Fu la voce squillante di Michael a svegliarlo dal modo dei
sogni. Si tirò in piedi come un pezzo di cartone secco, scricchiolando. Si
massaggio la tempia, afferrò un paio di mutande dal cassetto e andò in
bagno.
<< Buongiorno Vik! >> esclamò solare il ragazzo dai
capelli rossi.
<< Si… ‘giorno Mike >> biascicò mentre i suoi occhi
color nocciola si dischiudevano. Entrò nel bagno e vi ci si rifugiò. Fece una
doccia calda, rapidamente però: non voleva di certo far tardi! Si infilò gli
slip e uscì a torso nudo dalla doccia. Spalancò la finestra per far arieggiare
la stanza e la vide. Sul tetto del corridoio segreto che portava all’ala
nord-est della scuola c’era un’ombra scura. All’inizio pensò ad un gatto visto
la posizione accucciata che aveva i guardando meglio vide che era la ragazza
dagli occhi azzurri. Se ne stava acquattata in un angolo trafficando con delle
tegole poco distanti. Sorrise come un bambino quando vede le caramelle mentre
l’impulso gli disse di chiamarla. Ma scartò l’idea e rimase zitto contemplando
qualsiasi cosa facesse. Aveva una specie di impermeabile di pelle nera che le
arrivava fino ai piedi ma soltanto dietro la schiena; infatti sul davanti era
corto e stretto e le terminava perfettamente sotto il petto. Era allacciato
grazie a due grossi bottoni bronzei ed aveva un ampia scollatura che lasciava
intravedere parte del seno rotondo e perfetto. Sotto l’impermeabile spuntava una
timida maglietta color grigio perla morbida fino ali fianchi dove spuntava una
cintura nera che sorreggeva un paio di pantaloni attillati di cuoio rosso.
Pantaloni a tubino, non molto di moda, ma a parere sua erano come fatti a
apposta per lei: le stavano d’incanto. I pantaloni si chiudevano strettissimi
alle caviglie coprendo gli stivaletti scuri ma lucenti con tacco alto. Come
fosse riuscita a salire li sopra con quelle calzature senza una scala ne aiuto
era davvero un mistero ma la sua mente non riusciva a formulare ipotesi troppo
complicate visto che era rimasto come rapito da quella giovane
creatura.
<< Sam!!>> la chiamò con un sorriso a trentadue
denti agitando le mani. La ragazza scattò in piedi e si girò verso di lui. I
suoi occhi erano incandescenti come due tizzoni benché fossero allo stesso tempo
freddi come il ghiaccio. Si sentì morire quando vide le sue labbra rosee
arricciate in una luna storta carica d’odio. Indietreggiò allontanandosi dalla
finestra e si appoggiò al lavandino per non svenire a terra. La gola gli
bruciava e non riusciva ne a respirare ne a tenersi in piedi iniziò a rantolare
cercando disperatamente ossigeno. Gli ci vollero un paio di minuti per
riprendersi e come prima cosa si affacciò nuovamente alla finestra vedendo che
il tetto del corridoio sotto di lui adesso era completamente deserto. Victor
rabbrividì di colpo mentre si guardava le mani: stavano ancora tremando.
Strega gracchiò il suo cervello disorientato. Stupidaggini lo corresse
prontamente prima di uscire traballando dal bagno.
<< Ehy Vik, pensavo ci fossi morto nel bagno! >>
disse Michael con brio.
<< anche io >> bisbigliò Vik prima tornare a
vestirsi. Si infilò la divisa della scuola e seguì Micheal e un silenziosissimo
Kevin per la scuola fino alla sua aula. Ora di storia, decisamente poco
interessante me Michael sembrava come rapito delle parole della professoressa
che quasi lo fece vomitare. Victor non era mai stato un sostenitore accanito
dello studio, ma vedere un’attenzione così forte in un suo pari lo faceva a dir
poco sorprendere. Si mise a guardare fuori dalla finestra sperando che un
meteorite la distruggesse e colpisse in pieno la prof facendo concludere la
lezione. I suoi occhi caddero poi su una ragazza seduta nel banco davanti a lui.
Capelli corti fino alle spalle, lisci e con un cerchietto sulla sommità della
testa. Non aveva nessun compagno di banco, proprio come lui. Senza farsi beccare
dalla prof radunò tutti i suoi oggetti e con un passo strisciato comparve seduto
di fianco alla ragazza facendola spaventare.
<< Scusa, non volevo >> esclamò cortesemente
mostrando un sorriso impacciato. La ragazza rimase sulle sue per qualche minuto
poi ritrovo la calma e gli rispose.
<< e solo che mi hai proprio ,ehm, spaventato…
>>
<< Colpa mia >> bisbigliò Victor << mi chiamo
Vik e tu? >>
<< Amelia >> disse lei porgendogli la mano destra,
il ragazzo gliela strinse con gentilezza e sorrise.
<< Tu sei quello che sta nella camera con mio fratello?
>> domandò timidamente.
<< sei la sorella di Mike? >> esclamò lui non
trovando in lei nessun particolare che li facesse essere almeno simili. La mora
sorrise e le sue guance si colorarono di rosso.
<< no, sono la sorella Kevin >> disse tutto d’un
fiato.
<< casa?! >> quasi urlò Victor facendo voltare la
professoressa che lo rimproverò.
<< davvero voi due siete parenti? >> mormorò
cercando di non farsi sentire.
<< Certo!! Ti ho appena detto che è mio fratello
>>
<< incredibile! >>
<< che cosa? >> domandò Amelia ancora
ridendo.
<< Non gli somigli per niente, a parte i capelli certo! Ma
lui è uno bhè, tu sei più gentile e simpatica ecco ! >>
La ragazza arrossì vistosamente e si portò una mano sul
viso.
<< Grazie >>
<< e di che? >> ricambiò il sorriso.
<< E che di solito nessuno mi fa dei complimenti, sai qui
ci sono delle ragazze bellissime ed io.. >>
<< sei nella norma >> affermò Vik alzando il viso e
facendo finta di seguire la lezione.
<< Si >> confermò lei tristemente.
<< No, cioè non che tu non sia carina certo..
>>
<< ma loro sono un’altra categoria, lo so non ti
preoccupare >> lo rassicurò la mora sorridendo lievemente. Victor si rese
conto di non essere stato poi così carino e cercò di cambiare immediatamente
argomento. Parlarono per tutta l’ora e per quella successiva e per quella
ancora. Scoprì che avevano quasi tutte le lezioni insieme tranne un paio. Amelia
gli raccontò che era nata a Green Valley e che avrebbe passato la sua vita fra i
boschi: voleva fare al guardiacaccia. Amava ogni animale e voleva rendere il
loro habitat naturale perfetto e privo di sgradevoli sorprese. Raccontò lui che
da quelle parti c’erano dei bracconieri che uccidevano gli animali molto spesso
e che a volte lasciavano anche le bestie massacrate nella foresta. Disse che
all’inizio si pensava fosse un orso bruno o altri animali grossi e feroci ma
avevano trovato anche questi ultimi dilaniati per la foresta e quindi tutto ciò
doveva essere colpa dell’uomo. Victor si fece raccontare della sua casa e
soprattutto della sua città.
<< Questo sabato c’è una festa alla discoteca, ti va se ci
andiamo?? Sarà sicuramente più divertente delle mie storielle sui bracconieri!
>> disse scherzando.
<< Certo, perché no >> acconsentì lui facendo
illuminare gli occhi chiari della ragazza. Victor per la prima volta da quando
era arrivato a Green Valley si sentì un ragazzo normale in una normale scuola di
suoi pari. Si rilassò e sorrise di cuore mentre Amelia arrossiva vedendolo
spavaldo e sereno. Peccato che la sedia messa sbilenca si piegò su se stessa e
si ruppe facendolo atterrare bruscamente sul pavimento. Le risate del resto
della classe rimbombarono in tutta l’aula e fecero infuriare la professoressa
che come castigo gli diede una ricerca ulteriore da fare rispetto a quella che
aveva dato al resto della classe ovvio. Lesse e rilesse l’elenco quasi
supplicando che la lezione di scherma sparisse dal foglio come per magia. Ma
nulla cambiò e la scritta nera rimase li secca e acida sul pezzo di carta
bianca. Entrò a testa china cercando di coprire il suo viso con il ciuffo
ribelle che si era rivelato avere degli utilizzi molto positivi. Non servì a
nulla e Victor venne subito riconosciuto dei compagni che cominciarono a ridere
fra di loro e a soprannominarlo coniglio. James se ne stava seduto da una parte
circondato dal suo gruppo di amici che sembrava lo stessero supplicando per chi
sa quale nuova burla. Il biondo si alzò sorridendo e raggiunse Vik prima che
potesse rifugiarsi negli spogliatoi.
<< che fa novellino? Non li saluti i tuoi amici? >>
chiese sfottendolo.
Victor rimase in religioso silenzio cercando di evitare lo
sguardo del nemico.
<< non dirmi che sei ancora arrabbiato con me per quello
scherzetto di ieri? Suvvia non fare il bambino >>
<< vaffanculo >> riuscì a balbettare alzando il
viso. Il sorriso spavaldo di James si contorse in un ghigno rabbioso. Lo afferrò
per le spalle e lo alzò di terre facendolo sbattere contro il muro.
<< Ripeti quello che hai detto se hai il coraggio
>>
Victor si sentì quasi svenire dalla paura di prenderle veramente
che sbarrò gli occhi aspettando un pugno che però non arrivò. La presa sulle sue
spalle si dissolse in un attimo e scivolò a terra aprendo gli occhi. Un ragazzo
sulla ventina aveva afferrato James per la maglia e lo aveva staccato da lui.
Aveva i capelli mossi neri raccolti in una coda morbida. Dalle tempie
scivolavano due ciuffi lunghi e riccioli, ancora troppo corti per essere
raccolti con resto dei capelli. I suoi occhi di tenebra rilucevano come diamanti
mentre fissavano severi James.
<< Che ci fai tu qui? >> chiese lo studente
aggiustandosi la giacca.
<< Il professor Black è malato e quindi da oggi fino a
nuovo avviso la lezione di scherma verrà sostituita con quella di equitazione
>> disse con una voce profonda senza però smettere di fissare il ragazzo
di fronte a lui.
<< Tsk, un guardiacaccia che fa da professore… Siamo
caduti davvero in basso.. >> commentò il biondo andando a spogliarsi. Il
resto della classe lo seguì e Michael preferì iniziare ad uscire dall’aula. Così
Vik si ritrovò tutto solo con quell’individuo. Il guardiacaccia si voltò di
scatto e lo squadrò da capo a piedi. Lo studente si lasciò esaminare senza
fiatare: dopo tutto lui era il suo salvatore.
<< tutto apposto? >> chiese con una freddezza a lui
nota. Victor annuì e si alzò vacillando da terra.
<< Come ti chiami novellino? >> domandò il
moro.
<< Vik >> rispose l’interpellato.
<< Andiamo, gli altri ci seguiranno più tardi >>
non gli sembrava vero, allora i miracoli esistevano sul serio!!
Era riuscito a saltare la lezione di scherma e a non essere massacrato di botte
da James e adesso si stava dirigendo in compagnia di questo tipo un po’ losco
verso le stalle dove forse avrebbe potuto incontrare Sam. Si sentì di colpo
elettrizzato a quel pensiero ed aumentò il passo. Varco l’entrata della scuderia
con un salto e si ritrovò davanti la ragazza dagli occhi azzurri.
<< Ciao Sam >>la salutò con un sorriso vivacissimo
ma la ragazza si limito a guardarlo sottecchi e ad andarsene.
<< va con lei ti aiuterà a montare a cavallo >> lo
informò il guardiacaccia. Victor dopo essersi ripreso dallo shock si mise
all’inseguimento di Sam.
<< ti ricordi di me? Sono Vik quello di ieri >>
ripeté con un enfasi molto simile a quella di Michael. La giovane gli rivolse
un’occhiataccia ed entrò nella stalla senza rispondergli. Prese un cavallo dal
manto maculato; bianco con una spruzzata di lentiggini ogni tanto. Lo fece
fermare proprio davanti a lui e rimase in attesa.
<< Sali >> ordinò secca.
Victor si vergogno troppo nel chiederle aiuto e decise di
arrangiarsi da solo. Mise un piede nella staffa con molta fatica e poi provò a
salire aiutandosi con le mani. Nessun risultato positivo: non riusciva nemmeno a
sollevare l’altra gamba da terra ma il suo orgoglio di uomo gli impediva di
domandare aiuto. Cambiò piede e si aggrappò con una mano alla criniera del
cavallo che nitrì di scatto facendolo impaurire e cadere a terra. Sam scoppiò a
ridere portandosi entrambe le mani sulla bocca provando di coprire i suoi denti
bianchissimi. Il ragazzo si rimise in piedi con un broncio colossale.
<< ti aiuto io? >> propose lei
sorridendo.
<< No >> strillò lui << faccio da solo
>>
Sam continuava ridere sotto i baffi anche se Victor aveva capito
che non era contenta di ridere di lui.
<< scusami, sono stata scortese: dico davvero! Lascia che
ti dia una mano >> insisté la mora mentre i suoi occhi di cielo
diventavano luminosi e vivaci. Vik si sciolse come un ghiacciolo al sole e la
sua collera svanì di botto.
<< Grazie >> riuscì a mormorare come assuefatto del
suo sorriso. La ragazza montò a cavallo e si sistemò dietro la sella e gli pose
la mano destra, quella senza guanto. Victor la afferrò e si sentì cuocere il
viso mente lei, una donna, lo tirava quasi di peso sul cavallo. Gli mise le
briglie in mano e spiegò velocemente come dare i vari comandi
all’animale.
<< Fammi vedere prima tu >> chiese in un sussurro.
Sam acconsentì felice e non so com’egli sgattaiolò davanti. Adesso erano
entrambi sulla sella vicinissimi. La schiena di lei era schiacciata contro il
suo petto che aveva preso a sudare. Sentiva la gola fondere e le mani farsi
sudate ma non tolse le mani dalle briglie. La mora mise le sue poco più in alto
e fece partire il cavallo. Quando arrivarono sul prato il resto della classe li
stava aspettando. Tutti i ragazzi repressero un urlo di disappunto vedendo Sam
seduta fra le gambe di Victor. James diventò quasi nero come il suo cavallo per
la rabbia. La ragazza mostrando agli studenti un sorriso accennato dei suoi
prese le mani di Vik e ci si cinse la vita. Da paonazzo il giovane divenne quasi
viola per l’imbarazzo me cercò di sorridere verso i suoi compagni. Michael da
terra gli alzava i pollici entusiasta della sua conquista. Fecero un giro largo,
una passeggiata calma come prima lezione. Al calar della sera tornarono nella
stalle e come lezione diedero da mangiare alle loro cavalcature. Victor fece
cadere l’acqua del suo cavallo più volte e fece un disastro con il fieno, ma non
riusciva a smettere di sorridere. Diede una pacca molto timorosa al destriero
prima di chiudere la stalla e andare a cercare Sam. La bellissima mora se ne
stava da una parte a parlare con il guardiacaccia, ma la loro più che una
chiacchierata sembrava un discussione molto accesa. Si accucciò in un angolo
come solo una vera spia sa fare o come un lombrico e si mise in
ascolto.
<< ascoltami Sam >> esclamò il giovane uomo
afferrandola per un braccio ma la ragazza lo ritrasse fulminandolo con i suoi
occhi di ghiaccio.
<< Falla finita Gabriel, so badare a me stessa!
>>
<< lo so perfettamente, ma ti ripeto non è una buona idea
quella che ti frulla nella testa >>
<< che fai leggi anche i pensieri adesso? >> sbottò
lei adirata.
<< Solo se necessario >>
<< e quindi sempre visto che per te io sono in costante
pericolo >>
<< Sam.. >> la chiamò lui cercando di essere dolce e
comprensivo.
<< No, non puoi impedirmi di parlare con qualunque persona
ci sia in questa scuola!! >>
<< potrei sempre tagliarti la lingua >> scherzò il
moro mentre il suo viso acquistava un aria bonaria e simpatica.
<< Provaci >> lo intimò Sam con voce collerica. Lo
sguardo pacato del guardiacaccia svanì in un soffio e torno duro e
inflessibile.
<< ascoltami Sam, te lo chiedo con le buone: smettila di
parlare con quel novellino o sarò costretto a legarti con delle catene in camera
tua e non è una metafora >>
<< ascoltami tu Gabriel, ti rispondo con le buone:
smettila di dirmi cosa devo fare e preoccupati di te stesso che io bado
magnificamente alla mia persona! >>
Gli occhi scuri di Gabriel si acceso d’ira.
<< Samantha Van Kraulen, sei stata avvertita >> la
minacciò tempestivamente prima che la mora girasse i tacchi e con un gestaccio
della mano lo salutasse. Victor ce la fece a scomparire dal suo nascondiglio,
fortunatamente senza inciampare o farsi male.
<< Sam >> la chiamò con fare tranquillo, la ragazza
si voltò e lo raggiunse cercando di sorridere.
<< Allora ehm… ti è piaciuta la cavalcata? >>
domandò facendogli segno di seguirla fuori delle scuderie.
<< meglio del previsto. Non sono caduto e non ho nemmeno
vomitato >> scherzò burlandosi di se stesso e centrando in pieno il
bersaglio visto che Sam rise di gusto.
<< Un’ottima giornata per te quindi? >>
<< la migliore da quando sono qui >>
<< però… >>
<< posso farti una domanda? >> chiese lui
raggiante.
<< Dipende >>
<< Di solito si risponde si o no >>
<< si ma io sono fuori dal comune >>
<< l’avevo notato >> bisbigliò Victor arrossendo un
poco.
<< Scusa? >>
<< niente! Ehm allora la domanda, posso?
>>
<< Spara >> esclamò lei rivolgendogli il suo sguardo
incredibilmente ipnotico.
<< Quanti anni hai? >>
<< Mmm… quasi diciannove >>
Il cielo cascò sulla testa di Vik all’improvviso. Più di due
lunghi anni li separavano. Si sentì irrimediabilmente piccolo e stupido per una
come lei. Si era davvero illuso di poter piacere ad una ragazza più
grande?
<< Aaah… >>
<< E tu? >>
<< Diciassette >> mentì di qualche mese.
<< penultimo anno quindi? >>
<< Esatto! E tu lavori qui? >>
<< Non si vede? >> chiese sarcasticamente indicando
i vestiti e facendogli notare che non indossava nessun tipo di uniforme
scolastica.
<< si certo, scusa >>
<< tu ti scusi troppo novellino >> lo riprese Sam
prima di sedersi a gambe incrociate sul prato proprio davanti alla
finestra/specchio del corridoio che portava all’ala nord-est del castello.
<< Scusa >>
<< Ecco, visto? >>
Ma era diventato improvvisamente deficiente? Il cervello gli si
era ristretto nell’istante in cui aveva aperto bocca? Sveglia Victor, gli urlò
la solita vocina nella testa, di qualcosa! sembri scemo se stai davanti a lei
con la bocca spalancata!! E vedi di non pronunciare la parola scusa per almeno,
ehm diciamo dieci anni?
<< fa piacere sentirselo dire però >>
<< Non lo metto in dubbio, ma pochissimi ricambiano la
cortesia >>
<< Tu l’hai fatto >> disse il ragazzo trovando
finalmente la forza dentro di se per sedersi di fianco alla mora. Gli occhi
fieri di Sam si sciolsero lievemente e il suo viso serio si colorò di un
accennato color rosa pallido.
<< Sei strano novellino >>
<< Chiamami Vik >> mormorò lui cercando di non farla
arrabbiare.
<< Vik, ok… Di solito qui la maggior parte delle persone
se ne frega degli altri. Gli studenti per esempio, pensano solo a loro stessi e
sfruttano gli altri che non considerano loro eguali come spazzatura! >>
disse lei con filo di rabbia nella voce.
<< l’ho notato, ma vedi anche da dove vengo io succede..
Soltanto che io ero nel gruppo degli strafottenti ed ora nei…. novellini
>>
<< Sarà ma io non ti ci vedo nei panni di James Hawk a
sfottere gli altri >>
Victor per un secondo ebbe la visione di se stesso con l’aria da
figo che prendeva a cazzotti James mentre Sam lo adulava per le sue gesta.
L’immagine sparì di colpo quando la ragazza gli posò il palmo aperto a
pochissimi centimetri dalla sua mano facendolo saltare sul posto. Era così
chiara e perfetta: nessun taglio, abrasione o callo sul palmo o sul dorso. Non
sembrava nemmeno lavorasse con dei cavalli.
<< posso farti io una domanda ora? >>
<< certo! >>
<< perché sei venuto qui all’ Emerald? >>
<< A dir la verità sono qui contro la mia volontà, mio
padre mi ha dato un ultimatum: o la scuola militare o questo >>
Sam sorrise divertita.
<< ti ci vedo come militare, preso di mira da tutti i
compagni e costretto a lavorare in cucina perché inservibile in battaglia
>> scherzò lei senza curarsi di poterlo offendere o meno. Victor non pensò
lontanamente a quelle parole come un insulto; lo avrebbe potuto anche mandare a
quel paese e lui sarebbe rimasto li a sorriderle come un idiota e ad annuire di
continuo. La sua mente viaggiò e si fermò nel paese dei sogni e là vide come
sarebbero potuti essere i giorni successivi. Avrebbe passato tutto il tempo
libero a parlare insieme a Sam, a cavallo forse, ma soprattutto a parlare.
Sarebbero usciti e lei si sarebbe innamorata di lui che magari sarebbe diventato
più popolare frequentando una ragazza così bella. Pensò alla festa di fine anno
e si vide ballare insieme a lei.. Poi ebbe l’illuminazione.
<< Sabato! >> urlò facendo irrigidire di colpo la
mora.
<< Cosa c’è sabato?? La fine del mondo?
>>
<< No, c’è una festa credo… In una discoteca a Green
Valley: in città suppongo >>
La ragazza dagli occhi di ghiaccio sospirò una a per almeno
dieci secondi e poi con un sorriso storto riprese a parlare.
<< La festa di mezzanotte al Blue Absinthe >> parlò
sommessamente lei.
<< la conosci? >>
<< Si, ma a dirla tutta non ci sono mai andata; mio
fratello dice sempre qualcosa a riguardo… Ah! Ecco: Se vuoi tornare a casa sulle
tue gambe non dovresti andarci, i ragazzi impazziscono quella sera e non
riescono a controllarsi soprattutto se una ragazza come te se ne sta tutta sola
in un angolo >>
<< Davvero un bel posto.. >> sibilò Victor
sorridendo.
<< No, non credere… Mio fratello ha sempre le scarpe
strette quando si parla della mia incolumità fisica e morale >> scherzò
Sam.
<< Allora potremmo andarci insieme se ti va? >>
propose mentre sentiva il cuore battergli all’impazzata.
<< Venerdì >> affermò lei alzandosi in
piedi.
<< che cosa? >>
<< Ti darò la conferma venerdì, prima voglio informare la
famiglia e chiedere ecco… il permesso diciamo >>
<< ok, allora a venerdì >>
<< Guarda che non scappo mica, possiamo vederci anche
domani se non hai nulla di meglio da fare… >>
A Vik venne quasi un collasso per la troppa felicità.
<< allora a domani >>
<< Stessa ora stesso posto? >> domandò lei con aria
maliziosa inclinando il capo e lasciando che il ciuffo di ricci fuori dalla
pettinatura le coprisse l’occhio destro.
<< Ehm.. Si ok >> farfugliò prima di controllare
l’ora sul suo orologio da polso.
<< Alle sette quindi? >> ripeté ma Sam sembrava
essersi già volatilizzata nel nulla come era di routine ormai. Micheal lo
aspettava sull’uscio della camera con l’aria di uno che ha appena vinto alla
lotteria. Il ragazzo dagli arruffati capelli rossi e le mille lentiggini sul
volto lo tempesto di domande a cui Victor cercò di sottrarsi ma che poi fu
costretto a rispondere visto l’insistenza dell’amico.
<< Allora sabato uscite insieme?? >> esclamò quasi
più eccitato di lui per l’evento.
<< non è proprio un uscita.. >> sviò mentre le
guance gli si coloravano di rosso.
<< Mi sono solo offerto di accompagnarla
>>
<< ricapitoliamo: tu la vai a prendere, insieme andate al
Blue Absinthe. Passate la serata a parlare, ballare e magari a bere e poi magari
te la porti in camera… >>
Un colpo di tosse molto poderoso da parte di Kevin che se ne
stava nel suo solito angolo di poltrona li interruppe. Il moro stava
sorseggiando della birra e sembrava aver sentito il loro discorsetto
privato.
<< Quindi è così che sarà organizzata la tua serata?
>> domandò rivolgendogli uno sguardo inquisitore.
<< non esattamente >> precisò Victor.
<< Con Sam ci troveremo alla discoteca visto che io vado
fin là con Amelia, poi staremo tutti e tre insieme.. >>
<< Cosa hai detto? >> chiese Micheal
stupito.
<< Che ci vado con Amelia >>
<< Amelia, Amelia?? >> domandò sconcertato il
rossino.
<< Mia sorella? >> ripeté Kevin alzando un
sopracciglio.
<< Si, sempre se posso.. sai te lo volevo anche chiedere
ma.. >>
La faccia dura del moro si raddolcì all’istante e un sorriso
vivace si disegnò sulle sue labbra.
<< certo! Certo, va benissimo anzi spero ti diverta
>>
disse con entusiasmo prima di venirgli incontro e dargli
un’energica pacca sulla schiena come segno d’approvazione.
<< io vado a letto, ci vediamo domani mattina Vik >>
salutò con la mano e andò tutto contento nella stanza di fianco a quella di
Victor che rimase di sasso.
<< Ma sta bene vero? >> chiese
spaventato.
<< hai fatto colpo amico, sei una volpe!!
>>
<< Io non ho fatto nulla!?! >>
<< ma si, sei appena entrato nelle grazie di Kevin! Sai
Amelia non ha nessuna amica nella scuola e di amici bhè, ci siamo io e suo
fratello. E prima d’ora lei non si erma mai avvicinata a nessun’altro. Diventi
amico di Amelia e Kevin in un colpo solo ed esci con Sam, sei davvero fortunato
Vik!! Non sai quanto t’invidio! >> strepitò Mike agitando le mani. Victor
d aperte sua stentava anche a credere che tutto ciò fosse reale. Per tutta la
giornata non era stato ne picchiato ne deriso troppo e soprattutto ora aveva una
nuova amica ed un amico muscoloso che lo difendesse e non lo uccidesse. Ma
soprattutto aveva potuto parlare con Sam, e questo lo rendeva incredibilmente
felice. Andò a letto e si dimenticò persino di dare uno sguardo al cellulare nel
disperato tentativo di vedere un messaggio di chiamata persa da parte dei suoi
vecchi amici.