Father & Son

di reggina
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Per Gregory Ross fu come fare un viaggio indietro nel tempo quando lo schiamazzare giocoso dei ragazzini lo accolse al suo arrivo su quel campetto di periferia.

La giacca in grisaille pungeva contro la pelle nell'afa improvvisa del pomeriggio e lui, impeccabile ed elegante come sempre, si sentì all'improvviso tremendamente fuori luogo.

Elargì del larghi sorrisi di circostanza ad altri genitori assiepati sugli spalti e scelse un posto defilato per poi lasciarsi cadere sulla gradinata ed allentare il nodo della cravatta.

Dicevano tutti che Julian era piuttosto bravino con una palla tra i piedi. Lo diceva il suo allenatore, lo dicevano a scuola, lo diceva chiunque lo avesse visto giocare.

Gregory non aveva mai dato troppo peso a quelle osservazioni: considerava lo sport un modo come un altro con cui i ragazzi potessero divertirsi e svagarsi. Come era stato per lui a suo tempo.

Ed ora era il tempo di Julian...

Portò una mano sugli occhi per schermarsi del riflesso dispettoso del sole e cercò di prestare un minimo di attenzione alle acerbe azioni di gioco.

Per un solo, brevissimo, istante lo sguardo suo e quello di Julian si incrociarono. E quello che lesse in quegli occhi da bambino, ambiziosi ed orgogliosi, lo colpì molto.

Fu allora che capì: il calcio per Julian non sarebbe mai stato un semplice gioco.


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Non ho resistito molto lontana da questi personaggi che adoro^^ E mentre cerco di raccapezzarmi e di convincermi a pubblicare una nuova storia più articolata ho pensato di "rilassarmi" con qualcosa di più breve e di dedicare questi piccoli momenti a Julian e a suo padre.

La citazione nell'introduzione è di Wilhelm Busch.





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