COBALTO
-Raven’s
Love-
#12.
Stelle Cadenti
-Più
forte, ragazzi!- Lee gridava indicazioni dalla sua postazione come se
fosse il capitano di una nave pirata. Il pedalò
accelerò all’improvviso e il contraccolpo fece
sbilanciare Tenten, che stava tranquillamente prendendo il sole,
facendola cadere in acqua.
-Ci penso io!-
Kiba, che le ronzava attorno come ogni giorno, si esibì in
un tuffo di testa. Gli schizzi raggiunsero Neji, capitano in seconda,
che sogghignò malvagio quando Tenten sbucò dalla
parte opposta del pedalò. Il respiro profondo che prese una
volta riemersa rese chiaro che era volontariamente fuggita al
salvataggio indesiderato.
-Dannazione Lee!-
gridò, risalendo sul pedalò. –Non ti
pare di essere già abbastanza al largo?-
-Un vero
bucaniere non pone limiti al suo navigare!- gridò, mentre
continuava a pedalare come un forsennato. Neji, dal canto suo, aveva
già sfilato i piedi, lasciando tutto il lavoro al compagno.
Non voleva essere complice della loro deriva.
-Vuoi ancora un
po’ di crema, Neji?- Tenten sorrideva divertita mentre glielo
domandava. Lo Hyuga, infatti, non era mai stato così bianco:
si era spalmato tanta crema che i raggi solari lo avrebbero evitato per
l’eternità.
-E tu per quante
ore ancora hai intenzione di fare la lucertola?-
-Finché
la mia pelle non diventerà nera come il carbone, mozzarella-
rispose a tono, senza smettere di ridere. Neji guardò la
cicatrice sul suo volto, l’unico difetto che gli faceva
ricordare la disavventura del giorno precedente. Se ci ripensava,
sentiva l’orgoglio verso la compagna gonfiargli il petto. Era
stata l’unica a distinguersi, anche se vederla insanguinata
sulla riva del lago gli aveva fatto temere il peggio.
-Per fortuna stai
bene!- Kiba risalì annunciandosi pacatamente come suo
solito. –Ho avuto paura che … -
-Kiba, che ne
dici di prendere il posto di Neji?- lo interruppe Tenten, mettendogli
una mano sul petto per evitare che si avvicinasse.
–E’ ancora un po’ debilitato e non regge
il ritmo di Lee. Sono sicura che tu ce la puoi fare!-
Neji
assecondò il piano della compagna e mentre
l’Inuzuka gli passava accanto la sua spalla lo
colpì, facendolo cadere in acqua con un tuffo decisamente
meno atletico del precedente.
-Scusa,
un’onda- gli disse, mentre l’altro risaliva per la
seconda volta. Poi si voltò con uno sguardo soddisfatto e
arrivò accanto alla compagna, il cui costume giallo faceva
risplendere la carnagione scura. Ma era dei suoi occhi che Neji non
poteva più fare a meno: quando li guardava, tornava a
sentirsi come in quella grotta, dove lo aveva baciato di fronte a un
fuoco di betulle. Nessuno più di lui amava i suoi capelli
corti.
-Dunque, Hyuga,
credi ancora che io sia una smorfiosa?- gli domandò, una
volta che l’ebbe raggiunta sul bordo.
-Assolutamente
sì.-
A quella risposta
seguì uno spintone che lo fece crollare in mare.
-Spero che la tua
crema sia waterproof!-
Tenten non fece a
tempo a finire la frase che si ritrovò in acqua, trascinata
da Neji, che con un salto era riuscito ad afferrarle il polso. Non
poté trattenere le risate neanche sottacqua e
sentì la bocca diventare salata. La sua risata ovattata
raggiunse le orecchie di Neji, che nuotò verso di lei, e la
baciò nel blu cobalto del profondo oceano.
***
Ino fu la prima a scendere in spiaggia quel giorno. Non aveva nemmeno
fatto colazione, per timore di incontrare Shikamaru. Timore infondato,
lo sapeva bene, visto che se ne sarebbe rimasto a letto per almeno
altre dieci ore.
-Choji?- chiese,
riconoscendo l’amico seduto su uno scoglio. Il suo viso
paffuto si voltò a guardarla con serietà.
–Cosa ci fai qui a quest’ora?- gli
domandò e, raggiungendolo, la risposta fu chiara.
-Ho voglia di
mangiare pesce- le rispose, lanciando la lenza più lontano.
-Non sapevo che
sapessi pescare.-
La sua
osservazione cadde nel silenzio. Gli si sedette accanto, osservando il
galleggiante alzarsi e abbassarsi al ritmo delle onde. Poi il filo si
tese e Choji sollevò la canna, estraendo
dall’acqua la sua preda. Dopo averla liberata
dall’amo, la mise insieme alla decina di pesci che aveva
già catturato.
-Non ti bastano
questi?- gli chiese Ino, osservando le scaglie lucenti brillare al sole
dell’alba.
-Quelli sono di
Shikamaru- spiegò l’altro, senza spostare lo
sguardo dalla lenza.
-Shikamaru
è già sveglio?!- gli domandò, sempre
più sconvolta.
-Non è
mai andato a dormire. Ora è da qualche parte a passeggiare
sulla spiaggia.-
Ino
guardò la baia estendersi lunga di fronte a suoi occhi. Non
riusciva a vederlo e l’angoscia che aveva nel cuore le
suggeriva la spiegazione per l’insolito comportamento del
compagno. Quando sulla vetta della montagna erano rimasti soli,
Shikamaru le aveva chiesto cosa fosse successo la notte precedente.
-Non
l’ho fatto, Choji- esordì
all’improvviso, abbassando i grandi occhi azzurri.
–Non ce l’ho fatta, anche se ci ho provato, lo
ammetto.-
-Allora
perché non gliel’hai detto? Lui crede che tu
l’abbia tradito!-
-Perché
volevo sapere se ci tiene davvero di me- rispose. –Vuole solo
i vantaggi, di questa sottospecie di relazione. Non mi ha nemmeno
chiesto di essere la sua ragazza!-
-Ti ha comprato
un anello.- Ino guardò Choji con gli occhi spalancati,
sbattendo più volte le folte ciglia. Non riusciva a credere
alle sue parole. –Voleva dartelo ieri sera, la notte delle
stelle cadenti. Lo sai, Shikamaru non sarà mai un tipo
intraprendente, ma ti vuole bene davvero. Non ti può bastare
questo?-
Ino
allungò un braccio verso di lui e gli stampò un
bacio sulla guancia, facendogli tornare il sorriso. Poi corse sulla
spiaggia, alla ricerca di Shikamaru, e mentre i suoi piedi lasciavano
le impronte sul bagnasciuga, passò accanto a quello che
ormai era diventato il rifugio di Sasuke.
-Certo che dormi
proprio poco- gli disse Sakura, che aprendo gli occhi l’aveva
trovato sveglio. Non erano tornati a casa con gli altri, ma avevano
passato la notte stesi sul telo bianco di Sasuke, tra gli scogli. Una
notte in cui l’Uchiha aveva capito di poter tornare ad amare,
nonostante il passato che aveva alle spalle.
-Non ne posso
più- lo sentì borbottare con rabbia. Sakura
tornò ad allarmarsi e lanciò
un’occhiata al libro dalla copertina grigio topo che Sasuke
teneva in mano.
-Se vuoi ti do
una mano- gli disse con aria gentile. –Sono sempre stata
brava nella teoria … -
-Non è
per questo!- esclamò l’altro, alzandosi in piedi.
Poi si voltò verso la spiaggia, studiandola con estrema
attenzione, e cominciò ad avanzare tra gli scogli.
-Dove stai
andando?- gli chiese la ragazza, ma non ottenne risposta. Lo
seguì, stando attenta ad evitare gli infratti nascosti tra
quei massi appuntiti. –Sasuke, ma che problema
c’è?- insistette, non riuscendo a stare al passo.
-Lui!-
esclamò con voce furente l’Uchiha, e il suo indice
accusatore si alzò mentre dalla riva si diffondeva un grido
penetrante.
-Cocco bello,
cocco!-
-Lo senti?!-
continuò il moro, del tutto fuori di sé.
–E’ dall’alba che continua a gridare
questa cantilena!-
-Il venditore di
cocco?- chiese Sakura, stralunata.
-Come fanno gli
altri a sopportarlo?! Io lo faccio fuori!-
-C’è
un altro modo per farlo smettere- dichiaro seria l’altra, per
poi avanzare con passo sicuro e superare Sasuke. Quando
tornò aveva con sé così tanto cocco da
sfamare l’intera baia.
-Ora che ha
venduto tutto andrà da qualche altra parte-
spiegò la rosa con aria soddisfatta, per poi assaggiare il
frutto bianco ed estremamente fresco. Lo offrì anche a
Sasuke, che all’inizio si mostrò diffidente, ma
una volta assaggiato un pezzetto, lo finì tutto.
-Sono riuscita ad
offrirti la colazione proprio quando avevo deciso di cambiare
strategia- cinguettò felice Sakura.
-Ah
sì? E quale sarebbe? Quella di piantarmi kunai nella
schiena?- chiese con un sorriso maligno l’altro, mentre
riprendeva a leggere.
-Anche- rispose
la ragazza, che afferrò il libro e lo lanciò alle
sue spalle, lasciandolo di stucco. Poi, separati dal mondo, avendo come
unici spettatori il cielo e il mare, si donarono l’uno
all’altro per la seconda volta in poche ore.
***
Hinata aveva dormito per ore dopo che erano tornati dalla disavventura
in montagna ed era l’ultima ad essere scesa in spiaggia.
Ancora le sembrava di sentire le urla di Ino e Sakura che
l’avevano tenuta sveglia per metà notte. La bionda
rimproverava, giustamente, alla rosa di averli trascinati in un covo di
vipere per una sua stupida fantasia e Sakura aveva accettato i
rimproveri con pazienza, ma Ino sembrava più nervosa del
solito e aveva continuato ad infierire.
Tenten aveva
messo fine a tutto minacciandole con le sue armi.
Quando Hinata
arrivò era ormai mezzogiorno e dopo aver appoggiato la borsa
sotto l’ombrellone, andò a cercare con lo sguardo
quello di Naruto.
-Una medusa!- lo
sentì gridare dal mare. –Mi ha punto, mi ha punto!-
Spruzzando acqua
da tutte le parti raggiunse la sabbia e cominciò a saltare
per il dolore.
-Presto Sasuke,
mi devi fare pipì addosso!- esclamò
all’unico essere vivente che osava ancora stargli vicino.
-Ti sei bevuto il
cervello?!- gridò il moro.
-Fa passare il
dolore, l’ho letto su una rivista!- continuò.
–Ti prego, fallo per me! E’ solo pipì!-
-Toglitelo dalla
testa, deficiente!-
-Ma fa male!-
Hinata rise di
fronte a quella scena, poi decise di avvicinarsi. Naruto stava ancora
cercando di convincere Sasuke ad alleviare la sua sofferenza, ma quando
si accorse della sua presenza si bloccò di colpo.
-E’
solo una leggenda, Naruto-kun- gli disse dolcemente. –Basta
dell’acqua calda.-
-Hinata!- Dalle
sue spalle arrivò un urlo di terrore. Ino si era alzata
dalla sdraio e aveva sollevato gli occhiali da sole sulla testa,
guardandola con occhi spalancati. Quando la ragazza si voltò
verso di lei, anche a Naruto, ora alle sue spalle, scappò
un’esclamazione.
Gli occhi confusi
di Hinata guardarono entrambi, senza capire il motivo della loro
reazione. Persino Sasuke fissava la sua schiena con interesse.
-Che
c’è?- chiese loro, mentre Ino si portava una mano
alla bocca e scoppiava a ridere.
-Per fortuna tu
sei quella che si è salvata dalla serata!- gridò,
richiamando l’attenzione di Sakura, immersa ad ascoltare la
musica accanto a lei. Improvvisamente erano tornate grande amiche e la
rosa, togliendosi una cuffia dalle orecchie, si unì allo
studio della schiena di Hinata.
-E’ un
tatuaggio quello?!- gridò ancor più forte di Ino.
Hinata
cominciò a sudare freddo. Cercò in ogni modo di
guardarsi le spalle, ma era impossibile. Corse in casa e usando uno
specchio vide che sulla sua scapola era tatuato un piccolo corvo.
-E’
orribile!- gridò, schifata dall’inchiostro nero
che aveva deturpato la sua pelle candida.
-A me piace.-
L’inaspettata voce di Naruto la colse di sorpresa. Non si era
accorta di essere stata seguita e dopo quello che era successo nei
giorni precedenti trovarsi da sola con lui era ancora più
strano. Inoltre, da quando erano tornati dalla montagna, non avevano
più avuto occasione di rimanere soli. –E poi ci
vuole coraggio a farlo!- continuò il biondo, mostrandole un
sorriso di incoraggiamento.
-Io non sono
coraggiosa, per niente- rispose amareggiata, ricordando
l’episodio sulla scogliera. Non si era sentita
così incapace da anni.
-Tu sei la
più coraggiosa di tutti!-esclamò
l’altro, avvicinandosi. –Ti sei offerta come
prigioniera per salvarci. Se questo non è coraggio!-
-Eravate in
pericolo, è diverso. Tu sei coraggioso, e io non
sarò mai come te.-
-Non
c’era paura nei tuoi occhi, l’ho visto-
continuò, allungando una mano verso il suo mento e
sollevandoglielo con delicatezza. –Quello è vero
coraggio. Io la maggior parte delle volte sono solo imprudente! Ti
ricordi quel giorno sulla scogliera? Sono stato un impareggiabile
idiota a trattarti in quel modo e ti chiedo scusa. Se non fosse stato
per te, ora sarei spappolato su quelle rocce!-
Hinata rimase in
silenzio, colpita dalle sue parole. Non sapeva cosa rispondere, aveva
troppo da dire, così decise di dargli una dimostrazione. Si
lanciò in avanti di colpo, per timore di perdere il coraggio
che l’aveva spinta ad abbracciarlo. Sentì il cuore
accelerare mentre si stringeva a lui, nascondendo il viso nel suo
petto, ma si calmò quando le braccia del ragazzo avvolsero
le sue spalle.
-Con questo
tatuaggio mi piaci ancora di più!- le disse, mettendole il
cappello di paglia in testa. –E poi, l’amore del
corvo è proprio l’amore che cerco.- *
*Amore
per la famiglia, nella simbologia orientale.
Finisce qui l’avventura!
Spero di avervi fatto sentire il vento del mare e il sole
dell’estate sulla vostra pelle con
“Cobalto”! E spero anche che la trama vi sia
piaciuta e vi siate appassionati un po’ alle varie coppie.
Ringrazio tutti coloro che hanno recensito e inserito la storia tra le
preferite/seguite/ricordate. Per voi che avete solo letto, grazie!
Avete ancora una possibilità per lasciare un commento ;-)
Un saluto a tutti!
Con affetto,
Dryas
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