Ho Rischiato di Morire, posso almeno Fare la Guardona? di Subutai Khan (/viewuser.php?uid=51)
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“Tu sai che
non dovremmo fare quel che stiamo facendo, vero?”.
“Certo. E tu
lo sai?”.
“Certo”.
“Bene”.
“Bene”.
“Perché
ti sei fermato, Naegi?”.
“C-come
perché? Perché...”.
“Taci e
riprendi da dove ti sei interrotto”.
“Ma... ma...
Kirigiri-san...”.
“Makoto
Naegi, non ti permetto di iniziare per poi lasciarmi a bocca asciutta.
Saresti un maleducato come non ne ho mai visti prima”.
Porca miseria.
Porcaccia la miseraccia.
Quello a cui sto
assistendo... neanche nei miei libri. Che normalmente erano per un
target piuttosto basso, quindi non scendevano mai troppo nei dettagli.
Ma una scena del
genere l’ho sognata tante volte, sia come protagonista sia
come spettatrice. Ora sto avendo la possibilità di adempiere
al secondo ruolo.
Tokyo, uno dei pochi
edifici adatti ad ospitare la sede principale della Future Foundation.
Future Foundation di cui sono membro effettivo da pochi mesi, vista la
riluttanza delle alte sfere per la faccenda di Genocider.
Stupida seconda
personalità. Non potevo trovare un modo migliore per
manifestare la mia rabbia verso tutto e tutti?
Va beh, chissenefrega.
Torniamo al piatto forte.
Stavo rientrando con
un plico di documenti, che al contrario del solito non ho sbirciato. Mi
sono alzata male oggi e non avevo voglia di farmi i fatti di emeriti
sconosciuti.
Attraversando il
piccolo corridoio che collega l’ingresso agli uffici ho
sentito dei rumori strani provenire dai suddetti uffici.
Mi sono un
po’ allarmata. Non è così infrequente
l’incursione di qualche pazzo, residuo della grande visione
che quella squilibrata di Junko Enoshima ha deciso di regalare al
mondo. Ed essendo che stiamo al primo piano non è difficile
sfondare le finestre e fare irruzione.
Appoggiato il faldone
per terra, mi sono avvicinata guardinga alla porta che era rimasta
socchiusa.
Ed ecco.
Makoto Naegi e Kyouko
Kirigiri... avvinghiati uno all’altra, contro il muro, mani
che si muovevano convulsamente sopra e sotto i vestiti. Le giacche
delle loro divise per terra, accartocciate in un angolo.
Maledetti maiali
pervertiti. Volete farmi morire d’invidia, ammettetelo.
Da qualche tempo
girava voce che questi due se la intendessero, in tutti i sensi. Mi
è capitato più di una volta di vedere Hagakure e
Asahina scambiarsi strani sguardi d’intesa quando si
cominciava a parlare di vita sentimentale. E in alcune occasioni
‘sti due zozzoni accampavano evidenti scuse, nientemeno che
in orario di lavoro, per assentarsi uno dietro l’altra e
sparire chissà dove.
Credo a fare le prove
generali per questo.
Guardali. Guardali!
Sudati, accaldati, fermi da pochi secondi ma con ancora
l’espressione di chi vuole farsi una galoppata in piena
regola.
Ehi, lo sapete che in
questi casi ho il linguaggio di uno scaricatore di porto. Lo sportello
per le lamentele è in fondo a destra, subito dopo il cesso.
E comunque questi
svergognati sono completamente senza pudore. Di giorno, in pieno posto
di lavoro, si mettono a slinguazzarsi in questa maniera.
Cosa darei per far
sì che, al posto loro, ci fossimo io e il mio cavaliere
bianco.
“M-ma... ma
se arrivasse qualcuno? Stavolta n-non siamo... al riparo...”.
“Avanti, non
farmi fare l’infodump. Sono tutti fuori per almeno
l’intera giornata, abbiamo l’ufficio a nostra
disposizione”.
“M-ma...
ma...”.
“Mi sta
passando la voglia, Makoto. E sai cosa vuol dire questo”.
Non appena lo dice lui
si impanica. Comincia ad agitare le braccia come una gallina muove le
ali quand’è spaventata. Devo dedurre che le
conseguenze non siano piacevoli.
In tempo zero le
è addosso con abbastanza slancio da rischiare di farla
cadere, ché era lui ad essere spalle al muro. La cosa non mi
meraviglia.
A quanto ne posso
capire lo deve aver tipo minacciato di morte.
Le loro labbra si
saldano come neanche avessero usato la fiamma ossidrica, e persino da
qui riesco a vedere le lingue che danzano. Ohi, sono una scrittrice e
mi pare normale usare queste ridicole frasi.
Tale è
l’impeto di Naegi da far sì che le posizioni si
invertano, cioè che sia Kirigiri a finire contro la parete.
Chiamatela deformazione professionale, ma si muove con una tale
concitazione da darmi l’idea di avere altre tre paia di
braccia. Tentacolari.
Sotto la gonna. Sotto
la camicetta. Sulla cravatta che viene sbrigativamente rimossa.
Lei perde i pezzi a un
ritmo forsennato, mentre lui è ancora quasi del tutto
vestito. Devo ammetterlo, mi avessero parlato in linea ipotetica di uno
scenario del genere avrei immaginato esattamente l’opposto.
Non che Naegi non possa essere un amante focoso e passionale, non
è questo... più che altro pensavo che a lei
piacesse essere sempre in controllo, in ogni ambito.
La minaccia di morte
ha proprio fatto scoppiare la sua libido, a quanto pare.
Sssssh, stattene buona
amica V. Non farmi fare figuracce con Byakuya-sama quando mi
vedrà.
“Vedo che...
hai messo la testa... a posto...” ansima lei, a corto di
fiato, una volta che il loro contatto più approfondito si
interrompe momentaneamente.
“Non
p-potevo... permetterlo...”.
“Su...
saresti solo... rimasto a stecchetto... per un mese...”.
“Una
tragedia!”.
Trattengo davvero a
stento una risata. Alla fine non ci ero andata poi così
tanto lontana.
Una parte di me mi
sussurra, querula, che quanto sto facendo è sbagliato.
Immorale. Irrispettoso della loro privacy. Dice che dovrei andarmene e
ripassare fra almeno un’oretta, quando spera che avranno
finito di fornicare come conigli.
Le rifilo un figurato
calcio sugli stinchi. E un altro. E un altro. E un altro.
Finché non rantola per terra, sconfitta.
Io da qui non mi
muovo, stronza. Hai capito?
Se mai il mondo si
rimetterà in piedi, questa scena finirà per
direttissima come gran finale del libro con cui ritornerò
trionfalmente sulla scena editoriale. Al diavolo il rating,
vorrà dire che mi metterò a scrivere porno puro e
semplice.
E quindi non mi sposto
di un solo centimetro, osservandoli ipnotizzata.
Finalmente, dopo sin
troppi minuti, sono entrambi come mamma li ha fatti. E
ullalà Naegi, non ti credevo così... grosso.
Ragazza fortunata,
Kirigiri.
Assimilo tutto come
una spugna: tecniche, gemiti, movimenti, ordine in cui le cose vanno
fatte. Voglio essere pronta e all’altezza quando finalmente
prenderò Byakuya-sama, lo sbatterò su un letto e
scaricherò su di lui anni e anni di frustrazione. Sessuale e
non.
Rimango
particolarmente colpita quando lui le alza la gamba per... ehm, entrare
meglio. Pensavo fosse una situazione presente solo nelle doujinshi, e
invece la realtà resta sempre al passo. Fra
l’altro non la facevo sufficientemente snodata da poterlo
mettere in pratica. Non so, l’ho sempre vista come il tipo
imballato e poco adatto per le acrobazie.
Devo decidere se la
cosa mi piace o no. E soprattutto allenarmi a fare altrettanto, che
allo stato attuale una manovra del genere mi slogherebbe il bacino. O
quel che l’è.
Ci danno dentro di
brutto e presto l’intero piano viene figurativamente sommerso
dalle loro urla. No, non è un’esagerazione. Urlano
proprio.
Meno male che la
Foundation occupa l’intero palazzo, altrimenti sai il
divertimento.
Da
quant’è che non lo facevate, voialtri? Sembrano
una ninfomane e uno affetto da satiriasi che non scopavano da dieci
anni. Oh, scusate se sono stata volgare nella mia testa. La prossima
volta non succederà.
Poi concludono, e
contro ogni pronostico non vengono assieme. Si lasciano scivolare
contro il muro, esausti.
Bene bene,
è stata una giornata proficua e...
Oh santi numi, che
succede? Kirigiri, ancora boccheggiante, si alza dal suo giaciglio e si
avvicina... alla porta.
Si avvicina a me.
Mi ritraggo.
“Fukawa, so
che sei lì. Un consiglio da amica: che quanto hai visto non
giunga ad altro orecchio. Non una sola parola. O troverò il
modo di fartela pagare”.
“C-che cosa?
F-Fukawa-san... ci ha spiato?”.
“Non te ne
sei accorto, Makoto? Era così evidente...”.
“No, non me
ne sono accorto. Altrimenti non avrei potuto... ecco, come dire...
essere tanto... intraprendente...”.
“Quanto sei
carino quando fai l’ometto cascato dalle nuvole”.
Opporcasantissimabenedettaimbalsamata,
sono morta. Morta. Morta. |
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