Nell'anno
3141 della Quarta Era il grande Re Elessar morì: a lui,
ultimo
fra gli Uomini, era stato concesso di intraprendere volontariamente
quell'ultimo viaggio, ma questo non bastò a lenire il dolore
della sua sposa e dei suoi amici. Arwen decise di abbandonare Minas
Tirith e recarsi a Lorien, trascorrendo il tempo che le rimaneva in
quello che un tempo era il Bosco d'Oro. Legolas aveva tentato di
dissuaderla, ma era stato inutile.
“Arwen
vieni con me a Valinor”, le disse. “Io
partirò fra qualche
settimana e Gimli verrà con me, perchè gli
è
stato concesso un grande onore in virtù dell'amore che nutre
per Dama Galadriel. I Signori d'Occidente non impediranno la tua
partenza”.
“No,
Legolas”, disse Arwen con un sorriso. “Non mi
rimane molto da
vivere e tu sai che i mortali non resistono a lungo alla Luce di
Aman. La bramano, ma proprio come una falena che viene attirata dalla
fiamma della candela fino a bruciarsi, essi non godono molto tempo
della Beata Valinor. Io sono la Regina degli Uomini e come tale
morirò nella Terra di Mezzo. Non crucciarti per me: la tua
Helkamirië ti starà aspettando con impazienza,
raggiungila”.
“Helkamirië
mi sta aspettando, è vero”, disse l'Elfo.
“Ma non sarà
completamente felice di vedermi, perchè lei sa che
ciò
significa la morte di tutti coloro a cui voleva bene in queste terre:
Faramir ed Eowyn hanno da tempo attraversato il Grande Mare e anche
Merry e Pipino sono stati presi dal sonno eterno, così come
Eomer e... Aragorn ha deciso che infine fosse giunto il suo
momento”.
“Nemmeno
l'amore per me lo ha dissuaso”, disse Arwen.
“Rifiutava di
vedersi vecchio e indebolito dal troppo indugiare: ha preferito
andarsene quando era ancora il Grande Re degli Uomini. Ma ora basta
Legolas: va' via, prendi Gimli e parti, hai resistito anche troppo
lontano dalla tua sposa per il bene di Estel. Addio, amico
mio”.
Arwen
abbracciò forte Legolas, lasciando che qualche lacrima le
bagnasse il volto ormai solcato dai segni del tempo. Legolas la
strinse a sua volta, sfiorando i capelli della Regina, un tempo scuri
come la notte e ora bianchi come il cielo d'Inverno.
“Namarië
Arwen Undomiel”,
disse allontanandosi.
Gimli
attendeva Legolas fuori dalle stanze della Regina e quando vide lo
sguardo affranto del suo amico, capì che non era riuscito a
persuaderla.
“Non
verrà”, disse.
“No”,
disse Legolas. “E' spezzata dal dolore, ma anche se sa che
Valinor
lo lenirebbe, ha deciso di percorrere fino in fondo la strada che ha
scelto. La strada degli Uomini”.
Gimli
sospirò pesantemente, fissando il pavimento.
“Ormai siamo
rimasti solo noi due, Elfo”.
“Già...
chissà se Sam avrà davvero attraversato il
Mare?”.
“Non
lo so. Ma noi dovremmo farlo Legolas. Attendere oltre
renderà
solo più difficile il distacco e maggiore il
dolore”.
“Si”,
disse Legolas. “Andiamo Gimli”.
L'Elfo
si incamminò con il suo passo leggero, seguito a breve
distanza dal Nano, forte e vigoroso nonostante l'età. I due
raggiunsero Taur-en-Ithil dove ancora dimoravano gli Elfi Silvani e
Legolas condusse Gimli al luogo in cui custodiva il suo tesoro
più
prezioso: una barca grigia che gli avrebbe consentito di prendere il
Mare e raggiungere finalmente Helkamirië. Rivolgendo un ultimo
sguardo alla loro Terra, spinsero la barca in acqua e discesero il
Grande Fiume fino al Mare.
Navigarono
verso Ovest sospinti da un vento favorevole e infine Legolas comprese
di aver imboccato la Strada Diritta quando sentì una dolce
fragranza nell'aria e udì dei canti giungere da oltre i
flutti; allora gli parve che la grigia cortina di pioggia del mondo
che si lasciava alle spalle si trasformasse in vetro argentato,
svelando candide rive e una terra verde al lume dell'alba.
Proseguirono
ancora, oltrepassando Tol Eressëa e il porto di
Avallonë, e
si ritrovarono su un mare tanto tranquillo da sembrare quasi una zona
di bonaccia. Finalmente Legolas vide all'orizzonte un bianco porto e
le navi in forma di cigno dei Teleri, trainate da cigni e gabbiani;
l'Elfo fu il solo a scorgere, grazie alla sua straordinaria vista,
una luminosa figura piccola e distante in piedi sul molo.
Quando
fu più vicino, riuscì infine a distinguere i
lineamenti
perfetti di Helkamirië, la quale agitava una mano in segno di
saluto e rideva nel pianto, perchè proprio come aveva detto
Legolas, sapeva ciò che il ritorno del suo sposo
significava.
Nonostante ciò, l'Elfo non potè impedirsi di
ridere di
gioia, nella totale perplessità di Gimli, il quale vedeva
soltanto un porto e delle barche ancora distanti su quel mare
così
piatto.
“Che
cos'hai da ridere?”, borbottò. “Che cosa
hai visto?”.
“Im
cennin nîn gil”.
FINE
Im
cennin nîn gil = ho visto la mia stella
NdA = ed eccoci giunti alla fine di questa lunga storia! Capisco che a
qualcuno il finale potrà non piacere, ma il mio obiettivo
era scrivere senza stravolgere troppo ciò che il Professore
ha già scritto molto meglio. Siccome in ISDA Legolas e Gimli
partono da soli, ho fatto in modo che ciò accadesse anche
nella mia fic. Grazie mille a tutti coloro che hanno letto e recensito
e un grazie speciale alla cara Thiliol. Hannon le mellon nin, il tuo
costante sostegno è stato prezioso per me, non vedo l'ora di
continuare a leggere le tue meravigliose opere!
|