimproverava
ogni qualvolta un sottile gemito gli sfuggiva dalle labbra quando
quella lama di vetro affondava nella sua carne che si apriva senza
opporre resistenza.
<< Il dolore della carne non è nulla se
confrontato a quello dello spirito. Ritieniti fortunato, a me non
è andata altrettanto bene >> gli
confidò il suo aguzzino con voce atona, la stessa con la
quale lo aveva tirato fuori dalla cella e aveva ucciso i suoi compagni
di università.
<< Cosa speri di ottenere infliggendomi queste
sofferenze? Tu stesso hai ammesso che non saranno mai paragonabili alle
tue! >> disse enfatico Kurapica mentre la mano del suo
carnefice si avvicinava pericolosamente al suo volto.
<< Vendetta >> rivelò oscuro,
mentre i suoi occhi scuri si riducevano a due fessure.
<< Questo non ti ridarà ciò che hai
perso >> affermò il kuruta con voce ferma
<< … ma posso facilmente comprendere il tuo
gesto… >> gli confidò con un velo
di amarezza.
Il carceriere ebbe un istante di tentennamento, o forse solo di
riflessione, qualcosa negli occhi di quel ragazzo biondo denotava una
grande forza di volontà e sicurezza, ma erano amari e
cinici, forse dopotutto anche lui conosceva il dolore, quello vero, ma
questo di certo non lo avrebbe fermato, oh no che non lo avrebbe
fermato, voleva la sua rivincita, la sua dolce, dolcissima vendetta, e
l’avrebbe avuta, a costo di perdere per sempre se stesso, e
forse qualcosa di più.
Ghito, o ciò che di lui restava, avvicinò la mano
al volto del giovane kuruta, come fosse in procinto di accarezzarlo,
lento e dolce, ma qualcosa si materializzò nel suo palmo,
una scheggia di vetro ma riflettente: uno specchio.
Kurapica osservò quel frammento acuminato volteggiare sulla
mano del ragazzo qualche secondo, in una danza lenta e innaturale, come
fosse privo di peso, sospeso nel vuoto. L’oggetto infine
cessò il suo movimento, consentendo al giovane di scorgere
il proprio riflesso, i capelli arruffati, gli occhi lucidi e labbra
torturate per impedirsi di gridare, distolse lo sguardo con vergogna.
Questo però Ghito nemmeno lo notò, le sue dita
affusolate circondarono lo specchio con tenerezza, quasi con
ossequiosità e lo poggiò delicato sul viso del
biondino che non si mosse. Infine, con una leggera pressione, la punta
acuminata penetrò nella carne dello zigomo, immediatamente
sotto l’occhio sinistro. Una goccia di sangue
stillò dalla ferita appena accennata e fu allora che Ghito
tolse lo specchio, lasciando libera la goccia di seguire il proprio
corso e percorre quel viso diafano fino a morire sul petto nudo del
ragazzo, come una bellissima lacrima scarlatta.
Ghito osservò estasiato quello spettacolo sublime.
<< Oh sì, piangi… la tua ora
è appena giunta! >> disse enfatico mentre
riposizionava la lama laddove il tutto era iniziato e incise la carne
con misurata forza, aprendosi sotto il suo tocco leggero ma deciso. E
scese, scese giù fino alla mascella, percependo sotto il suo
tocco il fruscio della cute che si divideva ed osservando eccitato il
liquido porpora macchiare quel viso immacolato ma che lui sapeva essere
sporco, mostrando al mondo la vera natura di quell’infimo
ragazzo dai capelli dorati.
<< Leorio… >>
Chi dei due avesse pronunciato quel nome non c’è
dato saperlo.
NOTE POST-LETTURA: innanzitutto ringrazio come
sempre Elisa_ per aver
corretto il capitolo e sì che gli errori sta volta non erano
tanto pochi, inoltre prendo come spunto una sua domanda per chiarire un
concetto: forse Leorio è un po’ troppo apprensivo
in questa ff, forse esagera nel temere per la vita di Kurapica (che non
è affatto debole e ingenuo), ma io ho immaginato Leorio
proprio così, un ragazzo dolce e apprensivo, che farebbe di
tutto per proteggere le persone cui vuole bene. Sa che loro sono forti
e sa che non sono poi così sprovveduti, ma sa anche che non
potrebbe mai fare a meno di loro e che preferirebbe soffrire lui al
loro posto e che non riesce a stare tranquillo, soprattutto se quella
persona è il ragazzo con cui ha appena intrecciato il suo
destino, sta volta per sempre, avrebbe detto.
Ringrazio inoltre tutti coloro che continuano a seguire questo racconto
nonostante io non faccia altro che farglielo odiare grazie ai miei
sorprendenti ritardi e al piacere perverso che riservo al macabro.
Grazie di cuore ragazzi, un bacio… Aka_z
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