13
Capitolo 13
Epilogo
<< Sicura che il posto sia giusto? >>
<< Certo che sono sicura. >>
<< E l'ora? Sicura che sia questo l'orario di ritrovo?
Potresti aver letto male oppure aver capito un'ora per un'altra...>>
<< No, non ho sbagliato. L'ora e il posto sono giusti.
>>
<< E se invece...>>
<< Senti Sheldon...>> lo interruppe piuttosto
bruscamente dopo aver sospirato ed essersi girata nella sua direzione. <<
Hanno detto alle otto al ristorante cinese sulla 72esima dove una volta c'era
il Cheescake Factory e noi siamo proprio qui. >> indicò il cartello su
cui c'era scritto il nome della via, ma Sheldon non sembrava affatto convinto.
<< Ma allora perché non vediamo ancora nessuno, Amy?
>> chiese guardando fuori dal finestrino della macchina accostata lungo
la via con un certo nervosismo. Odiava aspettare e più il tempo trascorreva più
diventava impaziente. Cercò di individuare qualche volto familiare tra gli
individui che gli passavano accanto o che si avvicinavano dal fondo della
strada, ma con il buio era un'impresa alquanto ardua scorgere qualche
lineamento familiare.
<< Non sono passati neanche due minuti da quando siamo
arrivati. Dagli tempo. >> Amy osservò Sheldon mentre si slacciava la
cintura e cercava di sistemarsi in una posizione un po' più comoda sempre
mentre teneva lo sguardo puntato davanti a sé.
<< Sta di fatto che qualunque siano le circostanze
loro due sono sempre, e dico, sempre in ritardo. E ovviamente sappiamo entrambi
chi sia la causa. >> disse stizzito e cercò in Amy uno sguardo o una parola
che potesse confermare la sua affermazione. Amy però si limitò ad appoggiare la
testa sul pugno chiuso della mano mentre con le dita tamburellava la parte
bassa del volante.
<< Mamma, quando scendiamo? >> domandò una voce
provenire da una bambina di sei anni seduta sul sedile posteriore ancora
avvolta nella cintura e che aveva iniziato a spostare un po' da una parte, un
po' dall'altra poiché la infastidiva e cominciava ad avvertirne l'inutilità
essendo ormai fermi.
Amy la guardò dallo specchietto retrovisore. << Tra un
po' tesoro, dobbiamo aspettare delle persone. >>
Grace corrugò la fronte in un'espressione che ricordava
terribilmente uno dei classici sguardi corrucciati di quando qualcosa non
andava bene di Sheldon.
<< Ma io ho fame adesso. >> ribatté.
<< Già anche io ho fame adesso. >> si intromise
Sheldon che venne accolto con un sorriso dalla figlia e con uno sbuffo annoiato
da Amy. Ora aveva due bambini impazienti da sopportare. Non importa se uno
aveva più di trent'anni e doveva impersonare l'uomo maturo di casa, lei avrebbe
sempre avuto due bambini da sopportare e accudire. Non che la cosa le
dispiacesse, eh. Solo che a volte le sarebbe piaciuto che l'uomo adulto si
comportasse da adulto e non peggio di sua figlia di sei anni.
<< Lo so, ma non posso farci niente...>> tagliò
corto Amy guardando fuori e sperando che arrivassero il più in fretta
possibile.
<< Non mangiamo mai così tardi...>> riprese
Grace senza arrendersi. << Perché non possiamo andare noi intanto?
>>
Sheldon annuì pienamente accondiscendente per la proposta di
Grace. << È vero non mangiamo mai così tardi, Amy. Ritengo che potremmo
accingerci ad entrare per scegliere così i posti e iniziare a sfogliare il menù
intanto che li aspettiamo...>> l'espressione tranquilla di chi stava sostenendo
un'idea eccellente si tramutò presto in un'espressione di timore quando vide
Amy lanciargli un'occhiata minacciosa. <<...oppure potremmo restarcene
qui ad aspettare per chissà quanto ancora...>> mormorò leggermente
impaurito per come l'aveva appena guardato e per preservare la sua incolumità
optò per tornare a guardare fuori dal finestrino e di tenere la bocca chiusa.
Era un periodo che Amy aveva l'umore che altalenava dall'euforico, al depresso,
all'infervorata nel giro di pochissimo tempo per cui non voleva assolutamente
peggiorare le cose. Ah, le donne, come sono difficili da capire e da
sopportare. Suo padre aveva ragione quando glielo ripeteva continuamente e ora
che aveva non una ma bensì due femmine si accorse di quanto fosse tutto
assolutamente vero.
<< Allora...possiamo andare io e papà? >> chiese
dopo qualche secondo di silenzio. Amy vide il suo sguardo speranzoso
riflettersi sullo specchietto e si trattenne dal sorridere. Doveva sembrare
seria.
<< No, andremo tutti insieme. Non appena arriveranno
anche gli altri. >> disse prima di dare il tempo a Sheldon di intervenire
ancora.
La vide sospirare e cominciare a guardarsi attorno annoiata
fino a soffermarsi sulla vetrina illuminata da cui poteva vedere un vasta, colorata e zuccherosa serie di dolciumi di
ogni tipo. Immediatamente gli occhi si illuminarono di fronte a tutto quel
paradiso. Alzò un braccio per indicare il negozio.
<< Dopo voglio entrarci! E voglio le caramelle grandi
piene di zucchero e le palline di cioccolato e anche gli orsetti gommosi!
>> gridò studiando attentamente tutto quello che riusciva a vedere
all'interno, allungandosi quel tanto che la cintura allacciata le permetteva
fino a schiacciare il naso contro il finestrino.
Amy si stropicciò gli occhi chiedendosi come avesse fatto a
non accorgersi del negozio di caramelle in parte. Ora sarebbe stato impossibile
andarsene senza comprarle qualcosa.
<< Le caramelle con la liquirizia sono le migliori,
però. >> disse il fisico dopo aver sentito il lungo elenco di dolci detto
da Grace. << Sapevate che la liquirizia, o glycyrrhiza glabra, è usata in Asia da cinquemila anni come rimedio
per tosse, intossicazione alimentare e disturbi al fegato? >>
<< Quindi dopo
ci andiamo? >> domandò la bambina allungando il busto verso i genitori e
aspettando trepidante una risposta affermativa.
<< Certo che andiamo...>>
<< No che non andiamo...>>
Amy e Sheldon risposero all'unisono e si girarono di scatto
per guardarsi studiando per qualche secondo l'uno la risposta dell'altra.
<< M-ma come? Non andiamo? >> mormorò il fisico
deluso. Come poteva Amy dire di no? Come poteva non acconsentire dopo quella
meraviglia di negozio che avevano a soltanto pochi metri di distanza e dove
quelle caramelle non facevano altro che invitarli a entrare per comprarle?
Lo sguardo di Amy guizzò prima su Sheldon poi su Grace e poi
di nuovo su Sheldon. Entrambi la fissavano intensamente con i loro occhi
azzurri e stavano letteralmente pendendo dalle sue labbra.
Alla fine la neurobiologa sorrise e tornò ad appoggiarsi al
sedile. Tanto non sarebbe riuscita a dire di no a entrambi.
<< D'accordo dopo ci passiamo. >>
Padre e figlia si scambiarono un sorrisetto compiaciuto. Erano
riusciti ad ottenere quello che volevano.
Improvvisamente riconobbero delle figure familiari ferme sul
marciapiede a qualche metro di distanza. Dovevano essere arrivati da un po', ma
presi dalla discussione sulle caramelle non ci avevano fatto caso.
<< Sono Howard e Bernadette. >> disse Amy
aprendo la portiera e la stessa cosa fece Sheldon. Intanto che Amy tirava giù
la figlia lui si avvicinò alla coppia di amici.
<< Non sono ancora arrivati? >> domandò
visibilmente impaziente e ansioso guardando entrambi i coniugi.
<< Ciao Sheldon, sì stiamo bene grazie. >> disse
Howard sarcastico per l'omissione volontaria da parte del fisico dei
convenevoli. In quel momento Sheldon li trovava del tutto irrilevanti e
superflui. Si erano incontrati quella mattina stessa in università e aveva
appurato che tutto era nella norma, cosa poteva mai cambiare nel lasso di quelle
poche ore in cui non si erano visti?
Bernadette abbozzò un mezzo sorriso. << No, non
ancora, ma prima li ho sentiti al telefono e hanno detto che saranno qui a
momenti. >>
Sheldon annuì e venne raggiunto da Amy che si affiancò a
lui. Una folata di aria gelida costrinse Amy ad allacciarsi il cappotto e a
sistemare meglio la sciarpa di Grace in modo che non prendesse freddo. Era un
po' delicata e bastava poco perché si ammalasse. Le mise anche il cappello
anche se sapeva che Grace non li sopportava. È normale che i bambini a
quell'età si ammalino spesso, ma Sheldon diventava estremamente paranoico e
apprensivo quando sua figlia prendeva anche la semplice influenza. Quindi meno la
esponeva al freddo, meno possibilità aveva di ammalarsi e si risparmiava anche
uno Sheldon maniaco dell'igiene e preoccupato che potesse aver preso una
malattia incurabile e contagiosa.
Poco dopo furono raggiunti da Raj e da Emily, la sua nuova
ragazza. Dopo due anni dalla partenza di Leonard, Raj conobbe questa ragazza
dai lunghi capelli rossi su un sito di incontri e si erano piaciuti subito. Ora
stavano insieme da quasi due anni e ancora faticavano a credere che finalmente
anche lui avesse trovato una relazione stabile. Salutò piuttosto velocemente
gli amici con un semplice cenno della mano mentre ne riservò uno decisamente
più caloroso e di una durata maggiore per Grace. Lei si staccò dalla presa
della madre e si avvicinò velocemente all'astrofisico. Raj La prese in braccio
e lei iniziò subito a raccontargli del negozio di caramelle che aveva
visto. Non che Howard e Bernadette le
stessero antipatici, ma con Raj era diverso. La faceva sempre ridere e giocare
e le aveva regalato un sacco di giochi. Sì, Raj era senza dubbio il suo
"zio" preferito. Il tutto si svolse sotto lo sguardo vigile e attento
di Sheldon. Non che gli importasse davvero qualcosa, ma sotto sotto era geloso
quando gli altri interagivano con Grace. Anche se erano i suoi amici.
Dopo un po' la rimise per terra e tirandosi su con la
schiena diede un'occhiata rapida ai lati della strada.
<< Leonard e Penny non sono ancora arrivati? >>
Scossero la testa e, dopo aver guardato l'ora e constatando
che la temperatura stava precipitando velocemente, concordarono che avrebbero
atteso altri dieci minuti al massimo e poi li avrebbero aspettati dentro.
Sei minuti dopo videro sul fondo della strada una ragazza
bionda che sbracciava nella loro direzione accanto a un ragazzo bassino e con
gli occhiali dalla spessa montatura nera.
<< Sono loro...Ehi, siamo qui! >> gridò Raj
alzando entrambe le braccia per farsi vedere. Anche gli altri si girarono nella
loro direzione osservando le due figure avvicinarsi sempre di più.
<< Scusate se ci abbiamo messo tanto, ma l'aereo ha
ritardato. >> disse Leonard mentre faceva guizzare lo sguardo da un amico
all'altro.
Raj li abbracciò
entrambi nello stesso modo energico di quando li aveva salutati all'aeroporto
anni prima. << Ragazzi è così
bello rivedervi finalmente! Sono passati quattro anni, ma non siete cambiati di
una virgola! >>
<< Anche voi sembrate sempre gli stessi. >>
esclamò Penny dopo essersi divincolata dall'abbraccio. Era davvero bello essere
ritornati di nuovo in quella città, rivedere i vecchi amici. Sembrava di essere
tornati ai vecchi tempi.
Sheldon nel rivedere il suo migliore amico a distanza di
tutto quel tempo sentì un acuto senso di felicità e immediata tranquillità,
come se l'arrivo dell'amico avesse rimesso tutto in equilibrio.
<< Ciao Sheldon. >> disse Leonard sorridendo
rivolto all'amico. << Ti sono mancato? >>
Il fisico non riuscì a trattenersi e lo abbracciò. Se gli
era mancato? Diamine se gli era mancato. Era rimasto quattro anni senza una
delle persone più importanti della sua vita e non era stato facile, proprio per
niente.
Leonard rimase un po' sorpreso, ma lasciò che l'amico
continuasse a stringerlo nell'abbraccio un po' goffo e particolare come ogni
volta che Sheldon abbracciava qualcuno. Questo era diverso però. Era un
abbraccio lungo e affettuoso. Un abbraccio che sapeva terribilmente di casa.
Dopo che si furono staccati Sheldon posò la sua attenzione
anche sulla bionda accanto all'amico. << Dimentico che ci sei
anche tu e che, come le convenzioni sociali prevedono, se saluto Leonard devo
salutare anche te quindi ciao Penny. >> l'espressione seria fu subito
sostituita da una smorfia quando Penny si tolse il berretto. << Vedo che
hai tagliato i capelli corti. >> affermò con sufficienza.
Penny si passò una mano nei capelli per rimetterli un po' a
posto. << Sì, ti piacciono? >>
<< No, per niente. È un taglio terribile. Sicura che
il parrucchiere non fosse ubriaco quando era in procinto di tagliarti i
capelli? >> disse il fisico senza tanti giri di parole.
Penny sospirò. << Beh, grazie per i complimenti. Mi
sei mancato anche tu sai? >>
Sheldon la guardò allarmato. << Non vorrai mica
abbracciarmi, vero? >>
Penny rise e prese per mano Leonard. << No Sheldon non
ti abbraccio. Hai già abbracciato Leonard quindi per i prossimi quattro anni
credo che sei a posto. >>
Leonard vide Grace nascosta dietro Sheldon e che con la
testa sbucava timidamente da dietro la sua gamba.
<< Accidenti se è cresciuta...>> disse
piegandosi sulle gambe per raggiungere la sua altezza. << Ehi, ciao, come
va? >>
Grace si nascose ancora di più. Non aveva mai visto quel
tizio e con gli estranei era molto timida.
<< Non si ricorda di me...beh è normale, non aveva
neanche due anni quando siamo partiti...>>
Sheldon passò istintivamente una mano sulla testa della
figlia. Provò a spingerla delicatamente verso Leonard, ma lei rimaneva ancorata
ai pantaloni del padre.
Intanto Penny dopo aver salutato Howard, Bernadette e Raj e
aver fatto conoscenza con la sua nuova ragazza -che le è stata subito
antipatica tra l'altro- fu la volta di Amy.
<< Sono così contenta di rivederti, tesoro. >> disse
Penny mentre la abbracciava.
<< Anche tu mi sei mancata tanto. >>
Il sorriso di Penny da sopra la spalla di Amy lasciò
lentamente spazio a un'espressione perplessa quando si accorse che qualcosa non
andava. Allontanò il viso dalla sua spalla per guardare prima il suo ventre,
poi i suoi occhi poi il suo ventre ancora.
<< Oh mio Dio...>> spalancò la bocca per la sorpresa quando realizzò che quello non
era l'effetto di un cappotto troppo largo. << Ma...ma tu...oddio, ma tu
sei incinta! >>
Amy mostrò un largo sorriso e annuì.
<< Quanto? >> continuò sconcertata l'amica. No,
non ci poteva credere. La prima volta era stato buffo e insolito, la seconda
volta è semplicemente traumatico.
<< Sono appena entrata nell'ottavo mese. >>
disse senza smettere di sorridere.
Leonard appena sentì le parole della neurobiologa si girò di
scatto verso Sheldon e cominciò a balbettare parole sconnesse e prive di
logiche a causa dello shock. No, lo stavano prendendo in giro. Doveva essere
uno scherzo, doveva, ma le forme di Amy lasciavano presagire tutto
tranne che fosse uno scherzo. Non poteva credere che Sheldon, proprio quel
Sheldon con cui aveva vissuto per un sacco di tempo e che era sempre stato
molto riluttante ad avere una famiglia sua stesse per avere un secondo figlio.
Lo vide abbassare lo sguardo come se fosse in imbarazzo -o
forse lo era davvero- e, se possibile, il suo sorriso si fece ancora più
grande. Ma quante cose erano cambiate in quattro anni?
<< A quanto pare sono loro due che ci danno dentro,
qui. >> si intromise Howard sbucando da dietro il fisico teorico che per
tutta risposta gli lanciò un'occhiataccia.
<< Ero convinto che avreste finito con questa storia
del "darci dentro". >> sbottò guardandolo malissimo.
<< Suvvia, stiamo scherzando! E poi se è la verità
cosa posso farci? >> continuò Howard con un velo di malizia nel sorriso e
nello sguardo.
Sheldon si limitò a
sospirare e a scuotere la testa in segno di resa. Certo la seconda gravidanza
era stato uno shock per tutti, lui per primo. Chi cavolo se lo andava a
immaginare che sarebbe potuto accadere di nuovo? Quando Amy glielo aveva detto
a cena c'era mancato poco che si strozzasse con la pasta. Ancora con i polmoni
in fiamme e il respiro affannato per essersi liberato dal maccherone assassino
aveva gridato un "Cosa?!" che probabilmente era stato sentito da
tutto il vicinato. Per i primi mesi fu come essere in una sorta di limbo in cui
la sua mente si autoconvinceva che andava tutto bene, che niente era cambiato.
Tutta la sua illusione svanì quando con il passare del tempo vide la pancia di
Amy crescere sempre di più. Poi ci fu la prima ecografia e lì capì davvero che
sarebbe diventato padre per la seconda volta.
<< Beh, entriamo? >> chiese Penny dopo essersi
ripresa dalla notizia sconvolgente. Era rimasta imbambolata per tutto il tempo
mentre Amy le raccontava di come si sentisse, di quanto fosse felice e di come
non vedesse l'ora di avere un altro figlio.
Si sistemarono attorno a un tavolo e immediatamente
avvertirono l'aria di familiarità diffondersi tra di loro. La stessa che si
respirava fino al momento in cui per la prima volta si riunirono senza Leonard
e Penny. Avvertivano sempre un senso di vuoto ogni volta che si ritrovavano
insieme. Mancavano a tutti i commenti semplici e talvolta superficiali di
Penny, i suoi battibecchi con Sheldon, la felicità negli occhi di entrambi
quando si guardavano. E proprio quando avevano iniziato ad abituarsi arrivò la
chiamata in cui annunciarono che sarebbero tornati a Pasadena per Natale. Lo
seppero ben tre mesi prima e per tutto il tempo furono piuttosto ansiosi
all'idea di rivederli dopo tanto tempo.
<< Quindi...ripartirete a breve? >> domandò
Howard prendendo uno dei menù. Anche gli altri si voltarono verso Leonard e
Penny aspettando una loro risposta.
Il volto di Sheldon si fece cupo. Non aveva pensato che la
loro permanenze a Pasadena fosse solamente temporanea. Aveva dimenticato per un
secondo che loro vivevano a Londra adesso, avevano là i loro amici, il loro
lavoro. Gli era sembrato tutto così normale
che non aveva assolutamente preso in considerazione il momento in cui avrebbe
dovuto salutarli di nuovo, dire loro addio un'altra volta. Un'altra, dolorosa,
volta.
<< No, abbiamo deciso di rimanere. La serie tv è
finita quindi abbiamo pensato che fosse ormai l'ora di tornare a casa. Londra
non ha più nulla da offrirci ormai. >> disse Leonard lasciando tutti di
stucco.
<< Davvero? >> Sheldon era incredulo. Leonard,
il suo migliore amico, sarebbe rimasto lì, a Pasadena, insieme a lui per...sempre.
Penny annuì. << Sì tesoro. Dovrò sopportarti per un
sacco di tempo d'ora in avanti. Sai, quasi quasi non mi dispiaceva restarti
lontano per centinaia di chilometri. >>
<< Facciamo un brindisi! >> esclamò Raj
alzandosi in piedi e prendendo il suo bicchiere di vino bianco. Scrutò a uno a uno i volti dei presenti, poi si
schiarì la voce e iniziò. << Vorrei fare un brindisi a Leonard e Penny
che, nonostante le difficoltà, le incomprensioni e le differenze, sono ancora
insieme e vivono la loro vita nel modo più pieno e felice che ci sia...>>
disse alzando il bicchiere verso di loro ed entrambi ridacchiarono pensando a
quanto effettivamente fosse stato lungo e tedioso il cammino verso il momento
in cui finalmente capirono che non c'era altra persona con cui volessero
passare il resto della loro vita.
<< A Sheldon e Amy che stanno per diventare di nuovo
genitori e, accidenti, non pensavo che l'avrei rivisto di nuovo...>>
questa volta si rivolse a loro due che si scambiarono una rapida occhiata e un
mezzo sorriso. A Amy venne in mente quando chiese a Sheldon di conoscere sua
madre e il fisico, preoccupatissimo, le chiese se per caso fosse innamorata
perdutamente di lui. Lei rispose che no, non lo era e non lo sarebbe mai stata.
Era solo un pretesto per far smettere sua madre di assillarla con tutta 'sta
storia del fidanzato. Quanto si era sbagliata. Solo a distanza di anni capì che
fu proprio quello il momento in cui iniziò ad amarlo.
<< Ad Howard e Bernadette che sono una delle coppie
più belle che conosca...sul serio amico, come hai fatto a conquistare
Bernadette rimane ancora un mistero per tutti...>> disse guardando la
coppia sposata da più tempo. Abbassarono entrambi lo sguardo imbarazzati e
sotto il tavolo si presero per mano. Forse loro due erano proprio destinati a
restare insieme. Più passava il tempo e più Howard si rendeva conto di quanto
fosse fortunato ad averla incontrata. Aveva commesso un sacco di sciocchezze e
idiozie, ma lei era sempre stata pronta perdonarlo e a passarci sopra, persino
quella volta in cui aveva fatto sesso virtuale con un troll nel videogioco di
ruolo World of Warcraft. Quanto era stato stupido quella volta. Stava per
perdere la persona più importante della sua vita per colpa di un videogioco.
<< E infine a Emily, la ragazza più bella e
intelligente che potessi incontrare...>> Emily si commosse e fu
intenerita nello stesso modo in cui lui, quasi due anni fa, si era scusato per
essersi comportato male la prima volta che erano usciti insieme. L'aveva
trovato goffo e impacciato, ma era proprio questo suo lato timido e riservato a
renderlo così attraente per lei.
<< E alla nostra amicizia che ci lega da molto, molto
tempo. >> aggiunse Leonard e vide subito gli occhi di tutti puntatati
addosso.
Raj annuì. << Giusto. Quindi...cin cin! >>
<< Cin cin! >> dissero tutti all'unisono e un
tintinnio di bicchieri che si toccavano tra di loro si diffuse per la sala del
ristorante sotto lo sguardo divertito degli altri clienti. Solo quando tutti
appoggiarono i propri bicchieri Sheldon si accorse di essersi dimenticato di
una cosa fondamentale.
<< Ehi, non vi ancora detto da dove deriva il
brindisi! >>
***
Amy aprì stancamente la porta di casa. La serata si era
protratta a lungo ed erano rimasti al ristorante praticamente fino alla
chiusura, quando ormai non c'era più nessuno e i camerieri cominciavano a dare
segni di impazienza a motivo dell'ora tarda. Ma a loro tutto questo non
importava. Avevano un sacco di cose da raccontarsi, cose che Facebook, Twitter
o qualsiasi altro social network non erano stati in grado di fare. Perché un
conto è una foto postata su Facebook, un conto è sentire la storia della
suddetta foto raccontata direttamente dai protagonisti stessi.
Se non fosse stato per il proprietario che li invitò
gentilmente a uscire, sarebbero rimasti attorno a quel tavolo per chissà quanto
tempo ancora.
Sheldon entrò immediatamente dopo con in braccio Grace che
dormiva profondamente. Aveva passato le ultime due ore a sbadigliare e a
ciondolare con la testa da una parte all'altra, implorando con lo sguardo i
genitori affinché si tornasse a casa il prima possibile. Provò a resistere fino
a casa, ma crollò sul sedile posteriore non appena Amy accese la macchina. Quindi
toccava a Sheldon portarla in braccio su per le scale. Provò a svegliarla prima
perché, insomma, si trattava pur sempre di una rampa di scale, ma Grace dormiva
così profondamente che non ci fu verso di farla muovere. Perciò dopo aver
sospirato esausto la tirò su e lasciò che le sue braccia si strinsero attorno alla
nuca e che il viso si nascondesse nell'incavo del collo. Poteva sentire il
respiro lento e regolare solleticargli la pelle.
La mise nel letto cercando di staccare nel modo più delicato
possibile quelle braccia che si erano ancorate attorno al collo. Grace lasciò
andare un lungo sospiro ancora mezza addormentata e mugugnò qualcosa che il
fisico non capì. Una volta raggiunto il letto si girò dall'altra parte
riprendendo a respirare più regolarmente.
Sheldon tornò in salotto dove Amy si stava ancora togliendo
il cappotto. Lo appoggiò su una sedia.
<< Quando Raj beve comincia a raccontare sempre un
sacco di stupidaggini, oltre che a cose piuttosto imbarazzanti...>> disse
Amy ricordandosi dei resoconti fatti dall'amico indiano sugli ultimi anni,
concentrandosi in particolar modo sui due anni prima di conoscere Emily in cui
aveva fatto e detto cose piuttosto umilianti con altre ragazze. Penny stava
ridendo così tanto da avere le lacrime e riuscì solo a dire che non pensava che
sarebbe riuscito ad essere addirittura peggiore di Wolowitz.
<< Già. Credo che quel problema con l'alcool se lo
porterà dietro per sempre. >> constatò Sheldon mentre si toglieva la
giacca e l'appoggiava nello stesso punto in cui c'era il cappotto di Amy.
<< Anche se devo ammettere che il brindisi non mi è
dispiaciuto...>>continuò la neurobiologa.
Sheldon annuì semplicemente. Infondo non gli era dispiaciuto
nemmeno a lui. Molto, molto infondo. << Ma non mi avete nemmeno fatto
dire da dove deriva. >> aggiunse imbronciandosi. Era in procinto di dare
la sua geniale quanto approfondita spiegazione su una delle ricorrenze più
classiche quando Leonard con uno sbuffo gli aveva detto che già lo sapevano,
che era la milionesima volta lo spiegava e che non c'era bisogno che lo facesse
ogni singola volta in cui si apprestavano a brindare.
<< Beh, se vuoi puoi dirlo a me...>> mormorò Amy
avvicinandosi e appoggiando una mano sul suo petto.
<< D'accordo. >> Sheldon con un passo accorciò
ancora di più la distanza, arrivando a pochi centimetri dalle sue labbra.
<< Il brindisi deriva dall' antico rito religioso di bere in onore di dèi
e defunti. Significa "io porto a te" inteso come saluto e augurio.
>>
<< Oh, ma davvero? >> Amy fece scivolare il
braccio dietro la sua nuca seguito anche dall'altro mentre si fingeva
interessata e colpita dalla sua spiegazione.
<< Sì. È entusiasmante vero? Senza contare poi il
brindisi poetico diffusosi nel Seicento e al doppio significato che "cin
cin" assume in giapponese. >>
I loro corpi premevano uno contro l'altro ed erano così
vicini da poter sentire i loro respiri mischiarsi.
<< Credo sia una delle cose più entusiasmanti che
abbia mai sentito. >> continuò lei lasciando trasparire una certa nota di
malizia nella voce. Quando erano così vicini tutto ciò che lui diceva perdeva
totalmente di interesse troppo concentrata com'era a studiare i lineamenti del
viso, quelle labbra da cui non riusciva a tenersi lontana e quegli occhi così
azzurri da risultare magnetici.
<< Lo sapevo. >> portò una mano sul suo fianco e
con la punta del naso le sfiorò leggermente il lobo dell'orecchio. << Ormai
credo di conoscerti piuttosto bene, sai? >>
<< Allora presumo che tu sappia cosa sta per
succedere...>>
Nemmeno il tempo di rispondere che già aveva la bocca di Amy
unita alla sua in uno dei singolari, ma non rari baci che si concedevano quando
erano da soli. Con la mano libera il fisico rasentò con un tocco appena accennato
il pancione di Amy. Amava farlo, esattamente come con Grace.
<< Penso che tu stia diventando prevedibile, Amy.
>> constatò dopo che si lasciarono.
<< Vedo che tutta questa prevedibilità non ti dispiace
però. >> sussurrò la neurobiologa mantenendo sempre quella vicinanza da
renderla incapace di ragionare con lucidità.
Abbozzò un mezzo sorriso e lasciò che le sue labbra calde si
posassero prima sul mento e poi sul collo. Chiuse gli occhi. << Oh no,
proprio per niente. >>
Note Autrice
La parte più difficile di una storia -che sia un libro, una
fanfiction, una serie tv o quello che volete voi- è senza dubbio il finale.
Perché la storia può anche essere una delle cose più belle mai scritte, ma se
il finale è deludente è probabile che anche l'opinione sull'intera storia
cambi. Cosa voglio dire con questo? Semplice, spero solo che il finale non sia
stato deludente, ecco tutto. È un happy ending che più happy non si può quindi
penso di aver fatto le cose per bene xD Perché l'idea di un finale non proprio
rose e fiori c'è stata, dico sul serio, ma non potevo proprio far succedere
qualcosa di brutto -anche perché so che sareste venuti a cercarmi a casa con le
torce e i forconi u.u-
Dai, un secondo figlio per gli Shamy ci stava. Insomma se ne
ha avuti addirittura tre Beverly, non vedo perché anche il nostro Sheldon non
possa averne altri u.u
E niente, mi mancherà questa storia. Mi ci sono affezionata
molto anche se in alcuni punti mi ha fatto disperare, però sono davvero
contenta di essere riuscita a mettere la parola FINE alla mia prima long. Avevo
paura di non riuscirci, ma invece ce l'ho fatta, sono commossa :')
Ringrazio infinitamente chiunque abbia seguito questa
fanfic. Chi l'ha recensita, messa tra le preferite/seguite/ricordate e anche
chi l'ha letta silenziosamente. Non so come avrei fatto senza i vostri commenti
sempre positivi che mi hanno spronato ad andare avanti anche quando non avevo
idea di come proseguire.
Grazie ancora a tutti e boh, forse scriverò ancora qualcosa,
forse no dipende u.u
D'accordo ho finito per davvero, vi lascio.
Adios.
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